20 ottobre 2023

Madeline Miller
Circe

Trama
Feltrinelli | pag. 416 | € 13,00
Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.
Ma in un'esistenza solitaria, sono rari i momenti in cui un'altra anima si fonde con la tua, così come le stelle sfiorano la terra una volta l'anno. 
Commento
Abbondantemente spinto e super osannato, Circe è il secondo romanzo della Miller che leggo (il primo fu Achille) e mi ritrovo ancora una volta ad apprezzarne lo stile e la ricercatezza, ma a non essere coinvolta dalla storia.
La storia di Circe parte dalla sua nascita e prosegue con una fedeltà quasi non necessaria in ogni singolo avvenimento degno di nota della sua vita, portandoci fino ad una chiusura lieve in dissolvenza. 
Non sono una grande esperta di storia dei miti greci, ne ho studiati un po' anni fa e mi ero un po' intrippata sull'argomento ma poi, una volta entrata veramente nel dettaglio, a leggere di tutti questi incroci, incesti, casini, mi è passata la magia e ho chiuso. Circe non è mai stata captata dal mio radar se non quando ho dovuto leggere l'Odissea per scuola e, anche in quel caso, mi ha lasciata talmente indifferente che mi sono chiesta se ci fosse storia sufficiente per scriverci sopra un romanzo. Insomma, ingenua io perché i miti greci hanno gossip per scriverci sopra un'intera biblioteca.
Venendo alla storia. Circe è un personaggio che possiamo inserire nella categoria povera reietta ma tanto forte e potente, un po' come le eroine di YA che sono bruttarelle e sfigate e poi si scoprono le elette e portatrici di potenza. Per carità, non dubito in alcun modo della veridicità delle fonti, anche se questo è chiaramente romanzato, la mia impressione però è stata questa.
Circe, la figlia brutta e sfigata senza poteri, quella che nessuno ama e che tutti prendono di mira, quella che non riesce e trovare un posto, un ruolo, un motivo e che, appena alza la testa, finisce per essere esiliata su uno sputo di roccia a fare pozioni e dove subisce passivamente il via vai di déi, semidéi, umani e chissà che altro, finché un giorno, millemila anni dopo, decide che ne ha le palle piene e se ne va per i fatti suoi a vivere la sua vita con il fidanzato. The end.
Per carità, la storia ha un buon livello di angst (non al mio livello di gradimento, però) ed è estremamente accurato e dettagliato, scritto benissimo, ma è povero nella storia. Pur avendo una carrellata di personaggi mitici, pur navigando a lato di eventi che sono classici dei miti greci, è come se si stesse sempre nelle retrovie. C'è una passività nella storia di Circe che non mi ha soddisfatta, è un personaggio a tratti affascinante, ma in generale mi lascia il retrogusto di una che vuole essere umana perché gli déi l'hanno esclusa dal cerchio magico, altrimenti sai che salti di gioia.
Dal punto di vista stilistico non ho nessuna critica da muovere, la Miller è molto brava e scrive molto bene e ci vuole talento per farti leggere scene sul nulla che si ripetono e farti finire un romanzo con il quale non sei entrata in sintonia.
Voto finale tre perché 411 pagine sono forse troppo per quello che viene detto, spesso mi sono ritrovata a calcolare quante pagine mi mancavano e quanto ancora di vuoto ci sarebbe stato da leggere. Questo però non mi frenerà dal leggere altri romanzi della Miller perché sicuramente è solo un problema di sintonia con la storia e non di apprezzamento per il grosso lavoro che c'è dietro.
Nota di merito per l'edizione economica Feltrinelli perché è piccola, morbida, floppy e goduriosa, in più avendola presa in biblioteca è bella vissuta e quindi ancora più bella da stropicciare.

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