20 settembre 2021

Edith Wharton
Ethan Frome

Trama
Neri Pozza
pag. 141 | € 12,00
Per anni Edith Wharton aveva desiderato ritrarre la vita, così com'era, nei villaggi di montagna del New England. Seppelliti sotto la neve del Massachussetts occidentale, quei luoghi esercitavano su di lei un fascino sinistro. Pazzia, promiscuità, lenta inedia mentale e morale sembravano infatti celarsi dietro quelle facciate incolori delle case di legno a poca distanza dalla sontuosa residenza che, con il marito Edward, aveva acquistato nel 1901. Scritto dopo che l'autrice ebbe trascorso dieci anni nella regione montuosa dove si svolge la scena, il racconto lungo - come amava definirlo lei stessa - o romanzo breve "Ethan Frome" si inoltra, fin da subito, tra le pieghe delle emozioni represse e le passioni distruttive che si scatenano in un triangolo amoroso. Ben lontano dal mondo dell'high society newyorkese de "La casa della gioia" e de "L'età dell'innocenza", il protagonista Ethan Frome è un povero contadino che ha dedicato la propria gioventù alla cura degli anziani genitori. Vive una vita di pacata rassegnazione intrappolato in un matrimonio con una donna inacidita e ipocondriaca, Zeena. L'arrivo alla fattoria della giovane cugina di lei, Mattie, apre uno spiraglio di speranza e si trasforma in una boccata d'ossigeno per un uomo soffocato da una prematura e ingrigita quotidianità. L'accendersi della passione del coniuge per la piccola ospite-domestica non passa però inosservato alla moglie che, cercando di ostacolare il triangolo marito-moglie-amante, costringerà gli innamorati a una risoluzione estrema dall'esito imprevedibile e straziante. "Ethan Frome" è una storia cupa e indimenticabile, un canto d'amore e di morte, uno specchio perfetto della delusione e sofferenza amorosa patita dalla scrittrice che, solo a quarantacinque anni, visse la sua prima, divampante e inarrestabile passione.
A che serve andare da qualunque parte, ora, per ognuno di noi due, senza l'altro?
Commento
Avete presente quella collana di Newton&Compton, 100 pagine 1000 lire, che pubblicava classici versione ridottissima con caratteri microscopici e carta super ruvida riciclata direttamente dal fondo della carta riciclata? Ecco, per un tot di anni mia madre ha tentato di soddisfare la mia smania di compare libri dirottandomi verso i cestoni che tenevano questa collana e quelle bianca (fantascienza/fantasy) e quella gialla (gialli/mystery), sempre targati Newton. A casa dei miei c'era una sfilata di questi libriccini minuscoli, alcuni li sceglievo io e altri mia madre (Stoker vs Jerome, ad esempio), ma non ricordo chi avesse scelto la Wharton.
Siccome la Wharton è un'autrice che ho scoperto da pochissimo, appena ho visto la costa nella libreria di Madreh mi ci sono fiondata sopra e l'ho portato via, perché tanto sapevo che non era il suo genere e non l'avrebbe mai letto.
Ora, per comodità ho scelto di usare qui l'edizione Neri Pozza perché, ovviamente, quella che possiedo io non esiste più, quindi non so quante e quali differenze ci possano essere nei contenuti e nella traduzione, quello che so è che sulla copertina della mia copia c'è scritto edizione integrale e ho scelto di crederci. Il mio terrore era più orientato verso la traduzione, ma devo ammettere che è sicuramente fluida e non pare ci siano tagli fatti con il machete. Dal punto di vista della forma non ho nulla da lamentare sull'edizione N&C.
Detto questo, ho scelto di leggere Ethan Frome perché non volevo iniziare un romanzo lungo, volevo qualcosa di corto e leggero che potessi portarmi dietro in alcuni giorni di lavoro un po' caotici e disordinati. Non mi aspettavo di finirlo, tanto per cominciare, visto che il motivo silente della mia scelta era lo smaltimento violento della TBR, e non mi aspettavo che mi piacesse moderatamente.
Non essendo amante dei racconti (non li cerco ma non li evito, diciamo), non sapevo cosa aspettarmi e mi sono ritrovata un racconto che ha la stessa sostanza di un romanzo ma la velocità e la leggerezza di un racconto. Leggerezza non nei contenuti ma nel non gravare troppo sul lettore in termini di tempo ed energie, perché poi la trama è tutto tranne che leggera.
Il racconto ha come protagonista Ethan Frome, e la sua storia viene raccontata perché uno straniero di passaggio nel villaggio rimane incuriosito dalla figura consumata e silenziosa di Frome. I paesani parlano di Frome come di un personaggio che nella vita ha avuto solo dolore e sfortuna ma che, nella sua compostezza e nel suo silenzio, suscita rispetto e simpatia. Così la voce narrante decide di mettere insieme i tasselli degli eventi che hanno portato Frome ad essere un uomo povero, silenzioso, isolato fisicamente e psicologicamente da ciò che lo circonda.
Fin da quando era giovane, Frome ha dovuto fare i conti con la malattia e la povertà, siccome i genitori malati e anziani gravavano sulle sue spalle, il ragazzo doveva portare avanti la fattoria; ma, per anni, le difficoltà di badare ai genitori e lavorare hanno consumato la produttività dell'attività di famiglia. Solo, stanco e anche un po' disperato per un po' di gioia e di svago, Frome sposa Zeena, una donna di qualche anno più vecchia di lui che si era presa in carico l'onere di badare ai malati. Alla morte dei genitori, Frome pensa di poter iniziare una vita nuova, libera dai pesi di morte e dolore, con la moglie, invece si ritrova una donna che prende il posto dei genitori e una fattoria che lentamente sta fallendo. La disperazione di Frome è silenziosa, l'accettazione passiva della sua situazione lo consuma, lo sottomette e lo priva di ogni scintilla vitale. Il guizzo di energia torna timidamente quando la moglie accoglie una giovane cugina rimasta senza casa e senza averi. Mattie è carina, gioiosa, gentile, è un raggio di luce nel buio assoluto della vita di Frome e lui inevitabilmente ne rimane ammaliato. Le circostanze spingono i due ad avvicinarsi in un'amicizia sincera ma la presenza di Zeena inibisce qualsiasi emozione più profonda, perché entrambi sono persone oneste e dall'animo buono. Il rapporto tra Frome e la moglie, però, lentamente peggiora perché Ethan scopre gli orrendi difetti di Zeena proprio quando Mattie entra nella loro vita e la donna ce la mette tutta per dividerli e uccidere sul nascere l'amore di Ethan per la ragazza.
Il racconto non ha un lieto fine, è quasi scontato fin dall'inizio che l'aria depressa e consumata di Ethan non può che avere un culmine assoluto di sfortuna, ma la cosa che deprime ancora di più è che questa nuvola oscura avviluppa anche Mattie e Zeena e la desolazione dello stato in cui tutti e tre si trovano quando il narratore chiude il racconto è quanto di più triste si potesse immaginare.
Il racconto è un riassunto brutalmente drammatico di un'esistenza triste e sfortunata, di un uomo che non ha mai conosciuto la vera felicità e che non potrà mai elevarsi dalla sua posizione di povertà e di umiliazione.
Nonostante la brevità e l'argomento non proprio felice, la Wharton mi è piaciuta ancora ma non come in La casa della gioia, ho grandi aspettative sul prossimo suo titolo che ho in tbr e ho come l'impressione che potrò tenerla nella lista dei pezzi grossi in fianco al mio amato Hardy.

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