12 ottobre 2020

Cassandra Clare
Queen of Air and Darkness

Serie Dark Artifices 3

Trama
Simon & Schuster
pag. 880 | € 12,50
What if damnation is the price of true love? Innocent blood has been spilled on the steps of the Council Hall, the sacred stronghold of the Shadowhunters. In the wake of the tragic death of Livia Blackthorn, the Clave teeters on the brink of civil war. One fragment of the Blackthorn family flees to Los Angeles, seeking to discover the source of the disease that is destroying the race of warlocks. Meanwhile, Julian and Emma take desperate measures to put their forbidden love aside and undertake a perilous mission to Faerie to retrieve the Black Volume of the Dead. What they find in the Courts is a secret that may tear the Shadow World asunder and open a dark path into a future they could never have imagined. Caught in a race against time, Emma and Julian must save the world of Shadowhunters before the deadly power of the parabatai curse destroys them and everyone they love.
None of us owe every piece of our soul's history to another.
Commento
Prima di dare il voto ci ho pensato a lungo, primo perché un quattro su cinque è un voto alto e di solito lo metto ai romanzi che mi sono piaciuti nella loro interezza, e secondo perché pur avendo storto parecchie volte il naso poi ho sempre trovato qualcosa che mi faceva dimenticare ciò che non mi era piaciuto. Alla fine ho deciso di premiare le parti belle ma, soprattutto, la mia forza di volontà e la mia resistenza per quasi 900 pagine.
Non c'è un modo migliore per dirlo, questo romanzo è un mattone, è così lungo che finché non si raggiunge la metà sembra non progredire mai, sembra di essere sempre allo stesso punto; ma più di ogni altra cosa, oltre ad essere oggettivamente lungo, è la storia stessa che sembra non finire mai, sembra non arrivare mai ad un punto di rottura che ti faccia pensare oh finalmente arriviamo al cuore del problema. Per me questo è stato il problema principale, quello che poi avrebbe abbassato il voto se avessi lasciato decidere alla parte razionale del mio cuoricino di lettrice.
Romanzi imponenti e infiniti ne ho letti tanti negli anni, ma così lunghi senza una vera ragione molto raramente, infatti ci ho messo un'infinità per terminarlo, e per me questo è un difetto enorme perché significa che l'autrice ha tirato per lunghe tutto quello che poteva far concludere in modo razionale, vuol dire che ha approfittato di ogni occasione per uscire dal sentiero e fare delle digressioni che spesso sono risultate utili solo ad un unico fine: infilare elementi utili affinché si potesse raggiungere uno scopo.
Faccio un esempio: c'è un'intera sezione, intitolata Thule, che lascia la brutta impressione di too much, solo perché poi, usciti da quella sezione, i personaggi hanno in mano un qualcosa che li pone in una situazione di vantaggio. Ma da un punto di vista di utilità al romanzo in sé io non ho trovato niente che giustificasse circa 120 pagine in 5 capitoli, niente se non una furbata pensata dall'autrice per infilare qua e là cose che le sarebbero servite.
Ma ora passiamo alla storia. Il romanzo si apre esattamente dopo il patatrac della sala del Consiglio a Idris e con il sangue di tutti ancora fresco in terra. Ovviamente mi aspettavo un post-trauma potente nei Blackthorne, così come mi aspettavo che la situazione diventasse un casino assoluto molto in fretta. La Clare serve entrambe le situazioni, ma con un twist: là dove pensavo ci sarebbe stato angst (vedi alla voce Ty), ho trovato una strana storyline che pare perdersi nel nulla. In sostanza tiene distratto e occupato Ty per tutto il romanzo, si risolve in una bolla di sapone e - forse - spunterà fuori nel futuro, ma in questo romanzo Ty è una specie di stupido che fa cose pericolose per un fine folle, e nella sua corsa inutile si trascina dietro Kit, uno degli unici personaggi che in 880 pagine combina pochissimo ma riesce comunque ad essere uno dei miei preferiti perché quel poco che gli concerne è un vero colpo di scena che ha un senso e porta qualcosa di nuovo e succoso alla trama.
Forse sarà impopolare, ma per me il casino della Cohort è una palese ripetizione di tutta la situazione di Valentine e personalmente l'ho trovata fin da subito molto poco originale, quasi come se la Clare avesse in mente di raggiungere un punto preciso e non sapesse trovare un modo diverso per arrivarci, così ha riciclato qualcosa che aveva già creato dandogli solo dei vestiti nuovi. La Cohort crea sicuramente degli ostacoli e delle difficoltà, è il classico elemento di disturbo che mette in pericolo i protagonisti, ma personalmente avrei preferito se a questo giro il vero cattivo fosse stato il Re Unseelie, invece del solito marciume interno. Ma va bene, amen, alla fine se serviva a giustificare la rottura interna e la nascita di una nuova realtà, me lo faccio andare bene. Non l'ho gradito ma me lo faccio andare bene.
Altra cosa che mi ha lasciata delusa: Emma, che continua ad essere un personaggio inspiegabilmente forte e meraviglioso quando non ha alle spalle nessuna ragione per esserlo (vedi Kit). E' come se la Clare avesse deciso che lei è così, forte, bella, fantastica, senza darle un background che giustificasse determinate abilità. Ad esempio questo feeling che ha con le spade perché non è stato spiegato? Fatico ad accettare che tutto si risolva con la spiegazione della maledizione dei parabatai, almeno Julian aveva una sua storyline, una sua ragione per fare e dire e agire in un certo modo, e dietro di lui non c'erano strani misteri perché ogni cosa si ricollegava ai suoi sentimenti per Emma e per i fratelli. Ma mentre Julian è un personaggio normale, che si trova in situazioni eccezionali e agisce in modo coerente, Emma è vittima del deux ex machina che, per carità, a me va anche bene ma sempre no, sempre non mi piace.
Quindi abbiamo Emma e Julian che stanno ancora gestendo - male - la maledizione dei parabatai, la Cohort che è una specie di setta razzista filo-nazista che mette alla porta chiunque, e la rivoluzione della Corte Unseelie. La parte in faerie mi è piaciuta, avrei preferito meno cavolate cacciate a caso per far vincere i buoni, ma Kieran è un gran bel personaggio che meriterebbe molto più spazio e che ha una sua chiusura, un po' alla Mulino Bianco ma almeno c'è. Per forza di cose mi tocca nominare Christina e Mark, la prima in questo romanzo è inutile, è solo la sottiletta nel panino, mentre Mark è stabile nella mia top 3 dei personaggi più belli della trilogia: è complesso, drammatico, romantico, lui e Kieran sono la mia unica fonte di angst romantico della trilogia e insieme sono struggenti, qui invece sono le due fette del panino. Non aggiungo altro.
Per quanto riguarda gli altri personaggi non ho grosse delusioni da denunciare, si sono comportati come mi aspettavo che facessero, non mi hanno colpita in modo particolare i vari comingout, nel senso che mi sta bene che ci siano ma non mi interessano nella misura in cui non servono al personaggio o alla trama. Poi ognuno la pensa come vuole, ma ad esempio una Diana aveva senso perché il suo personaggio ha una storia dietro, mentre un altro personaggio che non nomino sembra quasi che sia stato forzato, però ovviamente mi tengo il diritto di cambiare idea visto come la Clare ha saputo rendere bellissima la relazione tra Mark e Kieran.
Messa così sembra che ci siano state solo cose che non mi sono piaciute, ma la verità è che nonostante questi elementi di disturbo la storia mi è piaciuta, ho gradito la spiegazione e la risoluzione finale perché non è stata una cavolata ficcata a forza senza senso, e ha dato un senso a tutta la trafila burocratica ed emotivamente prosciugante che Julian ed Emma hanno sopportato. Ho anche apprezzato le apparizioni dei personaggi delle altre trilogie, in particolare Jace che è il mio preferito di sempre, e Magnus che riesce ad essere determinante in qualsiasi romanzo appaia. Non mi è piaciuto l'epilogo, per il semplice fatto che il romanticismo stucchevole e il vissero felici e contenti alla Mulino Bianco secondo me in questo contesto funziona poco, ma ho stretto i denti per le ultime pagine e ora l'ho già rimosso. In generale credo che tutta la situazione Blackthorne sia uscita benissimo, perché le relazioni tra fratelli sono molto ben rappresentate e spesso pure in scene molto brevi portano una grossa carica drammatica alla narrazione. Se penso che c'è Drusilla che combina pochissimo in 3 romanzi e che invece è tenera e speciale nel suo essere ordinaria un po' mi spiace che venga chiusa ancora nella scatola dei bambini, ma la cosa ha senso e contribuisce alle meccaniche interne della famiglia. Poi, per come la vedo io, in 3 romanzi lunghi centinaia di pagine, l'unico personaggio che ne è uscito degno dello sforzo è Julian. Pur essendo un protagonista con una palla al piede enorme (Emma e la sua banalissima storia d'amore), pur patendo l'ombra della molto più intensa storia d'amore proibita tra Jace e Clary, ha saputo ritagliarsi un'identità precisa e a rimanere fedele fino alla fine a quello che era: Julian è un Blackthorne e separarlo dai fratelli sarebbe come far crollare l'intero castello di carta della storia, non lo si può isolare con Emma perché sarebbe la morte totale di tutto, incluso il mio interesse.
Diciamo che come ultimo romanzo della trilogia, lunghezza esagerata a parte, il romanzo a me è piaciuto. Ha difetti, pregi ma soprattutto ha un titolo che non ci azzecca una mazza con il contenuto. Se anche voi come me vi aspettate che Annabel sia la protagonista malvagia assoluta think again perché no, il titolo è un clickbait potente.
Con questo chiudo, ora prima di prendere in mano un altro romanzo della Clare passeranno alcuni mesi, perché ho bisogno di riprendermi dallo sforzo enorme che queste quasi 900 pagine hanno richiesto al mio neurone.

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