11 novembre 2019

Laini Taylor
La Musa degli Incubi

Strange the Dreamer 2
Titolo originale Muse of Nightmares

Trama
Fazi Editore
pag. 523 | € 15,00
La peggiore paura degli abitanti di Pianto si è concretizzata: nella minacciosa fortezza di mesarzio i figli degli dèi sono ancora vivi. Sarai è diventata un fantasma, mentre il Sognatore ha appena scoperto di essere lui stesso un dio dalla pelle blu, l’unico capace di fronteggiare l’oscura Minya, animata dall’implacabile desiderio di vendetta nei confronti degli umani che massacrarono la sua gente. Lazlo si troverà di fronte alla più impensabile delle scelte: salvare la donna che ama oppure tutti gli altri. Ma inquietanti misteri dimenticati chiedono di essere risolti: da dove sono arrivati, veramente, i Mesarthim, e cosa ne è stato di tutti i bambini nati nella fortezza durante il dominio di Skathis? Quando i portali dimenticati si apriranno di nuovo, mondi lontani diventeranno pericolosamente vicini e un inatteso, potente nemico arriverà deciso a spazzare via le fragili speranze di tutti, dèi e umani. Sarai, la Musa degli Incubi, conoscitrice di ogni genere di paura fin da quando aveva sei anni, sarà costretta ad affrontare orrori che neanche immaginava e ad andare oltre i suoi stessi limiti: l’esperienza le ha insegnato che l’odio e il terrore sono sentimenti facili da provocare. Ma come si fa a rovesciare l’odio, a disinnescare la vendetta? È possibile salvare i mostri, piuttosto che annientarli?
Possiamo essere in conflitto, odiarci e desiderare la reciproca distruzione, ma nella disperazione siamo tutti smarriti nelle stesse tenebre, respiriamo la stessa aria mentre soffochiamo nel nostro dolore.

Commento
Ok, sì, ho abbassato il voto all'ultimo minuto ma non ho potuto farne a meno. La musa degli incubi non mi è piaciuto tanto quanto Il Sognatore e per questo ho dovuto cedere di mezzo punto.
Nonostante mi sia presa una pausa tra il primo e il secondo romanzo, e nonostante abbia iniziato il libro con un ottimo ricordo del precedente, spesso durante la lettura ho accusato ondate ricorrenti di noia. Non riesco a spiegarmi il motivo, visto che la Taylor è un'autrice dallo stile costante e la storia non si discosta di un millimetro da quella de Il Sognatore; forse avrei dovuto aspettare ancora un po', o forse il mio entusiasmo si è esaurito con il primo libro, il risultato non cambia e sono qui a scrivere una recensione che avrei preferito fosse più positiva di questa.
La storia di La Musa degli Incubi inizia esattamente dopo la fine di Il Sognatore e non c'è pausa o sospensione, così come eravamo rimasti appesi allo stesso modo veniamo rispediti dentro all'azione.
Non si fatica a rientrare nel ritmo e i personaggi riemergono dalla memoria e dalle pagine con la stessa tridimensionalità che li ha caratterizzati nel primo titolo. L'unica differenza che ho notato è che del gruppo dei figli degli dei emergono in modo più spiccato - e se vogliamo scontato - sono Sarai e Minya, esattamente come il loro scontro che per buona parte del romanzo monopolizza l'attenzione.
Parallelamente a questi eventi, la Taylor introduce due personaggi nuovi e ci apre una finestra sul passato che solo in un primo momento sembra slegato alla storia narrata, ma che poi diventerà un filtro attraverso il quale trovare significato nel finale. Questi due personaggi sono Kora - Korako - e Nova - Novaline e la loro storia inizia centinaia di anni prima di quella dei ragazzi. Giusto per evidenziare la mia scarsa intuizione, non ho collegato la Kora della seconda storyline con la Korako del passato dei ragazzi, la dea cattiva che portava via i bambini. Il collegamento arriva molto dopo e quando arriva pone tutto sotto un'altra luce: tanto per cominciare si trovano le risposte ad alcune domande legate agli dei blu e soprattutto le incognite sul come, perché e quando si sciolgono poco alla volta grazie allo sbilanciamento nei giochi di potere.
Ecco, qui devo dire che ho apprezzato parecchio che i personaggi perdano il controllo della situazione e che il romanzo abbia spesso un mood ansiogeno che alimenta il ritmo di lettura: Minya per prima, Nova poi sono le due forze che distruggono la routine e scuotono le fondamenta del futuro dei ragazzi. Quello che ci si aspettava che accadesse in realtà viene ribaltato, e quello che non ci si aspettava arriva all'improvviso e tramortisce il lettore.
La cosa che mi ha delusa di più del romanzo è stata l'assenza di un vero cambiamento. Il pericolo di Minya svanisce poco alla volta senza compensare con l'evoluzione del suo personaggio. Anche lei, come gli altri, si ritrova messa alle strette da un nemico più forte e più inamovibile di lei e quindi da aguzzina diventa qualcos'altro. Naturalmente ho apprezzato questo suo tornare alle origini, solo che avrei preferito un cambiamento più sostanzioso e contestualizzato.
Stesso discorso per Nova, per quanto la sua storia sia stata presentata in modo più che preciso e approfondito, il suo ruolo di devastatrice di vite rimane troppo ingessato nell'ossessione di trovare Kora e il suo potere, presentato come qualcosa di enorme e distruttivo, è più che altro un'arma usata per abusare della sua follia e non la rende una nemica veramente pericolosa quanto più che altro una pazza vera e propria che agisce in modo illogico. In questo caso il ruolo di Sarai torna utile, ma anche lei non esce dallo schema iniziale del personaggio creato in Il Sognatore.
Su Lazlo posso solo dire che non è più il protagonista, ma è parte di un gruppo e che si lascia dominare in modo cieco e assoluto dal nuovo amore. Il Lazlo sognatore, il Lazlo con i poteri, il Lazlo gentile e profondo è ridotto ad un ragazzino in piena crisi ormonale che tenta disperatamente di riprendersi un potere fisico o psicologico che continua a perdere, prima con Minya e poi con Nova
Naturalmente Lazlo è sempre un personaggio gradevole, di quelli che suscitano un sorriso spontaneo e automatico, ma il suo declassamento mi ha un po' delusa.
Sono delusa anche dalla quasi totale assenza di Thyon Nero, un personaggio che aveva un enorme potenziale e che invece qui ha poche scene e poco spazio dove pressare tutti i suoi cambiamenti di carattere. Il cambiamento di Nero è grosso, ma per lui c'è solo il tempo di rendersi conto di desiderare qualcosa di più e poi più nulla.
Tra i secondari hanno invece avuto il loro riscatto Eril Fane e Azareen, che agiscono in modo coerente e hanno un colpo di scena altrettanto coerente con i loro personaggi. Ci voleva che in qualche modo anche loro avessero una chiusura degna della loro storia.
Per quanto riguarda il finale, sì è un buon finale ma è molto al di sotto delle mie aspettative sia in intensità che in complessità. Il pericolo presentato da Nova, come per Minya, svanisce in un soffio e il classico lieto fine ha la forma di un riassunto che serve solo a far sapere che per ognuno di loro ci sarà un futuro. Non c'è grande emozione in questo finale, è una calma piatta al posto di un picco di adrenalina e, se devo essere onesta, mi aspettavo molto di più. Arrivare alle ultime cento pagine del romanzo dopo 400 pagine di poco mi ha delusa veramente tanto. Il problema, quindi, per me è stata l'assenza di vera azione, veri colpi di scena, e veri cambiamenti rispetto al volume del romanzo. In quello spazio poteva farci stare dentro di tutto, così come aveva fatto in modo eccellente con la trilogia dei serafini, invece ha scelto di tirarla per le lunghe. D'accordo, lo stile della Taylor è fantastico e la sua ricchezza narrativa è senza dubbio di grande pregio, ma non è abbastanza per scuotermi dal torpore di questa lettura infinita.
Ecco, questo è quanto e lo dico con un po' di tristezza. Non toglierò la Taylor dalle mie letture, spero solo che tornerà con una storia più movimentata di questa. In realtà basta che torni, poi mi adeguo.

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