Serie Mary Finch 3
Titolo originale The Mistaken Wife
Trama
Oscar Mondadori pag. 443 | € 10 |
"Vi dispiacerebbe essere un cadavere, signore, se non si tratta di una condizione permanente?"
Commento
Con questo romanzo ho ufficialmente finito la trilogia di Mary Finch e pure tutti i libri disponibili di Rose Melikan. The end, addio ciao è stato bello.
Sarò onesta, come finale si poteva fare di meglio anche se non ci sono così tanti argomenti sui quali lamentarsi a profusione. Per me è stato più un problema di trama che di altro, perché sia lo stile sia i personaggi sia il mood generale del romanzo sono identici ai primi due libri della serie. Eppure, nonostante non ci siano cambiamenti traumatici, il romanzo in generale è stato un po' pesantino e la lettura si è trascinata per qualche giorno in più del previsto. Forse è colpa mia, forse non sono in sintonia con determinati temi o ambientazioni, o con alcune tematiche precise pescate dal passato e dalla storia, ma credo che ci sia un problema alla base del mio fiacco entusiasmo: l'autrice ha fatto il passo più lungo della gamba.
La storia, che si apre poco dopo la fine delle vicende del secondo romanzo, vede Mary alle prese con l'ordinaria amministrazione della sua vita e della sua tenuta. Circondata dalle due compagne, con le giornate piene e una vita sociale ricca, Mary sente che manca qualcosa. Non le basta avere un accordo segreto con Holland che porterà al loro matrimonio, anche se ampiamente scoraggiato, non le basta aver trovato una sicurezza sociale ed economica e aver superato indenne le vicende che hanno portato alla morte del marito dell'amica Charlotte. Mary è affamata di avventura, appena ha assaggiato l'adrenalina delle operazioni segrete ne desidera segretamente ancora e il suo desiderio viene esaudito dall'incontro con Shy. L'uomo, messo in una situazione particolare dalla morte di una delle sue spie, decide di cambiare le carte in tavola mandando Mary a Parigi, convinto che il suo essere giovane, donna e - falsamente - sposata la renda perfetta come spia. Mary, che dopo tutto non è una sprovveduta, accetta la richiesta di Shy con le dovute cautele e, pur pervasa dall'eccitazione, non perde mai il buon senso e non si illude di non essere in pericolo in ogni momento.
Il compito di Mary, che è poi alla base della trama, è quello di infiltrarsi nella società dove bazzicano diplomatici e politici americani con l'obiettivo di carpire informazioni e, se possibile, influenzare la loro alleanza con la Francia di Napoleone. Avendo già letto Le due città di Dickens che riporta l'immagine di una Parigi distrutta dalla rivoluzione, spesso mi è capitato di sovrapporre i ricordi di quel romanzo a quello che stavo leggendo con la Melikan, perciò le sensazioni negative del romanzo di Dickes hanno inquinato quelle indubbiamente più leggere e meno drammatiche della Melikan, con il risultato che il mio slancio si è frenato e ho perso interesse nell'aspetto politico e storico, sperando ad ogni giro di pagina che la trama prendesse una strada diversa.
Quel cambio di rotta così desiderato arriva quando Holland viene coinvolto in un altro piano di spionaggio che prevede il recupero del progetto di una macchina subacquea che potrebbe attaccare le navi della Marina Inglese. Holland, coinvolto in quanto esperto di esplosioni e di meccanica, accetta l'incarico per diverse ragioni, ma quella più decisiva è che scopre che Mary è a Parigi su ordine di Shy.
A questo punto il romanzo si perde un po', perché mentre la questione di Holland è precisa e viene sviluppata piuttosto bene, quella di Mary si conclude con un nulla di fatto: non solo non riesce a recuperare informazioni importanti, non entra nemmeno nella routine degli americani al punto da poterne influenzare le decisioni. Ci si chiede a cosa serva Mary, a cosa serva il suo essere a Parigi, ma io mi sono fatta l'idea che l'autrice abbia scelto un'ambientazione conveniente affinché l'ultima avventura della sua protagonista fosse la più rocambolesca e pericolosa possibile. Mary è in pericolo perché entra in un paese devastato dalla follia e dall'odio senza nascondere la sua nazionalità, contando sulla sicurezza dell'essere sposata con un uomo americano, eppure questa superficialità contrasta con lo spirito di un paese dove bastava guardare male qualcuno per finire ghigliottinati. Pur incredibile, la vicenda di Holland è stata molto più coinvolgente e ha finito per prendere il sopravvento nella parte finale del romanzo. Ho apprezzato che l'autrice si sia dilungata un pochino sulla fuga di Holland e Mary e che, invece, non si sia degnata di fornire una chiusura della vita dei due tornati a Londra. Abbiamo il lieto fine che desideravamo dal primo romanzo, anche se non ci viene granché descritto, e abbiamo una chiusura non troppo definitiva di una trilogia che potrebbe tranquillamente andare avanti.
Tutto sommato, anche se questo terzo libro non è stato così entusiasmante, la serie mi è piaciuta e mi ha fatto venire voglia di scoprire altri titoli simili e di indagare su questo genere spy frivolo che non mi respinge come potrebbero fare altri titoli più seriosi e impegnativi. Se avete consigli, sono tutta orecchi.
Ps. al momento il terzo romanzo della serie è reperibile solo in formato digitale, mentre i primi due sono ancora disponibili in cartaceo.
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