Titolo originale Life's little ironies
Trama
Sellerio | pag. 378 fuori catalogo |
La chiave dell'arte dello scrivere - sosteneva Hardy anticipando di più di mezzo secolo quello che dirà Borges a difesa della narrativa d'intreccio - sta nella capacità di mescolare in giuste dosi il banale quotidiano e lo straordinario. L'avventura grandiosa di un essere umano qualunque, o la giornata qualunque di un grande personaggio: questo è il racconto. E il dosaggio è cosi riuscito in questi racconti del 1894, da incoraggiare a sottoscrivere il giudizio che nel 1949 ne dava Annie Messina: è impossibile annoiarsi leggendoli. Sono parabole rapide e disastrose di destini comuni, che il caso invece seduce e poi atterra: ironicamente, appunto. Hardy le segue nel loro tragitto con uno sguardo di sconsolata pietà, di romantica malinconia, che si accende di speranza soltanto quando può fermarsi sui paesaggi immobili della sua antica campagna inglese.
Si congetturò che, assorti nella scambievole contemplazione di occhi i quali avevano un tempo brillato per loro soli, avessero potuto cadere in una tenera fantasticheria e, riluttanti a confessare i loro reciproci sentimenti, avessero continuato così, dimentichi del tempo e dello spazio, fino a che l'oscurità li aveva colti di sorpresa lontano dalla riva. Ma nulla si seppe mai di veramente preciso. La loro sorte era stata quella di morire così: le due metà, destinate dalla natura a formare l'insieme perfetto, erano venute meno a quello scopo durante la loro vita per essere ricongiunte dalla morte.
Sono soddisfatta di me stessa, ho iniziato il 2019 leggendo uno dei miei tanti classici, in particolare uno dei titoli della mia collezione di Hardy che sta prendendo polvere nella libreria. Forse è stata la decisione migliore in fatto di letture, perché Hardy è riuscito là dove ultimamente autrici fidate non hanno saputo arrivare: farmi ritrovare il divertimento di leggere.
Magari può suonare strano associare la parola divertimento ad una raccolta di racconti di fine 800 - soprattutto una di Thomas Hardy -, eppure è così perché con questo autore mi trovo sempre a mio agio, entro in sintonia con il suo stile e con i contenuti delle sue storie fino a ritrovarmi tra le mani un libro pieno di orecchie (sì, faccio le orecchie alle pagine).
Piccole ironie della vita è, secondo la mia modesta opinione, una raccolta perfetta per chi cerca racconti brevi per riempire dai 30 ai 40 minuti di tempo - ideali per un viaggio in treno, ad esempio - e non desidera trame troppo ingarbugliate. Questi racconti sono tutti dedicati ad episodi di vita, a personaggi comuni e ai loro destini generalmente tragici o poco fortunati. Si va dal fidanzamento sfortunato, all'abbandono, alla separazione, fino ad arrivare a fini tragiche narrate con un tono che solo Hardy sa rendere così coinvolgente. Non è ironia nel senso letterale del termine, l'autore non prende mai in giro i suoi personaggi, si limita a raccontare gli eventi in modo quasi pragmatico senza abbellire, giustificare o ammorbidire la natura umana spesso sgradevole di alcuni dei suoi personaggi.
Per dare una spiegazione corretta cito una parte del saggio finale che articola alla perfezione l'impressione che i lavori di Hardy mi hanno sempre lasciato.
Coerentemente con il titolo della raccolta, i racconti riuniti in Piccole ironie della vita si imperniano su una qualche tragica ironia della sorte. L'angolazione è parte integrante della Weltanschauung hardiana che, inquadrandosi nella prospettiva scettica tardo-vittoriana, attribuisce l'origine del mondo a una Causa universale, cieca e inconsapevole, e conseguentemente vede gli uomini schiavi delle circostanze e 'zimbelli del tempo' [...] Il gioco bizzarro del Caso, e quindi l'ironia della sorte, è dunque un motivo che sottende tutto il canone narrativo e poetico dell'autore, ma si esplicita nel titolo di questa raccolta, che pur ingloba molti altri temi tipicamente hardiani.
Il fatto che l'autore presenti gli eventi che coinvolgono i personaggi come impossibili da prevedere e da evitare ha un qualcosa di fatalistico: non importa quanto si impegnino, quanto ci provino, i personaggi sono destinati a vivere quel destino, a soffrirne e a subirlo senza possibilità di scampo. Ma se il concetto di base non è per niente positivo, lo stile di Hardy trasforma una tragedia in intrattenimento, facendo oscillare il lettore tra divertimento e tristezza senza lasciarlo cadere in nessuno dei due estremi.
Oltre a interessare ambiti molteplici, l'ironia degli eventi assume sfaccettature variegate: talora ha risonanze profondamente tragiche, talora grottesche, oppure paradossali; talora riguarda la sfera dei rapporti familiari, oppure quella morale, o addirittura esistenziale [...]
Mi ha sorpresa la quantità di racconti dedicati all'amore, naturalmente sfociato in tutto tranne che in un lieto fine, che a volte mi hanno divertita nonostante il risvolto tragico e a volte hanno lasciato un residuo di tristezza. In particolare mi è piaciuto l'ultimo racconto, quello più lungo della raccolta, perché è un insieme di storie dentro una storia e racchiude diversi argomenti, come tanti piccoli assaggi di storie diverse che si chiudono con quella del protagonista.
Riguardo lo stile di Hardy non posso aggiungere nulla, è talmente bravo che persino la scena più comune diventa magicamente affascinante soltanto per il modo in cui usa le parole. Così anche i sentimenti vengono rappresentati in un modo tutt'altro che comune, con una precisa scelta lessicale e una tremenda abilità di costruire i periodi che solo alcuni autori possiedono.
Riguardo lo stile di Hardy non posso aggiungere nulla, è talmente bravo che persino la scena più comune diventa magicamente affascinante soltanto per il modo in cui usa le parole. Così anche i sentimenti vengono rappresentati in un modo tutt'altro che comune, con una precisa scelta lessicale e una tremenda abilità di costruire i periodi che solo alcuni autori possiedono.
Ogni volta che ella si avvicinava alla metà della sua orbita più vicina a lui, si guardavano negli occhi sorridendo, con quell'inconfondibile espressione che significa tanto poco sul momento, e che conduce così spesso alla passione e allo strazio, all'unione e al distacco, alla sovrappopolazione, agli stenti, alla contentezza, alla rassegnazione, alla disperazione.Naturalmente questa raccolta non è per tutti, non tanto perché sia complicata - anzi, per me è tutto l'opposto - ma piuttosto perché il racconto è poco apprezzato, e in generale i racconti brevi di fine 800 vengono considerati quasi da sussidiario scolastico invece che come narrativa di intrattenimento. Se, poi, aggiungiamo il fatto che i soggetti possono risultare noiosi ai più, allora si capisce perché questa sia stata una pubblicazione rimasta nell'ombra (da noi) per tantissimo tempo, e che solo ora grazie alla casa editrice Elliot è stata ristampata. Io consiglio comunque di recuperare questa edizione di Sellerio primo perché si trova nell'usato ad un prezzo veramente ridicolo e secondo perché avere tra le mani un libro così compatto e rustico al tatto riflette la gioia della lettura.
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