8 aprile 2019

K-Drama della settimana: Hymn Of Death

Based on the true story of Kim Woo-Jin and Yun Sim-Deok. 
Kim Woo-Jin is a stage drama writer while Korea is under Japanese occupation. He is already married, but he falls in love with Yun Sim-Deok. Yun Sim-Deok is the first Korean soprano. She records the song “Praise of Death” which becomes the first Korean pop song in 1926. Kim Woo-Jin and Yun Sim-Deok's fate ends tragically.
Anno: 2018
Episodi: 3 (1 h. circa a puntata)
Dove guardarlo: esclusiva Netflix sottotitolato in italiano
Genere: Historical, Romance, Tragedy

Trovare una trama degna di questo drama è stato impossibile. O ti mettono tutta la storia in due righe, spoilerando la fine, oppure mettono uno sterile riassunto da enciclopedia. Non sono riuscita a trovare niente di meglio di questa trama, ma sento che non è comunque alla sua altezza.

Se un bel giorno vi svegliate e vi accorgete di avere quella voglia latente di masochismo, quel desiderio di accartocciarvi sul divano e piangere e struggervi e sospirare, se - per farla breve - avete necessità di farvi del male e goderne Hymn Of Death vi serve su un piatto d'argento la portata principale dell'amore senza speranza, del finale drammatico, del mai una gioia assoluto.

Sempre che riusciate a riscuotervi dall'ipnosi indotta da Lee Jong-Suk.

Il drama narra la storia di due personaggi realmente esistiti Kim Woo-Jin, scrittore di opere teatrali, e Yun Sim-Deok, cantante lirica, e della loro storia d'amore. Woo-Jin è figlio primogenito di un ricco possidente terriero ed erediterà l'azienda familiare. Per volere del padre Woo-Jin studia scienze agrarie all'università e si è sposato con una donna che non ama, l'unica concessione che gli è stata permessa, il teatro, è esclusivamente temporanea e considerata come valvola di sfogo di un figlio che si ribella al padre. Peccato che per Woo-Jin il teatro, ma soprattutto la scrittura, sia più che un capriccio, più che un interesse giovanile destinato a svanire. Per lui è l'essenza stessa della sua natura, senza è come se fosse imprigionato, annullato, privato di qualsiasi identità e voglia di vivere. Attraverso la scrittura esprime non solo se stesso, ma anche le sue idee politiche, il suo amore per la patria, la frustrazione sociale derivata dal dominio giapponese, tutte cose che non può esprimere apertamente.

Durante questa parentesi giovanile, mentre prepara uno spettacolo con i suoi amici dell'università, incontra una cantante lirica, Sim-Deok, una giovane che oltre ad essere bella è anche schietta, senza peli sulla lingua. Sim-Deok non è una giovinetta tremolante, che si lascia trasportare dalla corrente senza fare resistenza: se qualcosa non le va a genio non ci pensa due volte a dirlo, se Woo-Jin agisce in un modo che la ferisce cerca il confronto. Sim-Deok non si nasconde, prende l'iniziativa, non aspetta, è l'esatto opposto di Woo-Jin. Dove lei è vibrante, frizzante, schietta, lui è di pietra, rigido, respingente. Tanto più tempo passano insieme, tanto più la loro differenza diventa evidente, tanto più la loro relazione vira verso l'amore.

Woo-Jin è facile da fraintendere, non è un uomo semplice, non ha la stessa sciolta eloquenza dei suoi scritti, non sorride facilmente, ma nella sua rigidità è intenso, magnetico. Certo, qui gioca un ruolo decisivo l'interpretazione di Jong-Suk che, oltre ad essere schifosamente bello in completo, è anche bravissimo. Non so quanti attori sarebbero stati altrettanto bravi a lasciar parlare il loro viso invece di usare le parole. Così i comportamenti iniziali che hanno lasciato strascichi tremendi nel cuore di Sim-Deok diventano chiari e a quel punto la loro relazione, che è sempre stata platonica e struggente, diventa poco alla volta vera e reale.

Naturalmente, considerando il contesto storico e il background dei due personaggi, è chiaro che avranno la strada ostacolata da qualsiasi cosa ma è proprio per questo che diventano sempre più uniti. La realizzazione del sé, per entrambi, è solo nella coppia. L'uno senza l'altro non funziona bene, non vive bene, non è felice. Le opzioni sono due: o si lasciano definitivamente o stanno insieme. La prima soluzione è quella che entrambi scelgono ma è anche quella che fallisce miseramente. Proprio perché sono felici solo quando sono insieme, proprio perché sanno che non potranno mai stare insieme, decidono di darsi l'ultima possibilità.
A questo punto si avvicina il finale ed è inquietante come io, che sono uno spettatore, senta la tragedia incombere più dei protagonisti, che invece raggiungono una sorta di pace interiore nel momento in cui prendono la decisione definitiva.

Ora, visto che il finale non è un segreto e che il drama è sfacciatamente tragico (la fine è già nel titolo), non farò grande spoiler dicendo che la morte è per loro l'unico stato di -non-esistenza in cui potranno stare insieme senza causare tragedie alle persone attorno a loro. Questa scelta estrema, raggiunta con una tranquillità incredibile, può sembrare insensata ma è da inserire proprio in quel contesto storico che ha distribuito disgrazie e ostacoli sul loro cammino. Non hanno scelta, lo sanno, lo accettano con dignità, e nelle ultime scene in cui sono insieme finalmente si vede Woo-Jin sorridere.

Esteticamente parlando il drama è bellissimo. Sia perché hanno scelto due attori che sono bravi e belli, sia perché i costumi e le location sono veramente curate (credo di aver riconosciuto dei set di Mr.Sunshine), la fotografia, le musiche, è tutto veramente bello ed elegante. Purtroppo per me anche qui hanno usato il maledetto rallenty che ormai è mio acerrimo nemico. La scena della passeggiata sulla spiaggia con la ripresa aerea è stata brutalmente rovinata da questo rallenty (a scatti, tra l'altro) che ha tolto qualsiasi poesia alla scena, riducendola ai livelli di soap opera.

Per quanto riguarda la resa generale, per me i tre episodi non sono stati sufficienti a rendere al meglio questa storia, perché se è vero che le scene che Woo-Jin e Sim-Deok hanno insieme sono belle, per me sono state anche poche e questa sensazione ha reso meno coinvolgente la parte finale, lasciandomi un senso di distacco emotivo che mal si accompagna ad un drama come questo. Non sono rimasta indifferente, per carità, ma non ho nemmeno provato quel trasporto assoluto degli altri (Alexandria!). Le scene dove i due protagonisti non sono insieme sono altrettanto ben fatte, le loro storyline hanno drammaticità e coerenza e secondo me sono state la vera prova di interpretazione per entrambi gli attori. Ad esempio la scena di Woo-Jin che litiga con il padre è straziante e Jong-Suk è stato magnifico, ma anche Shin Hye Sun ha dato prova di essere capace di interpretare ruoli drammatici quasi meglio di quelli sbarazzini nei quali sono abituata a vederla.

Rivedrei Hymn of Death? Visto che prende solo 3 ore probabilmente sì, ma per ora preferisco tenerlo tra i drama visti perché se è vero che mi è piaciuto molto è anche vero che non mi ha trafitto il cuore. Sadly, aggiungerei.

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