31 agosto 2020

Valentina D'Urbano
Isola di Neve

Trama
Longanesi
pag. 512 | € 19,90

2004. A ventotto anni, Manuel sente di essere già al capolinea: un errore imperdonabile ha distrutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile. L'unico luogo disposto ad accoglierlo è Novembre, l'isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida - l'isoletta del vecchio carcere abbandonato -, Novembre sembra a Manuel il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull'isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant'anni: la storia di Andreas von Berger - violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida - e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo inestimabile violino. Del destino di Andreas e del suo prezioso e antico strumento si sa pochissimo. L'unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di una donna: Tempesta. 1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull'isola di Novembre, senza alcuna possibilità di fuggire. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l'unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando, un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. Sull'isola non si fa che parlare del nuovo prigioniero, ma la sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata sui cui è proibito attraccare. E proprio lì che sbarca Neve, contravvenendo alle regole, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. E bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell'isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella di Andreas, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei.
Lui l'aveva toccata nella testa, aveva acceso qualcosa, una piccola scia di luce dentro un abisso buio. La prima stella della sera che accendeva pian piano tutte le altre. E le stelle, si sa, guidano le navi e non si spengono. Era un marchio da cui non si poteva tornare indietro.

Commento
Rientro dalle ferie con lei, l'autrice spaccacuore che mi ha fatto malissimo in ogni suo romanzo - ma in questo stranamente un po' meno - perché dovevo abituare il mio cuoricino alla desolazione e alla depressione del post-vacanza. In breve, volevo farmi male, togliermi il sorriso di faccia e il relax dal corpo con uno strappo brutale e relativamente sicuro, per rientrare nel bioritmo mortale del lavoro.
Forse pensavo che un'ambientazione marittima, anche se priva di tutte le amenità e le gioie dell'immaginario collettivo, sarebbe stata un passaggio graduale dall'estate alla normalità cittadina, tutto nella speranza che la D'Urbano avrebbe trasformato un'isola bucolica e selvatica in un vero e proprio isolotto da incubo. Avevo ragione ma non in modo assoluto, perché il mare e l'isola di questo romanzo non portano con sé l'estate e la spensieratezza che tutti gli associano: scordatevi il cornetto Algida, scordatevi una rotonda sul mare, se volete gioire per il caldo e la salsedine rivolgetevi ad altri romanzi, qui c'è spazio solo per chi con il mare ha un rapporto di odio e amore.
Novembre è un'isola al largo della costa laziale e ha una gemella, Santa Brigida. Le due isole si guardano, divise solo da un po' d'acqua, una bella e vitale e l'altra maledetta. Una piena di abitanti, e d'estate di turisti, l'altra con unici abitanti i detenuti del suo carcere di massima sicurezza. Novembre non è un'isola ospitale, non si è evoluta con il passare degli anni e non tenta di offrire ai turisti una faccia diversa dalla sua. Certo, per la stagione estiva si ripulisce e diventa più disponibile e aperta, ma una volta chiusi i battenti torna ad essere ostile, chiusa, selvatica e deserta. Santa Brigida è la gemella oscura di Novembre, è uno scoglio difficile da raggiungere e ha spazio solo per il carcere, ma per qualche motivo esercita un'attrazione morbosa su alcuni abitanti di Novembre.
In particolare è Neve ad entrare nell'orbita di Santa Brigida e lo fa per un ragione precisa: la curiosità. Ultima figlia di una famiglia molto povera, Neve è l'unica a poter aiutare il padre pescatore ed è anche l'unica a farsi rimbalzare di dosso le percosse del padre. Più Neve le prende, più diventa resistente e meno si lascia guidare dalla paura. Così appena scopre che un nuovo detenuto verrà trasferito a Santa Brigida prende la barca del padre e si nasconde dietro gli scogli per spiare la faccia del nuovo arrivato. Il detenuto è Andreas Von Berger, violinista tedesco, e nessuno sa cos'abbia fatto un giovane così bello e intelligente per finire a Santa Brigida. Neve ne rimane affascinata, lo sguardo che hanno incrociato mentre Andreas entrava nel carcere l'ha lasciata con una morbosa curiosità nei suoi confronti e così comincia a frequentare l'isola, passeggia sotto le finestre delle celle facendo finta di nulla finché un giorno lui le rivolge la parola e tra i due inizia una strana relazione.
Il salto temporale ci porta al 2004 quando un giovane atterra a Novembre con l'aliscafo e butta il suo cellulare in mare. E' Manuel, scappato da Roma dopo un evento tragico, culmine di una discesa autodistruttiva che lo ha trasformato in una specie di mostro, di reietto. Manuel scappa perché ha paura di quello che si è lasciato alle spalle e non vuole affrontare le sue colpe, non vuole nemmeno affrontare se stesso. Si chiude nella casa dei suoi nonni, si isola da mondo esterno e lascia che l'alcool lo anestetizzi. Suo malgrado si ritrova a gravitare nell'orbita di Edith, una giovane di Dresda arrivata sull'isola per trovare le ultime tracce di Andreas e del suo famoso violino. Edith è una violinista ed è ossessionata da Andreas, il suo obiettivo non è solo trovare il violino ma qualsiasi cosa lo riguardi, perché a Dresda sembra essere sparito nel nulla, non ci sono più tracce di lui e del suo genio musicale. Manuel e Edith sono opposti, ma nella solitudine dell'isola e con questo mistero da dipanare trovano un punto in comune e terreno fertile sulla quale ripartire e far nascere una nuova relazione.
L'indagine maldestra dei due è parallela allo svolgersi degli eventi nel passato, e da questi due piani temporali emergono due personaggi forti: Manuel e Neve. Come spesso succede con la D'Urbano, non si deve per forza apprezzare i suoi protagonisti o affezionarsi a loro, in genere ho trovato più attraenti i personaggi respingenti perché hanno qualcosa da dire e da dare alla storia. A volte semplicemente non si può evitare di voler bene a quei personaggi spezzati e fragili che la D'Urbano sembra saper creare e tratteggiare così bene. Qui ci sono entrambi. Ho Neve che è spigolosa, selvatica, e che non mi è stata simpatica mai, nonostante abbia simpatizzato con lei. E dall'altra ho Manuel, complicato, pieno di segreti, difficile da gestire, un personaggio che non si vuole aprire a nessuno e che solo alla fine, quando non c'è altra scelta, rivela quello che aveva tenuto nascosto.
Al contrario di quello che si può immaginare, Andreas per me è non ha preso corpo, è stato un fantasma che è diventato reale solo quando arriva il suo brevissimo pov e scopriamo cosa gli è successo, oltre a quello il suo fascino ruota tutto attorno al mistero della sua incarcerazione e su cosa è successo a Roma, ed è comunque visto attraverso gli occhi di Neve.
Nonostante fossi stata pronta con i Kleenex e il Gaviscon, nonostante sapessi che la mazzata sarebbe arrivata - prima o poi - Isola di Neve non è stato un romanzo traumatico come i precedenti di Valentina D'Urbano. Stilisticamente è perfetto, come sempre lo stile dell'autrice ha personalità e struttura e si combina benissimo con la storia e i personaggi. La trama, pur non avendo perforato i miei organi interni, ha qualcosa che la rende inevitabilmente affascinante: forse è l'ambientazione, forse è il mistero che viaggia nel tempo e unisce i personaggi, forse sono tutte queste cose insieme ma alla fine il risultato non cambia, Isola di Neve è un romanzo molto bello che, come i suoi personaggi, deve essere preso in un certo modo perché dia il massimo.
Nonostante non faccia parte di quel gruppo di lettori che ha amato la storia di Isola di Neve ho comunque deciso di dargli un voto alto, non solo perché la D'Urbano è un'autrice fantastica, ma anche perché ho apprezzato le sensazioni contrastanti che ho provato: pur avendo apprezzato Manuel sopra tutto e tutti, le emozioni più forti me le hanno regalate tutti gli aspetti meno amichevoli del romanzo.
Letto in un periodo che non sia quello estivo, il romanzo probabilmente mi avrebbe colpita di più, ma ormai è troppo tardi per i rimpianti e accetto il mio errore, senza rancore di nessun genere

1 commento:

Sara Sara ha detto...

Ciao! Sono una nuova iscritta! :)
E' da tantissimo che devo leggere questo libro! E' l'unico dell'autrice che devo ancora recuperare! :)