Serie Anita 1
Trama
Garzanti pag. 302 | € 16,90 |
Il suono metallico dei tasti risuona stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita dattilografa le storie della rivista Saturnalia: detective dai lunghi cappotti che tra una sparatoria e l'altra hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler che il suo affascinante editore Sebastiano Satta Ascona traduce, le fanno scoprire il potere delle parole. Un potere che va ben oltre la carta. Anita ne rimane affascinata. Proprio lei che non ha mai letto nulla. Ma se Anita si trova ora a lavorare per una rivista di racconti gialli la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che poi alla fine così tanto male non sono. Anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo quando un'anziana donna viene arrestata e tacciata da tutti come pazza perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Eppure quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scovare il bandolo della matassa. Perché una donna può tenere in mano un filo non solo per cucire e rammendare, ma per far sentire la sua voce.
Ma lei, Anita. Lei per che cos'è vissuta fino ad oggi, a parte per essere bella? [...] Che ci fa lei, Anita Bo, sulla crosta terrestre?
Commento
Non so cos'è successo, non so se è stata colpa mia o se l'idillio è morto, o se semplicemente questa è la dimostrazione che un autore non ci deve piacere per forza. L'unica cosa che so è che ho dovuto fare uno sforzo per arrivare al 3 su 5 come voto, perché avrei volentieri dato anche meno.
Partiamo dall'ovvio presupposto che ognuno ha i suoi gusti e la sua sensibilità e che se non piace a me non significa che sia un prodotto orrendo, quindi non voglio dire che questo romanzo fa schifo, che è scritto male e che nessuno dovrebbe leggerlo, dico solo che ci sono stati alcuni aspetti che con me non hanno funzionato e che mi hanno rovinato tutto il resto.
Faccio una piccola panoramica sulla storia. E' il 1935 a Torino, la protagonista è Anita, una giovane che ha appena finito di studiare e che aiuta nella drogheria di famiglia, e la cui unica preoccupazione al mondo è essere carina e fare colpo su Corrado, il giovane che vuole sposare. Anita è bella, vero, ma ha quella personalità pratica e furba di chi vede e capisce tutto, fa finta di avere la testa vuota e nel frattempo svicola le cose che non le vanno bene per ottenere quello che le serve. Quando Corrado le chiede di sposarlo Anita accetta ma ad una condizione, aspettare sei mesi così che possa fare esperienza lavorativa. L'idea, in quegli anni in Italia, che una ragazza preferisca lavorare invece che sposarsi e sfornare figli è una cosa da pazzi. Il lavoro femminile è tollerato ma non benissimo perché l'ideologia fascista che permea la società vuole che le donne facciano figli per la patria, e che si emancipino o che siano indipendenti è un affronto bello e buono.
Anita trova lavoro come dattilografa in una casa editrice che pubblica una rivista di racconti gialli e, anche se come dattilografa è pessima, è bravissima a vendersi e a convincere i due proprietari di essere la candidata perfetta. Uno dei due soci è un personaggio che si vede poco e sta sempre chiuso nel suo ufficio, il classico omino che si ingrazia i poteri pur disprezzandoli, furbetto e innocuo. Il secondo, invece è Sebastiano Satta Ascona, la mente artistica della rivista, che si occupa di tradurre i racconti e che - cosa ancora più importante - è stato insignito da Mussolini dell'onore di scrivere dei racconti gialli con un protagonista e tematiche che inneggiano al regime. Dall'esterno entrambi i personaggi sembrano dei filo fascisti convinti, quindi Anita li appoggia per tenersi il posto, ma man mano che la storia procede gli scoprono i veri altarini. Così si arriva al nucleo della storia, il giallo da risolvere, un cold case che si infiltra nelle maglie dell'esaltazione politica e che arriva ad una soluzione senza scomporre troppo né la storia né i personaggi.
Ora quello che non mi è piaciuto. Tutto il romanzo è un too much, il lavoro di ricerca storica è innegabile ma a tratti è troppo invadente, una ripetizione inutile di cose già dette, o una presenza assurda di intercalari linguistici tipici del periodo che alla lunga a me hanno dato fastidio.
In particolare mi ha dato fastidio l'eccessiva ironia forzata in Anita o attorno ad Anita che la fa sembrare la macchietta di se stessa e, invece di avere il carisma di Vani - ad esempio -, la trasforma in una caricatura perché anche qui il too much è sempre presente. Forse io non ho sensibilità per un'ironia così forzata, non la trovo divertente e la tollero a piccole dosi, e avere un intero romanzo intriso di santa polenta fritta/polenta ai funghi/polenta bianca/polenta gialla come intercalare personalizzato di Anita mi ha veramente stufata. Diciamo che con il contesto storico non si poteva fare molto, a causa degli evidenti limiti socio culturali, però anche abbassare i toni non avrebbe fatto male, ma ovviamente è un punto di vista discutibile e alla fine conta pochissimo.
Quello che dovrebbe essere il siparietto romantico, da qualsiasi prospettiva lo si guardi, è assolutamente trascurabile. Forse volontariamente il romanzo ruota attorno ad Anita e non prende una decisione definitiva: la protagonista non è veramente innamorata, non è veramente presa dalle indagini, non è nemmeno particolarmente immersa nel tessuto sociale, sembra che Anita galleggi sulla sua stessa storia e rimanga indecisa - e un po' anonima - fino alla fine. Non so, personalmente ha dato un po' fastidio questa inconsistenza, magari qualche aspetto più forte e presente sarebbe stato bene, e non parlo di quello romantico perché per me si poteva fare tranquillamente a meno.
Se proprio devo essere onesta ho trovato più interessanti i personaggi secondari: la maestra di dattilografia, l'amica bruttarella, Corrado, la mamma, ce l'ho messa tutta per farmi star simpatica Anita ma non è scattata la scintilla, proprio non ci sono riuscita.
Non ho particolarmente apprezzato l'ambientazione storica. E' un periodo storico difficile ed è assolutamente encomiabile che la Basso lo abbia scelto e che si sia premurata di fare una ricerca storica pazzesca che si nota nei dettagli, ma c'è qualcosa che non mi ha convinta del tutto. Forse anche in questo caso è il modo e l'eccesso di dettagli con quello stile ironico che non mi ha presa veramente. Però essendo un argomento molto complesso il mio giudizio non è nemmeno definitivo, nel senso che non mi dispiace per una volta leggere del fascismo invece che del nazismo, ma tutto il contorno mi aveva già messa sulla difensiva e questo elemento non ha saputo farmi cambiare idea.
Infine lo stile della Basso. La sua originalità è sempre un punto forte dei suoi romanzi, e lo stile così personale è sicuramente ciò che la distingue dalle altre autrici, non cade mai nella trappola del romanticismo stucchevole, ma è caduta nel buco dell'ironia cringy, quella che fa ridere alla prima, sorridere alla seconda e alla terza ha già stufato. Ho erroneamente pensato che il suo stile, perfetto nella serie su Vani, fosse quello giusto anche per una storia completamente diversa e forse non è proprio così, le sbavature lo hanno rovinato.
A questo punto non so se continuerò la serie, conoscendo la consistenza della Basso non mi aspetto che il secondo romanzo sia diverso dal primo e non mi va di infierire se già questo non mi è piaciuto. Mi tengo il dubbio fino a che non lo vedrò in commercio, a quel punto si vedrà.
2 commenti:
Ciao! Ho sentito parlare tanto sia del romanzo che dell'autrice. Personalmente mi incuriosisce, peccato che, a quanto pare, ci siano luci e ombre!
Dipende da cosa cerchi, a me è piaciuta di più l'altra serie, ma sicuramente questa avrà i suoi fan, è una questione di gusto personale come ogni cosa del resto.
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