9 gennaio 2023

Donna Tartt
Dio di illusioni

Titolo originale The Secret History

Trama
BUR | pag. 622 | € 15,00
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall’università e solamente a una cerchia ristretta di studenti. Un’élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni Novanta.
Ci piace pensare che abbia un certo valore, la vecchia banalità amor vincit omnia. Ma se ho imparato una cosa, nella mia breve triste vita, è che quella banalità è una bugia: l'amore non vince nulla, e chi lo pensa è uno sciocco.
Commento
Battezzo il 2023 con una recensione per uno degli ultimi romanzi che ho letto nel 2022, tra l'altro un titolone che è andato virale thanks to TikTok.
Io non seguo TikTok e non ne conosco i trend, ma Dio di Illusioni da un po' era tra i romanzi instagrammabili che hanno invaso il mio feed IG, come a dire tutti lo fotografano, tutti lo leggono, deve entrare nella tua TBR!
Per una volta mi sono lasciata influenzare, tanto a prenderlo in biblioteca ci ho messo meno di 1 settimana, poi a leggerlo è stata tutta un'altra storia perché questo romanzo ha ben oltre 600 pagine quindi non è proprio una lettura che prendi in mano alla leggera.
Una volta deciso che lo avrei iniziato (le scadenze dei prestiti aiutano molto, in questi casi), mi sono resa conto che non solo stavo cedendo al trend TikTok ma che stavo anche puciando il piedino nel buco nero della categoria che è diventata così trendy nel 2022, la Dark Academia.
Ora, io intravedo il fascino di questa categoria, capisco perché tutti ci sbavano dietro, ma onestamente penso anche che sia come scoprire l'acqua calda, del resto questo romanzo ha i suoi begli anni sulle spalle e non è certo uscito insieme al trend.
Anyway, tornando al romanzo. Devo dire che, nonostante il gran parlare e la mia ritrosia ad apprezzare ciò che viene osannato dalla massa, mi è piaciuto.
Dio di Illusioni è un romanzo un po' strano, nel senso che il suo voto alto è tutto grazie allo stile della narrazione e non molto alla trama. L'esperienza della lettura è stata molto piacevole, le 600 pagine non mi sono mai pesate e ho letto il romanzo relativamente in fretta, quello che non mi è piaciuto molto è stata la povertà della trama, nel senso che succede molto poco e la storia si stiracchia prima e dopo l'evento centrale della storia. A me piacciono le storie che sviscerano, ma fino ad un certo punto.
Protagonisti di questo romanzo sono un gruppo di studenti universitari, una piccola elite che si dedica allo studio esclusivo del greco e della cultura classica, con un unico docente che li ha scelti come eletti tra la massa. L'unico outsider del gruppo è anche la voce narrante, Richard, un ragazzo che finge spudoratamente un background familiare falso per conformarsi agli altri studenti del corso.
Richard, che è praticamente solo al mondo e senza soldi, già fortunato ad essersi iscritto all'università, decide di buttare all'aria il piano di studi sicuro che si era programmato e tentare di entrare in questo circolo di eletti, per il puro gusto - probabilmente - di far parte di un gruppo esclusivo per la prima volta in vita sua. Il meccanismo di ammissione al corso è assurdo, il professore Julian decide chi ammettere un po' sulla simpatia e sul numero ristrettissimo: avendo già i suoi studenti, non vuole accettarne altri, ma Richard insiste e infine trova il modo di entrare nel corso di greco. Gli altri studenti sono soggetti quanto mai bizzarri, estrosi, particolari, diversissimi dagli altri studenti e per questo formano un gruppo impenetrabile dall'esterno. Il capo, se così vogliamo chiamarlo, è Henry, il cocco di Julian e anche quello ritenuto da tutti il più colto e saggio del gruppo, poi ci sono i gemelli Charles e Camilla, forse i più estroversi e gentili del gruppo, Francis, un dandy snob e nervoso e infine Edmund, il più rozzo e chiassoso del gruppo. 
C'è un evento catalizzatore che, ovviamente, non dirò, basti solo sapere che è un punto di svolta per tutti i personaggi, una sorta di da qui non si torna indietro.
Mi viene difficile commentare la storia senza entrare nel dettaglio, posso dire però che il romanzo racconta gli eventi così come Richard li ha vissuti e ci permette di conoscere un prima e un dopo, e di vedere i personaggi attraverso due lenti diverse: quella della normalità e quella della colpa.
Personalmente, tra tutti i personaggi salvo solo Richard e Francis, tutti gli altri hanno un lato oscuro che li rende assolutamente negativi. Di Henry, ad esempio, ho detestato il suo essere completamente distaccato dalla realtà, vive in un mondo ideale costruito dal suo mentore dove le azioni seguono degli istinti che nel mondo reale non devono e non possono esistere. Henry è la mente dietro tutti gli eventi più importanti della storia, se vogliamo è anche il personaggio con più sfaccettature, più complesso e strano, ma è anche quello più facile da detestare fin dal primo momento. I gemelli all'inizio mi hanno lasciata un po' indifferente, ma solo alla fine lasciano scappare il loro marciume e poi non si possono più salvare, Francis ha molte colpe, molte debolezze, ma è uno dei pochi che mantiene i piedi per terra (o almeno ci prova) e in un certo senso riesce a riscattarsi agli occhi del lettore; Edmund, invece, per quanto sia la vittima della storia è il personaggio più apertamente sgradevole e non si riesce mai a provare pena per lui, certo è una vittima e certo gli altri sono carnefici, ma è comunque un essere umano orrendo; Richard è l'unico che rimane ancorato alla realtà, l'unico che riesce a vedere difetti e debolezze dei suoi amici e, anche se rimane dalla loro parte e anche se è colpevole allo stesso modo, si pone dubbi e domande e vive l'angoscia degli eventi quasi come una persona normale.
Insomma, nessuno si salva da questo buco nero di devianze e crimini, ma è anche il bello del romanzo. Il fatto che praticamente tutti i personaggi siano in qualche modo negativi rende la storia più interessante, e la lettura prosegue proprio perché si innesca una morbosa attrazione verso azioni e pensieri, verso quelle sfumature che determinano lo svolgere degli eventi.
Dal punto di vista della costruzione narrativa questo è un signor romanzo, ha una struttura solida, è ben sviluppato e ha il pregio di prendersi il suo tempo per puntare luce nelle pieghe più oscure della storia. Come ho già detto, tutte queste pagine e tutto questo dettaglio spesso mi hanno creato l'aspettativa di avere qualcosa di più, che la storia non si fermasse a quel punto o che non ci fosse un'unica svolta importante nella trama. Diciamo che, essendo io una profana, non ho il diritto di criticare le scelte di un'autrice come la Tartt, quindi prendo per perfetto quello che ha scritto e tanti saluti.
La questione è un'altra, nonostante il trend, nonostante la narrazione, il romanzo mi è piaciuto? La mia risposta è sì, perché togliendo il polverone che si è creato attorno rimane pur sempre un ottimo romanzo, ma va letto proprio non tenendo conto dell'hype e dell'etichetta che gli hanno appioppato, perché non se lo merita e non è mai saggio crearsi castelli in aria.

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