Serie Vani 4
Trama
Garzanti pag. 336 | € 17,90 |
Per Vani fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché così può scrivere nel chiuso della sua casa, in compagnia dei libri e lontano dal resto dell’umanità, per la quale non ha una grande simpatia. Ma soprattutto perché può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di emulare i loro gesti, di anticipare i loro pensieri, di ricreare perfettamente il loro stile di scrittura. Una empatia innata da cui il suo datore di lavoro sa come trarre vantaggio. Lui sa che solo Vani è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori viventi di thriller del mondo. E non importa se le chiede di scrivere una storia che nulla ha a che fare con i padri del genere giallo che lei adora, da Dashiell Hammett a Ian Fleming passando per Patricia Highsmith. Vani è comunque la migliore. Tanto che la polizia si è accorta delle sue doti intuitive e le ha chiesto di collaborare. E non con un commissario qualsiasi, bensì Berganza, la copia vivente dei protagonisti di Raymond Chandler: impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che i due fanno indagini a braccetto. Ma tra un interrogatorio e l’altro, tra un colpo di genio di Vani e l’altro qualcosa di più profondo li unisce. E ora non ci sono più scuse, non ci sono più ostacoli: l’amore può trionfare. O in qualunque modo Vani voglia chiamare quei crampi allo stomaco che sente ogni volta che sono insieme. Eppure la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l’happy ending va conquistato, agognato, sospirato. Perché il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Andare oltre il suo astio per aiutarlo è difficile e proteggere la sua nuova relazione lo è ancora di più. Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e che può tessere trame più ordite del più bravo degli scrittori.
La vita è una performance mediatica molto scadente: ad altissima definizione audio-video, ma con una pessima sceneggiatura.
Commento
***spoiler***
***spoiler***
Da un bel po' di anni a questa parte ho smesso di comprare edizioni rilegate, sia per una questione di gusto personale, sia per una questione economica, sia perché ho ridotto sempre di più i nomi di autori e autrici che devo comprare subito perché devo leggerli subito. Nel corso degli anni la lista, oltre a ridursi drasticamente, è cambiata e ha visto l'ingresso improvviso (ma graditissimo) di Alice Basso.
Naturalmente, dopo aver letto il suo primo romanzo, li ho presi tutti diligentemente in edizione rilegata e, senza cambiare modus operandi, li ho letti a breve distanza dalla loro uscita. Per La scrittrice del mistero - per cause esterne (ferie, k-drama, coma profondo, cervello spento) - ho variato leggermente la routine prendendolo in mano solo pochi giorni fa.
Ora, nonostante il voto non sia dei più alti, la mia simpatia verso la Basso e l'attaccamento per la serie rimangono invariati, però non posso fare a meno di appioppare a questo romanzo il titolo del meno riuscito dell'intera serie. Questo ovviamente non significa che sia brutto o che sia noioso, ma solo che ci sono certi elementi che - secondo la mia modestissima opinione - non hanno avuto su di me lo stesso effetto degli altri romanzi.
Il problema grosso, che tiro fuori subito per togliermi il pensiero, è che il giallo o il mistero - come lo si vuole chiamare - mi è sembrato debole, fin troppo semplice e prevedibile persino per una mente come la mia. La lettura è volata via e sono arrivata alla fine con la sensazione che non fosse successo nulla di particolarmente emozionante e che il mistero fosse diluito al punto da risultare quasi in terzo piano. Mi sono chiesta come fosse possibile che il romanzo fosse finito così velocemente senza che me ne accorgessi, partendo con un botto nucleare - ho sottolineato non so quante citazioni - per poi declinare verso un lieve entusiasmo smorzato dal finale citofonato.
Secondo me il romanzo ha risentito anche del fatto che i grossi conflitti di Vani si sono risolti, sia nel lavoro sia nella sfera personale, e che quindi la trama risulta essere una sorta di passaggio obbligato, come quando durante un viaggio lasci un posto fighissimo per arrivare ad un altro posto fantastico ma la strada in mezzo è l'unica percorribile ed è poco entusiasmante. Non hai scelta, ci devi passare senza possibilità di svoltare su sterrate emozionanti, ma lo fai senza soffrirci troppo perché sai che davanti a te c'è un nuova avventura.
La Basso questo ha fatto, ha stoicamente affrontato la questione romantica, la questione ex, la questione mistero, e ha chiuso tutto con una frase che ti manda una scossa al cervello e ti fa urlare e no, dai! perché evidentemente il ritmo del finale era troppo sicuro e c'era bisogno di un bel calcio nel didietro.
Poi, ecco, non è che io mi lamenti tanto di questa trama un po' meno attorcigliata perché mi sono goduta la lettura e il semplice filo narrativo senza sentirmi una fessa totale per non aver capito cosa stava succedendo. La questione è abbastanza curiosa e divertente - del resto Riccardo e lo stalker sono una combo promettente - e ha uno sviluppo con un crescendo moderato, senza grandi svolte violente (però l'insetticida e il topicida, c'è dell'ironia potente sotto), certo mi avrebbe fatto piacere avere un filo in più di suspense, e che il mistero non fosse solo un contorno.
Perché la verità è che questo mistero c'è ma non occupa più gran parte delle attenzioni di Vani e del lettore, è solo un'episodio di una nuova realtà che ancora si deve aggiustare.
Da qui in poi spoilero come una dannata.
Il fatto che Vani e Berganza si siano messi insieme e che il romanzo inizi il giorno dopo la fine del precedente fa immaginare come i due tendano ad occupare la maggior parte della trama. Non ci sono scene stucchevoli in cui entrambi riscoprono un romanticismo tradizionale, tutto il contrario, però anche questa novità diventa subito una routine consolidata, come se fossero una nuova coppia solo in certi momenti - perché gran parte delle loro interazioni sono già avvenute, quindi da quel punto di vista non c'è niente da aggiungere -. Manca il brivido, se vogliamo, perché entrambi lo schiacciano senza pietà. Ma va bene, perché evidentemente la coppia non è il centro del romanzo. Il problema è che non lo è nemmeno il mistero, per quanto sia divertente immaginare chi possa essere lo stalker dietro le minacce a Riccardo la comicità non riempie il vuoto della prevedibilità. Ad un certo punto sai che non andrà così, che la soluzione facile è sbagliata, e sai anche come si arriverà alla chiusura dei conti ma quando accade non c'è brivido, o emozione, succede e basta. E' come avere una conferma di qualcosa che già sai, e va bene solo fino ad un certo punto perché per la serie di Vani l'arrivo alla scoperta del colpevole è la parte più appassionante. Anche la questione lavorativa è tiepiduccia: è divertente vedere che per una volta è lei la star della situazione, ma non si va molto al di là della creazione di trame trash per una serie action, nonostante la caratterizzazione dello scrittore famoso sia una vera chicca.
Insomma, sì è vero che la Basso ci ha finalmente dato la coppia Berganza/Sarca e tutti i crampi di felicità che ne conseguono, ma è anche vero che il resto è tiepido e per quanto sia sempre scritto benissimo, per quanto la Basso sappia farti ridere e rimuginare, e per quanto i personaggi non abbiano nemmeno pucciato la punta dei piedi in terre OOC, a me non è bastato. Confido nel prossimo romanzo, quando le acque si saranno calmante e non ci sarà più la frenesia amorosa che ha preso tutti i personaggi in questo libro. Aspetto con pazienza, mi fido completamente della Basso e so già che la prossima avventura di Vani sarà mille volte più affascinante di questa.
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