16 marzo 2020

Mariana Zapata
Questa nostra stupida storia d'amore

Titolo originale The Best Thing

Trama
Newton & Compton
ebook | € 4,99
Lenny ha chiuso con il passato. E soprattutto ha chiuso con Jonah Collins. C’è stato un tempo in cui credeva che fossero fatti per stare insieme. Ma poi lui è sparito. Non è servito a niente tentare di contattarlo con messaggi, e-mail o telefonate. Jonah non si è fatto vivo quando aveva bisogno di lui e adesso Lenny ha smesso di preoccuparsene. O di pensare ai suoi splendidi occhi... Ora è concentrata sulle cose che contano davvero. Come la palestra di suo nonno, che deve essere rimessa in sesto. L’ultima cosa al mondo di cui ha bisogno è che Jonah irrompa di nuovo nella sua vita come un uragano, sconvolgendo di nuovo ogni cosa. È finita tra loro e non c’è nulla che lui possa fare per convincerla del contrario. Pensava di essere stata molto chiara in proposito. E se invece lui non avesse ricevuto il messaggio?
Non perdi niente se non sei tu a gettarlo via.
Commento
Inizio con il dire che sono una fan dello slow burn e che mi piace lo stile della Zapata, non ho problemi di nessun tipo se una storia la tira per le lunghe ed è un mattonazzo, purché ci sia una sorta di movimento - pure piccolo - e che la storia non stagni continuamente nello stesso schema. A me piace soffrire, piace che la storia d'amore non si risolva in 3 2 1 e che i due piccioncini stiano a pizzicarsi per interi capitoli. MA, perché c'è un ma, tutto questo decade alla luce di un fatto increscioso: ho odiato la protagonista di questo romanzo. L'ho detestata per un unico motivo, che ha oscurato tutti gli altri (perché ce sono più di uno): è volgare da fare schifo. La quantità di parolacce che le escono di bocca sono a dir poco inutili, capisco usare dei toni forti in alcuni momenti 'difficili', ma poi si dovrebbe diminuire l'uso di termini orrendi. Vi faccio un esempio:
Non serve cagare prugne per questa faccia di merda
Che utilità potrà mai esserci, al fine di delineare la personalità di un personaggio, farle dire certe schifezze? E sì che io non ho la bocca di rosa, ne dico pure di parolacce, ma ho un limite sia di produzione che di tolleranza, a maggior ragione se sto leggendo un romance e la protagonista femminile scarica parolacce con una frequenza allarmante.
Lenny è volgare, e la cosa mi disturba, me la rende odiosa. E' più forte di me, mi fa ribrezzo. Ho tollerato il continuo vomitare parolacce solo perché a voler sforzarsi erano contestualizzate ad uno stato d'animo di profonda rabbia e frustrazione, e perché la Zapata le ha ripulito la bocca una volta chiuso il momento di antagonismo violento. Non nascono che ad un certo punto, all'inizio del romanzo, ho pensato di dropparlo e farla finita. Mi sono trattenuta solamente perché ero curiosa di vedere cosa sarebbe successo e perché ero talmente annoiata dal deserto causa Coronavirus che, o leggevo, o fissavo il vuoto.
Detto questo passo al resto, anche se purtroppo non c'è molto da dire. Il voto è chiaro segno di quanto la storia sia vuota, piatta, senza veri picchi emozionanti e senza vere scene di angst. La storia più o meno è questa: Lenny è una judoka, sportiva, molto attiva, cresciuta dal nonno altrettanto sportivo, diventa una giovane donna molto indipendente e viaggia molto. Mentre è in Francia incontra questo ragazzone timido e bellissimo, attacca bottone e i due diventano intimi. Poi lui, rugbista, si infortuna e sparisce nel vuoto cosmico. Lenny torna a casa ad Houstin, e scopre di essere incinta, comincia a tentare di contattare Jonah con telefonate, mail, stalkerando i parenti ma niente. Sparito, puff. Quando nasce la creatura Lenny smette di cercarlo e dopo 17 mesi dal loro ultimo incontro Jonah si ripresenta alla palestra di Lenny deciso a riconquistarla e completamente all'oscuro dell'esistenza della creatura.
Ora, questa cosa della gravidanza l'ho detta perché è un finto colpo di scena. Anche se la Zapata nicchia e fa strani riferimenti non espliciti lo si capisce subito, non c'è una vera sorpresa. Ci sta, che ci sia la pupattola per me è solo un elemento salva storia che rende il ritorno di Jonah più interessante.
Ecco, Jonah, il rugbista neozelandese mezzo maori bello come il fuoco e gigante, una specie di marziano perché è pure buono come il pane. Jonah è piattoooooooooooo, noiosoooooooooo, dolcino e tutto quello che volete ma dopo un po' la vuoi tirare fuori un po' di personalità? Zero, così come arriva, così rimane, e andrebbe anche bene se ci fosse un po' di movimento nella storia.
Tutto ruota attorno alla quotidianità ridotta di una persona che ha una bambina piccola: lavoro, asilo, casa, letto, e Jonah si infila in questa routine con - ovviamente - l'obiettivo di conoscere la figlia e di ritornare nelle grazie di Lenny. Il problema è che tutta questa quotidianità va bene, ma se poi la ripeti per centinaia di pagine (il cartaceo conta 414 pagine) uno alla fine si stufa un pochetto. Per lo meno io ho trovato che ci fosse una quantità di superfluo mostruosa, mentre la parte succosa - passatemi il termine - rimane confinata in una microscopia porzione del romanzo. Insomma, se mi fai aspettare così tanto, mi vuoi almeno dare qualcosa in cambio?
L'epilogo è un altro elemento che avrei volentieri rivisto o almeno ridotto: dopo tutta questa presenza del nonno mi sta anche bene che vuoi chiudere con il drammone, ma c'era bisogno di schiacciare l'acceleratore per spingere alla lacrima facile? Che poi a me non abbia fatto né caldo né freddo è un altro discorso, ma personalmente avrei visto tutta questa voglia di dramma spalmata nella totalità del romanzo, giusto per dare un briciolo di vita.
Ecco, mi sembra chiaro che questo romanzo non mi sia piauto. Non trovo che sia orrendo, scritto male o chissà che altro, penso solo che - protagonista volgare a parte - non sia allo stesso livello degli altri romanzi della Zapata perché almeno lì i personaggi avevano vita, i dialoghi era frizzanti, interessanti, la trama stessa era particolare, mentre questo è tristemente sottotono. Poi, come sempre, ad ognuno il suo, io mi prendo il diritto di bocciarlo su tutta la linea.

Nessun commento: