Sang Mi and her family move to Muji-gun, where she has no friends or relatives. There she meets four young men, Han Sang Hwan, Seok Dong Cheol, Woo Jung Hoon, and Choi Man Hee. When Sang Mi and her family face some trouble, Spiritual Father Baek Jung Ki of Goosunwon offers to help them. However, her family is slowly getting sucked into the pseudo-religious cult and the four young men try tohelp her.
Anno: 2017
Episodi: 16 (1 ora a episodio)
Genere: Action, Suspense, Friendship, Thriller, Mystery, Psychological, Drama
La cosa che più mi ha disturbata è stata l'impotenza dei personaggi di fronte alla follia assoluta di questo culto. L'impossibilità di fuggire, la perdita di indipendenza, di identità, di libertà sperimentate da Sang Mi e la discesa dei suoi genitori - in particolare del padre - nel buco nero del culto, unite ai veri e propri abusi fisici e psicologici perpetrati dai fondatori per tenere la situazione sotto controllo, mi hanno messa in difficoltà. La logica, la razionalità, il buon senso ma soprattutto la giustizia qua non esistono né dentro né fuori il culto, perché per quanto Sang Mi tenti di fuggire la società stessa di Muji si piega al potere del culto e la sacrifica fingendo di non sapere.
Dopo tre anni Dong Cheol esce di prigione e il gruppo, seppur faticosamente, si riforma proprio perché Sang Hwan ha visto Sang Mi tentare di fuggire dai suoi aguzzini e chiedergli silenziosamente aiuto. Questi quattro sono pazzeschi, li ho adorati tutti nonostante certe uscite demenziali che si potevano risparmiare. Il coraggio che dimostrano di avere pur rischiando tutto, compresa la vita, li rende immediatamente degli eroi. Anche se con proporzioni diverse, essendo i due menzionati i protagonisti insieme a Sang Mi, tutti e quattro dimostrano che basta poco per salvare qualcuno.
Il mio preferito è Dong Cheol, e non perché è interpretato da Do Hwan, ma perché è un personaggio che non ha prospettive, né fortuna e che subisce stoicamente tutte le bordate che gli arrivano uscendone più duro e più razionale, più furbo e maturo e riesce a raddrizzare gli intenti del gruppo e a portare dei risultati concreti nel piano per salvare la ragazza.
Naturalmente ci sono molti personaggi che meritano di essere nominati, oltre ai quattro amici. Sang Mi, ad esempio, è una protagonista che ci mette un po' a convincere sul serio. Anche se fin dall'inizio dimostra di avere un carattere forte, sarà solo con la metà del drama che unirà la sua forza con la furbizia per battere il culto. Indubbiamente Sang Mi è un bel personaggio, ma essendo confinata rimane poco dinamica. Tra i secondari devo per forza nominare il super teppista Cha, ex compagno di carcere di Dong Cheol, una specie di giustiziere che prende tutti a bastonate e che entra in scena in un finale ansiogeno per dar man forte a Dong Cheol.
Se penso a quanto questo drama mi ha disturbata e mi ha coinvolta non posso non dargli un voto alto. Non è per niente il mio genere, probabilmente non guarderò la seconda stagione per niente al mondo e non lo riguarderò mai più, eppure sento che rimarrà tra i miei top drama. Non è per tutti, questo è sicuro, ma se si resiste e si arriva alla fine la soddisfazione - e la liberazione - è meravigliosa.
Questa volta non sono riuscita a trovare una sola diapositiva che potesse rappresentare la quantità spropositata di feels che ho provato durante la visione di tutte e sedici le maledette puntate.
Posso solo riportarne alcuni, che comunque fanno capire il livello di ansia, rabbia, disgusto e incazzatura che hanno devastato il mio stomaco.
Questo drama non è per niente come pensavo che fosse. Nella mia beata ingenuità ho seguito le orme di Woo Do Hwan perché sì e sono approdata a questo drama, convinta di affrontare una visione drammatica ma non devastante e - nel frattempo - ristabilire il mio equilibrio mentale grazie alla meraviglia incarnata.
Ecco, NO.
Save Me ha messo alla prova la mia pazienza, la mia resistenza, la mia sanità e la mia gastrite, senza lasciarmi un secondo di tregua e senza darmi un briciolo di gioia. Solo mazzate, una dietro l'altra. Solo ANSIA a vagonate, sempre. Solo incazzature feroci e odio viscerale che sprizzavano da tutti i pori.
Quindi bisogna chiedersi perché vederlo, perché resistere e farsi male. Perché, miseriaccia, è impossibile dropparlo. Basta una puntata, una sola, e anche se la pressione sanguigna supera ogni limite umano, il tuo cervello continua a rimuginarci sopra. Devi andare avanti, devi sapere cosa succederà e nel frattempo tenti disperatamente di allentare la sua presa alternandolo con un drama sdolcinato. Save Me è subdolo perché, anche se lo guardi con le dovute pause senza maratonarlo, non ti esce di testa. Spesso mi sono ritrovata a ripetere la formula del culto senza che me ne rendessi conto, per poi spaventarmi da morire e bloccare la visione per qualche giorno. Subdolo e pesante, impegnativo, ma molto molto coinvolgente.
La spiegazione per la sua riuscita secondo me sta nella sceneggiatura, fatta schifosamente bene, e nell'alto livello qualitativo di tutta la produzione. Ogni personaggio, dal fattorino al leader del culto, ha uno scopo nella storia, così come ogni elemento apparentemente inutile alla fine diventa importante se non addirittura determinante per chiudere la storia.
Facciamo finta che non ho visto Save Me per Do Hwan e che sono arrivata alla visione con la mente sgombra. Gli attori protagonisti sono bravi, ma bravi da fare schifo qualsiasi ruolo abbiano e indipendentemente da quanto tempo passino sulla scena. Siccome la storia è costruita in modo che non ci sia niente di lasciato al caso, anche i personaggi secondari prima o poi danno un contributo importantissimo alla risoluzione della trama. Se all'inizio si confondono i ruoli tra main e support, ci si mette veramente poco a capire che qui questi ruoli vengono mischiati perché niente di niente finisce come sembra. La chiave per resistere sta nel sapere che tutto è intrecciato e che tutto alla fine raggiunge una chiusura. La sofferenza non è gratuita, bisogna solo tenere duro.
Facciamo finta che non ho visto Save Me per Do Hwan e che sono arrivata alla visione con la mente sgombra. Gli attori protagonisti sono bravi, ma bravi da fare schifo qualsiasi ruolo abbiano e indipendentemente da quanto tempo passino sulla scena. Siccome la storia è costruita in modo che non ci sia niente di lasciato al caso, anche i personaggi secondari prima o poi danno un contributo importantissimo alla risoluzione della trama. Se all'inizio si confondono i ruoli tra main e support, ci si mette veramente poco a capire che qui questi ruoli vengono mischiati perché niente di niente finisce come sembra. La chiave per resistere sta nel sapere che tutto è intrecciato e che tutto alla fine raggiunge una chiusura. La sofferenza non è gratuita, bisogna solo tenere duro.
La trama. Save Me è un thriller che gira attorno ad un culto religioso che si è stabilito nella cittadina di Muji e che ha silenziosamente preso il controllo dei suoi abitanti e dei poteri locali, politici e polizia inclusi, e di come i suoi membri fondatori abbiano cambiato le vite dei protagonisti.
Alla base del culto c'è il Padre Spirituale, un inquietante uomo vestito di bianco che si spaccia per essere pastore amorevole e un mistico religioso, e ha un ascendente fortissimo sulle persone. Riesce a convincere tutti, forse anche se stesso, della santità del suo ruolo ma si capisce subito che c'è un sottofondo sporco, malato. Braccio destro - e armato - del Padre Spirituale è l'Apostolo Jo un soggetto orrendo, viscido, malato; e il braccio sinistro è l'Apostolo Kang una donna persa completamente nel culto che tocca picchi di follia incredibile. Questi tre sono una fonte continua e inesauribile di odio, scatenano un disprezzo totale e assoluto difficile da sopportare per sedici puntate.
Nascosta dietro una patina di religiosa bontà e di amore per il prossimo, il culto Goosunwon prospera con la corruzione, la violenza e l'abuso psicologico tenute ben nascoste dai fedeli usati come fonte di denaro grazie alle offerte e come forza lavoro, perché chi entra nel culto si trasferisce nei suoi edifici e sparisce dalla comunità. Il lavaggio del cervello funziona specialmente sulle persone povere, deboli o su chi si trova in difficoltà. Esempio lampante è la famiglia di Sang Mi, la protagonista, che si è trovata senza un soldo a doversi trasferire da Seoul a Muji e che fin da subito patisce questo cambiamento.
Nella trama si intrecciano diverse linee narrative, oltre a quella del culto. C'è la storia di Sang Mi e della sua famiglia, la storia di Sang Hwan e del padre governatore, dello sfortunato Dong Cheol, e di tantissimi altri personaggi. Anche se all'inizio queste storie sembrano distinte e separate, prima della fine si uniscono e durante lo svolgimento del drama spesso il culto salta fuori come un'infezione nascosta.
Evento scatenante per le vicende del drama è il suicidio di Sang Jin, il gemello di Sang Mi. Durante il disperato tentativo di salvarlo dai bulli, Sang Mi chiede aiuto a Sang Hwan e Dong Cheol, ma mentre il primo si rifiuta per orgoglio, il secondo non ci pensa due volte si ritrova successivamente accusato di aver ferito gravemente uno dei bulli e per questo incarcerato per tre anni. L'amicizia tra Sang Hwan e Dong Cheol si sgretola di fronte alla tragicità degli eventi e la famiglia di Sang Mi, in seguito al lutto, diventa facile preda dei predicatori del culto, che riescono a convincere il padre a far trasferire tutta la famiglia nella loro sede con il miraggio della salvezza delle loro anime.
La verità è che il leader del culto, il padre spirituale, è un pazzo pervertito che vuole Sang Mi a tutti i costi, trasformandola in una madre spirituale per il culto e nella sua amante bambina.
Alla base del culto c'è il Padre Spirituale, un inquietante uomo vestito di bianco che si spaccia per essere pastore amorevole e un mistico religioso, e ha un ascendente fortissimo sulle persone. Riesce a convincere tutti, forse anche se stesso, della santità del suo ruolo ma si capisce subito che c'è un sottofondo sporco, malato. Braccio destro - e armato - del Padre Spirituale è l'Apostolo Jo un soggetto orrendo, viscido, malato; e il braccio sinistro è l'Apostolo Kang una donna persa completamente nel culto che tocca picchi di follia incredibile. Questi tre sono una fonte continua e inesauribile di odio, scatenano un disprezzo totale e assoluto difficile da sopportare per sedici puntate.
Nascosta dietro una patina di religiosa bontà e di amore per il prossimo, il culto Goosunwon prospera con la corruzione, la violenza e l'abuso psicologico tenute ben nascoste dai fedeli usati come fonte di denaro grazie alle offerte e come forza lavoro, perché chi entra nel culto si trasferisce nei suoi edifici e sparisce dalla comunità. Il lavaggio del cervello funziona specialmente sulle persone povere, deboli o su chi si trova in difficoltà. Esempio lampante è la famiglia di Sang Mi, la protagonista, che si è trovata senza un soldo a doversi trasferire da Seoul a Muji e che fin da subito patisce questo cambiamento.
Nella trama si intrecciano diverse linee narrative, oltre a quella del culto. C'è la storia di Sang Mi e della sua famiglia, la storia di Sang Hwan e del padre governatore, dello sfortunato Dong Cheol, e di tantissimi altri personaggi. Anche se all'inizio queste storie sembrano distinte e separate, prima della fine si uniscono e durante lo svolgimento del drama spesso il culto salta fuori come un'infezione nascosta.
Evento scatenante per le vicende del drama è il suicidio di Sang Jin, il gemello di Sang Mi. Durante il disperato tentativo di salvarlo dai bulli, Sang Mi chiede aiuto a Sang Hwan e Dong Cheol, ma mentre il primo si rifiuta per orgoglio, il secondo non ci pensa due volte si ritrova successivamente accusato di aver ferito gravemente uno dei bulli e per questo incarcerato per tre anni. L'amicizia tra Sang Hwan e Dong Cheol si sgretola di fronte alla tragicità degli eventi e la famiglia di Sang Mi, in seguito al lutto, diventa facile preda dei predicatori del culto, che riescono a convincere il padre a far trasferire tutta la famiglia nella loro sede con il miraggio della salvezza delle loro anime.
La verità è che il leader del culto, il padre spirituale, è un pazzo pervertito che vuole Sang Mi a tutti i costi, trasformandola in una madre spirituale per il culto e nella sua amante bambina.
La cosa che più mi ha disturbata è stata l'impotenza dei personaggi di fronte alla follia assoluta di questo culto. L'impossibilità di fuggire, la perdita di indipendenza, di identità, di libertà sperimentate da Sang Mi e la discesa dei suoi genitori - in particolare del padre - nel buco nero del culto, unite ai veri e propri abusi fisici e psicologici perpetrati dai fondatori per tenere la situazione sotto controllo, mi hanno messa in difficoltà. La logica, la razionalità, il buon senso ma soprattutto la giustizia qua non esistono né dentro né fuori il culto, perché per quanto Sang Mi tenti di fuggire la società stessa di Muji si piega al potere del culto e la sacrifica fingendo di non sapere.
Dopo tre anni Dong Cheol esce di prigione e il gruppo, seppur faticosamente, si riforma proprio perché Sang Hwan ha visto Sang Mi tentare di fuggire dai suoi aguzzini e chiedergli silenziosamente aiuto. Questi quattro sono pazzeschi, li ho adorati tutti nonostante certe uscite demenziali che si potevano risparmiare. Il coraggio che dimostrano di avere pur rischiando tutto, compresa la vita, li rende immediatamente degli eroi. Anche se con proporzioni diverse, essendo i due menzionati i protagonisti insieme a Sang Mi, tutti e quattro dimostrano che basta poco per salvare qualcuno.
Il mio preferito è Dong Cheol, e non perché è interpretato da Do Hwan, ma perché è un personaggio che non ha prospettive, né fortuna e che subisce stoicamente tutte le bordate che gli arrivano uscendone più duro e più razionale, più furbo e maturo e riesce a raddrizzare gli intenti del gruppo e a portare dei risultati concreti nel piano per salvare la ragazza.
Naturalmente ci sono molti personaggi che meritano di essere nominati, oltre ai quattro amici. Sang Mi, ad esempio, è una protagonista che ci mette un po' a convincere sul serio. Anche se fin dall'inizio dimostra di avere un carattere forte, sarà solo con la metà del drama che unirà la sua forza con la furbizia per battere il culto. Indubbiamente Sang Mi è un bel personaggio, ma essendo confinata rimane poco dinamica. Tra i secondari devo per forza nominare il super teppista Cha, ex compagno di carcere di Dong Cheol, una specie di giustiziere che prende tutti a bastonate e che entra in scena in un finale ansiogeno per dar man forte a Dong Cheol.
Se penso a quanto questo drama mi ha disturbata e mi ha coinvolta non posso non dargli un voto alto. Non è per niente il mio genere, probabilmente non guarderò la seconda stagione per niente al mondo e non lo riguarderò mai più, eppure sento che rimarrà tra i miei top drama. Non è per tutti, questo è sicuro, ma se si resiste e si arriva alla fine la soddisfazione - e la liberazione - è meravigliosa.
1 commento:
Dove posso vederlo sub ita?
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