15 marzo 2021

John Williams
Stoner

Titolo originale Stoner

Trama
Fazi Editore
332 pag. | € 10,00
Stoner è il racconto della vita di un uomo tra gli anni Dieci e gli anni Cinquanta del Novecento: William Stoner, figlio di contadini, che si affranca quasi suo malgrado dal destino di massacrante lavoro nei campi che lo attende, coltiva la passione per gli studi letterari e diventa docente universitario. Si sposa, ha una figlia, affronta varie vicissitudini professionali e sentimentali, si ammala, muore. È un eroe della normalità che negli ingranaggi di una vita minima riesce ad attingere il senso del lavoro, dell'amore, della passione che dà forma a un'esistenza.
Non era abituato all'introspezione, e riflettere sulle proprie motivazioni gli risultava difficile e anche un po' sgradevole. Sentiva di avere poco da offrire a se stesso, e che non c'era molto da scoprire dentro di sé.
Commento
Era arrivato il suo momento, dai. Da quando l'ho comprato, Stoner è rimasto nella mia libreria a giudicarmi ogni volta che prendevo in mano un altro romanzo. Avevo paura di lui anche se ne ero morbosamente attratta. Prima di tutto avevo paura che lo stile mi sarebbe risultato ostile e difficile da apprezzare, ma più di tutto temevo che la sua fama di capolavoro non trovasse in me la stessa opinione di tutti. Ora che l'ho terminato ho un mio personalissimo parere che rispecchia in parte quello della maggior parte dei suoi lettori ma che mi tiene indietro sullo sbrodolamento.
Il voto che ho dato è alto ma non è massimo perché, pur avendo trovato Stoner molto bello, emozionante e ben scritto, non è scattata quella scintilla che avrebbe acceso in me il desiderio di rileggerlo nel futuro o tenerlo per collezione. Mi separerò da Stoner, molto probabilmente non subito, ma lo farò perché mi piace più l'idea di darlo in mano a qualcuno che potrebbe innamorarsene perdutamente, piuttosto che tenerlo senza particolare passione a prendere polvere nel buio della mia libreria. Detto questo devo fare anche una doverosa precisazione: non mi sento in grado di dare un giudizio assoluto su questo romanzo perché sento che c'è tantissimo oltre la sua superficie e che solo una persona con una preparazione adatta può permettersi di sparare aggettivi e teorie nel modo giusto e con la giusta autorità.
Però, dal basso della mia ridotta preparazione in materia di letteratura contemporanea americana, posso dire che mi è piaciuto e che la storia del libro mi ha fatto tenerezza. Passato in sordina alla sua pubblicazione, Stoner ha avuto successo solo quasi quarant'anni dopo, quasi come il suo personaggio che da morto è stato più importante di quando era in vita.
Tutto il romanzo ruota attorno ad un protagonista, William Stoner, e quasi in modo distaccato e impersonale racconta la storia della sua vita scegliendo con attenzione pochi episodi sui quali puntare l'attenzione del lettore, per poi far passare il resto del tempo in modo sbrigativo e poco dettagliato. La vita di Stoner si apre sulla sua infanzia in campagna, figlio di contadini in perenne lotta con un terreno arido e asciutto, e sulla sua vita da adulto che si svolge solo ed esclusivamente nello spazio circoscritto dell'università. Stoner nasce che ha già sulle spalle il peso del lavoro manuale e del portare avanti l'attività anoressica del padre: la terra è difficile da coltivare e la stessa essenza delle persone che la coltivano viene schiacciata dal continuo lavoro, dall'assenza di prospettive e di speranza in un futuro migliore. Stoner nasce senza nessuna particolare aspirazione e non ha un carattere coraggioso o proattivo, si limita a vivere la sua quotidianità seguendo una routine prestabilita che si rompe solo nel momento in cui il padre decide di iscriverlo alla facoltà di agraria per migliorare la loro attività.
Stoner, che non aveva mai nemmeno considerato l'idea di farsi un'istruzione, segue le direttive del padre e, con una certa apprensione e spaesamento, affronta il primo anno di studi come se galleggiasse in una bolla. Scoprire che il mondo, fuori dal confine della terra brulla, è fatto di città, sapere e persone, risveglia in lui una fiammella che ci metterà un po' a diventare un fuoco. Stoner ha un momento di svolta importante durante una lezione di letteratura inglese: pur faticando a stare dietro a ciò che il suo insegnate dice, pur non trovando le parole per esprimersi ad una domanda diretta, Stoner sente. Ha un'epifania che lo porterà a cambiare corso di studi e a scegliere la letteratura al posto dell'agraria.
Stoner dedica la sua vita allo studio, alla letteratura, si immerge così tanto nella vita accademica prima come studente e poi come insegnate che, tolto questo enorme elemento, della sua vita e della sua personalità rimangono pochissime cose: un matrimonio disastroso, una figlia che adora ma che diventa sempre più distante, un amore improvviso e senza futuro e una carriera costantemente ostacolata. Infine la morte, perché questa è pur sempre la storia di un uomo comune che nasce, cresce e muore.
Sebbene la storia della vita di Stoner non abbia nulla di eroico o entusiasmante, quel poco che esce dal binario della monotonia è più che sufficiente per trasformare Stoner da personaggio piatto a personaggio vivo, così che seppur spesso passivo di fronte agli eventi, diventa impossibile non empatizzare con lui e lasciarsi coinvolgere dalle tragedie comuni di una vita comune. E' un po' come se in questo romanzo si esaltasse l'importanza di una vita e di un uomo normali, come a dire che non solo le vite eccitanti e piene e avventurose e i personaggi altrettanto eccitanti e carismatici sono degni di essere raccontati: del resto tutti noi siamo persone comuni e ai nostri occhi le nostre vite sono speciali.
E' molto bello il modo in cui l'autore tiri fuori delle riflessioni che ad un primo sguardo superficiale possono sembrare scontate, ma che invece stimolano un dialogo interiore e ti spingono a fare le stesse considerazioni che Stoner fa sulla sua vita. Di riflesso, appena Stoner si sofferma nei suoi momenti più importanti e dolorosi, il lettore ripete l'introspezione del protagonista, e anche io spesso mi sono ritrovata a comprendere ciò che leggevo più ad un livello istintivo che verbale e forse è questa la vera forza del romanzo: attraverso una storia comune, con uno stile elegante e accurato ma semplice, si parla al lettore e al suo cuore.
Essendo un romanzo che ha avuto solo ora il suo momento di gloria, probabilmente non ci sono là fuori grandi teorie o analisi a riguardo, il saggio in postfazione però, è stato sufficiente per me affinché alcune sfumature che non avevo colto venissero alla luce. E' chiaro che un testo come Stoner dovrebbe avere un posto tra i grandi classici e secondo me meriterebbe di entrare nelle aule, perché fino ad oggi non ho mai letto un romanzo che sia stato in grado di elevare un uomo comune ad eroe, con le sue fragilità proprio perché umano, con la sua forza proprio perché umano, senza fare troppe scene, senza fare troppo casino, Stoner è un personaggio che pur non avendo granché da dire riesce a comunicare più di qualsiasi eroe letterario.
Sono molto contenta di aver letto Stoner, non so perché ci ho messo così tanto a convincermi ma non mi dispiace aver aspettato fino a che non fossi 'pronta'. Non importa quanto sia poco impegnativo leggerlo, se non è il suo momento un romanzo non sarà mai come te lo aspettavi.

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