Trama
Simon & Schuster pag. 367 | € 8,90 |
In the future...if by some miracle you ever find yourself in the position to fall in love again...fall in love with me.
Commento
***spoiler***
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Ancora una volta sono la pecora nera.
Vorrei portare alla vostra attenzione la media dei voti su Goodreads ed eventualmente discuterne: 4.40 di media, il 58% ha dato il massimo (5 stelle), il 27% 4 stelle, e il resto è 9%, 2% e 1%. Voti alti, quindi, e recensioni innamorate come se piovessero. Io no, ho dato il 2 e mezzo perché, francamente, lo trovo un romanzo estremamente sopravvalutato.
Piccola nota. E' da un po', ormai, che non leggo la Hoover e non ho sentito la sua mancanza. Per carità, è una brava autrice nel suo genere ma i suoi romanzi hanno perso presa su di me. Mi sono allontanata da lei ma senza rancore o senza motivi reali.
Nel 2016 ho avuto un momento di ossessione bookstagram, compravo romanzi con copertine belle per fare belle foto e It ends with us è finito nella pila degli usati ma non di quelli letti.
Io non so perché, ma me lo sentivo a pelle che non mi sarebbe piaciuto, non ho mai nemmeno letto la trama (fate voi, la follia). Il fatto, poi, che piacesse a tutti - ma proprio a tutti - mi ha messa in allarme e ho continuato a trascurarlo finché mi sono detta ora o mai più.
Sono contenta di averlo preso in mano e di aver superato la crisi delle 200 pagine, quando il mio unico pensiero era il drop, e sono contenta di aver resistito fino alla fine. Sono soddisfatta della mia resistenza e del fatto che ho dato una chance al romanzo, ma non del romanzo stesso.
Partiamo con una considerazione brutale: il tema della storia è di tutto rispetto e forse - dico forse - la narrativa romantica contemporanea e/o lo stile della Hoover non sono esattamente la forma migliore per portare su carta una storia di abusi domestici. Non ho niente contro lo stile della Hoover né contro il tema, ma ho sentito che i due si sono comportati come olio sull'acqua. Ora, sì, la Hoover ha raccontato una storia che sua madre - non lei, sottolineo, ma sua madre - ha vissuto e della quale lei non ha nessun vero ricordo (lo dice lei, mica io). Quindi ok, ha esposto una parte della sua vita privata e per questo ci vuole coraggio, ma è il come non il cosa che fa la differenza.
Il mio problema è che la storia non mi ha emozionata, mai. Nemmeno per una volta ho sentito trasporto per i personaggi, né ho avuto i lucciconi, il nulla assoluto e io sono una che si lascia prendere facilmente e piange pure con le pubblicità. Qui niente, non ho sentito assolutamente niente perché - lo ripeto - la forma è totalmente sbagliata.
Il contrasto tra l'argomento e lo stile cheesy e superficiale è talmente netto, talmente strong, che è impossibile non notarlo: in una delle recensioni su Goodreads è stato definito overly fictional ed è vero. E' artificiale, pieno di stereotipi, luoghi comuni, frasi ad effetto pensate per essere usate come citazione, nomi stravaganti e un carico drammatico esageratamente pomposo.
Faccio un elenco in base ai personaggi che praticamente sintetizza il romanzo.
Atlas: adolescente povero abbandonato dalla madre diventa senza tetto e ha tendenze suicide. Vive in una casa abbandonata. Si arruola nei Marines e poi diventa chef a Boston. Non ha mai smesso di amare Lily ma soffre della sindrome del sacrificio.
I genitori di Lily: il padre picchia la madre, nel senso che la picchia. La madre rimane per anni con lui fino alla sua morte. Il padre di Lily prende a mazzate Atlas, quasi lo ammazza.
Ryle: la sua prima immagine è mentre prende a calci una sedia. Più volte. In un raptus di rabbia. E' un neurochirurgo e quando aveva sei anni ha accidentalmente sparato in testa al fratello maggiore, uccidendolo. Soffre di scatti di rabbia così intensi da non ricordare nulla. Ha una sorella che lavora per Lily e che ha problemi di fertilità.
Lily: da bambina ha assistito alle violenze del padre, non ha mai dimenticato Atlas, si innamora di Ryle, si sposano. Quando lui ha il primo raptus violento Lily lo giustifica. La seconda volta la butta giù dalle scale. In qualche modo si riappacificano. Ryle ha il terzo raptus a causa della gelosia che prova nei confronti della relazione passata tra Lily e Atlas, le da una testata che la fa svenire, tenta di violentarla. Lei scappa da Atlas. Lily scopre di essere incinta. Ryle e Lily si separano, anche se non è definitiva. Ryle scopre della gravidanza, Lily è costretta ad ammettere le violenze. Partorisce e chiede il divorzio. Dopo tre mesi - tre mesi - incontra Atlas per strada mentre porta la bambina da Ryle e bon, decide che è arrivato il momento di stare con lui.
The end.
Non è troppo? Perché per me ha veramente esagerato. Mi è sembrata una concentrazione di espedienti per aumentare la drammaticità della storia (come se essere picchiate dal marito non sia abbastanza merdoso) e se si fosse concentrata sul problema centrale, piuttosto che aggiungere continuamente altra carne al fuoco, la profondità della storia sarebbe stata maggiore.
Io, invece, ho sentito di star sguazzando in una pozzanghera dove il tentativo non trova mai espressione fisica nelle parole e dove ogni cosa rimane in superficie. Non so quanto di personale ci sia qui dentro, ma quello che c'è sa di finto, di esagerato, di mieloso senza ragione, presentato con una finta neutralità e un tono romantico fuori luogo.
Non c'è niente di romantico, qui, nonostante l'autrice faccia intendere il contrario. Non c'è una storia d'amore degna di questo nome, c'è una storia drammatica raccontata con i toni del romance e un tentativo piuttosto maldestro di fornire sempre la scappatoia romantica alla protagonista femminile. Questa scappatoia è Atlas.
Atlas è l'unico personaggio che lascia un vago segno ed è anche il meno sfruttato. Facendo parte del passato di Lily il lettore lo conosce solo attraverso le parti raccontate come diario, dove c'è comunque una porzione ridotta dei fatti e sono narrati solo attraverso una Lily sedicenne - vi lascio immaginare il tono adolescenziale e immaturo, da brividi. Atlas viene presentato come l'amore giovanile di Lily, quello che lei non ha mai dimenticato e che si trascina dietro anche da adulta. La sua ricomparsa arriva senza sorprendere nessuno e subito viene posto nel ruolo dell'ex mai dimenticato che mette in crisi i sentimenti di Lily verso Ryle. E' un elemento di disturbo, in sostanza, che si limita a smuovere le acque e a fare da base sicura per Lily senza mai diventare veramente parte della trama. Rimane in disparte, perché in teoria è Lily la protagonista assoluta.
Lily è ok, non è una protagonista indimenticabile e in generale la sua voce è troppo banale rispetto agli episodi che racconta: è come se niente la toccasse davvero, come se i tumulti interiori fossero attutiti dallo stile della Hoover, spesso esageratamente positivo e felice. Il problema è che tutto quello che lei passa diventa qualcosa che si legge senza sentirsene veramente coinvolti, si sa già cosa penserà, come reagirà e dove la storia andrà a parare, non c'è un vero scavare nella mente dei personaggi e il risultato è che la storia mi è scivolata addosso.
Non entro nel merito della capacità della Hoover di riportare una storia come questa in modo realistico, non lo so non ho esperienza a riguardo e posso solo dare la mia impressione, non voglio toglierle nessun merito nemmeno sullo stile, perché la storia scorre senza intoppi. Semplicemente, al di là di tutto, il romanzo non funziona come dovrebbe e rimane troppo attaccato allo schema del genere per poter fare male sul serio. E' fiction, e in quanto tale rimane sospesa nell'idea che sia solo una storia inventata e colorata di rosa pallido.
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