28 febbraio 2020

K-drama della settimana: My Holo Love

“Me Alone and You” is about the events that occur when a lonely woman meets the artificially intelligent “Holo.” The drama is filled with stories of heartbreaking loneliness and tear-stained love. Go Nan Do is the owner of an IT research company. As a genius inventor, he started the company, and all projects were created through his hands. However, the only people who are aware of his existence are his stepsister and the official CEO. He was a hacker in a major case 10 years ago and supposedly died while being pursued. Han So Yeon is an assistant manager at a glasses company. Whether it is working on brand marketing or the logistics of the launching party for the company’s flagship store, she shoulders on her work and stays ahead of the industry’s trends. She meticulously takes care of her clients and her work. However, when it comes to her personal life, she keeps her distance as she suffers from prosopagnosia the inability to recognize faces.
Anno: 2020
Episodi: 12 (55 minuti circa a episodio)
Dove guardarlo: Netflix sottotitolato in italiano
Genere: RomanceDramaSci-FiMelodrama

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Io ormai dovrei averlo capito, no? Dovrei aver imparato che determinati drama e determinate trame o personaggi NON fanno parte del già misero gruppo dei miei preferiti.
In teoria, dopo ben due drama dello stesso genere che non mi sono piaciuti, una persona normale avrebbe girato al largo, o no? NO, perché io, sempre coerente con le mie idee e sempre capace di imparare dalle esperienze, sono ricaduta nel pericolosissimo tranello dell'HYPE.
Questa volta la colpa è tutta delle compagne di merende dramose, io nemmeno lo avevo inserito nella lista dei drama da vedere, ma il loro entusiasmo unito alla disponibilità su Netflix mi hanno convinta a vedere My Holo Love.

Ora, ad onor del vero, in questo drama non ci sono le cazzate assolute che ho dovuto sopportare in Are You Human Too, così come non ho sentito l'orticaria da drop come con My Absolute Boyfriend, perché per fortuna mia e del drama qui l'AI è olografica, un'entità incorporea che non si vede e non si tocca. Per dirla brutale, non ci possono essere quelle scene da cringe violento dove la solita protagonista scema e disadattata si mette a limonare con il Ken di plastica e si strugge perché lui non reagisce.

My Holo Love è un drama furbetto, ma non è un drama perfetto (ho fatto la rima). Ammetto di aver apprezzato la prima parte e di essermelo comunque bevuto in pochissimi giorni - perché, difetti o meno, si fa guardare benissimo - però la seconda parte e il finale mi hanno lasciata un po' indifferente. Spesso mi succede che l'entusiasmo iniziale scemi o venga inquinato da alcune svolte poco fortunate della trama, o che semplicemente perda interesse verso le paturnie dei protagonisti. Qui più o meno è successo tutto questo: la componente romantica che mi interessava sul serio ha avuto un paio di momenti di gestione orrenda, per poi finalmente trovare la retta via solo per essere offuscata da un finale caotico. In sostanza le parti belle sono state ammazzate da quelle mediocri, anche se il risultato finale non è che poi abbia risentito chissà quanto, visto che sono qui a parlarne, e indubbiamente ha aiutato che le puntate fossero solo 12 e non le canoniche 16.

La protagonista femminile è So Yeon, una donna che in seguito ad un trauma infantile ha iniziato a soffrire di prosopagnosia e che lavora in un'azienda di ottica. Siccome non riconosce i volti, vive una vita solitaria e si isola anche dai colleghi che la credono maleducata. Una sera si ritrova in tasca un paio di occhiali da vista e li scambia per un prototipo aziendale. Quando li prova si accorge di vedere un uomo che gli altri non vedono e che compare soltanto quando indossa gli occhiali. All'inizio So Yeon si spaventa e pensa che sia una specie di demone o di fantasma, ma l'uomo riesce a convincerla di essere un'intelligenza artificiale olografica che riesce a comunicare con l'utente grazie agli occhiali.
Questo uomo è Holo, creato da una compagnia di informatica con lo scopo di diventare un amico per l'utente e fargli compagnia sempre, oltre che ad essergli utile per tutta una serie di attività quotidiane come prenotazioni, informazioni e simili.
So Yeon, trovandosi in un momento di grande crisi personale, confonde la compagnia di Holo come se lui fosse reale e poco alla volta si invaghisce di lui. Del resto Holo la aiuta, è gentile, e fa di tutto per renderla felice. Ecco, per me questo è l'aspetto cringy del drama. Non capisco come una persona possa scambiare un'immagine per qualcosa di reale, tanto più che la storia è costruita in modo che lei incontri un uomo vero nella vita vera. Certo, poi So Yeon migliora, smette di fare gli occhi dolci a Holo ma prima che accada avrà delle uscite molto infelici.

Questo è Holo, ma tanto sarebbe uguale a Nan Do
Il protagonista maschile è Nan Do. Mi rifiuto di considerare Holo un protagonista, visto che è una creazione di Nan Do e, in un certo senso, la proiezione di un lato del suo carattere ormai atrofizzato.
Nan Do è un genio dell'informatica ma è anche un asociale, scostante, maleducato e cinico a dei livelli patologici. E' convinto che i sentimenti, e in particolare l'amore, siano solo un'illusione e che le persone abbiano la tendenza ad abbandonare gli altri, in particolare lui. Nan Do vive isolato e - in teoria - sta benissimo, anche se questo suo comportamento è il risultato dell'abbandono della madre. Da piccino Nan Do non parlava e la madre, una programmatrice molto brava, aveva creato un abbozzo di AI per tenere compagnia al figlio. La madre ad un certo punto lo lascia e muore, e lui decide di aggrapparsi a Holo, sviluppandolo fino a farlo diventare il suo amico perfetto e - senza ombra di dubbio - la proiezione di un sé più ingenuo e affettuoso (non per niente hanno lo stesso aspetto).
Nan Do è un ottimo personaggio però purtroppo viene strapazzato dalla presunta preferenza di So Yeon per Holo. In pratica Nan Do si trova nella situazione di fingere di essere Holo con So Yeon e alla fine si invaghisce di lei, peccato che lei sappia della sua esistenza e - non potendo distinguerlo da Holo - lo detesta con tutta se stessa. Mi ha dato particolarmente fastidio che la protagonista femminile, una volta a conoscenza della verità, dimostrasse apertamente di preferire l'AI a Nan Do, quando per tutta la vita si era lamentata di essere sola e lui le offrisse una chance all'amore VERO.
Ripeto, poi questa situazione di raddrizza e Holo diventa una specie di best friend per entrambi, ma a questo punto, coppia principale formata, inizia il casino del finale, cioè lo sviluppo del mistero e della parte 'crime' del drama. Ovviamente c'è un cattivo cattivissimo che vuole Holo per controllare il mondo, ovviamente ci sono dei personaggi secondari che aiutato i protagonisti a venire a capo della situazione, ovviamente il cattivo cattivissimo è collegato alla sparizione della madre di Nan Do, eppure tutto questo a me non ha suscitato nulla, solo una vaga sensazione di noia e un preciso desiderio di terminare il drama.
Ora, per carità, il drama è molto lontano dal drop o dall'essere giudicato una cacata colossale, però non è entrato nella mia lista dei graditi perché evidentemente certe trame non riescono a non urtare i miei nervi e a non farmi salire la violenza per la protagonista. L'argomento in sé è più che stuzzicante, ma il come viene gestito rovina il mio entusiasmo, lasciandomi sempre delusa dal prodotto finale.
Insomma, c'è di peggio e c'è di meglio, di sicuro di guarda senza grosse difficoltà e altrettanto facilmente si dimentica.

24 febbraio 2020

Cassandra Clare
Lady Midnight

Serie The Dark Artifices 1

Trama
Simon & Schuster
pag. 669 | € 12,00
It’s been five years since the events of City of Heavenly Fire that brought the Shadowhunters to the brink of oblivion. Emma Carstairs is no longer a child in mourning, but a young woman bent on discovering what killed her parents and avenging her losses. Together with her parabatai Julian Blackthorn, Emma must learn to trust her head and her heart as she investigates a demonic plot that stretches across Los Angeles, from the Sunset Strip to the enchanted sea that pounds the beaches of Santa Monica. If only her heart didn’t lead her in treacherous directions…Making things even more complicated, Julian’s brother Mark—who was captured by the faeries five years ago—has been returned as a bargaining chip. The faeries are desperate to find out who is murdering their kind—and they need the Shadowhunters’ help to do it. But time works differently in faerie, so Mark has barely aged and doesn’t recognize his family. Can he ever truly return to them? Will the faeries really allow it?
There was beauty in the idea of freedom, but it was an illusion. Every human heart was chained by love.
Commento
Nel 2019 sono stata brava, non mi sono lasciata prendere dall'hype e ho collezionato i titoli della Clare in modo razionale, aspettando le edizioni economiche, per poi avere tutta la serie da maratonare. Ho deciso di tenermi la serie Dark Artifices per il 2020 e ho anche deciso di attaccarla subito ad inizio anno perché ero in una fase di desiderio di fantasy, convinta di fare una scorpacciata esattamente come successe con la serie Shadowhunters.
Sarò io, sarà il romanzo, sarà il periodo, eppure Lady Midnight mi è sembrata una continua occasione mancata, un continuo ricalcare uno schema già ampiamente - e con successo - usato dalla Clare. Purtroppo devo dire che il romanzo non mi ha fatta impazzire, non mi ha coinvolta come pensavo che avrebbe fatto e non ho sentito il desiderio di prendere in mano il secondo titolo della serie.
Avevo aspettative molto alte sulla storia in generale, non in modo particolare sui personaggi, perché pensavo che la Clare sarebbe stata in grado di rendermi gradevole qualsiasi cosa, persino dei personaggi che non mi suscitano nessuna simpatia o interesse. A fine lettura - durata, per inciso, fin troppo per i miei gusti - ho dovuto accettare che questo romanzo non mi è piaciuto sempre e nemmeno tanto, anche se ci sono moltissime parti che ho trovato coinvolgenti ed emozionanti.
Non c'è nessun problema riguardo lo stile, anche se leggere la Clare in inglese ha un po' rallentato la lettura, il vero scoglio che mi ha messa in difficoltà è stata la lunghezza del libro. Oltre 650 pagine per una trama che, onestamente, poteva essere sviluppata in un centinaio di meno sono un peso che si trascina, il romanzo sembra non finire mai e c'è un punto in cui continui a girare pagine e ti sembra di essere sempre nello stesso punto senza che accada mai veramente qualcosa di importante.
Se unisco questo aspetto alla trama un po' debole, è inevitabile che abbia dato un voto poco alto, perché anche se ha delle uscite affascinanti, non è sufficiente affinché il romanzo diventi indimenticabile.
Il secondo problema - per me - grosso è che ho provato pochissimo trasporto emotivo per la 'coppia' protagonista. In particolare ho avuto un senso di già letto, di già visto nel proibito: come Jace e Clary non potevano stare insieme perché - all'epoca - fratelli, Julian e Emma non possono stare insieme perché parabatai. Ora, capisco che magari certe storyline vengono pensate e decise anni prima, però qua è proprio una ripetizione e, onestamente, la cosa era talmente scontata che ho perso subito interesse per la parte romantica del romanzo. Se devo essere onesta, da questa coppia mi aspettavo un livello di angst pazzesca e, in un certo senso, da parte di Julian ne ho avuta abbastanza, mentre per Emma no, il cambiamento dei suoi sentimenti è stato piatto, quasi inspiegabile, una specie di interruttore che passa da spento ad acceso senza vere motivazioni. Quindi no, il lato romantico del romanzo mi ha lasciata un po' perplessa e delusa, suppongo però - visto com'è finito - che nei seguiti si esplorerà maggiormente la questione amore proibito.
Per quanto riguarda i personaggi, Emma è la delusione più grossa: non sono fan delle eroine come lei, trovo che siano poco profonde e limitate dalla loro sete di vendetta, e il suo percorso è sempre circoscritto al risolvere il mistero sulla morte dei genitori. Lo accetto con una scrollata di spalle, non mi ha coinvolta granché. Al contrario ho trovato che tutti i Blackthorne siano stati eccezionali, a partire dai ragazzini - Ty in particolare - fino a Julian e Mark, loro hanno tenuto in piedi praticamente tutto il romanzo. Julian è un personaggio tormentato nella giusta misura e soprattutto con le giuste motivazioni: in giovane età ha dovuto uccidere il padre e si è ritrovato a fare da padre ai fratellini, oltre che vedersi separare dal fratello e dalla sorella maggiori. Per lui tutto è difficile, dal gestire una famiglia al tenerla unita e non riesce a trovare un angolo che sia solo suo, un sentimento che sia solo suo. E' forse per questo che Emma ha un'importanza vitale per Julian, lei non dipende da lui e non fa parte della famiglia, è solo sua e non la deve dividere con nessuno. Anche i suoi sentimenti hanno senso, è abbastanza facile immaginare come per lui le cose siano cambiate con gli anni, e ho gradito la sua personalità riservata, i segreti che riesce a tenersi dentro e l'autocontrollo che dimostra di avere anche nei momenti più difficili. Mark è stato forse il personaggio più intenso del romanzo, è selvatico, problematico, ma anche fragile e profondo, e soprattutto ha in sé una doppia natura: shadowhunter e fae, ed è portatore di una buona dose di angst, soprattutto grazie a Kieran, un personaggio insospettabile che però fornisce dosi di patemi emotivi notevoli.
Per quanto riguarda la trama in sé, sì è abbastanza interessante ma per me poteva essere semplificata o almeno velocizzata perché la proporzione tra le scene d'azione e tutto il resto è sbilanciata, ok che devi aumentare la suspance e che non puoi farci capire tutto subito, ma anche così 670 pagine per poi alla fine ridurre tutto a questo mi è sembrata una scelta infelice. Non mi va di commentare oltre su chi è il cattivo e il perché e chi è questa benedetta Lady Midnight, ho avuto l'impressione che questo mattone fosse solo una lunghissima introduzione per qualcosa che verrà, un'apertura alla trama più importante dei seguiti. Di sicuro porterò avanti la lettura della trilogia, quando non lo so. Al momento non ho molta voglia di lottare con il disinteresse quindi mi dirigo verso altri lidi per disintossicarmi, sperando che il secondo titolo abbia il potere di prendermi.

21 febbraio 2020

K-drama della settimana: Prison Playbook




Kim Je Hyuk, a famous baseball player, is convicted after using excessive force while chasing a man trying to sexually assault his sister. Shockingly to him and the rest of the nation, he is sentenced to a year in prison. There he meets his childhood friend and fellow baseball player, Lee Joon Ho, who gave up on baseball after a car accident, but now is a prison guard and one of Je Hyuk's biggest fans. The drama revolves around Je Hyuk's time in prison, as well as prisoners he meets and events that take place there.
Anno: 2018
Episodi: 16 (1 ora e 30 minuti circa a episodio)
Dove guardarlo: Netflix sottotitolato in italiano
Genere: FriendshipComedyLifeDrama






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Questo 2020 dramoso è iniziato benissimo.

La situazione era questa: un pomeriggio ero sul divano con Maritoh e ci stavamo annoiando. Lui giocava sul tablet io sfogliavo furiosamente il catalogo Netflix. Per pura noia, senza nessuna aspettativa, pure con un pizzico di diffidenza, ho fatto partire la prima puntata di Prison Playbook, un drama che spesso appariva tra i consigliati e che ho sempre saltato perché 1. non mi interessano i drama/le serie a tema criminalità e 2. il baseball non mi interessa. Messa così c'erano i presupposti per un drop immediato, invece non solo l'ho guardato e mi è piaciuto, ma addirittura Marioth l'ha guardato con me e ha finito per appassionarsi più di me.

Lo abbiamo adorato, dalla prima all'ultima puntata, e abbiamo adorato tutti i personaggi - alcuni più di altri e per diversi motivi - e nemmeno per una volta abbiamo accusato la lunghezza delle puntate.
Praticamente PP è il drama che mette d'accordo tutti, che riesce in qualche modo a toccare le caratteristiche principali dei diversi generi e a fonderle in un unico prodotto, facendo vivere allo spettatore 1440 minuti sulle montagne russe: azione, dramma, comicità, romanticismo, politica, crime, c'è dentro di tutto e non c'è prevaricazione di un genere sull'altro. L'equilibrio raggiunto nel drama lo rende facilissimo da maratonare e difficile da mollare, una volta iniziato è come una droga e le puntate sono come le patatine, una tira l'altra.

Protagonista principale del drama è Kim Je Hyuk, uno dei più famosi giocatori di baseball, una specie di eroe nazionale e prodigio dello sport. Je Hyuk è un uomo semplice, al punto che spesso la gente pensa che sia uno stupido, un ritardato, una persona dalla mente che non gira alla stessa velocità degli altri. Però finché è bravo a baseball non importa praticamente a nessuno. Je Hyuk ha una carriera in costante ascesa, è ricco, ha una bellissima fidanzata che sa come prenderlo e come stimolarlo, una mamma e una sorella che lo adorano, vive la vita perfetta. Una sera, mentre sta andando dalla sorella, sorprende un uomo che sta tentando di violentare la donna e interviene, inseguendo l'aggressore e picchiandolo fino a ridurlo in fin di vita. Arrestato, Je Hyuk viene processato per eccesso di legittima difesa e condannato ad un anno di reclusione. Per lui e per i cittadini coreani questa condanna è uno shock. Je Hyuk non fa in tempo a rendersi conto di dover essere processato - lascia addirittura la finestra di casa aperta - che dopo un battito di ciglia è con la divisa da detenuto. Il trauma è fortissimo: non solo non si capacita di essere finito in prigione, ma non riesce nemmeno ad entrare nell'ottica, non riesce a inserirsi nelle dinamiche della prigione e spesso si ritrova in situazioni pericolose. La fortuna di Je Hyuk è il baseball: i detenuti lo adorano e tendono a trattarlo bene, tranne alcuni soggetti che - per partito preso o perché vogliono approfittarsi di lui - lo prendono di mira. Dopo un'aggressione, Je Hyuk viene trasferito in un'altra prigione, dove sconterà tutta la pena, e finalmente inizia ad essere consapevole dei meccanismi nascosti della prigione, e a ritagliarsi uno spazio nelle dinamiche della sua cella. Puntata dopo puntata l'aria da scemo diventa una specie di maschera che nasconde una mente semplice ma intuitiva; Je Hyuk sarà anche un tontolone ma quando serve sfrutta quest'aria da sprovveduto per ottenere quello che vuole.
Gli si vuole bene, è inevitabile, così come è inevitabile tifare per lui quando raggira guardie e detenuti, quando con quella sua aria da scemo mette in atto delle vendette subdole ma efficaci, quando poco alla volta tira fuori la sua storia e mette a nudo una vulnerabilità totale. Je Hyuk è un personaggio riuscitissimo, con la sua frangetta orribile, lo sguardo un po' vuoto, ma funziona così bene anche grazie al corollario di personaggi che lo affiancano, un gruppo diverso e fantastico di casi umani.

Qui si apre la parentesi detenuti. Siamo in carcere, non è credibile che tutti siano accusati ingiustamente come Je Hyuk. Ci sono assassini, spacciatori, tossicodipendenti, gangsters, truffatori, matti e - anche - vittime del sistema giudiziario. Nella cella di Je Hyuk c'è un soggetto per ogni categoria, alcuni vanno e alcuni vengono, mentre altri ci sono da sempre. Nella carrellata di personaggi che entrano ed escono - letteralmente - di prigione, tre sono i miei preferiti.

Kim Min Chul
Yoo Han Yang
Yoo Jeong Woo
Min Chul è un ergastolano, leader di una gang che deve scontare la pena per omicidio. A dispetto della sua reputazione, della sua pena e del suo aspetto, Min Chul è un detenuto modello: mai una rissa, mai un problema con le guardie, sempre in ordine, dimostra grande autocontrollo e vero pentimento. Essendo destinato a vivere in carcere, la sua cella è come la sua casa e i detenuti che vanno e vengono sono ospiti che rispettano la sua autorità. Entrare nelle sue grazie significa avere una protezione dal resto dei detenuti e Je Hyuk diventa un suo protetto sia perché è un star, sia perché è un uomo fondamentalmente buono e lo tratta come un essere umano e non come un orrendo criminale. Min Chul è un personaggio che rimane in disparte per quasi tutto il drama, salvo poi aprirsi improvvisamente verso la fine e scatenare in tutti noi un pianto da bebé.
Han Yang è il personaggio più tenero e divertente del drama: entra in scena quando viene portato in carcere sullo stesso autobus di Je Hyuk e fin da subito si pone come il drogato fuori di testa che parla in modo strano e si fa picchiare da tutti. La realtà di questo personaggio è molto diversa: la sua dipendenza dalle droghe è subdola, scatenata da una fame di affetto materno non pervenuto e da una vita passata a nascondere la sua omosessualità. Han Yang è in realtà molto intelligente, è laureato in farmacia, ma è anche molto sensibile e percettivo e diventa la mascotte del gruppo, anche se le prende dagli altri detenuti in fondo gli vogliono bene. Purtroppo il finale di questo personaggio è drammatico nel vero senso della parola, nonostante la leggerezza della sua presenza faccia pensare ad altro, la mazzata che arriva è la più dolorosa.
L'ultimo del trio che merita di essere nominato è Jeong Woo, il Capitano Yoo, il Capitano Demone, e non solo perché è interpretato da Dolcezza ma perché è un personaggio che entra in scena come uno psicopatico violento, e poi salta fuori essere l'esempio lampante di ingiustizia giudiziaria. Jeong Woo ha un carattere scostante, la sua carriera militare lo ha reso rigido e inflessibile, ma gli altri detenuti lo spingono ad entrare nel loro cerchio, a lasciarsi andare e a mettere a nudo il suo vero carattere: Jeong Woo è dolce, affettuoso e dimostra il suo affetto anche quando sembra essere freddo. La sua storyline è roba da ulcera e i personaggi secondari legati alla sua storia scatenano la lacrima. Piccola nota frivola, Dolcezza è meraviglioso anche con la divisa da detenuto, soprattutto quando fa quelle flessioni oblique assurde.

Lee Yoo Ho
Paeng Se Yoon
Del gruppo delle guardie ce ne sono due che ho adorato. Il primo è Yoo Ho, che oltre ad essere una guardia carceraria è anche amico d'infanzia di Je Hyuk. I due si erano conosciuti a scuola e avevano iniziato a giocare a baseball insieme, ma, dopo un incidente stradale che vede entrambi feriti, Yoo Ho molla il baseball e si dedica ad altro. Per un po' di tempo Yoo Ho e Je Hyuk perdono i contatti, ma rimangono sempre migliori amici, finché i due si ritrovano proprio nel primo centro di detenzione.
Yoo Ho, che nutre sempre un grande affetto per l'amico e ha a cuore la sua carriera e il suo benessere, decide di farsi trasferire nel carcere in modo da tenere sempre d'occhio l'amico. Con Yoo Ho si rende possibile per Je Hyuk un vero processo di guarigione fisica e mentale, perché sarà lui a rosicchiare favori, a spronarlo quando vuole mollare il baseball e a mantenere vivo il collegamento tra Je Hyuk e il mondo esterno. Come personaggio, Yoo Ho è il migliore migliore amico che si possa immaginare: è affettuoso ma severo, è intuitivo e rispettoso, intelligente e compassionevole, ed è soprattutto un personaggio che non si limita ad essere una spalla: ha la sua vita, i suoi interessi, i suoi problemi, e persino nelle poche scene che ha fuori dal carcere è un piacere da vedere.
Il secondo personaggio tra le guardie è Paeng. Ora, lui all'inizio un po' lo si odia perché è terribilmente brusco, offende i detenuti e ogni due parole c'è una parolaccia, eppure è l'unico tra tutti a rispettare veramente i detenuti. Non importa che cosa hanno fatto, sono esseri umani e se non fanno cazzate lui non ci pensa due volte ad allentare la presa e dare un po' di respiro. Non mi aspettavo un'intensità simile con un personaggio secondario, eppure Paeng riesce a trovare la leva giusta per far vedere le cose in modo diverso e a tirare fuori l'umanità da esseri che magari non erano mai stati trattati come tali.

Ovviamente ci sono tantissimi altri personaggi che meriterebbero di essere nominati, ma sono veramente troppi e alla fine questi sono i miei veri preferiti.
La cosa furba da fare sarebbe iniziare PP e gustarselo una puntata ogni sera, e godersi le scene comiche così come quelle ricche di tensione e affezionarsi a dei personaggi finti come solo i coreani sanno farti fare. Personalmente non gli avrei dato due lire, invece ho finito per divorarlo e per avere persino la lacrimuccia facile.
So che è in uscita una specie di seconda stagione ma con un'ambientazione diversa, Hospital Playbook, e non vedo l'ora di maratonarlo.

17 febbraio 2020

Edith Wharton
La casa della gioia

Titolo originale The House of Mirth

Trama
Neri Pozza
pag. 420 | € 12,90

Nella New York dei primi anni del secolo scorso, Lily Bart vive tra i sontuosi ricevimenti dell’alta società, i viaggi all’estero e i soggiorni nelle residenze degli amici. Le sue uniche doti sono la bellezza e l’intelligenza, che usa per muoversi in un ambiente ipocrita di cui vuole ostinatamente far parte e nel quale spera di trovare marito. Un sentimento forte e contrastato la lega a Lawrence Selden, giovane avvocato che vive del suo lavoro: Lily sa bene che non rinuncerebbe mai agli agi tra cui è cresciuta e che è stata educata a desiderare, tuttavia non riesce a staccarsi da lui. Inorridita dalla prospettiva della povertà, tenta di conquistare il rampollo di una celebre dinastia, ospite come lei di amici comuni, ed è allora che la parabola disegnata dalla sua vita tocca il culmine per poi iniziare un’inesorabile discesa. Incapace di vivere della rendita mensile che le passa la zia, la giovane donna si indebita al tavolo da gioco e chiede in prestito una consistente somma di denaro. La sua bellezza diventa arma di ricatto per gli uomini e motivo di cieca gelosia per le donne. Nel momento più tragico della sua vita, tuttavia, Lily acquista di colpo lo spessore di una figura eroica: la rettitudine e l’integrità morale, un tempo apparentemente insospettabili, le impediscono di vendersi al miglior offerente.
Ma c'era qualcosa di ancor più insopportabile: era la fitta al cuore della solitudine, la sensazione di essere spazzata via come un albero sradicato dalla corrente imperturbabile del tempo. Era questo a prevalere adesso, la sensazione di essere senza radici, effimera, come la spuma delle onde sulla turbinante superficie dell'esistenza, senza un appiglio a cui i poveri tentacoli della sua vita potessero aggrapparsi prima di essere sommersi da quei flutti spaventosi.

Commento
A fine 2019 ho fatto un bilancio veloce dei generi che avevo letto, e i classici ne sono usciti miseramente sconfitti. Dei tre che ho letto, due erano titoli di Hardy e uno di Anne Bronte, e questa triste quantità mi ha convinta a pormi un obiettivo per il 2020: leggere sei classici, ma non piccoli libricini veloci, sei veri mattoncini e farlo senza mettermi fretta, uno ogni due mesi, per smaltire quella scorta che ho creato negli anni e mai veramente intaccato.
Ho iniziato le letture del 2020 a Gennaio con un romanzo che era in lista da anni e che non ho mai iniziato per pura e semplice mancanza di coraggio. Avevo paura sia perché non conoscevo affatto la Wharton, sia perché temevo di non riuscire ad entrare in sintonia con la storia e trascinare la lettura per mesi. Contro le mie previsioni, ho adorato La casa della gioia, anche se non è stato un colpo di fulmine ma il lento sbocciare di un attaccamento alla protagonista e un progressivo innamorarsi dello stile dell'autrice.
Il romanzo è ambientato nella New York dei primi del '900 e ha come unica protagonista Lily Bart, giovane donna dell'aristocrazia americana nota in società per la sua notevole bellezza e per i modi squisiti che la pongono tra le più ammirate e desiderate tra gli scapoli.
Lily è figlia unica di una famiglia di aristocratici decaduti, il padre è morto dopo aver dichiarato bancarotta e la madre, una donna molto legata alle apparenze, una volta finiti i soldi muore nella povertà che tanto detestava. La giovane Lily viene passata dalle cure dei genitori direttamente a quelle della zia senza conoscere sul serio le difficoltà del vivere senza soldi. La rendita di Lily, unita al consistente ma discreto tenore di vita della zia, le permette di continuare la sua vita senza pensieri come aveva sempre fatto, tra ricevimenti, pranzi sontuosi, serate a teatro, shopping e passeggiate.
La superficie liscia sulla quale Lily scivola, però, subisce una prima piccola incrinatura quando perde un'ingente somma di denaro a carte. Lily non ama giocare d'azzardo, non le piace rischiare i pochi soldi che ha, ma è consapevole che per riuscire a mantenere la sua posizione nel cerchio di conoscenze deve assecondare i vizi dei più influenti e, tra questi, c'è proprio il gioco.
Lily fa subito marcia indietro, con abilità camuffa la sua impossibilità di giocare con una pudica reticenza al gioco frutto di un'educazione rigida e di un carattere puro, e nel frattempo tesse la tela per il suo grande progetto: sposare un rampollo ricchissimo e sistemarsi. La tattica seduttiva di Lily è molto sottile, è un delicato gioco di gesti, di tono di voce, di portamento, è l'espressione massima della sua formazione, ma è anche la sua più grande debolezza. Senza tutto quello, di Lily non rimane poi molto.
Le tendenze ereditarie si erano combinate con l'educazione per fare di lei il prodotto altamente specializzato che era: un organismo così indifeso al di fuori del suo ambiente ristretto, come l'anemone di mare strappato alla sua roccia. Era stata abituata ad abbellire e dare piacere; per quali altri scopi la natura tornisce il petalo della rosa e dipinge a colori vivaci il petto del colibrì?
Lungi dall'essere un esserino vuoto, Lily intravede la sua debolezza quando a giochi quasi fatti riesce a rovinare la sua seduzione con un'assenza in chiesa a favore di una passeggiata solitaria nei campi con il giovane Lawrence Selden.
Selden è una figura particolare nel romanzo e nella vita di Lily, entra in fretta nella scena come se fosse uno spettatore che guarda lo spettacolo che è Lily, o uno scienziato che osserva il comportamento di un animale. La verità è che Selden, come ogni altro uomo, è inevitabilmente attratto dalla bellezza di Lily, ma è anche contemporaneamente respinto dal vuoto assoluto che domina la sua vita: vanità e superficialità, nemici di un uomo dalla mente profonda come Selden. Eppure i due scoprono di avere una facile intimità nel dialogo, si capiscono, e le loro idee contrastanti stimolano un confronto che li unisce, come se fossero compatibili per una relazione amorosa, ma i loro diversi stili di vita li separano e allontanano la possibilità di un matrimonio d'amore.
Lily ha radicata nella sua testa l'idea di sposarsi bene, di farlo per la posizione e, in questo caso, per soldi. Non si può permettere colpi di testa proprio adesso che ha perso la gallina dalle uova d'oro e i soldi sono totalmente finiti. I debiti la spingono a cercare un aiuto dai Trenor, i suoi amici più stretti: spinta dall'ingenua convinzione di poter manovrare il marito di Judy Trenor, investe dei soldi in borsa, vincendo qualche somma importante subito spesa per ninnoli e vestiti, con l'unico obbligo di assecondare il bisogno di attenzioni d Trenor. Per Lily questo sarà l'inizio della fine: Trenor, in cambio dei soldi vinti in borsa, si aspetta un trattamento più fisico che amichevole e i loro conoscenti cominciano a far circolare voci sulla condotta di Lily. Nel frattempo, mentre la sua reputazione diventa sempre meno rispettabile, Lily viene avvicinata da Rosedale, un uomo che fa parte dei nuovi ricchi, rapace e grezzo, che desidera sposare Lily solo per avere una moglie trofeo. Nel suo momento di crisi peggiore, Lily decide di scappare per evitare una decisione drastica, e si imbarca in una crociera con i suoi amici. Nel frattempo Selden, accecato dai sospetti e convinto dalle malelingue, si ripromette di evitare Lily e si convince di essere sfuggito ad una tragedia.
La fuga di Lily la porta lontana dai suoi debiti, lontana da Trenor e da Rosedale, ma la mette direttamente in una posizione svantaggiata: d'ora in poi la sua unica utilità in società sarà quella di esempio o lasciapassare per le nuove ricche che vogliono entrare in società. La sua fragilità sociale viene sfruttata in un litigio matrimoniale, dove il nome di Lily viene affiancato ad un sospetto di infedeltà. Per lei sarà la fine: pur essendo la migliore in fatto di modi ed eleganza, Lily è totalmente inesperta quando si tratta di malignità, così pur vedendo la minaccia non sente il bisogno di abbassarsi a difendere la sua innocenza, non immaginando che così la sua reputazione ne uscirà completamente distrutta.
Al suo ritorno a New York trova la zia morta e scopre di essere stata esclusa dal testamento, lasciandola così senza casa, senza soldi, senza eredità e senza amici. L'unica persona che la accoglie in questo momento di difficoltà è una giovane amica che ha sempre vissuto modestamente, quasi invisibile alla società, e che Lily rifugge come se fosse la morte stessa. La sua gentilezza, però, attenua il dolore di Lily che, comunque, non riesce a eliminare il desiderio di ritornare in società. Purtroppo per lei, ogni tentativo di farla riscattare fallisce, così Lily comincia a scendere drasticamente la scala sociale finendo, come ultimo momento della sua vita, a cucire cappellini.
La storia di Lily è quella di una caduta sociale vertiginosa, senza grandi scandali, solo con il potere dei dubbi e del sospetto, Lily perde tutto sia perché non ha la forza di accettare la fine di una vita che non può più sostenere, sia perché tra i ricchi c'è sempre chi gioca con la vita degli altri. L'aspetto affascinante del romanzo è la consapevolezza di Lily: non c'è mai in lei la nebbia mentale di chi non sa cosa sta facendo, lei è sempre presente a se stessa e alle sue azioni, è determinata a risollevarsi o, quantomeno, a rattoppare i suoi errori quando e come può. Lily è frivola, ma è anche calcolatrice, è impulsiva, ma capace di tenersi a bada, non si abbassa mai a espedienti immorali pur di ottenere quello che vuole e non si racconta bugie. C'è una tragica integrità in Lily che spesso genera frustrazione: che senso ha farsi scrupoli morali quando si può contrattaccare e salvarsi? Ma sono altri tempi, altre vite, e Lily rappresenta al 100% la fragilità della donna in una società dove senza famiglia non sono niente.
La vera tragedia di Lily non è la povertà, ma la solitudine, l'abbandono, l'essere dimenticata e invisibile. Lily muore da sola, all'improvviso, dopo un'interminabile serie di notti insonni, dopo incubi, privazioni, umiliazioni, delusioni, separata da tutti e da tutto, con una tristezza angosciante che striscia fuori dalle pagine e ti si incolla addosso.
Non era più la povertà materiale, tuttavia, a provocarle tanto orrore. Aveva la sensazione di un impoverimento più profondo, di un degrado interiore a confronto del quale la situazione oggettiva diventava insignificante. Certo, era orribile essere povera, incamminarsi verso una mezza età sciatta e ansiosa, sempre più oppressa dalle ristrettezze, negarsi qualsiasi piacere fino a essere completamente risucchiata dalla vita squallida e promiscua di una pensioncina. Ma c'era qualcosa di ancor più insopportabile: era la fitta al cuore della solitudine, la sensazione di essere spazzata via come un albero sradicato dalla corrente imperturbabile del tempo. Era questo a prevalere adesso, la sensazione di essere senza radici, effimera, come la spuma delle onde sulla turbinante superficie dell'esistenza, senza un appiglio a cui i poveri tentacoli della sua vita potessero aggrapparsi prima di essere sommersi da quei flutti spaventosi.
Lo stile della Warthon è meraviglioso, accurato ma mai pesante o gratuitamente elaborato; ci vuole forse più pazienza del previsto per entrare in sintonia con la narrazione e con la protagonista, ma una volta trovata la chiave giusta l'autrice riesce a tirar fuori una profonda empatia per Lily e rende impossibile abbandonare la lettura. Raggiunto un certo punto del romanzo non sono riuscita ad abbandonare Lily, una curiosità morbosa mi ha portata a leggere con un ritmo sempre più serrato fino a raggiungere il finale con le lacrime agli occhi.
La casa della gioia è un romanzo drammatico, tragico, eppure è anche elegante e raffinato. Le difficoltà di Lily non sono sbattute in faccia al lettore, non sono sviscerate con crudeltà, la osserviamo attraverso il filtro della discrezione e le stiamo accanto fino alla fine.
Se penso che all'inizio avevo paura di rimanere incagliata o di non andare d'accordo con lo stile della Wharton mi viene da sorridere, sono quasi sicura di avere un'affinità particolare con gli scrittori di metà/fine 800 inizi 900, perché ogni volta ne rimango assolutamente innamorata.
Della Wharton ho un altro romanzo in attesa di essere letto, ma non fa parte della lista della challenge del 2020; se, per un caso fortunato, dovessi terminarli tutti, sicuramente troverei un posticino per questa autrice.

14 febbraio 2020

K-drama della settimana:
My Country. The New Age



Set during the end of the Goryeo period to the early Joseon period. Two friends aim their swords against one another due to differences in opinion about "my country." Seo Hwi is a warrior. His father Seo Geom is a famous commander. Seo Hwi does not compromise when it comes to injustice. His life devolves into a hellish existence, but he still holds a smile.
Nam Sun Ho is smart and a talented figure. Because his mother was born into the lowest class, Nam Sun Ho is looked down upon by other people. He wants to pass the military service examination. Due to a corruption scandal involving his father, Nam Sun Ho loses his dream. Making things worse, he comes into conflict with Seo Hwi over a misunderstanding.
Anno: 2019
Episodi: 16 (1 ora e 20 minuti circa a episodio)
Dove guardarlo: Netflix sottotitolato in italiano
Genere: ActionHistoricalRomanceDrama


Diapositiva:
    

Questo è il drama della sofferenza e del mai una gioia. Mia e dei personaggi, perché nessuno viene risparmiato. My Country era IL drama del 2019 che stavo aspettando. L'eccitazione da scolaretta all'idea di poter vedere Do Hwan in HD sul televisore mi aveva spedita direttamente in orbita a gravitare attorno al pianeta della noonaggine più estrema. Non dirò che il motivo principale per il quale ho iniziato - e finito - il drama è Do Hwan, ma lo sanno anche i muri che è per quello.
Per quanto gli storici mi piacciano, se ci sono degli elementi che mi urtano i nervi allora per me è finita.

My Country è sicuramente un bel drama, ha delle parti bellissime, la fotografia e la produzione sono di altissimo livello, alcuni personaggi sono pazzeschi, ma ha anche tanti difetti e grossi ostacoli insuperabili al voto massimo assoluto.
 

La storia è un po' complicata e, come quasi sempre negli storici, tende ad ingarbugliarsi verso la fine quando le vicende personali e romantiche cedono lo scettro a quelle politiche. L'inizio ha come protagonisti i due personaggi principali, Hwi e Seun-Ho e le loro storie di vita. Hwi è il classico eroe buono e sfortunato, mentre Seun-Ho è quello più oscuro e complicato, ma tra i due c'è un'amicizia molto profonda che li lega fin da quando erano piccoli. Tra i due amici si mette in mezzo la vita: Seun-Ho accetta senza rancore che la ragazza della quale entrambi sono innamorati abbia scelto Hwi, ma accusa sempre di più che ogni suo tentativo di farsi strada a corte, o farsi semplicemente strada fuori dall'ombra del padre, venga inconsapevolmente boicottato da Hwi. Qualsiasi cosa Seun-Ho si propone di fare, Hwi lo fa meglio oppure fa qualcosa che blocca i suoi tentativi e, anche se tra i due non c'è rancore, Seun-Ho si ritrova spesso tra due fuochi: l'amico e il padre.
Nel momento in cui i due amici provano ad entrare nell'esercito diventano pedine comode o scomode nella scacchiera dei giochi di potere: Hwi, oltre ad essere una specie di reietto, è visto come il punto debole di Seun-Ho che, invece, potrebbe trasformarsi nella mano armata del padre. Appena i due si fanno notare, ecco che inevitabilmente si dividono. L'amicizia viene nascosta da un risentimento strano, poco chiaro, quasi finto che li pone ai fronti opposti, definendo anche le sfumature dei due personaggi.

Seun - maiunagioia - Ho
Allora, seppur io abbia avuto fin dall'inizio un debole per Seun-Ho, sarò obiettiva al massimo: è il personaggio migliore del drama. Tanto per cominciare non è bidimensionale, non è piatto, non è scontato e ha un orizzonte di possibili sfumature che solo un altro personaggio presenta e comunque non al suo livello. Seun-Ho è figlio di Nam Jun e di una serva e per tutta la sua vita ha disperatamente cercato di raggiungere le aspettative del padre, un uomo duro, calcolatore, che aspira al potere senza però dover occupare il trono. Il peso di non essere figlio legittimo e di dover sostenere una pressione costante dal padre induriscono Seun-Ho e lo portano a prendere decisioni più per il puro spirito di sopravvivenza e del meno peggio, spesso non credendo affatto alle ideologie che spesso le generano. Seun-Ho non è ambizioso in senso assoluto, ma impara ad esserlo perché anche lui, come il padre, capisce che il vero potere è quello di poter tirare le fila della storia da dietro le quinte. Ma mentre Nam Jun ha lo stomaco per farlo, Seun-Ho è fondamentalmente buono, e anche quando prende una strada da tutti vista come sbagliata, lo fa tenendo a mente sempre la vita di chi gli sta a cuore. Per questo riesce a strappare al padre un accordo: piuttosto che uccidere Hwi, è meglio mandarlo al fronte dove ha qualche speranza di sopravvivere. Piuttosto di lasciare la sorella di Hwi sola e senza futuro, la porta nella sua casa anche se vuol dire tenerla come ostaggio. Seun-Ho prende decisioni scomode, ne conosce il peso e se lo assume senza scomporsi, ma ci soffre parecchio perché Hwi lo disprezza.
Il fatto che Seun-Ho stia sempre sul limite tra buono e cattivo lo rende un personaggio estremamente complesso e di grande potenza: è drammatico a dei livelli altissimi, ha delle battute fantastiche, riesce a far piangere con un solo sguardo e non c'è un solo minuto delle 16 puntate che faccia qualcosa di totalmente sbagliato. Certo, alcune sue scelte sono discutibili visto come vanno a finire, ma tutte lo portano alla sua fine. Non commento oltre, aggiungo solo che questo è il classico personaggio che non ha mai una gioia. MAI.
Lo amo.
Hwi, ribattezzato PATATA
Il secondo protagonista, Hwi, è il grosso problema di questo drama e la motivazione principale che mi ha bloccata durante la visione, tanto dal dovermi sforzare di guardare una puntata e farmi salire il nervoso al solo pensiero di vederlo apparire. Hwi è stato astutamente piazzato sulla scena in modo che - purtroppo - diventi sempre il protagonista principale. Anche se la trama vuole che si divida la scena con Seun-Ho, ci sono tanti piccoli dettagli che dirigono la simpatia del pubblico verso di lui, come a dire sì c'è anche Seun-Ho che è fantastico ma Hwi è il puro di cuore. Ecco, Hwi è uno stereotipo ambulante, profondo come una pozzanghera, l'eroe che tutti desiderano e vogliono 'usare' ma non si capisce perché e come possa avere tutta questa ascendenza. Tanto per cominciare il padre era lo spadaccino migliore del regno, ucciso ingiustamente per bollitura (cioè, dico io), Hwi e la sorella - epilettica, no less - vivono come dei reietti abbandonati, poveri, soli, solo con Seun-Ho che gli passa la pagnotta di pane. Hwi diventa il migliore arciere del regno, è super spadaccino come il padre - come se fosse ereditario -, è tanto buono e gentile, tanto giusto e affamato di giustizia, vede il bello e il buono di tutto e di tutti, si piglia la ragazza bella, viene spedito al fronte e diventa un super soldato, ha una resistenza sovraumana, torna più forte e pericoloso che mai, non si capisce come Bang Won lo vede e pensa deve essere mio e magicamente Hwi si appropria del ruolo di suo braccio destro. Al di là delle scelte tattiche di porlo sempre come controparte positiva di Seun-Ho, il problema vero è che è irritante. Tutto questo essere buoni, sfortunati, vincenti sempre fa perdere subito interesse nei suoi confronti e il suo modo di fare zuzzurellone stona tremendamente con il tono del resto dei personaggi. Anche quando gioca a fare il duro non riesce a raggiungere gli stessi livelli degli altri protagonisti. Poi, chiaro, la mia antipatia è stata immediata ed è durata praticamente fino alla fine, e forse a qualcuno sarà anche piaciuto, ma per me è stato un ostacolo durissimo da sconfiggere.

La gatta morta
Secondo grosso problema del drama: la storia d'amore. Allora, se consideriamo il drama nella sua totalità, è inevitabile pensare che tolto il risvolto romantico avrebbe guadagnato mille punti. Di sentimentale mi bastava l'amicizia dei due ragazzi, invece hanno ficcato a forza questa specie di protagonista femminile che è stata inutile e odiosa. Hee Jae, la bellona che Hwi e Seun-Ho amano (mi piace pensare che Seun-Ho poi si faccia passare la paturnia), un personaggio che da un punto di vista tattico non serve assolutamente a niente, solo a riempire quel vuoto romantico fatto di scene in riva al lago, sguardi fissi e languidi e lacrime che sgorgano a fiumi durante il finale. Hee Jae, oltre ad essere inutile, è antipatica da fare schifo, arrogante, ha quell'atteggiamento di chi ti giudica al primo colpo e non cambia idea neanche di fronte ai fatti. L'avrei eliminata senza pietà e il drama ne avrebbe solo giovato. Purtroppo ci tocca sopportare una serie infinita di scene dove Hwi e questa cosa si struggono d'amore, dopo un po' mi stavo rodendo il fegato e ho cominciato a saltarle tutte, naturalmente non ci ho perso nulla.

Se guardiamo al lato opposto, tra i cattivi, abbiamo due personaggi veramente interessanti. Il primo è il cattivo scontato, Nam Jun, quello dal quale ci si aspetta qualsiasi cattiveria e che nel suo essere costante rappresenta una sicurezza per la trama. Come per quasi tutti i personaggi non sfacciatamente buoni, anche Nam Jun presenta un lato oscuro della peggior specie, ma anche una sorprendente zona d'ombra dove ha nascosto una fragilità striminzita, tutta concentrata sull'avere Seun-Ho plasmato a sua immagine e somiglianza. Il rapporto padre/figlio si ripresenta anche in altri due personaggi ma con loro sfocia in un flusso continuo di sofferenza per Seun-Ho, cosa che ovviamente non aiuta nel giudizio complessivo di Nam Jun. Come cattivo, però, è stato fenomenale.
Il secondo personaggio del gruppo 'cattivi' è un cattivo ben camuffato, quasi di alta classe, ed è Bang Won. Ora, il quinto fratello non è sulla scena dalla prima puntata, se ne arriva poco dopo e non si appropria subito del ruolo effettivo di terzo protagonista. Arriva, se ne sta tranquillo per un po' e poi comincia a occupare ogni fessura libera fino a spazzare via tutti gli altri. Il ruolo di Bang Won è quello di stravolgere la scacchiera politica, che all'inizio è poco interessante, ma quando entra in scena lui le cose si fanno finalmente interessanti. Nam Jun e Bang Won vogliono la stessa cosa, il trono, ma in forme diverse: Nam Jun si accontenta di starsene nell'ombra, ma Bang Won vuole il trono, vuole eliminare tutti i suoi fratelli e il padre, l'attuale re, e per mettere in atto il suo progetto si arrocca nel suo fortino, arraffa tutti le pedine che gli possono servire e poi rimane solo su un trono che gli è costato carissimo. Come Seun-Ho/Do Hwan, anche Bang Won/Jang Hyuk ha giovato dell'espressività dell'attore: il quinto fratello ha personalità, ha carattere, ha fascino, e ha un peso specifico notevole nella trama. Non ho gradito granché la carrambata finale del farlo apparire ancora più carogna di quello che è, però senza questo stratagemma non saremmo arrivati al finale.
  

Ecco, il finale. Apoteosi del mai una gioia, coronamento di una serie infinita di sfighe e sofferenze, forse l'unica scena in cui Patata mi è stato sopportabile, ma di sicuro la scena strappacuore più intensa del drama. E, ancora una volta, Seun-Ho eclissa Hwi nella sua immensa drammaticità.

Nota a margine, la produzione è pazzesca: fotografia, musiche, costumi, è tutto meraviglioso e di altissima qualità, vederlo in HD sul televisore è stata una notevole esperienza sensoriale.

10 febbraio 2020

Loretta Chase
Una venere in velluto

Serie The Dressmakers 3
Titolo originale Vixen in velvet

Trama
I Romanzi Mondadori
ebook | € 2,99

Leonie è la più giovane delle tre sorelle Noirot ed è rimasta da sola a occuparsi della loro casa di moda. È molto determinata e dimostra di avere uno spiccato senso degli affari. Ha già in mente la sua prossima mossa: per guadagnarsi una clientela invidiabile indosserà una creazione della Maison Noirot in occasione di una lettura di poesie a cui parteciperanno tutte le giovani del ton. Leonie però non immagina di divenire lei stessa oggetto di attenzioni proprio in quell'occasione, al centro di una scommessa con in palio non solo un quadro di Botticelli, ma anche il cuore dell'intrigante Simon Blair, quarto marchese di Lisburne...
Le ragazze che non mantenevano la testa sulle spalle quando un dio incrociava il loro cammino, solitamente finivano nei guai.


Commento
Ah, il potere salvifico del romance storico.
Ultimo romanzo del 2019, Una venere in velluto, scelto per pura disperazione nel tentativo - poi riuscito - di completare la Goodreads Challenge. Di solito con i romance storici vado sul sicuro, raramente mi becco una schifezza perché faccio un'accurata selezione iniziale, perciò se finisci nel mio Kindle ci sono ottime probabilità che la lettura mi abbia soddisfatta.
Di Loretta Chase ho letto due romanzi, il primo nel lontano 2011 e poi nel 2014, poi più nulla per il semplice fatto che ho smesso di acquistare romance in cartaceo, preferendo la più comoda versione in ebook. Per forza di cose molte uscite mi sono sfuggite, oppure ho smesso di controllarle, salvo poi fare sessioni di shopping violente per rimpinguare la sezione.
Una venere in velluto faceva parte di uno di quegli haul di ebook e ammetto di non essermi curata molto di recuperare i due titoli precedenti, forte dell'esperienza che ho maturato in anni di romance: la storia delle serie da leggere in ordine è giusto una fissazione, si può fare quello che si vuole e apprezzarle comunque. Quindi ho fatto così, ho scelto la trama che mi attirava di più e ho sfruttato la leggerezza del genere per completare la sfida, godendomi anche un romance storico fuffoloso che non leggevo da troppo tempo.
La protagonista è Leonie, l'ultima delle sorelle Noirot rimasta a gestire il negozio di abiti, una rossa molto ordinata che riesce a tenere vivi gli affari grazie alla sua etica del lavoro, alla loro abilità nel confezionare abiti di grande stile, e alla sua tecnica pubblicitaria non convenzionale. Leonie è convinta che l'unico modo per guadagnare clienti è che le signore della buona società si facciano vedere in giro con i suoi abiti, e male non fa se anche lei si trova casualmente nei luoghi prediletti dal ton sfoggiando uno dei loro abiti migliori. Leonie è intelligente, ma sa bene che ci vogliono discrezione, tatto e una buona dose di furbizia per rimanere imbattuta, così punta su una lady famosa in società per essere una giovane donna bruttarella e antipatica. L'obiettivo di Leonie è di vestirla da capo a piedi, renderla più popolare e farle guadagnare addirittura una proposta di matrimonio.
Nella sua crociata entra in scena il cugino della sua cliente, il marchese Lisburne, con il quale si imbatte davanti all'esposizione di un quadro. Leonie rimane subito abbagliata dal fascino del marchese, un uomo non solo molto bello ed elegante, ma dal carattere molto sciolto e frizzante. Scambiare battute con Lisburne è stimolante per la mente matematica di Leonie, lui la stuzzica, la prende in giro e i loro dialoghi sono stimolanti su tutti i fronti.
Simon è da poco tornato a Londra dopo anni passati all'estero e ha già cominciato ad annoiarsi. Girare per salotti o stare dietro all'amico poeta, novità della stagione e adorato da schiere di signorine, sono le uniche due attività che lo portano fuori di casa. Simon non è tipo da sopportare le infinite routine della società ma è bravo ad adattarsi a qualsiasi situazione, cavando il massimo da ogni evento. Mentre accompagna l'amico ad un giro del museo passa di fronte al suo Botticelli prestato alla mostra e si accorge di una giovane donna che lo fissa ammaliata. Nessuno presta attenzione al suo quadro tranne lei, e per Simon questo è già motivo di grande curiosità: tutto in lei lo interessa, la sua bellezza, la sua evidente mente brillante e il modo in cui riesce a sfruttare a suo vantaggio persino una rovinosa caduta. Da quel momento Leonie e Simon sono legati: lui non nasconde la sua attrazione ma la presenta con eleganza e dolcezza, offuscando il buon senso della ragazza a suon di nodi alla cravatta impeccabili, attenzione ai dettagli e ingegno. 
Il punto forte del romanzo è la semplicità della trama, tutto ruota attorno alla routine di Leonie, al suo progetto e alla nascita della relazione con Simon. Ogni extra si ricollega a questo, così che qualsiasi scena, qualsiasi tassello del romanzo diventano una parte della storia d'amore. Del resto questo è un romanzo d'amore, e i due protagonisti sono così vividi e ben caratterizzati che non si sente il bisogno di nessuna aggiunta che movimenti la narrazione. Persino i personaggi secondari riescono a far spiccare le doti comiche, drammatiche e di intrattenimento di Leonie e Simon e a farli muovere e interagire in momenti e situazioni diverse. La Chase è sicuramente molto abile a muoversi in questa struttura narrativa, la storia si sviluppa fluidamente senza tentennamenti, non si appoggia sul solito cattivo da smascherare, ma si limita a far vivere ai due protagonisti alcune avventure che li uniscono.
Pur facendo parte della collana Passione, ho trovato che questo romanzo non fosse particolarmente spinto e che le scene di sesso siano state ben contestualizzate e rese in modo molto coerente al genere. Certo c'è una discesa nel dettaglio che ha poco del pudico, ma rispetto ad altri titoli della collana qua siamo molto tirchi di dettagli. Lo stile è scorrevole, spigliato e si legge con facilità, mi è piaciuto tutto incluso il contorno, quindi probabilmente mi addentrerò nei meandri di Amazon per comprare i primi due titoli della serie, magari riesco a mantenere viva la mia vena romantica in questo oceano di acidità mista a sociopatia.

7 febbraio 2020

K-drama della settimana: Hotel Del Luna


Nascosto nel cuore del vivace centro di Seoul si trova un curioso hotel, simile a nessun hotel mai visto prima. Vecchio oltre misura, l'edificio ha resistito per millenni, testimonianza onnipresente del fatto che le cose non sono sempre quello che sembrano. A gestire l'hotel è Jang Man Wol (IU), un'anima avida e sospettosa che ha passato gli ultimi mille anni nel ruolo di direttore della struttura. Maledetta per un peccato che non ricorda più di aver commesso, Man Wol è condannata a trascorrere l'eternità a gestire questa strana struttura, soddisfacendo i bisogni di una clientela molto particolare. La sua unica speranza di fuga è quella di trovare qualcuno che abbia commesso un peccato più grave del suo ma, dopo mille anni, comincia a perdere le speranze. Tuttavia, le cose prendono una svolta interessante quando si presenta Goo Chan Sung (Yeo Jin Goo). Dopo essere stato il più giovane assistente manager a lavorare in una multinazionale alberghiera, Chan Sung si ritrova costretto a gestire l'Hotel del Luna a causa di un accordo stipulato da suo padre con Man Wol anni fa. Un maniaco delle norme e dei regolamenti, è un perfezionista all'estremo, il che potrebbe essere esattamente ciò di cui questa strana struttura e il suo direttore maledetto hanno bisogno. Una storia di antiche maledizioni, anime perdute e sorprese inaspettate, "Hotel Del Luna" è un dramma mistery, romantico, fantasy del 2019 diretto da Oh Choong Hwan.
Anno: 2019
Episodi: 16 episodi (1 ora e 20 min. circa a episodio)
Dove guardarlo: Viki sottotitolato in italiano
Genere: ActionSuspenseMysteryHorrorComedyRomanceDramaFantasySupernatural

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Avere voglia di drama e non trovarne neanche uno che ti ispiri è una brutta roba. Non so perché, ma Gennaio è stato un mese difficile, ho sfogliato Viki e Netflix così tante volte senza trovare un solo titolo che mi attirasse che, ad un certo punto, ho cominciato a vedere cose a caso. Il risultato è stato che ho fatto partire Hotel Del Luna solo perché me lo trovavo sempre in primo piano su Viki, e perché era stato universalmente e abbondantemente lodato. As usual, questo entusiasmo diffuso mi ha snobbata e sono tutt'ora perplessa di fronte alle lodi sperticate per questo drama.

Inizio col dire che il titolo urta un neurone sensibile nel mio cervello: quel DEL in Hotel DEL Luna mi manda al manicomio. Se fosse spagnolo dovrebbe essere DE LA Luna, o sbaglio? Ho detto una boiata? Non riesco a leggere il titolo senza sentire un tic nervoso all'occhio. E' più forte di me, mi respinge. Quindi già partiamo male.

Le recensioni su My Drama List oscillano tra la sufficienza e il 10 sparaflashato e, in generale, i voti tiepidi portano delle motivazioni che rispecchiano al 100% le mie. Il problema principale, per me, è stata la trama. O, per essere ancora più acida di così, la mancanza di trama. La storia ruota totalmente attorno al personaggio di Man Wol, una donna legata da oltre 1000 anni alla locanda della luna come punizione per aver ucciso delle persone quando era in vita. Questa locanda funziona da stop intermedio tra la morte e il passaggio verso l'aldilà, e viene simpaticamente chiamata Hotel, mentre il Del Luna è il simbolo di Man Wol una luna, appunto, con una spada davanti. La storia di Man Wol, ovvero come e perché è arrivata ad essere vincolata all'hotel, viene spiegata con il contagocce durante le 16 puntate con una tirchieria assurda che non lascia soddisfazione o chiarezza verso un personaggio che è sempre presente, sempre al centro della scena. Come in molti hanno detto, il drama è fatto al 80% di scene riempitive, e il resto è contenuto vero, perché è chiaro che la trama legata a Man Wol è l'unica cosa pensata dalle sceneggiatrici mentre il resto viene ficcato per occupare minuti che potevano essere spesi per altro. Passare oltre un'ora in attesa di un indizio che possa dare un senso alla puntata è stato logorante ad ogni singolo episodio e ha impoverito il drama. Che senso ha essere così tirchi? Se c'è una storia da raccontare, spendici sopra metà drama, non perdere tempo con le storie dei singoli fantasmi che non interessano a nessuno, passa oltre, passa a Man Wol.

La verità è che il drama sembra essere tutto fumo e niente arrosto. Anche quando finalmente viene svelata la storia di Man Wol la mia unica reazione è stata tutto qua? sul serio ha passato millemilioni di anni a meditare vendetta quando sarebbe bastato fare due domande in croce per avere una spiegazione? I coreani non ci riescono proprio a non esasperare il misunderstanding, ma in questo caso il risultato è che Man Wol perde improvvisamente ragione d'esistere e persino il poco interesse che avevo per lei svanisce miseramente.
Il mio pensiero, cattivo lo ammetto, è che il drama è una celebrazione di IU. L'immotivata presenza costante e spesso inutile di Man Wol, gli assurdi e continui cambi d'abito, lo sbandierare del budget accessori vestiti trucco parrucco solo e soltanto per lei, dialoghi e inquadrature pensati per darle la possibilità di sfoggiare la sua versatilità interpretativa sono accecanti ma non sono riusciti a nascondere la povertà assoluta della trama.

Non ho niente contro IU, è brava a recitare ed è una bellissima bambolina, e neppure contro Man Wol, che è una campionessa di *ironia* simpatia, il problema vero è che sovraesposta. Compare in momenti a caso, e spesso lo schema è ripetuto. Innumerevoli scene in cui lei e Chan Sung sono seduti al ristorante, non si contano quelle in cui lei sta seduta a bere champagne, quelle in cui fissa l'albero, quando scene la scalinata, quando cammina nel corridoio e tutte queste scene, nessuna esclusa, ai fini della trama servono veramente a poco, se non a sfoggiare il guardaroba infinito di vestiti, scarpe ed extensions. Per assurdo le scene legate al passato di Man Wol, poche e poco chiare e tirate fuori con le pinze come sono, rappresentano la vera forza del drama e la parte più affascinante di Man Wol. Il suo rapporto con Chung Myung, il soldato bonazzo innamorato di lei, e quello che succede tra loro avrebbero potuto tranquillamente occupare più spazio e dare qualcosa in più alla trama, oltre che spezzare la noia assoluta della carrellata inutile di fantasmi.
Aimé, come sempre quello che mi piace arriva in piccole dosi, però qua è proprio sbagliata la proporzione e la reticenza a fare luce sul passato di Man Wol, probabilmente pensavano di aumentare l'attesa nel pubblico e invece mi hanno solo fatto salire il nervoso.
Se prendete in considerazione il drama sperando in una love story, state freschi. In teoria, Man Wol dovrebbe ritrovare l'amore grazie all'arrivo di Chan Sung, ed effettivamente questi due si dichiarano amore, il problema è che inevitabilmente sorge spontanea la domanda: quando, perché? Cioè, a me sta anche bene che non ci sia un romanticismo travolgente, ma così si mette in discussione la presenza di Chan Sung, sempre che non lo si consideri una semplice spalla per la protagonista. Chan Sung è il protagonista trasparente, il non registrato, il non si capisce bene a cosa serva. Ed è un gran peccato, perché il potenziale di Chan Sung - e la bravura di Jin Goo - avrebbero potuto far decollare alcune parti stagnanti che provano a dare un pizzico di brio o di drammaticità che non arrivano mai veramente al pubblico. 
Il corollario infinito di comparse è estenuante, ogni puntata ha una storia auto-conclusiva, tranne verso la seconda metà quando viene inserito senza motivo un serial killer eliminato in un puf; mentre i personaggi secondari sono sicuramente piacevoli e intrattengono negli enormi vuoti di trama, certo è che non sono abbastanza. La colonna sonora non mi è piaciuta per niente, quel genere di canzoni non mi emoziona e non mi piace proprio, la fotografia è sicuramente curata ma il set è molto circoscritto e povero perché buona parte si svolge all'interno dell'Hotel e in esterna ci sono ristoranti, case, luoghi chiusi non troppo interessanti.
Il finale è talmente sputato a Goblin che i miei occhi hanno ruotato vorticosamente per 5 minuti buoni, chiudendo la visione del drama con uno sbuffo e un whatever. L'unica cosa positiva è che, essendo ogni puntata quasi a se stante ed essendo spesso poverissima di contenuti, ogni sera mi sparavo un episodio con marito senza accusare grande partecipazione o noia. Insomma, si lascia vedere, per carità, ma al di là del riempire l'ora e mezza serale non ha fatto. Eppure ha dei voti altissimi ed è piaciuto tanto a tante persone, quindi qualche lato positivo deve pur averlo.