30 luglio 2018

Charlotte Bronte
Il Professore

Titolo originale The Professor

Trama

Fazi Editore
pag. 304 | € 18,00
Il professore è il primo romanzo scritto da Charlotte Brontë. Inizialmente rifiutato dagli editori perché giudicato troppo realistico, fu pubblicato solo nel 1857, due anni dopo la morte dell’autrice.
Il protagonista è William Crimsworth, primo e unico narratore maschile da lei utilizzato, il quale racconta in prima persona la sua storia: uomo sensibile e colto, fugge da un lavoro pesante e competitivo nella zona industriale dello Yorkshire e si trasferisce in Belgio per insegnare presso un istituto femminile. Qui conosce Frances Henri, studentessa indigente e particolarmente dotata della quale poco alla volta si innamora, corrisposto. Ma la coppia non avrà vita facile: saranno infatti molte le avversità che i due dovranno affrontare – a cominciare dall’aperta ostilità dell’astuta direttrice della scuola – prima di riuscire a coronare il loro amore.
[...[ ha visto solo il frontespizio del libro della mia felicità: non conosce il racconto che contiene, non può comprendere l'interesse e la dolce varietà e la forza trascinante della storia.
Commento
A tutti quelli che pensano che la vita vera, normale, banale, quotidiana, non sia argomento per i romanzi, che non sia emozionante, appassionante, coinvolgente, Charlotte sbatte in faccia Il Professore. Giudicato troppo realistico e, quindi, poco attraente agli occhi dei lettori, questo romanzo è in realtà un inno alla gente comune e dimostra come anche una vita vissuta senza grandi avvenimenti possa diventare un'avventura se raccontata nel modo corretto.
Ora, dovete sapere che per quanto riguarda i classici sono un'accumulatrice seriale. Soprattutto se in copertina ci sono determinati nomi, compro e infilo a scaffale con la convinzione che un giorno - chissà quando - passerò mesi a leggere tutti i miei classici uno dietro l'altro. Ovviamente questo giorno ancora non è arrivato e mi limito a centellinare i libri con un ritmo da bradipo del quale mi vergogno un po'.
Ho preso in mano Il Professore con la motivazione più squallida in assoluto quando si parla di classici: è corto. Lo so, è un segno di estrema povertà di intelletto, ne sono consapevole, così come so per esperienza che un classico corto non è necessariamente più veloce o facile da leggere.
Questa volta, però, ho avuto fortuna perché il romanzo è veramente veloce, sempre se lo stile stringato e razionale della Bronte sia di proprio gradimento.
Personalmente ho trovato questo cambio di stile meraviglioso. L'essenzialità della costruzione narrativa, la scelta di ridurre al minimo i fronzoli e di eliminare completamente gli abbellimenti lessicali ha lasciato l'essenziale, e questo essenziale è una storia semplice ma appassionante, razionale, a tratti brutale nella sua onestà, che esalta un personaggio e lo innalza ad eroe nonostante le vicende narrate siano tutto tranne che eroiche. Naturalmente è una questione di punti di vista, perché per me questo romanzo è stato la dimostrazione che il contenuto si piega alla bravura dell'autore.
Protagonista unico del romanzo è William Crimsworth, un giovane orfano di famiglia nobile ma decaduta. Uscito da Eton, William è deciso a tranciare di netto i legami con il resto dei parenti materni, persone snob ed estremamente critiche che lo hanno mantenuto facendoglielo sempre pesare. Abituato a fare affidamento sulla propria capacità di conservazione, William può contare su un piccolo gruzzolo di denaro che è riuscito a mettere da parte dai finanziamenti della famiglia, affrancandosi da ogni debito morale e rendendo possibile la scelta di prendere una strada diversa.
Unico parente stretto ancora in vita è il fratello di William, un uomo di successo nel campo industriale, che gli permette di presentarsi a casa sua e di prenderlo in considerazione per un posto nella sua azienda. A William serve poco tempo in presenza del fratello per inquadrarlo, per identificarne i difetti e i tratti distintivi, e capisce subito che per apprezzare o accontentarsi della situazione deve fare violenza sulla sua natura. Il lavoro offerto dal fratello è noioso, sottopagato e non stimola la sua mente, nemmeno la campagna inglese riesce a togliere il fumo dell'industria dai suoi pensieri.
Quando William arriva alla decisione di lasciarsi alle spalle anche il fratello, lo fa senza mezzi termini dando libero sfogo alle sue frustrazioni e liberando settimane di sopportazione e di mediocrità. E' a questo punto che il lettore capisce di che pasta è fatto William, della sua forza di carattere, della potenza della sua integrità e della costante ricerca di migliorarsi. William non si adagia, non scarica le colpe, non si accontenta e lo fa con decisione e con una chiarezza di pensiero e di linguaggio che caratterizzeranno il romanzo fino alla fine.
Grazie all'intervento di un distinto ma deliziosamente acido signore incontrato tramite il fratello, William ottiene una lettera di referenze e un consiglio: lasciare Londra e trovare la sua strada a Bruxelles. Sull'onda del litigio con il fratello, William non ci pensa due volte e lascia l'Inghilterra con il suo carico di ottimismo. Grazie al suo entusiasmo, alla sua voglia di fare e alla sua aperta professionalità, il protagonista trova lavoro in una scuola come professore di inglese.
Appena il suo nuovo ruolo si stabilizza l'attenzione di William riesce finalmente a virare, per pochi istanti, verso interessi diversi rispetto alla routine scolastica. Sempre proiettato verso il di più, William accetta un secondo lavoro come insegnante, questa volta nella scuola femminile che si trova proprio in fianco alla sua. Nella sua decisione, oltre alla rendita, gioca un ruolo determinante la direttrice, una donna abbastanza intelligente da sapersi rendere interessante agli occhi di una persona come il protagonista. In fretta l'interesse di William verso questa donna, all'inizio puramente accademico, poi umano e per brevissimo tempo amoroso, viene stroncato e il professore rifila un atteggiamento gelido, sprezzante ed estremamente dignitoso alla subdola donna.
Nel minuscolo spazio libero da intrighi e fastidi, si infila l'ombra di una giovane di aspetto pulito, proporzionato, modesto, una delle insegnati della scuola che brama la conoscenza della lingua per poter poi vivere e lavorare in Inghilterra. William all'inizio non nutre particolare interesse per Frances, è troppo integerrimo e onesto per cadere nel tranello della lussuria, ma poco alla volta le regala sempre più attenzione - brusca, fredda, secca - perché Frances migliora a vista d'occhio non solo nella padronanza della lingua ma soprattutto nella scioltezza con la quale dimostra intelligenza, curiosità, fantasia unite in un carattere modesto e operoso. Agli occhi di William Frances è un esempio assoluto di virtù, è un essere umano che risponde ai suoi desideri e rispecchia il suo stesso carattere, è - in breve - la compagna perfetta per lui. L'interesse di William è chiaramente ricambiato, ma purtroppo ostacolato dalle macchinazioni meschine della direttrice, che gode nel riuscire a dividerli e a porre un ostacolo nel loro ricongiungimento.
Il lettore ormai ha imparato a conoscere William e sa bene che la civetteria ignorante di una donna non ha potere contro la sua forza di volontà. Passano settimane in cui William la cerca, settimane in cui medita e progetta di diventare un partito perfetto, un compagno degno, un marito che la possa proteggere, mantenere e sostenere. Quando i due si ritrovano è il coronamento di una storia d'amore atipica, e il superamento - letterale - delle avversità che si incontrano in una vita comune.
Quella che dovrebbe essere la parte dedicata alla quotidianità di coppia è quella, per me, meno interessante. E' una grande soddisfazione vedere come la resistenza di William abbia portato al successo sentimentale e professionale, ma è nelle sue difficoltà che lo stile secco, preciso, e un po' cinico della Bronte scatena la sua potenza. Il momento romantico non raggiunge la stessa appassionante intensità del resto del romanzo, e mantiene comunque un piglio rigido e freddino che smorza ogni strana palpitazione. Naturalmente le fila della storia e dei personaggi secondari trovano una risoluzione più che soddisfacente e riescono persino a commuovere nonostante l'autrice non si lasci andare a morbide descrizioni.
Per me questo romanzo è bello, bello sia per contenuto che per forma, ed è una lettura che si divora veramente in poco tempo e riesce a toccare il cuore del lettore attraverso - e grazie a - William, un protagonista che rappresenta una categoria di esseri umani fin troppo ignorati dalla letteratura che la Bronte ha saputo far emergere dalle pagine in maniera precisa e vivida.

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