Il crollo del Centro Commerciale S, dovuto a difetti di costruzione, provoca la morte di 48 persone e lega il destino di tre ragazzi. Ha Moon Soo (Won Jin Ah) era lì con la sua sorellina, che muore nell’incidente. Lee Kang Doo (Junho) era lì mentre aspettava suo padre che stava facendo un intervento di manutenzione nell’edificio, e Seo Joo Won (Lee Ki Woo) stava aiutando suo padre che era l’ingegnere capo della struttura. Tutti e tre i ragazzi sopravvivono alla tragedia, ma perdono i propri cari. Dieci anni dopo, Joo Won è diventato un architetto che sta lavorando ad un nuovo progetto che deve sorgere sullo stesso sito del vecchio Centro Commerciale S. Con il suo occhio per i dettagli e per le costruzioni solide, Moon Soo finisce per lavorare nello stesso progetto di Joo Won e anche Kang Doo, che si guadagna da vivere facendo di tutto, finisce per lavorare nel cantiere della nuova costruzione. I tre ragazzi come riusciranno a gestire il proprio dolore quando si ritroveranno a ricordare quell’evento che ha cambiato per sempre la loro vita così profondamente?
TrailerAnno: 2017
Episodi: 16 (1 ora e 10 min. circa a episodio)
Dove guardarlo: Viki sottotitolato in italiano
Genere: Psychological, Romance, Melodrama
Sono in un momento di felicità dramosa assoluta, uno dietro l'altro sto trovando drama belli che mi piacciono tanto. Just Between Lovers, ad esempio, ha avuto su di me quasi lo stesso effetto di The Smile has left your eyes, con la differenza che il finale non è così devastante. Questo l'ho curato per un po' aspettando il mood giusto e, appena il mio cuoricino rinsecchito ha lanciato segnali di desiderio di angst, è salito subito in testa alla lista. Me ne sono sentita subito attratta sia per la trama, sia per il genere, sia - e mi rendo conto che è una sciocchezza - per l'estetica della locandina, palette di colori, pose, sfondo e tutto il resto.
Just Between Lovers ha tantissimi pregi che me lo hanno fatto apprezzare praticamente da subito. E' un drama drammatico dall'inizio alla fine e nemmeno una volta si lascia andare a scene o dialoghi divertenti per smorzare il tono, come spesso capita. Il livello di drammaticità varia, a volte è intensa e a volte lo è un po' meno, ma in generale il tono di tutte e 16 le puntate non è frivolo, non è leggero. C'è una storia di base che non può essere alleggerita e i personaggi stessi non hanno opportunità di migliorare le loro situazioni, di farle passare dai toni del grigio e del nero, al rosa acceso. Ho apprezzato, quindi, che non ci fossero bruschi cambiamenti di tono e che la storia mantenesse la sua identità, permettendomi così di infilarmi nel magico labirinto dell'angst e uscirne solo a 5 minuti dalla fine. La trama non è eccessivamente complicata, ha due o tre eventi centrali e non si discosta troppo da quelli: il crollo, le morti, le difficoltà di vivere una vita portandosi dietro un trauma, per tutti i personaggi principali è questo il pilone portante della storia, e non ci sono ulteriori grossi scogli. Ad esempio non c'è un vero e proprio cattivo, i due protagonisti hanno fin troppi problemi da gestire, tra passato e presente, che aggiungerci pure qualcuno che vuole rovinare la vita sarebbe stato veramente troppo. Forse il vero cattivo è la vita, se si pensa al percorso di Kang Doo, però è tutto parte della storia e funziona fino alla fine. Stesso discorso per i second che, normalmente, sono i due personaggi che vogliono dividere la coppia principale. Qui il second maschile e il suo debole tentativo di seduzione vengono subito schiacciati da Moon Soo che non ci mette tanto a capire che all'architetto altissimo e bellissimo preferisce l'arruffato e malconcio Kang Doo. Ho apprezzato invece la second, un personaggio che purtroppo non trova una chiusura, al contrario di tutti gli altri, e che diventa una figura amichevole per entrambi i protagonisti. Ho letteralmente adorato la meravigliosa e scontrosa nonna che ha preso Kang Doo sotto la sua protezione e gli ha voluto bene, per lei ho pianto come una disperata. Anche Sang Man, l'amico tenerino e un po' ritardato di Kang Doo, regala scene che ti lasciano in lacrime.
Il personaggio femminile è un altro elemento a favore. In genere i drama vogliono delle protagoniste bamboline, delle fatine bellissime e stilose che ispirano meraviglia al solo guardarle e che suscitano tenerezza (o invidia nera). Moon Soo è una ragazza normale: è bella come può esserlo una persona comune, ha una corporatura esile ma non statuaria, si veste normalmente, non ha la vocina da bambolina e si comporta come una persona normale. Moon Soo non è lontanissima dall'ideale classico della protagonista di drama, ma è sufficientemente diversa da farsi apprezzare per il contenuto e non per l'apparenza. In più, per quanto il suo personaggio abbia un trauma passato da superare, non è inutilmente problematica, non è spaventata dal mondo. Sì, gli strascichi ci sono e sì, ha dei grossi problemi, ma questi non le impediscono di vivere. Moon Soo mi è piaciuta sul serio, il suo percorso, le sue scelte, non avrei cambiato niente di lei. L'attrice che la interpreta, Won Jin Ah, è una nuova conoscenza e secondo me è stata brava, mi ha regalato un sacco di soddisfazioni sciocche, tipo quando urlava lo faceva sul serio e diventava tutta paonazza. Purtroppo però anche lei soffre della sindrome della platessa, cioè durante le scene dei baci stava immobile come un pesce morto. Non si può avere tutto, immagino.
Già solo a guardare la locandina di Just Between Lovers e solo dopo una puntata ho capito che ho un debole per i protagonisti scassati, arruffati e sfortunati. C'è qualcosa in questi personaggi che mi fa vibrare il cuoricino e che risveglia quel sesto senso sensibile all'angst duro e puro. Per Lee Kang Doo ho avuto un colpo di fulmine. L'ho amato subito, e fino alla fine non ha mai perso fascino o carisma. La sua scodella di capelli crespi, la faccia quasi sempre tumefatta, i vestiti un po' stazzonati, la camminata mezza zoppa, e la tenerezza assoluta che ispira. Kang Doo sopravvive con lavoretti alla giornata, si muove nel sottobosco dei poco raccomandabili, vive in una zona bruttarella della città, dorme poco e si imbottisce di medicine. Lo incroci per strada e pensi che o è un teppista o ci manca poco. Invece è solo rassegnato alla sua situazione, sopporta stoicamente, cerca di cavare il meglio da una vita abbastanza schifosa e non scende a compromessi. A modo suo Kang Doo è onesto, non gioca con i sentimenti, non si nasconde dietro a bugie calcolate, non gli importa nemmeno di apparire brusco e spigoloso. Se solo superi la corazza capisci che è una persona buona, che se vuole bene a qualcuno fa qualsiasi cosa per quella persona e che per quanto abbia imparato a convivere con i suoi demoni sotto sotto soffre e desidera un pochino di felicità. Il suo percorso è un'altalena, appena sale verso la felicità c'è una brusca caduta, così per tutte e 16 le puntate lo vediamo sperare e poi disperarsi in una serie di ingiustizie che lo mettono (e ci mettono) seriamente alla prova. Junho, cantantino acrobatico diventato attore, è la stella del drama. E' bravo, bravo e bello e ora è sul podio subito sotto Seo In Guk, visto che hanno interpretato personaggi simili.
Se c'è una cosa che proprio non mi ha convinta è stato il modo in cui il lieto fine arriva e spazza via tutto. L'ultima puntata è pesante, ti tieni pronto per la mazzata, poi invece ecco che brilla la luce della felicità inaspettata, e si susseguono scene dove ogni personaggio ha la sua chiusura e il - da loro definito - miracolo rompe brutalmente l'armonia del drama. Per carità, sono contenta che si concluda così però avrei preferito un finale con meno zucchero e più amaro proprio come è stato il drama per tutta la sua durata.
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