21 febbraio 2022

J.R. Ward
The Wolf

Serie Black Dagger Brotherhood: Prison Camp 2

Trama
In the next installment of bestselling author J.R. Ward’s Prison Camp series, things get steamy when Lucan, a wolven forced into bartering drug deals for the infamous Prison Colony, meets Rio, the second in command for the shadowy Caldwell supplier, Mozart. After a deal goes awry, a wolf with piercing golden eyes swoops in to save her from certain death. As shocking truths unfurl, Rio is uncertain of who to trust and what to believe — but with her life on the line, true love rears its head and growls in the face of danger.
"I'm dead, technically. I have no existence in Caldweel." "A ghost?" "That's right, I'm a ghost." She smiled and pointed to him. "You're a wolven and a vampire. And I'm a ghost. It's true love."

Commento
The Wolf è il primo romanzo del 2022 ed è anche un tre scarso, cosa che mi ferisce nel cuoricino più di quanto possa esprimere. C'è da dire che anche il primo titolo di questa serie spin-off non mi aveva esaltata e, tra i due, questo sicuramente è più godibile dell'altro. Ma se sono arrivata a dover scegliere il male minore da premiare con un voto tiepido mi sembra chiaro che, per me, qualcosa di questo format non gira nel modo giusto.
La storia ruota attorno a Lucan, il wolven del quartetto magico di prigionieri, quello con la bestia dentro che al solo nominare suscitava in me grandissime aspettative. Lucan qui viene gestito un po' come un extra che non sta né da una parte né dall'altra: è ancora un prigioniero, ma può uscire dalla nuova sede, e ha il compito di stringere accordi nel mercato dello spaccio. Non ho ben capito che tipo di leva ci sia che tiene Lucan ancora legato a quel luogo (forse se n'è fatto cenno ma io l'ho dimenticato), ma la sostanza è che Lucan non è così facile da controllare e da comandare, tanto che deve rendere conto poco e in modo un po' arrabattato. Mentre si reca ad un appuntamento incontra Rio, una poliziotta sotto copertura che deve cercare di arrivare alle teste del sistema per far crollare la baracca e, così, rivendicare la morte del fratello per overdose. Essendo questa un'ambientazione brutale, sia per uno che per l'altra, era inevitabile che entrambi i personaggi fossero fatti usando uno stampino preciso. Mentre Lucan esce da una variazione sul tema BDB, Rio è molto simile a Sola Morte, quindi ad una eroina spaccaculi indipendente faccio tutto io salvo il mondo ma sono anche fragile perché ti amo ecc. ecc., il genere che a me non fa impazzire. Rio - e sorvolo sul nome - è un personaggio che funziona nel suo piccolo, ma quando si attivano le scene solite d'amore e di bonding diventa una macchietta e non resiste alla forzatura, non ne esce bene, ne esce sformata, un po' caricaturale, si appiattisce per rispettare uno schema che la Ward ripropone perché è alla base delle relazioni nel mondo BDB: il bonding che arriva in due minuti, lei che è umana ma accetta tutto di buon grado, il finale lievemente smielato che lascia un retrogusto stucchevole, e poi nel mezzo ci sono parti che si ripetono e una trama che pare stagnare in un punto per rimarcare questo bonding e questa relazione che nasce da circostanze di convivenza in una situazione di pericolo costante.
Al di là di tutto questo, che è comunque vittima dei gusti personali, mi aspettavo che il fattore wolven, che esce all'inizio, fosse decisamente più presente più visibile, se vogliamo, e non solo un qualcosa che vive sottopelle la cui esistenza si limita ad un paio di comparsate e nulla più. Se tiri in ballo i lupi, per favore fallo sul serio, non darmi un assaggino di un piatto completo, perché il risultato è che quello che pensavi di leggere non c'è e probabilmente non lo avrai mai, perché al momento Lucan è l'unico wolven mezzo vampiro - escludo l'altro soggetto, di quell'altro romanzo che non mi è piaciuto.
Anche la storia d'amore non ha fatto presa, ok che si sa subito quali sono i due soggetti e si immagina cosa succederà, ma mi è mancato il pizzico di brivido, quel qualcosa che la Ward riesce a tirare fuori solo con i Brothers e che al momento rimane esclusiva loro.
Il romanzo si salva perché c'è V e ce n'è tanto, ed è sempre un vero piacere e un vero tormento sapere che c'è questo personaggio che a volte decide di prendere possesso della narrazione, tirare fuori parti molto intime e poi ritorna nell'ombra e ci lascia nella mediocrità. V è quel pizzico in più, è quel qualcosa che sai, appena entra in scena, porterà parti degne di essere lette.
Anche il fatto che il poliziotto partner di Butch si prenda dignitosamente il suo spazio, nello sviluppo della trama sul versante polizia/umani, ha dato qualcosa in più alla storia, le ha dato un respiro maggiore fuori dalle quattro mura della Prison e della stanzetta dove si consuma l'amore.
Devo menzionare i restanti due personaggi (o forse tre) della combriccola che sicuramente avranno il loro romanzo, entrambi gustosi ma Apex più di tutti perché mi ricorda un po' Z e magari, dico magari, la Ward con lui farà un lavoro migliore di questo.
Ora non ho altro da aggiungere, se non infermiera di latex!

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