10 maggio 2021

Deborah Harkess
L'ombra della notte

Serie All Souls 2
Titolo originale Shadow of Night

Trama
Piemme Pickwick
pag. 736 | € 12,90
Nella biblioteca Bodleiana di Oxford, Diana Bishop, giovane storica e studiosa di alchimia, scopre un misterioso manoscritto: prima di restituire il libro, il tocco della sua mano sulla copertina riaccende in lei la magia che aveva tentato invano di bandire dalla sua vita dopo la morte dei genitori. Diana discende infatti da una nota stirpe di streghe, e non è l'unica a essere fatalmente legata all'Ashmole 782, di cui nel frattempo si sono perse le tracce: demoni, vampiri e streghe ne subiscono il fascino e cercano di decifrarne i contenuti sibillini. Tra questi, l'affascinante professore di genetica Matthew Clairmont, vampiro eternamente giovane. Il libro regola l'esistenza delle creature ultraterrene e nasconde i segreti per scongiurarne l'estinzione. Diana e Matthew si innamorano e si scelgono per la vita secondo il disegno di un destino a loro sconosciuto. Ma la loro unione è bandita dalla legge delle streghe e dei vampiri. Alla ricerca del prezioso volume, i due innamorati si catapultano nel cuore dell'Inghilterra elisabettiana del 1591, alla corte della regina. Li accoglie un esclusivo circolo di personaggi: la misteriosa "Scuola della Notte", tra cui spiccano il drammaturgo Christopher Marlowe, il poeta George Chapman, l'astronomo e matematico Thomas Harriot. Ma il XVI secolo non è un posto sicuro: in quegli anni di spietata caccia alle streghe e diffuso pregiudizio, l'unione dei due giovani rischia di scatenare un conflitto di proporzioni inimmaginabili.
Sei una creatura sempre al bivio, né da una parte né dall'altra.
Commento
Come per il primo romanzo della serie - ho letto prima il libro e poi ho visto la serie TV (carina, sicuramente fedele anche se sbrigativa) - anche con il secondo ho deciso di seguire lo stesso programma perché l'uscita della seconda stagione mi ha colta un po' alla sprovvista.
In realtà non avevo in programma di leggere L'ombra della notte così presto, primo perché volevo smaltire titoli che ormai hanno un centimetro di polvere sopra e secondo perché non ne sentivo la necessità. Forse è stata colpa della combo serie tv/ultima lettura pesantina che mi ha spinta a prendere in mano questo romanzo prima del tempo. Qualunque sia stata la motivazione, mi sono goduta la lettura e ho bruciato le sue 700 pagine e spicci in meno di una settimana e, considerando il mio ritmo attuale, è un miracolo fatto e finito.
Il primo romanzo della serie mi era piaciuto davvero tanto (letto in pieno primo lockdown) e, pure a distanza di un anno, mi ricordavo i punti più importanti della trama così, appena ho preso in mano il seguito, mi sono riallacciata alla narrazione come se la pausa fosse durata solo qualche settimana.
Siamo quindi appena atterrati nella Londra di fine '500 con Diana e Matthew alla ricerca dell'Ashmole 782 e delle origini del potere di Diana. Il loro programma è abbastanza semplice e si appoggia al ruolo che Matthew aveva in quel periodo, sfruttando i suoi agganci e le sue ricchezze, e ha come scopo principale quello di passare inosservati e fare toccata e fuga. Quello che i due non tengono in conto è che trovare un volume misterioso e arrivare alle origini dei poteri di Diana non sono affari che si risolvono in una settimana, infatti il loro programma viene deviato praticamente subito.
Questo romanzo è molto diverso dal primo e non solo per il cambio radicale di ambientazione storica. Quello che cambia in modo piuttosto evidente è la dinamicità della trama: sebbene si cambi spesso location e i personaggi si spostino di continuo si ha l'impressione che si proceda molto a rilento e che gli sviluppi della storia si facciano desiderare. Anche se il contesto storico e l'inserimento di nuovi personaggi sono un cambio di aria notevole e decisamente interessante, la lentezza della storia è tale che appena succede qualcosa si ha la sensazione che sia incastrata in un pantano e fatichi ad uscirne per prendere il volo. Personalmente gradisco i romanzi mattoni che hanno una contestualizzazione storica minuziosa senza cadere nel tedioso o nel manualistico e qui la Harkness ha dato sfoggio della sua professionalità, ricreando una Londra che raramente si vede e ha messo in luce dettagli storici che di solito si scoprono in documentari o musei senza che questi siano stati di peso alla lettura.
Tenendo presente, quindi, che ho molto apprezzato il set storico e la precisione della Harkness, ho meno apprezzato l'inserimento di personaggi storici con una superficialità un po' strana: Marlowe, Shakespeare, per non citarne altri, entrano in scena e ti aspetti chissà cosa mentre in realtà rimangono solo dei nomi ad uso e consumo della trama rivisitati in chiave fantastica. La cosa non mi avrebbe disturbata minimamente se non fosse che purtroppo quasi tutti i personaggi rimangono marginali rispetto ai due protagonisti e, pur avendo un ruolo decisivo, questo non viene quasi mai messo in luce ma dato per scontato. Ad esempio i compari di Matthew sono importanti, così come i suoi parenti vampiri, eppure entrano ed escono di scena come se non avessero grande importanza. Discorso molto diverso per il personaggio di Philippe che ruba la scena e mette in diversa prospettiva la stessa natura di Matthew.
Non ho voglia di recuperare ogni singolo episodio della trama, mi limito a dire che è molto lineare e rimane salda sul suo aspetto storico, mentre quello fantastico è lievemente messo in secondo piano. Forse la mia grossa delusione è dovuta al fatto che c'è poco di quello che mi aspettavo ed in particolare della magia. Diana fatica a trovare qualcuno che la aiuti e deve tenere conto dei rischi (hello, caccia alle streghe), ma quando si arriva al dunque la magia non prende il sopravvento nella trama e rimane quasi in superficie mentre la narrazione si lascia andare a continui episodi di vita quotidiana che, alla lunga, per quanto interessanti, perdono di fascino. Questo non significa che di magia non ci sia l'ombra, anzi, ma è meno del previsto e ha meno peso rispetto a quello che mi aspettavo.
Invece ho gradito il cambio di rotta del personaggio di Matthew che qua è un giocatore storico con poteri molto al di sopra del sospettabile: è una spia, è un membro del Consiglio, è un rappresentate dei De Clermont ed è un vampiro con contatti e reti che si estendono praticamente ovunque e questo suo potere si riflette nel cambio della sua personalità: il vampiro misterioso e metodico, quasi scientifico, ha ceduto il posto ad un vampiro dominante e protettivo, pericoloso e autoritario quasi al limite del fastidioso che - per assurdo - schiaccia quasi definitivamente la personalità di Diana. 
Ed ecco quello che mi ha deluso più di tutto: Diana. Mentre nel primo romanzo l'avevo trovata interessante e con una personalità autonoma e solida, qui diventa una moglie un po' lagnosa e con una perdita progressiva di grinta. All'inizio, quando deve adattarsi al luogo e ai costumi, si intravede ancora la vecchia Diana, poi appena Matthew prende il sopravvento lei si ammoscia e diventa più che altro una voce narrante. Non penso che questo cambio di personalità si possa ripresentare nel terzo romanzo, visto che si torna nel presente, ma ho un po' il dubbio che la Diana grintosa sia per sempre sparita a causa di ciò che succede nel finale - che non dirò ma che è un po' citofonato. La relazione di coppia si sbilancia quasi sempre a favore di Matthew, e non solo perché lui vorrebbe chiudere Diana in casa e isolarla dal mondo, alla fine la storia si ambienta in un periodo storico in cui le donne avevano pochissima utilità ed è chiaro che l'autrice ha voluto stressare quanto fossero immersi in un ambiente diverso dal loro. Onestamente speravo che Diana si ribellasse più spesso alla regressione dominante di Matthew, che a volte è davvero insopportabile, ma immagino non ci si possa aspettare granché. Diana è come se fosse sopraffatta dal contesto storico e, pur essendo lei stessa una storica, invece di diventare parte del tessuto sociale, si mette in un angolo e lascia che siano gli altri a muoverla come una pedina. Da un certo punto di vista ha senso, ma questa piega non le ha giovato e io ho perso molto dell'interesse che provavo con lei. Anche la magia, che dovrebbe essere la componente più importante nell'esperienza di Diana, viene un po' ridimensionata dai giochi di potere e da eventi e personaggi storici che accadono e che li travolgono. Quando la magia entra in scena è confinata tra mura domestiche e sempre sotto forma di esercizio, mai di abilità, e le cose date per scontate sono veramente troppe per i miei gusti, eppure i personaggi e il concetto di magia sono stati molto interessanti e avrebbero potuto aprire un mondo completamente nuovo.
Altro punto dominante della storia è il benedetto Ashmole che, ad un certo punto, pareva quasi che si fossero scordati di cercarlo. Nel momento in cui la trama si focalizza sul libro e i personaggi finalmente escono dalla loro apparente immobilità, ecco che si scopre qualcosa di più di questo libro e delle pagine mancanti, incluso pure il significato che hanno per Diana e Matthew. Comunque non è nemmeno lontanamente sufficiente, se penso che il primo romanzo della serie ha ruotato quasi totalmente attorno all'Ashmole vi fa capire che in un tomo di oltre 700 pagine rimane marginale, suppongo però sia già qualcosa che il poco che si ha abbia un senso e abbia importanza nella trama.
Lo so, ho parlato quasi solamente di ciò che non mi è andato giù della storia, ma vi assicuro che il romanzo mi è piaciuto molto, è un ottimo storico con elementi fantasy per chi apprezza le narrazioni minuziose e lente e per chi non teme di affrontare un mattonazzo che abbia tantissima forma e una sostanza che è un mix tra storia, magia e avventura. La Harkness è sicuramente una scrittrice che sa quel che fa e che non ha paura di sfoggiare la sua competenza e se solo si ha pazienza ci si rende conto della quantità enorme di dettagli storici presenti nel romanzo, in particolare quelli legati all'alchimia (suo settore professionale).
Il terzo ed ultimo romanzo della serie è già nelle mie mani ma non penso che lo leggerò subito, ho bisogno di far decantare questo e di cambiare genere, forse lascerò la pausa di un anno chi lo sa.

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