5 luglio 2019

K-Drama della settimana: Kill It


Mostrandosi come un vero amante degli animali ed esperto veterinario, nessuno sospetterebbe che Kim Soo Hyun (Chang Ki Yong) sia in realtà uno degli uomini più letali che ci siano al mondo. Sfruttando la copertura di paladino degli esseri piccoli e pelosi per nascondere la sua vera identità, Kim Soo Hyun si è fatto un nome fra i gradini più infimi della società diventando un emblema di precisione, abilità e, soprattutto, anonimato. Un mistero nel vero senso della parola, costui non è altro che un fantasma, un'ombra, un sussurro letale, assoldato da individui e organizzazioni di tutto il mondo affinché si occupi di problemi che solo lui è in grado di gestire. All'estremo opposto troviamo Do Hyun Jin (Nana), un'investigatrice dedita al lavoro la cui freddezza esteriore nasconde in realtà un animo comprensivo. Grazie a un'efficace combinazione di abilità e istinto, Do Hyun Jin si ritrova a lavorare su un caso che la conduce direttamente a Kim Soo Hyun. Credendolo il serial killer a cui sta dando la caccia, Do Hyun Jin scava più a fondo nell'identità di Kim Soo Hyun e nel suo passato, ma ciò che trova la scuote profondamente. Ora uniti dal destino, Do Hyun Jin e Kim Soo Hyun sono decisi a svelare il mistero che li ha legati anni fa.
Anno: 2019
Episodi: 12 (1 ora a episodio)
Dove guardarlo: Viki sottotitolato in italiano
Genere: ActionThrillerMysteryCrime

Non mi interessa se non è il vostro genere, se non gli date due lire, se non vi piacciono gli attori, se avete bisogno del lieto fine mieloso. Non me ne frega niente, filate subito a vederlo e cito mosca.

Spoiler per chi vuole sapere come finisce. No romance, no pucci pucci, no trottolino amoroso dudu dadada. Vi ho avvisati in anticipo, poi non lagnatevi.

Come da tradizione, diapositiva del mio stato d'animo alla fine della visione.
Io porcamiseria devo cominciare a dare retta al mio istinto. Se snaso qualcosa il 99% delle volte ci azzecco. Ho visto la locandina di Kill It, non c'era nemmeno la trama, e zac! mi si è accesa una lampadina a forma di cuore. Il desiderio è sbocciato prepotente nel mio petto, l'attesa della messa in onda è stata difficile da gestire ma tremendo è stato resistere che il drama fosse completo per spararmelo direttamente in vena.

La cosa buffa è che, una volta completo, mi sono pure detta aspetta, tienilo lì che non si sa mai, magari ti sei presa una cantonata totale e la delusione ti consumerà l'anima. Poi, come se fosse destino, una sera ero sul divano a valutare le mie opzioni su Netflix per scoprire che non potevo vedere niente causa troppi devices collegati. Ma Viki, nella sua immensa utilità, non mi ha abbandonata e tra i primi suggerimenti c'era proprio Kill It.
Manco a dirlo mi ci sono buttata e la prima puntata ha riacceso la lampadina a forma di cuore illuminandomi dall'interno a mille megawatt. Sono diventata radioattiva d'amore. Sono diventata dipendente subito.

Parto dicendo che l'atmosfera e l'estetica generale del drama sono spaziali. I colori freddi e asettici, i toni scuri, i neon che accecano, è tutto perfetto per la resa visuale del drama. I personaggi ci sguazzano in quei colori, e in particolare il protagonista entra ed esce dai panni del veterinario a quelli del killer con una scioltezza assoluta. Tutti si immergono in queste tonalità e ci si identificano, così come la storia stessa trova la sua massima intensità proprio nel buio, nel freddo, o nel rosso sangue.

Sto diventando troppo poetica, ma il cuore palpita ancora.

Kim Soo Hyun è nato con gli occhi azzurri. Già da piccolo, quindi, la sua diversità è stata un elemento a sfavore. Con quegli occhi spiccava su tutti, erano un faro puntato su di lui e su chi gli stava attorno. Abbandonato - si dice - da un padre che non lo voleva più, il bambino perde la memoria e diventa il pupillo di un killer russo che lo cresce a sua immagine e somiglianza. Soo Hyun dimentica le sue origini coreane, la sua famiglia, chi era prima e abbraccia la vita da killer assimilando con le buone e con le brutte le regole che il suo nuovo protettore gli insegna. A dispetto della sua nuova identità e della sua nuova vita, però, Soo Hyun non perde completamente il contatto con i sentimenti e dimostra di possedere una sensibilità particolare verso gli animali e i bambini.
Sarà proprio questa sua debolezza a fargli incrociare la strada con una piccolissima Seul Gi, testimone di un duplice omicidio, e a convincerlo a prendersene cura.
Ora che Soo Hyun è adulto la sua reputazione come killer è altissima ma ha sempre meno voglia di continuare. Stabilitosi nello stesso condominio di Seul Gi come vicino di casa e oppa, Soo Hyun ha aperto una clinica veterinaria vera che funziona però anche da copertura. Nel seminterrato c'è la vita del killer, al piano terra quella del veterinario. Le cose sembrano andare piuttosto bene, ha un ultimo contratto da completare che dovrebbe anche far luce sul suo passato e poi può chiudere quel capitolo della sua vita. Purtroppo per lui, però, l'equilibrio viene messo a rischio con l'arrivo di Hyun Jin, detective della polizia con un intuito fortissimo e una capacità spiccata per le indagini. Hyun Jin è giovane, bella, interessante, ha un qualcosa che tiene lontane le persone e contemporaneamente le attrae e Soo Hyun non è da meno. La osserva, la studia, cerca di capire come tenerla alla larga e depistarla ma per quanto sia altrettanto freddo e brusco non si divideranno mai, se non alla fine.
Dietro a questo equilibrio precario c'è tutta la trama fatta di collegamenti, di segreti del passato sepolti (letteralmente), di identità nascoste e di crimini tremendi legalizzati e protetti dai potenti.
Le identità di Soo Hyun e di Hyun Jin sono collegate e poco alla volta, una rivelazione alla volta, si arriva a scoprire un intreccio di eventi passati e presenti che collegano tutto e tutti e che si chiudono con l'unico finale possibile.

Oltre ai due protagonisti, la trama e il suo sviluppo sono forse gli elementi meglio riusciti. Al di là del fatto che la storia è veramente interessante ed appassionante, c'è una costruzione precisa che non lascia cadere nel vuoto gli elementi importanti, tutto ha il suo posto, tutto ha un'utilità, tutto combacia e fino alla fine la distribuzione di svolte e colpi di scena è così ben gestita che le dodici puntate volano, letteralmente. Non so se è voluto, ma l'ispirazione dell'idea di base è chiaramente presa da Never Let Me Go di Ishiguro, chi lo ha letto sa di cosa parlo. E' un richiamo ben inserito e ben sviluppato che ha dato maggior peso alla parte drammatica del drama.

Un'altra cosa che mi è piaciuta da impazzire è la relazione tra Soo Hyun e Hyun Jin. Il loro rapporto parte con entrambi sospettosi e guardinghi. Appena uno dei due si lascia sfuggire qualcosa partono intuizioni, teorie, curiosità, si scavano a vicenda nel passato e man mano che passano del tempo insieme si ammorbidiscono. L'aspetto romantico non è sfacciato, si sente che c'è qualcosa sotto, che non sono indifferenti, ma quello che c'è in ballo è talmente grosso che sono entrambi costretti a fare un passo indietro prima di esporsi del tutto. Non si arriverà mai ad un qualcosa di dichiarato perché appena Hyun Jin arriva al punto di rottura è costretta ad accettare che i suoi sospetti su Soo Hyun sono troppo fondati per essere ignorati.

Ora parte lo sbrodolamento indecoroso.

Soo Hyun. L'ho amato. Fine.
Ho amato la coerenza della natura del personaggio, dall'inizio alla fine. Le variazioni sulla sua personalità ci sono, ma rimangono sempre subordinate a qualcosa più grande di lui. Un killer deve uccidere per essere definito tale, e non solo quando i suoi obiettivi sono i soliti cattivi. Ci devono essere una vena crudele, una freddezza assoluta, una capacità di scegliere consapevolmente se compiere un'azione o meno. Lui lo fa. Soo Hyun uccide, e nel corso del drama lo fa più volte. Di fronte alla scelta di mollare tutto e tanti saluti o uccidere e così facendo tenere la situazione sotto controllo lui preme il grilletto. Lo fa senza porsi troppe domande, calcola i pro e i contro e decide, e uccide. E' un killer, è questo che fa. Se lo avessero trasformato all'improvviso in un mollaccione non avrei amato questo drama, c'era bisogno che Soo Hyun fosse coerente e spietato per essere vero, che non avesse scrupoli di coscienza per portare a termine un compito in cui, alla fine, crede al 100%. E' vero che vuole mollare, ma è anche vero che sa di non poterlo fare quando vuole e ai suoi termini, e questa cosa gli pesa, sì, ma è anche tutto ciò che è stato per anni e lasciarsi alle spalle se stesso non è così semplice. Jyun Jin risveglia in lui qualcosa di normale, ricordi di un passato orribile, e stimola un parte di sé sepolta. Diventa meno rigido, meno freddo, è costretto ad avere a che fare con lei e alla lunga la cerca, la protegge, ma la mette anche da parte.
Soo Hyun mette da parte tutto. Il suo ultimo obiettivo termina ogni cosa: chiude i ponti con Seul Gi (quanto ho pianto), sparisce dai radar, sistema i suoi affari e lascia degli indizi a Hyun Jin perché sa che lei ha la testa per arrivarci e ha il cuore per fare la cosa giusta. Per lui è tutto un altro paio di maniche. Soo Hyun mica è scemo, lo sa bene che c'è una sola fine possibile ormai che le carte sono state scoperte ma non tentenna mai, non cerca una scappatoia, non si strugge. Ha deciso, agisce di conseguenza, e solo alla fine, quando ormai non c'è più nulla da fare, si permette un contatto fisico che esprime più di mille scene romantiche.
Io non dico altro, perché in queste ultime scene avevo Maritoh in fianco a me che mi diceva non piangere non piangere ma, ovviamente, la cascata di disperazione si è scatenata. Non c'era un'altra fine possibile, lo so, però quanto fa male.
Siccome sono una persona superficiale devo anche fare un commento su quanto sia bello Jang Ki Yong. Oltre ad essere 1.87 m di pura meraviglia, ha dei lineamenti puliti e forti che donano parecchio al personaggio, senza contare che secondo me l'interpretazione di Ki Yong è stata veramente eccellente: in tutto il drama il suo personaggio sorride un paio di volte e mai alle persone, ed ha un'aura di freddezza portata benissimo. Persino le scene d'azione e di combattimento sono state ben fatte e credibili.

Ora parlo di lei, Hyun Jin.
Contro ogni previsione mi è piaciuta tanto quanto Soo Hyun. Primo, è un detective; secondo, è donna; terzo, è giovane. Si è infilata in un ambiente maschilista dove se sei donna sei scema e se sei così fortunata da passare l'accademia devi comunque sottostare ai tuoi colleghi, poco importa se sono di grado inferiore. Hyun Jin, però, ha raggiunto quel ruolo perché è maledettamente brava, vede cose che gli altri detective non vedono, e se si mette in testa qualcosa non molla finché non scopre la verità. E' una dura, non teme il confronto, non si lascia intimorire, schiaccia qualsiasi forma di maschilismo e procede come un panzer. Sotto la corazza, però, Hyun Jin ha un cuore e nelle giuste occasioni lo lascia sotto i riflettori senza vergognarsene. Si intenerisce alla vista di un gattino, prende a cuore Seul Gi e si infila nella sua vita come fosse sua sorella, e con Soo Hyun mette in gioco la sua integrità e forse il suo cuore. Mi è piaciuto come il suo personaggio si sia plasmato sulla trama, la segue e si adatta ad ogni cambiamento, aggiungendo uno strato alla sua personalità, diventando meno rigida e più affettuosa, meno intransigente e più comprensiva. C'è ovviamente una parte di lei che cerca un contatto con Soo Hyun persino quando scopre la sua identità, ma per quanto provi a raggiungerlo non lo fa abbastanza in fretta.

I personaggi secondari non sono molti ma sono tutti ben fatti. Seul Gi, la protetta di Soo Hyun, all'inizio un po' è antipatica, ma poi si capisce che il loro legame è sincero ed è veramente come se fossero fratello e sorella. Phillip, l'informatore/hacker di Soo Hyun è vagamente sgradevole, combina un paio di cose che ti fanno venir voglia di prenderlo a mazzate ma si riprende nella seconda parte. Poi c'è il mega cattivo, il padre di Hyun Jin, che è un mostro tremendo che si merita la fine che fa, e il cattivo-che era buono-che è uno psicopatico squilibrato che ha pure le sue ragioni ma è accecato dall'odio e non è molto gentile con i protagonisti. Menzione d'onore a Gray, il cane di Soo Hyun, unico in grado di farlo sorridere, e al gattino di Hyun Jin, che ha vinto la lotteria quando Soo Hyun se lo è spupazzato e gli ha fatto i grattini.

Devo chiudere, mi sto dilungando troppo, e finisco dicendo che Kill It ha escluso la maledizione da action che pensavo fosse calata sulla mia persona dopo che avevo droppato per noia non solo The K2 ma pure il super osannato Healer. Pensavo di essere io il problema, invece erano i drama.
Ultima nota, la colonna sonora è una bomba. Me la sto sentendo in loop su Spotify e mi sa che appena la sparano in commercio mi prendo il cd.

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