27 settembre 2021

Elizabeth Gaskell
Storie di bimbe, di donne, di streghe

Trama
Giunti Editore
pag. 320 | € 7,90
Cinque bellissimi racconti al confine tra l'invenzione letteraria e la narrazione storica, in cui le donne si presentano come figure esemplari di alcuni momenti nella storia inglese dei secoli passati. Donne che per la loro volontà indomabile, per il loro rigore senza compromessi e per le loro passioni eccessive assumono agli occhi della comunità i tratti inquietanti della "strega". Depositarie silenziose di passioni represse, di enigmi indecifrabili per i testimoni-narratori delle loro vicende, restano personaggi indimenticabili anche per i lettori di oggi.
E cos'era la pietà umana in quel tempo di panico? Lois sapeva che non era nulla; l'istinto, più che la ragione, le diceva che il panico richiama la codardia; la codardia, la crudeltà. 


Commento
Sulla scia di Ethan Frome mi sono fatta prendere dal ritmo dello smaltimento e ho pescato dalla mia tbr polverosa uno tra i volumetti più antichi e dimenticati della mia libreria. Ormai un pezzo da mercatino dell'usato, questo piccolo volume di racconti della Gaskell ha come unico soggetto le donne, giovani, vecchie, belle, brutte, buone o cattive, e ha l'obiettivo di portare alla luce storie di donne che hanno vissuto vite con un unico denominatore: la sfortuna.
Ah, la sfortuna che perseguita i protagonisti di questi racconti e la mia capacità di fiutare la narrativa della sfiga, elegante e meravigliosa ma pur sempre un mai una gioia continua.
Non so se è stata la quantità esagerata di personaggi sventurati, o se forse proprio questi racconti della Gaskell non erano nelle mie corde, l'esito della lettura non è dei più positivi. Ovviamente ogni critica lascia un po' il tempo che trova, con i classici tutto si riduce a quanto la storia ti piace, a quanto entri in sintonia con quei personaggi e con il mood del racconto. Sullo stile penso sia impossibile trovare difetti, la narrativa del tardo '800 può essere pesantona ma quasi mai ha dei difetti oggettivi insormontabili. Autori e autrici come la Gaskell magari toppano sui contenuti e sull'idea (North & South è il suo caso eclatante), ma mai sullo stile.
Nonostante sia piccolino e compatto, il volume conta ben oltre 300 pagine e racchiude dei racconti anche lunghi che sono stati poi pubblicati singolarmente. Tra tutti, il mio preferito e, forse, l'unico che mi sento di consigliare, è Lois la strega. Gli altri, non è necessario dirlo, credo, non sono brutti di per sé ma a volte hanno delle trame un po' povere che si risolvono in un finale molto sotto tono.
Lois apre la raccolta con il botto, accompagniamo la giovanissima Lois, rimasta orfana, che viene spedita dai parenti in America dalle campagne bucoliche dell'Inghilterra. Appena scesa dalla nave dopo la lunga traversata oceanica, la povera ragazza viene accompagnata dal capitano a Salem, dove lo zio risiede insieme alla sua famiglia. Le speranze della ragazza di trovare un membro della famiglia che l'accolga e lenisca il dolore della perdita dei genitori vengono distrutte appena mette piede a Salem. L'accoglienza è inesistente, la freddezza, il sospetto, e enormi divergenze di credo religioso pongono Lois nella difficile posizione di chi deve accettare un trattamento meno che civile poiché l'alternativa è vivere in mezzo alla strada. A favore di Lois gioca la sua personalità gentile, la sua mente pura e la capacità di adattarsi e accettare con gratitudine ciò che le viene concesso. La famiglia dello zio, però, non è tra le più normali: lo zio ormai è anziano e malato, la moglie è una fervente protestante, una donna che porta la sua fede al limite dell'ossessione e idolatra l'unico figlio maschio, un ragazzo taciturno con continue crisi ossessive. Manhasse presto si infatua di Lois e comincia a vaneggiare su una visione in cui Dio gli dice di sposare la ragazza, ma Lois è spaventata dal cugino, teme la zia e teme la natura sadica della cuginetta, della famiglia l'unica apparentemente normale è la figlia di mezzo sua coetanea. Purtroppo Lois si colloca nel momento più drammatico nella storia di Salem: la caccia alle streghe. Gelosie, paura e ignoranza portano la povera ragazza ad essere accusata di stregoneria, sommariamente processata e, infine, impiccata. 
Questo racconto rappresenta perfettamente il contenuto degli altri, la donna è impotente di fronte agli eventi della vita, che siano naturali o di natura umana, ed è costretta a subire passivamente anche se questo significa arrivare alla morte o ad una vita di solitudine e privazione. Considerando il periodo storico il femminismo contenuto nei racconti è sottile ma innegabile, è una sorta di denuncia passivo aggressiva tinta di fantastico e di gotico che sbandiera ai quattro venti come una donna, anche se a volte c'è del magico o del satanico in mezzo, finisce inevitabilmente male perché non ha mezzi, possibilità o semplicemente la mentalità (sua e della società) per uscire dalla prigione nella quale vivono, crescono e muoiono.
Come ho già detto, gli altri racconti non hanno lo stesso carisma di Lois la strega, si fanno leggere ma spesso mi sono distratta e non mi sono trovata a desiderare di conoscere la fine. Ora come ora sono più felice di aver spuntato questo titolo dalla mia tbr che di averlo letto, messa così è brutta ma è la verità. Sad, but true. Comunque della Gaskell ho un altro romanzo da leggere, un bel mattonazzo che temo e bramo allo stesso tempo.

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