15 luglio 2019

Anne Bronte
La Signora di Wildfell Hall

Titolo originale The Tenant of Wildfell Hall

Trama
Neri Pozza
pag. 590 | € 16,00

Chi è l’affascinate signora nerovestita che si è installata nella decrepita, isolata residenza di Wildfell Hall? Quella donna sola, che vive con un bambino e un’anziana domestica, sarà davvero la giovane vedova che dice di essere? Helen Graham è estremamente riservata e il suo passato è avvolto in un fitto mistero. Fa il possibile per ridurre al minimo i contatti con i suoi vicini, a costo di apparire scostante e ombrosa, e trascorre le giornate dipingendo e prendendosi cura – fin troppo amorevolmente, dice qualcuno – del piccolo Arthur. Ma Gilbert Markham, giovane gentiluomo di campagna tutto dedito ai suoi terreni e al corteggiamento di fanciulle tanto graziose quanto superficiali, è subito punto da una viva curiosità per quella donna che lo tratta con insolita freddezza, quasi nutrisse diffidenza e disprezzo nei confronti dell’intero genere maschile. Il comportamento schivo di Helen suscita presto voci e pettegolezzi maligni e lo stesso Gilbert, che pure è riuscito con delicatezza e pazienza a stringere una bella e intensa amicizia con lei, è portato a sospettare. Solo quando la donna gli consegnerà il proprio diario emergeranno i dettagli del disastroso passato che si è lasciata alle spalle.
Questa rosa non è fragrante come un fiore estivo, ma ha resistito a stenti che nessuno di loro avrebbe potuto sopportare: la pioggia fredda dell'inverno è bastata a nutrirla, e il suo debole sole a scaldarla; i venti freddi non l'hanno resa pallida, né le hanno spezzato lo stelo, e il gelo intenso non l'ha appassita. Guarda Gilbert, è ancora fresca e rigogliosa come lo può essere un fiore, ancora con la neve fredda sui petali. La vuoi accettare?

Commento
Devo dire che sto facendo progressi nel mio programma di smaltimento letture. Non ho ancora intaccato in modo sensibile la pila, ma sto togliendo dalla lista titoli che erano fermi da anni e che non mi ero mai decisa a prendere in mano.
Uno di questi mattoncini bloccati a prendere polvere era La Signora di Wildfell Hall, comprato durante uno dei miei raptus da classici e passato prima tra le mani di mia mamma.
Ammetto di non provare una grande passione per i romanzi di Anne, la mia Bronte preferita rimane sempre Charlotte, ma l'edizione Neri Pozza era talmente bella che ho ceduto alla tentazione e ho deciso di dare una seconda possibilità alla sorella meno apprezzata.
Purtroppo il mio voto non è particolarmente alto né entusiasta, e mi sento un po' in colpa ad ammettere che l'esperienza di lettura ha giovato in modo imbarazzante dalla gradevolezza del libro, dalla sua dimensione ridotta, dalla sua morbidezza nell'apertura delle pagine e dalla sensazione ruvida della carta che solo i Neri Pozza sanno dare. Mi vergogno a dirlo, ma probabilmente con un'edizione diversa avrei faticato molto di più a raggiungere la fine del romanzo.
La lettura dell'introduzione è uno step necessario per vedere la storia attraverso un filtro più razionale e moderno, e aiuta a comprendere meglio - o, nel mio caso, accettare - un personaggio femminile che potrebbe risultare indigesto. L'emancipazione femminile in questo romanzo è un macigno che invade la storia con arroganza e aggressività, a volte l'ho trovato fastidioso, a volte necessario, spesso desiderato ed è l'ombra di Helen Graham.
Helen, anche se all'inizio non sembra, è la protagonista assoluta di questo romanzo. Dapprima vista attraverso gli occhi del narratore, poi prende in mano la narrazione attraverso il suo diario per poi restituire le redini a Gilbert.
L'inizio di questa storia mi ha ingannata, simile com'è ai romanzi di Hardy, ma ha contribuito a farmi affezionare al personaggio maschile, un giovane decisamente gradevole e bilanciato che spesso risplende troppo rispetto al suo status sociale. Non che la cosa mi sia sgradita, ma ho trovato un po' strano e forzato che Gilbert, nella sua quotidianità rurale e nel suo mondo microscopico, avesse una ricercatezza di modi quasi nobiliare. Ho fatto in fretta a scansare qualsiasi perplessità e ho lasciato che la mia vena hardiana prendesse il sopravvento.
Gilbert è un piccolo proprietario terriero, lavora i campi e gestisce i contadini e vive con la sorella più giovane e con la madre. Tutto sommato Gilbert è un buon partito per le giovani del paese, è attraente quanto basta, in salute, onesto, lavoratore ed è una persona simpatica e gentile. Pur avendo ottimi rapporti di vicinato, e un interesse amoroso non dichiarato, Gilbert non si lascia accecare dalle dicerie di paese e tende a mettere in dubbio i gossip senza prove certe. Quindi, quando ai margini del paese, in una villa mezza diroccata, si trasferisce una donna con il suo bambino, Gilbert è curioso esattamente come tutti gli altri ma non si cruccia sulle sue origini.
Quando Gilbert incontra Helen la trova subito fredda, antipatica, inutilmente scontrosa e prova in tutti i modi a interagire con lei senza lasciar trapelare il suo fastidio. Con lo scorrere del tempo, spesso i due si incrociano nei campi o per strada e Gilbert dimostra subito una gentilezza nei confronti del suo bambino che fanno ritirare Helen a riccio, a chiudersi nella sua casa e a evitare il vicinato.
Il suo atteggiamento, i suoi modi e i suoi pareri così in disaccordo con quelli delle persone del paese la trasformano in fretta da curiosità a gossip tant'è che voci sulla sua situazione cominciano a circolare fino a diventare vere e proprie calunnie.
Gilbert, che nel frattempo ha sviluppato affetto per la donna, prima decide di combattere i gossip, poi si trova suo malgrado testimone di una situazione facilmente fraintendibile e finisce con il sostenere e accettare ciò che i vicini dicono di Helen.
A questo punto la narrazione passa nelle mani di Helen che, attraverso il suo diario, svela il suo passato al lettore e a Gilbert e chiarisce qualsiasi dubbio o sospetto. La sua storia è quella che si potrebbe immaginare, all'inizio. Una giovane donna viene corteggiata, si innamora e cede alle lusinghe sposando un uomo in generale considerato un buon partito nonostante alcuni comportamenti eccessivi. Helen, cresciuta dagli zii secondo una rigida morale, si vanta di disprezzare l'immoralità e la corruzione dell'animo e di saper riconoscere i vizi nelle persone forte della fede in Dio. Helen è giovane, è ingenua, è un po' arrogante, e credi poter raddrizzare i vizi del marito. L'uomo, però, è molto più furbo di lei e dopo il matrimonio scatena la sua licenziosità giocando al tira e molla emotivo con la giovane moglie. Per Helen iniziano anni di vera e propria umiliazione: festini alcolici, amanti, crudeltà e corruzione, se non nel corpo sicuramente nell'anima. L'emancipazione di Helen arriva quando capisce che il piccolo figlio rischia concretamente di essere traviato e rovinato dalla presenza del padre, che lo usa come strumento di vendetta contro Helen che - a sua volta - pianifica una fuga per ben due volte. Quando alla fine riesce ad andarsene, con l'aiuto del fratello che vive nel paesello di Gilbert, Helen diventa un fantasma, una donna senza nome, senza passato e senza famiglia e la sua ossessione di proteggersi dal marito le impedisce di accettare una vita confortevole allietata da amici e famiglia.
Alla fine del diario, Gilbert capisce che il suo errore potrebbe costargli il fragile legame affettivo creatosi con Helen così, con l'aiuto del fratello, rimane in contatto con lei pur sopportando la lontananza e l'incertezza per il loro futuro.
Come si può supporre, il lieto fine arriva dopo altri problemi e spesso rischia di non arrivare a causa del solito non dire: Gilbert, ora che Helen è vedova e ricca, sente di non potersi avvicinare a lei a causa della sua condizione sociale, mentre Helen sta aspettando che sia lui a fare la prima mossa, nonostante non abbia mai nemmeno scritto due parole su di lui. Insomma, è un finale che si poteva benissimo chiudere con una bella dose di buon senso ma il romanticismo ha deciso di fare una capatina per dare un tono alla loro relazione.
Questo romanzo mi ha lasciata fredda e non è il primo che leggo di Anne Bronte e, ancora una volta, la lettura non è stata delle più appassionate. Non che questo sia un brutto romanzo, o una brutta storia con brutti personaggi, perché ovviamente la qualità narrativa e stilistica sono al di sopra di qualsiasi critica, però trovo che l'argomento - che è troppo moderno, forse, per il suo periodo storico - non ha trovato una trama alla sua altezza. Non è abbastanza, per me. Non è abbastanza coraggioso, o forte, o scandaloso e magari rispecchia la natura del carattere di Anne, ma la mia impressione è che manchi qualcosa. Forse sono troppo affezionata a stili iconici come quello di Charlotte o di Hardy e Anne non riesce a superarli, in ogni caso rimango della mia idea e, anche se piacevole, La Signora di Wildfell Hall non è un romanzo che ha lasciato il segno.

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