Trama
Bao Publishing pag. 140 | € 18,00 |
«Mi chiamo Omar e, come avrete capito, sono morto. Adesso però questo nome non mi appartiene più veramente. Sono il riflesso di Omar. Per cui, potete chiamarmi Ramo.»
Commento
In un momento in cui stanno tutti a parlare di Zerocalcare io mi oriento verso altri titoli di Bao, piccoli volumi che spiccano sul tavolo della biblioteca come palloncini colorati con copertine colorate, pucciose, carine. Insomma, mi faccio fregare dalla prima impressione e tiro su di tutto perché ne sono attirata. Mi piacciono le cose belle e ancora di più i libri belli ma l'esperienza delle graphic novel fino ad ora non mi aveva catturata. Ramo è una parentesi triste ma dolce, una di quelle storie che leggi la sera e che ti accompagnano verso il sonno con i suoi disegni tondi e morbidi, i colori tenui e gradevoli e una storia che vuole parlare al tuo cuore e non al tuo cervello.
La storia è quella di Omar, un fantasma che è rimasto ancorato alla Terra perché probabilmente ha un ultimo compito da svolgere: far tornare a sorridere la ragazza che ora soffre per causa sua. Omar è un pianista, lavora in un locale dove spesso una ragazza carina e gentile si siede allo stesso tavolo. Omar si invaghisce della ragazza, ma aimé è già fidanzata. Purtroppo un incidente porta la ragazza a sprofondare in una tristezza quasi senza uscita, mentre il fantasma di Omar, ora Ramo, fluttua al suo fianco tentando di tirarla fuori da quella oscurità. Le tavole svelano poco alla volta cos'è successo, chiarisce in modo molto esplicito ma anche toccante la sensibilità di una persona che non sopporta una realtà e un senso di colpa opprimenti. Lo spostamento finale che mette in luce delle verità brutte e sgradevoli ruota la storia finché anche il suo lato oscuro viene messo in luce. Ramo lascia un livido quasi invisibile, perché non vuole farti male, vuole solo raccontare una storia che è triste ma che ti fa anche sorridere. C'è un gatto, come se non bastasse, e già alla dedica iniziale io ho pianto.
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