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22 marzo 2021

Rose Melikan
La moglie francese

Serie Mary Finch 3
Titolo originale The Mistaken Wife

Trama
Oscar Mondadori
pag. 443 | € 10
Solo due anni fa Mary Finch era una giovane donna di vivace intelligenza ma scarsi mezzi che si manteneva insegnando in un collegio femminile. Poi, però, l'inaspettata fortuna ereditata da un ricco zio ne ha fatto una signora dell'alta società britannica. E tutti si aspettano che lei ora si occupi dell'unica cosa che dovrebbe interessare una dama del suo rango: fare un "buon matrimonio". Ma piuttosto che dare la caccia a un marito, Mary preferisce inseguire il pericolo e l'avventura e così, nell'autunno 1797, mentre le armate napoleoniche devastano l'Europa, si ritrova a Parigi incaricata di una missione segreta che può essere la salvezza della Gran Bretagna. Presto si accorge di non essere l'unica inglese sotto copertura sul suolo francese. Cosa cercano i suoi connazionali? Sono amici o nemici? Non sarà facile scoprirlo. E forse, questa volta, mettendo a rischio la propria vita e quanto ha di più caro al mondo, Mary scoprirà brividi diversi da quelli del rischio e dell'azione...
"Vi dispiacerebbe essere un cadavere, signore, se non si tratta di una condizione permanente?"
Commento
Con questo romanzo ho ufficialmente finito la trilogia di Mary Finch e pure tutti i libri disponibili di Rose Melikan. The end, addio ciao è stato bello.
Sarò onesta, come finale si poteva fare di meglio anche se non ci sono così tanti argomenti sui quali lamentarsi a profusione. Per me è stato più un problema di trama che di altro, perché sia lo stile sia i personaggi sia il mood generale del romanzo sono identici ai primi due libri della serie. Eppure, nonostante non ci siano cambiamenti traumatici, il romanzo in generale è stato un po' pesantino e la lettura si è trascinata per qualche giorno in più del previsto. Forse è colpa mia, forse non sono in sintonia con determinati temi o ambientazioni, o con alcune tematiche precise pescate dal passato e dalla storia, ma credo che ci sia un problema alla base del mio fiacco entusiasmo: l'autrice ha fatto il passo più lungo della gamba.
La storia, che si apre poco dopo la fine delle vicende del secondo romanzo, vede Mary alle prese con l'ordinaria amministrazione della sua vita e della sua tenuta. Circondata dalle due compagne, con le giornate piene e una vita sociale ricca, Mary sente che manca qualcosa. Non le basta avere un accordo segreto con Holland che porterà al loro matrimonio, anche se ampiamente scoraggiato, non le basta aver trovato una sicurezza sociale ed economica e aver superato indenne le vicende che hanno portato alla morte del marito dell'amica Charlotte. Mary è affamata di avventura, appena ha assaggiato l'adrenalina delle operazioni segrete ne desidera segretamente ancora e il suo desiderio viene esaudito dall'incontro con Shy. L'uomo, messo in una situazione particolare dalla morte di una delle sue spie, decide di cambiare le carte in tavola mandando Mary a Parigi, convinto che il suo essere giovane, donna e - falsamente - sposata la renda perfetta come spia. Mary, che dopo tutto non è una sprovveduta, accetta la richiesta di Shy con le dovute cautele e, pur pervasa dall'eccitazione, non perde mai il buon senso e non si illude di non essere in pericolo in ogni momento.
Il compito di Mary, che è poi alla base della trama, è quello di infiltrarsi nella società dove bazzicano diplomatici e politici americani con l'obiettivo di carpire informazioni e, se possibile, influenzare la loro alleanza con la Francia di Napoleone. Avendo già letto Le due città di Dickens che riporta l'immagine di una Parigi distrutta dalla rivoluzione, spesso mi è capitato di sovrapporre i ricordi di quel romanzo a quello che stavo leggendo con la Melikan, perciò le sensazioni negative del romanzo di Dickes hanno inquinato quelle indubbiamente più leggere e meno drammatiche della Melikan, con il risultato che il mio slancio si è frenato e ho perso interesse nell'aspetto politico e storico, sperando ad ogni giro di pagina che la trama prendesse una strada diversa.
Quel cambio di rotta così desiderato arriva quando Holland viene coinvolto in un altro piano di spionaggio che prevede il recupero del progetto di una macchina subacquea che potrebbe attaccare le navi della Marina Inglese. Holland, coinvolto in quanto esperto di esplosioni e di meccanica, accetta l'incarico per diverse ragioni, ma quella più decisiva è che scopre che Mary è a Parigi su ordine di Shy.
A questo punto il romanzo si perde un po', perché mentre la questione di Holland è precisa e viene sviluppata piuttosto bene, quella di Mary si conclude con un nulla di fatto: non solo non riesce a recuperare informazioni importanti, non entra nemmeno nella routine degli americani al punto da poterne influenzare le decisioni. Ci si chiede a cosa serva Mary, a cosa serva il suo essere a Parigi, ma io mi sono fatta l'idea che l'autrice abbia scelto un'ambientazione conveniente affinché l'ultima avventura della sua protagonista fosse la più rocambolesca e pericolosa possibile. Mary è in pericolo perché entra in un paese devastato dalla follia e dall'odio senza nascondere la sua nazionalità, contando sulla sicurezza dell'essere sposata con un uomo americano, eppure questa superficialità contrasta con lo spirito di un paese dove bastava guardare male qualcuno per finire ghigliottinati. Pur incredibile, la vicenda di Holland è stata molto più coinvolgente e ha finito per prendere il sopravvento nella parte finale del romanzo. Ho apprezzato che l'autrice si sia dilungata un pochino sulla fuga di Holland e Mary e che, invece, non si sia degnata di fornire una chiusura della vita dei due tornati a Londra. Abbiamo il lieto fine che desideravamo dal primo romanzo, anche se non ci viene granché descritto, e abbiamo una chiusura non troppo definitiva di una trilogia che potrebbe tranquillamente andare avanti.
Tutto sommato, anche se questo terzo libro non è stato così entusiasmante, la serie mi è piaciuta e mi ha fatto venire voglia di scoprire altri titoli simili e di indagare su questo genere spy frivolo che non mi respinge come potrebbero fare altri titoli più seriosi e impegnativi. Se avete consigli, sono tutta orecchi.
Ps. al momento il terzo romanzo della serie è reperibile solo in formato digitale, mentre i primi due sono ancora disponibili in cartaceo.

22 febbraio 2021

Rose Melikan
Un ospite ambiguo

Serie Mary Finch 2
Titolo originale The Counterfeit Guest

Trama
Mondadori
pag. 437 | € 10,00
Inghilterra. È la primavera del 1796, il conflitto con la Francia si inasprisce mentre un traditore con pochi scrupoli si nasconde tra l'alta società londinese. Dopo anni di povertà Mary Finch è entrata in possesso di un'enorme quanto insperata fortuna. E ora tutti pensano che dovrebbe accontentarsi della sua nuova, agiata vita, e magari mettersi a caccia di un marito degno del suo nuovo status. Proprio come ha fatto la sua amica Susannah, da poco sposa del colonnello Crosby-Nash. Ma lo spirito d'avventura che la anima spinge Mary a cercare qualcosa di più dei balli, degli abiti e degli infiniti tè delle cinque. E così, quando un personaggio misterioso del Servizio di controspionaggio di Sua Maestà le chiede di tenere d'occhio proprio Susannah e suo marito, Mary si lancia nell'impresa. Senza tener conto dei pericoli cui può andare incontro...
Sapere di fare ciò che è necessario non impedisce di sentirsi crudeli.
Commento
Esattamente come per l'anno scorso, a Gennaio ho pescato nella mia TBR un romanzo della Melikan, il secondo della serie Mary Finch. Esattamente come l'anno scorso ho trovato il romanzo delizioso, ma a questo giro forse è stato un filo più appassionante.
Se avessi dato retta ai giudizi su Goodreads avrei eliminato la serie senza darle una chance, invece ho capito che spesso i romanzi di puro intrattenimento possono suscitare un'ondata di fastidio che io non capisco e non condivido. La collocazione della serie nella collana Emozione - una versione più ricercata di un romance da edicola, e spesso una collana ricca di women fiction - è perfetta per la storia, per lo stile e per il genere che rappresenta. Non credo che la Melikan abbia aspirato ad essere associata ai grandi nomi della fiction storica, eppure a modo suo ha saputo creare un'ambientazione decisamente vivida e dei personaggi simpatici senza mai dare l'impressione di giocare ad essere l'autorità assoluta.
La collocazione della serie in questa categoria pone dei limiti nella valutazione che le si può dare, non ci si può aspettare chissà cosa e tutto quello che invece supera allegramente i paletti del genere è oro che cola. Insomma, va bene che c'è un elemento romantico, va bene che la protagonista femminile vive delle avventure poco credibili, va bene che è tutto molto leggero, ma è pur sempre contestualizzato in modo preciso e molto accattivante. Se posso osare nel fare un paragone, la Melikan è una versione molto più leggera e meno impegnativa nella parte storica di una Diana Gabaldon.
Il secondo romanzo ha un pregio, e cioè quello di movimentare la trama con il cambio di pov: se nel primo libro la protagonista unica era Mary, nel secondo abbiamo il pov del Capitano Holland, l'interesse romantico di Mary. Tra i due la situazione di è raffreddata: Mary vive da ereditiera e si gode il lusso che non ha mai avuto circondandosi di amiche e di felicità, mentre Holland rimane sempre povero, stazzonato, un Capitano di artiglieria consapevole di essere caduto all'improvviso molto più in basso del livello sociale di Mary. Se prima i due avevano un'intesa non apertamente dichiarata, ora il rapporto si è fatto teso. Mary continua a pensare a Holland e non capisce perché lui sia sparito nel nulla e l'abbia messa da parte, mentre Holland ha deciso di chiudere con Mary perché il suo orgoglio gli impedisce di corteggiarla pur non avendo un soldo. Quindi i due sono lontani sia fisicamente che emotivamente, ma le circostanze li fanno incontrare talmente tante volte che la scintilla si riaccende.
Le circostanze sono la parte avventurosa e coinvolgente della storia perché finalmente gli intrighi dovuti allo spionaggio si realizzano in una serie diversa di accadimenti.
Mary, come si può immaginare dopo aver letto il primo romanzo, non è un personaggio che sta con le mani in mano e, seppur approfitti della stagione, dei salotti e della vita dell'alta società, non ha perso il suo istinto infallibile che le fa riconoscere una situazione sospetta quando la vede. Per lei tutto ruota attorno alla figura misteriosa del nuovo marito di Charlotte, la cugina di Holland, con la quale ha instaurato una solida amicizia. Mary accompagna Charlotte e il novello sposo nella loro residenza di campagna dopo che, durante un gran ballo a Londra, si accorge di un andirivieni misterioso che la porta dritta nel salotto della spia più famosa e misteriosa di Londra. Quest'uomo, colpito dall'acume di Mary, la ingaggia per seguire la coppia e riferire ogni possibile azione sospetta e Mary si butta a capofitto in questa impresa, un po' con l'eccitazione ingenua di chi non ha mai testato sulla propria pelle il rischio di fare una brutta fine, e un po' con la determinazione di dare un contributo concreto alla patria.
Dall'altra parte abbiamo Holland, che viene sballottato di qua e di là dai suoi superiori perché, dopo l'affare del primo romanzo, viene considerato troppo pericoloso: sa troppo, ha visto troppo, e quindi è bene tenerlo in sospeso prima che faccia una brutta fine. Come per Mary, anche Holland ha la tendenza a vedere ciò che la maggior parte delle persone non coglie, e suo malgrado si trova a dover giocare un ruolo importante nei giochi di spionaggio della Corona. Da parte sua però, Holland non è molto contento e non gradisce che la sua incertezza professionale lo ponga in situazioni estremamente pericolose e, quando scopre che il sospetto principale è lo stesso che Mary sta controllando con così tanto zelo, Holland si butta a capofitto per salvare Mary e, nel frattempo, grazie alla sua esperienza sventa una serie di attentati ai depositi di armi che altrimenti avrebbero scatenato una distruzione enorme.
Il filo conduttore del romanzo è lo spionaggio e proprio per questo non sono solo Mary e Holland i due giocatori principali: abbiamo anche il caro amico di Holland, una vera spia, e il villain di turno che non si risparmia in quanto a cattiveria e sotterfugi. Nonostante questo sia un tema che non mi ha mai interessata e che non ho mai cercato, la leggerezza con la quale la Melikan lo tratta e lo stile frizzante mi hanno indorato una pillola che non pensavo di poter ingoiare: all'improvviso gli intrighi e i pericoli sono diventati appassionanti e spesso divertenti, i rischi corsi dai personaggi non mi facevano chiudere il libro e la scelta di non soffermarsi troppo e ingarbugliare una trama già abbastanza contorta di suo mi hanno fatto apprezzare ancora di più la Melikan e questo romanzo. Tutto intrattiene nel migliore dei modi, senza pesare, senza essere incomprensibile e senza richiedere uno sforzo per chi, come me, è digiuna di spionaggio e non ha nemmeno interesse a capirci qualcosa.
So che la media dei voti bassina è causata dalla sensazione di inconsistenza della trama e dal fatto che non si capisce se è una storia romantica o di avventura, ma per me la presenza di entrambe - il romanticismo c'è ma è molto discreto e mai invadente, quasi si spiccia in fretta perché c'è altro da raccontare - ha dato un ritmo e una varietà molto gradevoli alla lettura. Mi sono divertita parecchio e sono contenta di avere il terzo romanzo da leggere, e mi dispiace un sacco che la Melikan non abbia scritto altro perché secondo me c'è un gran pubblico là fuori che apprezza romanzi come questo e che è sempre alla ricerca di una lettura appassionante ma non complicata, divertente senza essere comica, romantica senza essere troppo di genere, un romanzo che è una via di mezzo e che non pretende di essere nient'altro che questo: intrattenimento puro.

23 marzo 2020

Rose Melikan
Il codice Blackstone

Serie Mary Finch 1
Titolo originale The Blackstone Key

Trama
Oscar Mondadori
pag. 397 | € 10,00
1795: l'Inghilterra è in guerra contro la Francia repubblicana. Mary Finch è una giovane donna intelligente e coraggiosa e quando viene invitata a conoscere il ricco zio si reca nella sua dimora. Qui Mary viene coinvolta in un'avventura che va oltre la sua stessa immaginazione: perché non appena arriva scopre che lo zio è morto lasciando le prove di un complotto, e agenti nemici sono entrati in possesso di informazioni decisive che potrebbero dare alla Francia un grande vantaggio. Chi è la loro fonte? Come fermare la fuga di notizie? Mary non è sola nella ricerca della soluzione del mistero, ma chi dice di volerla aiutare non è esattamente ciò che sembra.
Era molto più facile confidarsi con le persone imperfette, a meno che non fossero così stolte da risultare inaffidabili.

Commento
Back in the day, quando Bookmoch era l'espressione massima dello scambio di libri, sono riuscita ad agganciare uno scambio di una serie completa, messa in lista soltanto perché il mio circuito bibliotecario non l'aveva. La serie in questione era quella di Mary Finch e l'avevo trovato spulciando svogliatamente il catalogo degli Oscar Emozione, sempre perché all'epoca era una collana che regalava grandi soddisfazioni. Quando mi è arrivata ho fatto - ancora una volta - l'errore di conservarla, convinta che sarebbe stata perfetta per dei tempi migliori.
Sono passati anni e ci è voluta una pandemia per farmi prendere in mano Il codice Blackstone, perché con il passare del tempo i tre libri si sono ritrovati infilati nel pertugio più oscuro del mobile, lontano dagli occhi e dal cuore. Bene, durante la solita tbr annuale mi sono imposta di provare a leggere almeno il primo libro, così che se non mi fosse piaciuto avrei potuto liberare spazio eliminando tutta la serie. Ammetto di essermi lasciata influenzare dai commenti poco gentili letti su Goodreads, che piazzavano il romanzo in quel limbo indefinito delle 3 stelline, che potrebbe voler dire qualsiasi cosa: che è piaciuto in modo blando a molti, che è piaciuto molto a pochi e molto poco a molti; ma la cosa più preoccupante erano le recensioni, spietate, brutali, che entravano nel dettaglio su quando noioso fosse il romanzo, quanto noiosa fosse la storia, e quanto tempo ci avessero messo a finirlo.
Ora, pure io ho piazzato il romanzo nel limbo delle tre stelline - pur dando una mezza stellina per affetto - ma mi trovo quasi completamente in disaccordo con i commenti negativi che questo romanzo ha ricevuto.
La mia obiezione più grande riguarda lo stile: a me è piaciuto tantissimo, l'ho trovato svelto, brillante, elegante senza essere pesante e sempre appropriato alla storia e al periodo storico narrato. Se non fosse stato per lo stile la storia si sarebbe arenata dopo venti pagine, invece non ho avuto nessun problema a portare a termine la lettura e devo pure dire di essermi divertita. L'autrice ha un senso dell'umorismo molto lieve, positivo, anche durante scene di azione o drammatiche ha sempre passato la manina per spruzzare qualche glitter rosa e alla fine la cosa non mi è dispiaciuta. Motivo? Per la protagonista.
Mary Finch è la protagonista ed essendo questo un romanzo ambientato a fine '700 è ovvio che ci saranno dei paletti nel delineare la sua personalità, eppure nei suoi confini Mary è adorabile: è giovanissima e, in genere, piuttosto inesperta ma mai spaurita, non cade mai nel tranello della giovinetta ingenua e tremula, lei ha verve, non si lascia cadere svenuta e non si scioglie in lacrime, semplicemente trova il lato razionale di ogni cosa e sfrutta il suo cervello per infilarsi in questioni più grandi di lei perché - con candore e sincerità - è affamata di avventura, tanto meglio se nel frattempo si scopre essere unica erede di uno zio ricchissimo. La sua storia è un po' prevedibile, ma non per questo noiosa: di famiglia di modeste ricchezze, i genitori ormai morti, Mary fa la maestra in un istituto ma lo detesta: odia il cibo, odia la rigidità mentale e culturale, detesta non poter vivere e soffre della sua indigenza perché sa che non può permettersi di mollare tutto. Quando le arriva la lettera da uno zio mai incontrato - molto ricco - che le chiede di andare a trovarlo, Mary molla tutto fregandosene del rischio di perdere il lavoro perché vede una remotissima possibilità che questo zio la voglia prendere sotto la sua ala. Durante il viaggio - un vero trauma turistico tra fango, carrozze gelate e taverne orribili, Mary incontra diverse persone che l'aiutano ma in particolare vive un'esperienza particolare: sulla strada incrociano un incidente, dove un uomo è caduto in un fosso e probabilmente rischia la vita ma il suo cocchiere non lo può lasciare per cercare un medico. Mary si offre di stare con l'uomo abbandonando il suo passaggio in carrozza, e per sua grande sorpresa scopre che il ferito possiede un orologio da taschino uguale al suo, e che l'uomo infila tra un momento di veglia e l'altro degli avvertimenti farfuglianti su ipotetici pericoli.
Questo è l'inizio dell'avventura di Mary: perché quell'uomo ha l'orologio di famiglia? Chi è? Cosa stava facendo, chi lo vuole uccidere? Mary rimugina per tutto il tempo su queste domande, persino durante la notte alla locanda dove l'uomo muore, ma tra una teoria e l'altra incontra il Capitano Holland, anche lui per strada per andare in visita ai parenti. Il Capitano diventa la spalla di Mary pur senza desiderarlo, lei lo rende partecipe delle sue teorie, lo usa come fonte di informazione, come confronto per capire se i suoi pensieri vanno nella giusta direzione, e tutto sommato lei si sente molto a suo agio con lui, forse perché il suo modo brusco di fare, la sua divisa sgualcita e la sua disponibilità lo rendono un alleato perfetto. Holland non può, in tutta onestà, lasciare che Mary se ne vada in giro da sola parlando di cospirazioni e omicidi così decide di accompagnarla dallo zio, soltanto per scoprire che l'uomo è morto e la casa abbandonata.
Non mi inoltro più di così nella trama, dico solo che entreranno in scena diversi personaggi, inclusi contrabbandieri, spie francesi e vecchie signore della buona società. Il ventaglio di personaggi è molto vario e interessante e il loro inserimento nella storia segue un preciso disegno, ognuno ha il suo ruolo e nessuno ruba spazio all'altro, ad un certo punto la palla del sospetto viene rimbalzata su personaggi insospettabili finché la matassa non viene dipanata e il mistero risolto.
Ammetto di aver avuto un debole per il Capitano, non solo perché è affascinante ed è il favorito di Mary, ma perché il suo ruolo è quello che più di tutti oscilla tra bene e male senza mai far capire al lettore la verità.
Per quanto riguarda la trama ammetto che ad un certo punto avrei gradito un briciolo di complessità maggiore, perché l'aspettativa di un grosso episodio non viene granché esaudita e nemmeno il finale rocambolesco con colpi di scena a destra e a manca riescono a risollevare il morale. Per questo ho dato un tre e mezzo, perché nonostante mi sia piaciuto abbastanza, nonostante la lettura sia filata via liscia come l'olio, ho comunque sentito il bisogno di qualcosa di più che non arriva mai: né dal punto di vista romantico - ma va anche bene -, né dal punto di vista della trama che rimane quasi sempre sulla superficie e non si addentra mai nel buio e nel cattivo.
Naturalmente è un romanzo che trova una collocazione perfetta nella collana Emozione, non è colpa sua se ho sentito il bisogno di un brivido più forte, ora però mi rimane il dubbio se cedere in blocco la serie a Matreh, che magari l'apprezzerà, o tenermi gli altri due romanzi per i prossimi momenti di crisi in cui un libro tappabuchi è sempre gradito. Dovrò meditare, tanto in quarantena ho tutto il tempo del mondo per farlo. Peace.