20 gennaio 2012

Sylvia Z. Summers
Di tenebra e d'amore

Trama 
Londra, 1896
Se non è facile adattarsi alle usanze di un paese straniero, lo è ancor meno quando si è dovuto rinunciare a una promettente carriera artistica. È ciò che succede a Odyle Chagny, costretta a lasciare la Francia e ad accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran. Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell'ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti. Che dire, per esempio, di Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto? O dell'avvenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un'esistenza triste e solitaria? Generosa e perspicace, Odyle si ritrova così in una scomoda posizione, scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita. 

Commento


Ebbene, lo ammetto. La Summers è stata il mio primo tentativo di romance nostrano. Un pò me ne vergogno, ma non ci posso fare niente se mi viene un blocco appena scopro che un libro è scritto da un/una italiano/a. 
Però, questa volta, mi sono impegnata. Fortificata dalla dedica che Sylvia mi ha fatto alla Vie en rose del 2009 e dal fatto che ho vinto il libro, mi sono cimentata in questa lettura. 
I cuoricini sono 3, ma il così così non è il mio giudizio. Diciamo che mi è piaciuto, che è carino e che è una validissima prima opera. Diciamo che non è il solito romance tutto banalità, che l'italiano è l'italiano vero (e giuro che mentre leggevo ci pensavo: 'non c'è traduzione, questa è la versione originale'), e che pur non brillando come una supernova fa la sua luce. 
Quindi si, mi è piaciuto, anche se non è un romanzo nelle mie corde. Tanto per cominciare l'ho trovato troppo denso per essere un romanzo d'amore: troppi personaggi che agiscono contemporaneamente in poco spazio. Si ha un senso di sovraffollamento, che a volte da movimento alla scena (tipo quella del finto incendio, molto carina), ma che più spesso sembra togliere respiro alla storia d'amore. 
La protagonista, Odyle, è un personaggio carino, non troppo piatto e tutto pizzi e svolazzi, ma per fortuna mia non è nemmeno una virago noiosa e antipatica; sta nel mezzo senza strafare. 
L'eroe, Tristan, è invece un eroe beta. A me piacciono gli Alfa, è risaputo, per cui non ho sviluppato un grande amore per Tristan, ma il suo essere così fuori dagli standard me lo ha reso simpatico. Ho apprezzato anche il fatto che il tipico cattivo sia presente senza soffocare, dando quel pizzico di pericolo senza rendere il tutto un pseudo thriller in gonnella. 
Come primo tentativo, non mi ha traumatizzata. Anzi, sono abbastanza curiosa di leggere il secondo romanzo; cosa che farò magari fra un po'. ^_^

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