16 settembre 2019

Anna Premoli
L'importanza di chiamarti amore

Trama
Newton & Compton
pag. 320 | € 4,90
Giada sa bene di essere una ragazza dal carattere piuttosto difficile, quindi non si stupisce affatto di trovarsi in una fase della propria vita nella quale non va d'accordo quasi con nessuno: con il suo ragazzo storico la situazione è appesa a un filo e del rapporto con i suoi genitori… meglio non parlare. Ma Giada ha un obiettivo ben preciso: laurearsi con il massimo dei voti e il prima possibile. Il resto dei problemi può passare in secondo piano. Così credeva, almeno finché lo stage presso una prestigiosa società di consulenza di Milano non la mette di fronte a quello che per lei è sempre stato il prototipo dei ragazzi da evitare come la peste: Ariberto Castelli, fiero rappresentante del partito delle camicie su misura e dei pullover firmati. E tra loro c’è un precedente molto imbarazzante che potrebbe crearle qualche complicazione che non aveva assolutamente messo in conto...
Lui è solare quando io sono quasi sempre cupa, lui è semplice e lineare mentre io cono l'incarnazione di una strada piena di curve a gomito, ma insieme funzioniamo per gli stessi motivi per cui le fragole con l'aceto balsamico, secondo il credo comune, sono ormai una roba da gourmet. O il cacio con le pere. O l'agro con il dolce. Io rimango dubbiosa circa tutti questi abbinamenti, ma chi se ne intende davvero sostiene siano una forza della natura. Per cui mi pare ovvio che lo siamo anche noi. Un vero accostamento esotico, caratterialmente parlando.
Commento
Dopo aver letto e apprezzato L'amore non è mai una cosa semplice mi è partito il trip per la storia di Giada, convinta da brava ingenuotta che avrei sperimentato lo stesso livello di gradimento.
Per un puro colpo di fortuna ho trovato L'importanza di chiamarti amore nella mia biblioteca comunale e l'ho acchiappato con l'intenzione di leggerlo in ferie. Ovviamente ho resistito giusto il tempo di finire il libro che avevo da terminare e poi mi ci sono buttata sopra, giusto giusto per riempire gli ultimi giorni lavorativi prima delle ferie.
Ora, tutto considerato (mood personale, stanchezza, voglia di leggere) la Premoli si riconferma come una delle migliori autrici spegni cervello e accendi zucchero filato, però forse non andrebbe letta così di frequente per evitare la saturazione improvvisa. Aimé io non ci ho pensato e sono caduta in questo errore, con il risultato che non ho sentito lo stesso trasporto del primo titolo della serie.
Naturalmente non tolgo niente di niente alla Premoli, visto che non si discosta dal suo stile e sembra ormai inchiodata ad uno schema che - evidentemente - funziona alla grande, però questo non vuol dire che una lettrice debba gradire sempre e comunque, a prescindere dalla storia, perché stile e schema sono gli stessi.
Non per niente ho dato un voto medio molto poco entusiasta, perché anche se la trama rispetta e rispecchia gli standard del genere e lo stile dell'autrice è esattamente quello che ci si aspetta che sia, l'effetto della storia è meno intenso rispetto ad altri suoi romanzi.
Parto dicendo che la trama è decisamente ordinaria, è una pura e semplice storia d'amore tra due personaggi che potrebbero rappresentare una fetta della popolazione. Ok, eccentricità a parte - che servono a rendere meno noiosi i personaggi - la sostanza è decisamente ordinaria. Abbiamo Giada che rimbalza tra le pareti della sua gabbia, incapace di chiudere una storia morta e sepolta e di spogliarsi della corazza che si trascina in giro e che spesso la trasforma in un soggetto poco gradevole. Opposto a lei c'è Ariberto, stereotipo ambulante del tipico bellone riccastro buono e di buona famiglia, con l'esagerazione della perfezione fantastica del suo carattere. Le differenze tra i due che dovrebbero far scoppiare le scintille in realtà sono spesso una scusa per il tipico tira e molla insensato, perché anche se Ariberto è uno che non si tira troppe storie e prosegue dritto per la sua strada senza paure, Giada è il classico personaggio che rifiuta tutto per partito preso perché fare qualcosa che gli altri apprezzano o che viene considerato normale è un affronto alla presunta integrità del suo carattere. Giada è fossilizzata in un comportamento aggressivo che non ha ragione di esistere, gli altri la trattano bene, ha amici, ha una carriera promettente, eppure si ostina ad essere la signorina NO, la signorina che siccome Ariberto ha il pullover sulle spalle non possono stare insieme perché a lei piacciono le borchie. Il suo è un atteggiamento ormai - spero - superato dalle nuove generazioni che andava forte anni fa, quando le categorie sociali avevano confini precisi e circondati da filo spinato e guai a mischiarsi con il nemico. E' ridicolo, ed è purtroppo una motivazione poco convincente perché la coppia non si formi.
Quando i due si mettono insieme, ovviamente, Giada perde immediatamente le spine e si trasforma nella classica eroina da romance, persa per il bellone e colpevole di tutte quelle azioni tipiche da romance. Non che ci sia niente di male, però per come viene messa con Giada sembra che sia il peccato mortale peggiore del mondo e la cosa fa un po' ridere.
E' chiaro che tra i due personaggi è proprio Giada quello che ho gradito di meno, è troppo stereotipata, troppo rigida e senza vere motivazioni, si comporta in un certo modo per abitudine e non perché ci creda sul serio, infatti appena accetta il cambiamento si trasforma completamente ma lo fa con un vago senso di vergogna. Francamente credo che le persone che non cambino mai nella loro vita abbiano più da vergognarsi di chi abbraccia il cambiamento con il sorriso sulle labbra.
Ariberto è talmente perfetto da essere quasi noioso. Dice sempre la cosa giusta, fa sempre la cosa giusta, ha una pazienza infinita per la stronzaggine di Giada e non vacilla mai. Va bene che siamo nell'ambito del romance e si esagera sempre con gli eroi maschili, ma qui siano in campo fantascientifico, siamo nel troppo della sezione troppo e onestamente ci vuole sempre qualcosa che stoni perché la storia abbia un senso. La perfezione non esiste, nemmeno nella finzione.
Non ho altro da aggiungere riguardo ai personaggi, la storia è carina e si legge in un soffio, ha delle belle pensate (tipo Giada che chiama Ariberto con il nomignolo Berta) e spesso i dialoghi sono belli vivaci e frizzanti, ma siamo lontani anni luce dalla chimica esplosiva dei protagonisti del romanzo precedente.
Purtroppo, oltre al fatto che di per sé il romanzo non mi abbia fatta impazzire, credo che abbia giocato a suo sfavore anche lo stacco tra la lettura e il momento in cui ho scritto la recensione, ci sono state di mezzo le ferie un paio di letture di qualità, quindi è inevitabile che il mio cervello abbia rinnegato le cose positive per ricordarsi quasi solamente degli aspetti poco fortunati.
La cosa positiva è che si può essere sempre sicure sul tipo di romanzo che si andrà a leggere se sulla copertina c'è il nome della Premoli, a volte è esattamente quello di cui hai bisogno e a volte non lo è, sta tutto nella scelta del momento migliore per leggerlo e io questa volta ho sbagliato. La prossima volta sarò più saggia.

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