25 marzo 2019

Robert Galbraith
Bianco Letale

Serie Cormoran Strike 4
Titolo originale Letal White

Trama
Salani | pag. 784 | € 24,00

Quando il giovane Billy, in preda a una grande agitazione, irrompe nella sua agenzia investigativa per denunciare un crimine a cui crede di aver assistito da piccolo, Cormoran Strike rimane profondamente turbato. Anche se Billy ha problemi mentali e fatica a ricordare i particolari concreti, in lui e nel suo racconto c'è qualcosa di sincero. Ma prima che Strike possa interrogarlo più a fondo, Billy si spaventa e fugge via. Cercando di scoprire la verità sulla storia di Billy, Strike e Robin Ellacott - una volta sua assistente, ora sua socia - seguono una pista tortuosa, che si dipana dai sobborghi di Londra alle stanze più recondite e segrete del Parlamento, fino a una suggestiva ma inquietante tenuta di campagna. E se l'indagine si fa sempre più labirintica, la vita di Strike è tutt'altro che semplice: la sua rinnovata fama di investigatore privato gli impedisce di agire nell'ombra come un tempo e il suo rapporto con Robin è più teso che mai. Lei è senza dubbio indispensabile nel lavoro dell'agenzia, ma la loro relazione personale è piena di sottintesi e non detti...
It was a glorious thing, to be given hope when all had seemed lost.

Commento
***Spoiler***
Che sofferenza dare questo voto. Ho dovuto dormirci sopra prima di decidermi ed essere obiettiva, perché se avessi lasciato vincere il cuoricino avrei dato mezzo voto in più e porca miseria non se lo merita.
Vogliamo parlare dei due anni e mezzo di pura tortura e di attesa per il nuovo romanzo? Vogliamo parlare di come alla fine di La via del male la Rowling ci avesse lasciati tutti in sospeso con le stelle negli occhi e nel cuore? Parliamone, perché sento il bisogno di sfogare la mia frustrazione e non posso ancora farlo con la mia partner di lettura (Mara spicciati!).
Cara Row, io ti adoro ma con Bianco Letale non ce la faccio proprio a fare finta di niente e urlare al miracolo come tutti. Hai toppato. Ecco l'ho detto, ora dovrò andare in terapia.
Facciamo un'operazione brutale e analizziamo subito e senza indugi quell'elemento che ho accennato qui sopra così posso mettermi l'anima in pace. Tutti, ma proprio tutti, abbiamo uggiolato alla fine di La via del male perché Robin era all'altare e Strike era appena entrato in chiesa. So che pensate che Bianco Letale vi porterà una gioia improvvisa, con una scena epica da soap opera e tanti saluti a quel cretino di Matthew. No! Col cavolo, proprio. Il desiderio che questi due in qualche modo quaglino muore di una morte impietosa già con il - lunghissimo - prologo.
Eliminata in partenza la questione romantica, me ne sono fatta una ragione e mi sono affidata con fiducia alla trama, al giallo, al mistero, insomma a quello che ha reso strepitosa la serie.
Altra mazzata. Altro lutto, altra delusione. La storia ha una matrice politica e io porca miseria odio le storie a sfondo politico. Le odio, mi repellono, mi annoiano. I primi tre romanzi erano veri e propri casi di omicidio con annessa l'indagine di Strike e, quindi, il lettore era fin da subito immerso nella storia e nella ricerca di indizi. Sono queste le caratteristiche vincenti della serie: l'indagine e la ricerca del colpevole, i ragionamenti di Strike alternati alla sua lotta quotidiana contro la povertà e contro le difficoltà della sua condizione. Persino le interazioni di Cormoran con Robin, escludendo per un attimo l'aspetto sentimentale, stimolavano il ragionamento nella testa del lettore, cosicché la lettura diventava un'esperienza febbrile e coinvolgente.
Il caso scelto dalla Rowling, questa volta, è all'inizio tutto tranne che violento. E' curioso, è intrigante, ma non è particolarmente eccitante. La cosa che mi ha innervosita è che all'inizio viene lanciato il sassolino con l'entrata in scena di Billy che farnetica su un bambino ucciso. E' logico pensare che sarà questo il caso centrale della storia al quale Strike dedicherà le indagini e, per un certo verso, è così peccato però che Billy e il bambino morto poco alla volta vengono messi da parte da faccende più incombenti, come il caso di Chiswell.
A questo punto il caso diventa una specie di indagine per scoprire chi c'è dietro il ricatto e perché, con tanto di immersione a pieno regime nel mondo della politica. Se piace il genere non c'è niente di poco gradevole, ma se si è come me questa storia rischia di diventare una prova di pazienza e di resistenza nella speranza di avere un vero caso e una vera indagine. La politica, qui, si incastra con le questioni familiari della upper class londinese (dove convenientemente viene infilata quella vacca di Charlotte che adesso, solo adesso, decide di fare una comparsata e farci incazzare per bene), e con gli intrighi politici ingarbugliando la situazione a tal punto che io ho smesso di tentare di capirci qualcosa. Soprattutto non è chiaro il nesso tra il caso di Billy - preso da Strike per capriccio personale - e il caso Chiswell. Solo alla fine verranno uniti e per me il collegamento sarà debole e molto deludente.
In questo panorama di desolazione la Row ha pensato bene di collocare Robin e Strike su due percorsi diversi. Certo, lavorano allo stesso caso, ma la maggior parte del tempo sono soli e si scambiano i loro progressi e ragionamenti attraverso telefonate brevi e imbarazzate. Si è perso completamente il loro rapporto lavorativo perché Robin è stata travolta dalla valanga di merda della sua vita personale che la Row ha pensato bene di farci conoscere nei più lunghi, prolissi ed inutili dettagli. Matthew è un cazzone, lo sapevamo dal primo romanzo, il loro matrimonio non doveva proprio esserci, lo sapevamo già dal terzo romanzo, Robin ha sbagliato, lo scopriamo nel prologo, quindi per tutte e 784 le pagine dobbiamo tollerare una versione piagnona, lacrimevole e debole di Robin. Ogni scena con Matthew ha scatenato la vipera che è in me, e se all'inizio lo si può capire e tollerare nella speranza di una svelta evoluzione della situazione, di fronte alla recidiva di Robin mi è salito il veleno nel corpo e mi è venuta a noia. Per metà del romanzo Robin è insopportabile, e per l'altra metà è discreta ma comunque lontanissima dal personaggio che è stata. Certo, ci regala un paio di momenti epici però sono immersi in un mare di mediocrità. Il problema non è nemmeno la sua situazione personale, ma è il fatto che sia affiancata ad un caso che è poco appassionante e i due elementi si uniscono e raddoppiano l'effetto.
Strike, in tutto questo, arranca e zoppica (letteralmente e non). E' sempre Strike, intendiamoci, ha sempre la sua logica e il suo metodo, ma applicati a questo contesto perde potenza e risulta un po' goffo e attutito dal marasma dei personaggi. Se non fosse stato per lui, però, la storia non avrebbe avuto nulla di speciale e probabilmente non avrebbe retto per tutte quelle pagine: senza la sua pur ridimensionata indagine non avrei provato il benché minimo interesse per il caso Chiswell persino quando è diventato un caso di omicidio.
Inconsciamente ho riposto le ultime speranze nel finale, perché nei tre romanzi precedenti tutto si spiegava e si risolveva alla fine. Beh, la Row ha riutilizzato lo stesso modello ma lo ha fatto con lo spiegone a caso risolto. In sostanza succede che Strike chiude il caso, si fanno le domande e si danno le risposte a favore dei lettori, che altrimenti non avrebbero capito una mazza del chi è il colpevole e del movente, e poi in chiusura viene infilata l'unica scena d'azione del romanzo. Quando sono arrivata a questa parte mi è salito il sangue al cervello perché mi sono sentita presa in giro: che senso ha avere un romanzo di 700 pagine e vedere spiegato tutto in modo così sterile in poche pagine?
Ultima nota, il titolo rimane una vera e propria incognita fino alla fine.
Per chiudere devo dare alla Row ciò che si merita. E' vero, la trama non mi ha impressionata, non l'ho trovata originale o particolare come le altre, ma lo stile della Row è sempre perfetto. Non c'è altro modo per definirlo, se sono arrivata alla fine di 784 pagine in dieci giorni circa senza dimenticare un indizio che fosse uno e senza sentire la stanchezza di un plot a base politica allora c'è un motivo. La Rowling è brava, sa agganciare l'attenzione del lettore a prescindere da cosa sta raccontando e questo la rende un'autrice pericolosa: non te ne rendi conto, ci speri, e anche se non ti piace riesci a trovare dei pregi oppure dire che, in definitiva, Bianco Letale letto da chi ha un debole per questo tipo di storia può essere un romanzo meraviglioso.
Non per me, purtroppo, ancora una volta inizio la lunga attesa del prossimo romanzo.

2 commenti:

Silvia FeelingBookish ha detto...

Ammetto di non aver letto molto attentamente la tua recensione per paura di incorrere in spoiler, ma sono contenta di vedere che ti sia piaciuto! Io ho letto il primo volume della serie giusto qualche mese fa, e sono curiosissima di leggere i seguiti!
Da un lato vorrei infatti leggerli tutti uno dietro l'altro, ma la consapevolezza che poi dovrò aspettare un sacco per il prossimo volume mi tiene a freno ;)

Miraphora ha detto...

@Silvia
Hai fatto bene a non leggerla con attenzione perché gli spoiler ci sono :D
Mi è piaciuto, vero, ma non come gli altri. Alcune cose non le ho proprio digerite ^_^
Se vuoi un consiglio goditi la lettura con calma perché ci sarà da aspettare...