17 febbraio 2020

Edith Wharton
La casa della gioia

Titolo originale The House of Mirth

Trama
Neri Pozza
pag. 420 | € 12,90

Nella New York dei primi anni del secolo scorso, Lily Bart vive tra i sontuosi ricevimenti dell’alta società, i viaggi all’estero e i soggiorni nelle residenze degli amici. Le sue uniche doti sono la bellezza e l’intelligenza, che usa per muoversi in un ambiente ipocrita di cui vuole ostinatamente far parte e nel quale spera di trovare marito. Un sentimento forte e contrastato la lega a Lawrence Selden, giovane avvocato che vive del suo lavoro: Lily sa bene che non rinuncerebbe mai agli agi tra cui è cresciuta e che è stata educata a desiderare, tuttavia non riesce a staccarsi da lui. Inorridita dalla prospettiva della povertà, tenta di conquistare il rampollo di una celebre dinastia, ospite come lei di amici comuni, ed è allora che la parabola disegnata dalla sua vita tocca il culmine per poi iniziare un’inesorabile discesa. Incapace di vivere della rendita mensile che le passa la zia, la giovane donna si indebita al tavolo da gioco e chiede in prestito una consistente somma di denaro. La sua bellezza diventa arma di ricatto per gli uomini e motivo di cieca gelosia per le donne. Nel momento più tragico della sua vita, tuttavia, Lily acquista di colpo lo spessore di una figura eroica: la rettitudine e l’integrità morale, un tempo apparentemente insospettabili, le impediscono di vendersi al miglior offerente.
Ma c'era qualcosa di ancor più insopportabile: era la fitta al cuore della solitudine, la sensazione di essere spazzata via come un albero sradicato dalla corrente imperturbabile del tempo. Era questo a prevalere adesso, la sensazione di essere senza radici, effimera, come la spuma delle onde sulla turbinante superficie dell'esistenza, senza un appiglio a cui i poveri tentacoli della sua vita potessero aggrapparsi prima di essere sommersi da quei flutti spaventosi.

Commento
A fine 2019 ho fatto un bilancio veloce dei generi che avevo letto, e i classici ne sono usciti miseramente sconfitti. Dei tre che ho letto, due erano titoli di Hardy e uno di Anne Bronte, e questa triste quantità mi ha convinta a pormi un obiettivo per il 2020: leggere sei classici, ma non piccoli libricini veloci, sei veri mattoncini e farlo senza mettermi fretta, uno ogni due mesi, per smaltire quella scorta che ho creato negli anni e mai veramente intaccato.
Ho iniziato le letture del 2020 a Gennaio con un romanzo che era in lista da anni e che non ho mai iniziato per pura e semplice mancanza di coraggio. Avevo paura sia perché non conoscevo affatto la Wharton, sia perché temevo di non riuscire ad entrare in sintonia con la storia e trascinare la lettura per mesi. Contro le mie previsioni, ho adorato La casa della gioia, anche se non è stato un colpo di fulmine ma il lento sbocciare di un attaccamento alla protagonista e un progressivo innamorarsi dello stile dell'autrice.
Il romanzo è ambientato nella New York dei primi del '900 e ha come unica protagonista Lily Bart, giovane donna dell'aristocrazia americana nota in società per la sua notevole bellezza e per i modi squisiti che la pongono tra le più ammirate e desiderate tra gli scapoli.
Lily è figlia unica di una famiglia di aristocratici decaduti, il padre è morto dopo aver dichiarato bancarotta e la madre, una donna molto legata alle apparenze, una volta finiti i soldi muore nella povertà che tanto detestava. La giovane Lily viene passata dalle cure dei genitori direttamente a quelle della zia senza conoscere sul serio le difficoltà del vivere senza soldi. La rendita di Lily, unita al consistente ma discreto tenore di vita della zia, le permette di continuare la sua vita senza pensieri come aveva sempre fatto, tra ricevimenti, pranzi sontuosi, serate a teatro, shopping e passeggiate.
La superficie liscia sulla quale Lily scivola, però, subisce una prima piccola incrinatura quando perde un'ingente somma di denaro a carte. Lily non ama giocare d'azzardo, non le piace rischiare i pochi soldi che ha, ma è consapevole che per riuscire a mantenere la sua posizione nel cerchio di conoscenze deve assecondare i vizi dei più influenti e, tra questi, c'è proprio il gioco.
Lily fa subito marcia indietro, con abilità camuffa la sua impossibilità di giocare con una pudica reticenza al gioco frutto di un'educazione rigida e di un carattere puro, e nel frattempo tesse la tela per il suo grande progetto: sposare un rampollo ricchissimo e sistemarsi. La tattica seduttiva di Lily è molto sottile, è un delicato gioco di gesti, di tono di voce, di portamento, è l'espressione massima della sua formazione, ma è anche la sua più grande debolezza. Senza tutto quello, di Lily non rimane poi molto.
Le tendenze ereditarie si erano combinate con l'educazione per fare di lei il prodotto altamente specializzato che era: un organismo così indifeso al di fuori del suo ambiente ristretto, come l'anemone di mare strappato alla sua roccia. Era stata abituata ad abbellire e dare piacere; per quali altri scopi la natura tornisce il petalo della rosa e dipinge a colori vivaci il petto del colibrì?
Lungi dall'essere un esserino vuoto, Lily intravede la sua debolezza quando a giochi quasi fatti riesce a rovinare la sua seduzione con un'assenza in chiesa a favore di una passeggiata solitaria nei campi con il giovane Lawrence Selden.
Selden è una figura particolare nel romanzo e nella vita di Lily, entra in fretta nella scena come se fosse uno spettatore che guarda lo spettacolo che è Lily, o uno scienziato che osserva il comportamento di un animale. La verità è che Selden, come ogni altro uomo, è inevitabilmente attratto dalla bellezza di Lily, ma è anche contemporaneamente respinto dal vuoto assoluto che domina la sua vita: vanità e superficialità, nemici di un uomo dalla mente profonda come Selden. Eppure i due scoprono di avere una facile intimità nel dialogo, si capiscono, e le loro idee contrastanti stimolano un confronto che li unisce, come se fossero compatibili per una relazione amorosa, ma i loro diversi stili di vita li separano e allontanano la possibilità di un matrimonio d'amore.
Lily ha radicata nella sua testa l'idea di sposarsi bene, di farlo per la posizione e, in questo caso, per soldi. Non si può permettere colpi di testa proprio adesso che ha perso la gallina dalle uova d'oro e i soldi sono totalmente finiti. I debiti la spingono a cercare un aiuto dai Trenor, i suoi amici più stretti: spinta dall'ingenua convinzione di poter manovrare il marito di Judy Trenor, investe dei soldi in borsa, vincendo qualche somma importante subito spesa per ninnoli e vestiti, con l'unico obbligo di assecondare il bisogno di attenzioni d Trenor. Per Lily questo sarà l'inizio della fine: Trenor, in cambio dei soldi vinti in borsa, si aspetta un trattamento più fisico che amichevole e i loro conoscenti cominciano a far circolare voci sulla condotta di Lily. Nel frattempo, mentre la sua reputazione diventa sempre meno rispettabile, Lily viene avvicinata da Rosedale, un uomo che fa parte dei nuovi ricchi, rapace e grezzo, che desidera sposare Lily solo per avere una moglie trofeo. Nel suo momento di crisi peggiore, Lily decide di scappare per evitare una decisione drastica, e si imbarca in una crociera con i suoi amici. Nel frattempo Selden, accecato dai sospetti e convinto dalle malelingue, si ripromette di evitare Lily e si convince di essere sfuggito ad una tragedia.
La fuga di Lily la porta lontana dai suoi debiti, lontana da Trenor e da Rosedale, ma la mette direttamente in una posizione svantaggiata: d'ora in poi la sua unica utilità in società sarà quella di esempio o lasciapassare per le nuove ricche che vogliono entrare in società. La sua fragilità sociale viene sfruttata in un litigio matrimoniale, dove il nome di Lily viene affiancato ad un sospetto di infedeltà. Per lei sarà la fine: pur essendo la migliore in fatto di modi ed eleganza, Lily è totalmente inesperta quando si tratta di malignità, così pur vedendo la minaccia non sente il bisogno di abbassarsi a difendere la sua innocenza, non immaginando che così la sua reputazione ne uscirà completamente distrutta.
Al suo ritorno a New York trova la zia morta e scopre di essere stata esclusa dal testamento, lasciandola così senza casa, senza soldi, senza eredità e senza amici. L'unica persona che la accoglie in questo momento di difficoltà è una giovane amica che ha sempre vissuto modestamente, quasi invisibile alla società, e che Lily rifugge come se fosse la morte stessa. La sua gentilezza, però, attenua il dolore di Lily che, comunque, non riesce a eliminare il desiderio di ritornare in società. Purtroppo per lei, ogni tentativo di farla riscattare fallisce, così Lily comincia a scendere drasticamente la scala sociale finendo, come ultimo momento della sua vita, a cucire cappellini.
La storia di Lily è quella di una caduta sociale vertiginosa, senza grandi scandali, solo con il potere dei dubbi e del sospetto, Lily perde tutto sia perché non ha la forza di accettare la fine di una vita che non può più sostenere, sia perché tra i ricchi c'è sempre chi gioca con la vita degli altri. L'aspetto affascinante del romanzo è la consapevolezza di Lily: non c'è mai in lei la nebbia mentale di chi non sa cosa sta facendo, lei è sempre presente a se stessa e alle sue azioni, è determinata a risollevarsi o, quantomeno, a rattoppare i suoi errori quando e come può. Lily è frivola, ma è anche calcolatrice, è impulsiva, ma capace di tenersi a bada, non si abbassa mai a espedienti immorali pur di ottenere quello che vuole e non si racconta bugie. C'è una tragica integrità in Lily che spesso genera frustrazione: che senso ha farsi scrupoli morali quando si può contrattaccare e salvarsi? Ma sono altri tempi, altre vite, e Lily rappresenta al 100% la fragilità della donna in una società dove senza famiglia non sono niente.
La vera tragedia di Lily non è la povertà, ma la solitudine, l'abbandono, l'essere dimenticata e invisibile. Lily muore da sola, all'improvviso, dopo un'interminabile serie di notti insonni, dopo incubi, privazioni, umiliazioni, delusioni, separata da tutti e da tutto, con una tristezza angosciante che striscia fuori dalle pagine e ti si incolla addosso.
Non era più la povertà materiale, tuttavia, a provocarle tanto orrore. Aveva la sensazione di un impoverimento più profondo, di un degrado interiore a confronto del quale la situazione oggettiva diventava insignificante. Certo, era orribile essere povera, incamminarsi verso una mezza età sciatta e ansiosa, sempre più oppressa dalle ristrettezze, negarsi qualsiasi piacere fino a essere completamente risucchiata dalla vita squallida e promiscua di una pensioncina. Ma c'era qualcosa di ancor più insopportabile: era la fitta al cuore della solitudine, la sensazione di essere spazzata via come un albero sradicato dalla corrente imperturbabile del tempo. Era questo a prevalere adesso, la sensazione di essere senza radici, effimera, come la spuma delle onde sulla turbinante superficie dell'esistenza, senza un appiglio a cui i poveri tentacoli della sua vita potessero aggrapparsi prima di essere sommersi da quei flutti spaventosi.
Lo stile della Warthon è meraviglioso, accurato ma mai pesante o gratuitamente elaborato; ci vuole forse più pazienza del previsto per entrare in sintonia con la narrazione e con la protagonista, ma una volta trovata la chiave giusta l'autrice riesce a tirar fuori una profonda empatia per Lily e rende impossibile abbandonare la lettura. Raggiunto un certo punto del romanzo non sono riuscita ad abbandonare Lily, una curiosità morbosa mi ha portata a leggere con un ritmo sempre più serrato fino a raggiungere il finale con le lacrime agli occhi.
La casa della gioia è un romanzo drammatico, tragico, eppure è anche elegante e raffinato. Le difficoltà di Lily non sono sbattute in faccia al lettore, non sono sviscerate con crudeltà, la osserviamo attraverso il filtro della discrezione e le stiamo accanto fino alla fine.
Se penso che all'inizio avevo paura di rimanere incagliata o di non andare d'accordo con lo stile della Wharton mi viene da sorridere, sono quasi sicura di avere un'affinità particolare con gli scrittori di metà/fine 800 inizi 900, perché ogni volta ne rimango assolutamente innamorata.
Della Wharton ho un altro romanzo in attesa di essere letto, ma non fa parte della lista della challenge del 2020; se, per un caso fortunato, dovessi terminarli tutti, sicuramente troverei un posticino per questa autrice.

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