23 novembre 2020

Tessa Dare
Romancing the Duke

Serie Castles Ever After 1

Trama
Avon | ebook | € 3,82
As the daughter of a famed author, Isolde Ophelia Goodnight grew up on tales of brave knights and fair maidens. She never doubted romance would be in her future, too. The storybooks offered endless possibilities. And as she grew older, Izzy crossed them off. One by one by one. 
Ugly duckling turned swan?
Abducted by handsome highwayman?
Rescued from drudgery by charming prince?
No, no, and… Heh. Now Izzy’s given up yearning for romance. She’ll settle for a roof over her head. What fairy tales are left over for an impoverished twenty-six year-old woman who’s never even been kissed? This one.
Then she looked up and saw him. The air vacated her lungs. Her grip tightened on her pen. Snap, went the quill. Thud, went her heart.
Commento
La frivolezza è tornata prepotentemente tra le mie letture. Era una vita che non mi immergevo nella sana inconsistenza dei romance storici, e ammetto che un po' mi è mancata quella sensazione di spegnere il cervello, gustarmi la più irrealistica e stucchevole love story e poi uscirne rilassata e ristorata pronta per un nuovo mattone da affrontare.
Dopo Dickens - che verrà dopo questa recensione - avevo un disperato bisogno di leggerezza, ma allo stesso tempo non avevo sbatti di cercarla dentro un contemporary, perché ultimamente quelli sono molto poco gustosi per me. Così ho sfogliato il kindle alla ricerca di uno storico, perché è quasi impossibile sbagliare, e infatti ho cliccato su un ebook di Tessa Dare senza leggere la trama, così alla cieca sulla fiducia. Così come niente ho iniziato Romancing the Duke dopo pranzo, e l'ho finito la sera stessa it was so good. Praticamente l'ho aspirato alla velocità della luce perché ha tutti gli elementi che mi piacciono in un romance storico: protagonista non adolescente, con un cervello funzionante e nessuna pudicizia inutile; protagonista maschile super gnocco un po' oscuro e tormentato, una trama super lineare senza brutte sorprese, un set ridotto ai minimi termini, una lunghezza media e uno stile molto ma molto coinvolgente, divertente e moderno. Ecco qua, in sintesi, com'è Romancing the Duke, ora passo al dettaglio.
Isolde ha ventisei anni, è rimasta da poco senza casa e senza un soldo perché il padre non aveva steso un testamento, lasciando così tutto al suo prossimo erede maschio, inclusi i profitti delle sue storie per bambini. L'intera vita di Isolde ha ruotato attorno al padre, un uomo pieno di alti e bassi e estremamente attaccato alla sua fama di scrittore, al punto che lei stessa ha subito la stessa fama: i fan del padre la vedono come la bambina protagonista dei racconti e nessuno la riesce a dividere da quel mondo, inclusa la sua esistenza come aiutante del padre. L'unico momento in cui la sua speranza si riaccende è quando le arriva una lettera secondo la quale un vecchio amico del padre le avrebbe lasciato un'eredità, dicendole di recarsi al Castello di Ghostle (pardon non ricordo il nome preciso, c'è il gioco di parole con ghostly). Così Isolde, con le sue ultime monete, arriva al castello trovandolo vuoto, mezzo diroccato, sporco e inquietante. Non aiuta che la poverina si senta svenire per la fame e abbia iniziato a piovere, ma il colpo di grazia le arriva dall'ombra di un uomo. Un uomo molto virile, aggressivo e scontroso con un cane ai piedi che sembra più un lupo. L'uomo è il Duca proprietario del castello e, come presto Isolde scoprirà, in seguito ad un duello è diventato cieco. L'uomo è un orso scontroso, non vuole nessuno attorno tanto meno una donna che disturba la sua quiete di recluso incazzato con il mondo.
Però Ransom ancora non sa che, proprio per colpa della sua reclusione, i suoi intendenti lo hanno raggirato vendendo la sua proprietà ad un lord che, alla sua morte, l'ha lasciata a Isolde. All'improvviso Isolde è la proprietaria del castello e Ransom è un ospite, molto poco felice e molto poco intenzionato a lasciare la sua tana.
Essendo costretti ad una convivenza infelice, i due si accordano per arrivare a snodare il bandolo della matassa: per rimanere al castello Isolde dovrà leggere i mesi di corrispondenza arretrata di Ransom per scoprire se veramente ha ereditato il castello o se è ancora una volta senza casa e senza soldi. Il punto forte di Isolde è che, essendo sola e senza niente, non ha praticamente più niente da perdere e quindi decide di approfittare di ogni singola occasione per testare i suoi limiti e fare esperienze che non ha mai avuto occasione di fare, incluse quelle sensuali con un uomo che la desidera. Perché si metta agli atti che Isolde non è la solita eroina bellissima e delicata, è ormai una donna con un viso dai tratti anonimi, una massa di capelli crespi e ricci che - secondo Ransom - sembrano un polipo ed è provvista di curve femminili che sono un po' le uniche caratteristiche di lei che il Duca riesce a percepire.
Quando scocca la scintilla tra i due divampa un incendio e non si perde tempo, con una strana fluidità che non pesa, i due cominciano un gioco di seduzione che li porta ad avere, ovviamente alla fine, dei sentimenti e che li uniscono a far fronte comune per battere in astuzia gli intendenti corrotti e portare al lieto fine del romanzo.
Punto forte per me, in senso assoluto, è la semplicità della trama e la presenza di un solo set dove si svolge la storia: oltre ad essere l'oggetto della contesa, il castello è anche l'unico luogo dove si muovo i personaggi, lasciando così un ampio spazio a tutto il resto, cioè i dialoghi e lo sviluppo della love story. Ho apprezzato molto anche la totale modernità con la quale i personaggi si rivolgono l'una all'altra, pur mantenendo una parvenza di rigore storico: lui è uno sboccato che gode nello stuzzicare Isolde con sconcezze, mentre lei invece di scandalizzarsi si diverte come una pazza. La cecità di Ransom è solo una parte che lo rende più ombroso di altri personaggi e viene descritta con abbastanza credibilità da non rovinare tutta l'impalcatura del personaggio: Ransom mi ha ricordato vagamente gli eroi della Kleypas, senza però tutta la seriosità che si portano dietro dallo stile dell'autrice. La Dare è sicuramente più spiccia nei modi e più aperta ad una sensualità meno ricamata, e devo dire che non mi è dispiaciuto perché letteralmente non si perde tempo.
Ci sono ovviamente delle parti secondarie che si sviluppano e un paio di personaggi chiave che rimangono a supporto della baracca, ma in linea di massima mi sento di dire che questo romance è riuscito perché si concentra unicamente sulla storia d'amore e non si imbavaglia con ricercatezze inutili: dritto al punto, con un tocco di ironia che non guasta. Ovviamente sono già partita con il secondo titolo della serie perché sono molto curiosa di vedere se questa spiccia vitalità è caratteristica della Dare o se è stato un caso legato alla storia. Vedremo, nel frattempo promuovo sentitamente.

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