Serie I Cinque Sensi 1
Trama
Harper Collins pag. 332 | € 14,90 |
Commento
Ormai da un po' di tempo faccio parte del gruppo di fangirls di Virginia De Winter. Nella mia personalissima ondata di amore sono arrivata persino al punto di leggere le sue fan fiction nel tentativo di soddisfare le smanie periodiche. Insomma, La Spia del Mare è uscito e tanti saluti arrangiamoci alla lunga attesa del prossimo romanzo.
Poi la Virgy sgancia la bomba che sta per uscire in libreria con un nuovo romanzo e tu, che non ne sapevi niente, rimani a fissare come una scema il post su Facebook e pensi Dio, sì.
La devozione assoluta mi ha resa cieca, sorda e muta. Non ho letto la trama - che senso ha quando sai già che lo leggerei a prescindere dal genere?-, ho guardato di sfuggita la copertina e non mi sono quasi nemmeno accorta che il nome sulla cover è uno pseudonimo. Per me avrebbe anche potuto esserci scritto Pinco Pallino alla ricerca di Puci Paci e lo avrei letto lo stesso. Cioè, sono - siamo - a quel livello.
Quindi, beata e ignara del suo contenuto, ho cominciato a leggere Quello che i tuoi occhi nascondono con l'hype a manetta, e mi sono ritrovata ad aspirare il romanzo come un'indemoniata, mentre il neurone dedicato allo sbrodolamento da romance è andato in overdose per la carica erotica della storia. In sostanza, non essendo preparata, la crisi ormonale che mi ha investita è stata potente, una cosa da ricovero immediato.
Riassumendo, ho iniziato il romanzo perché è di Virginia e avevo già il cervello in pressione, poi mi sono resa conto che era un romance e pure super hot con un protagonista mega gnocco atomico e che la protagonista femminile ha ufficialmente reso normale, legale e auspicabile sbavare sui ragazzi più giovani. Ah, ed è scritto in classico stile VdW quindi orgasmi lessicali e sintattici multipli.
L'implosione estatica delle mie celluline cerebrali ha creato un nuovo universo parallelo nel mio cuoricino pieno di Federichi (e Axeli, e Drachi, e Gabrieli) a cui attingere nei momenti più bui, una specie di scorta segreta post-atomica per farmi riprendere dalla depressione più nera.
Ma sto divagando fangirlando.
Andiamo per ordine. Quello che i tuoi occhi nascondono è innegabilmente una storia d'amore con molti e succosi momenti hot, e se questo non è nelle vostre corde leggetelo lo stesso. Se vi piace crogiolarvi in storie un po' proibite/taboo/contorte ma con la sicurezza di un lieto fine buttatevi a pesce e sguazzate. Certo, la copertina è leggermente fuorviante con il visino carino puccioso e quest'aria da women's fiction con tanto di vegetazione bucolica, ma rispecchia la trama solo se la si considera con un punto di vista molto aperto.
La storia inizia con un gruppo di amiche messe di fronte alle conseguenze delle loro azioni, una scena presa dal passato che fuorvia leggermente il lettore: sembra che il romanzo sia un contemporaneo con uno sfondo giallo, con un mistero da risolvere e poi si spara avanti nel tempo catapultando il lettore in una Roma dei giorni nostri, pulita, scintillante, viva, una Roma da cartolina o da fiction. In questa città si muove Bianca, la protagonista, una fotografa famosa che vive in una bolla tutta sua a metà strada tra la vita elitaria della famiglia di diplomatici e la vita più popolare fatta di aperitivi in piazza, manga e giri in motorino. Bianca ha superato abbondantemente i trent'anni ed è in quella fascia d'età in cui non sei né giovane né matura, è al picco massimo assoluto prima del declino: nel cuore e nell'anima è ancora com'era a vent'anni, ma nel corpo è una donna fatta e finita. Non c'è niente di immaturo in lei, non si lascia andare a quei classici comportamenti che rovinano un personaggio, niente piagnistei e nessuna reazione senza motivazione. In sostanza Bianca, a parte l'aspetto da strafiga spaziale da stella del cinema francese anni '60, è la donna moderna per eccellenza: di successo, con una vita piena e ricca, tanti amici, una famiglia che la stressa perché si accasi, con una sfilza di amori finiti male e qualche segreto da tenere nascosto.
Poi arriva la mazzata tra capo e collo. La mazzata di nome Federico. Anni 24, alto, biondo, bellissimo, attore di fiction aspirante attore di qualità, giovane studente di letteratura francese con un debole per le donne più grandi di lui e il super potere di far sciogliere le ovaie alle femmine soltanto perché respira. Ora, il binomio lui più giovane e lei più matura di solito fa pensare ad un personaggio vanitoso e immaturo, un ragazzino che cerca la sicurezza materna o il brivido della donna più vecchia. Federico è un ragazzo giovane ma con un'anima molto più vecchia, con una mentalità molto più avanti e matura dei suoi anni e con un attitude completamente diversa da quella dei coetanei. Il contrasto tra la sua faccia d'angelo e lo sguardo di fuoco spiazza e rimani lì e pensi dio mio, ma sei vero? (perché sì, Virginia lo rende reale a tutti gli effetti) e non puoi assolutamente biasimare la reazione di Bianca.
Ammetto di aver avuto un lieve mancamento nel leggere delle sue parti nelle fiction (cosa che non mi attira granché) ma per fortuna tutto viene elegantemente messo da parte fino al momento giusto, ovvero quando la sua carriera diventa motivo di attrito.
La relazione tra Bianca e Federico è intensa e sviluppata su più livelli. Non c'è solamente il lato passionale - per quanto sia dominante - perché c'è un coinvolgimento sentimentale molto forte che bilancia la presenza massiccia delle scene di sesso. E' come se più le scene hot sono esplicite e potenti, tanto più il coinvolgimento emotivo aumenta così che la relazione che si crea è ricca e i contrasti che nascono non piovono dal cielo senza una motivazione.
A questo proposito devo per forza sottolineare come Bianca e il suo struggimento interiore sui dubbi che sorgono di fronte all'età di Federico e a quella sua presunta fissazione per le donne più grandi non siano falsi, forzati, ma piuttosto realistici e credibili, persino la sua disfatta di fronte all'evidenza dei fatti - se così possiamo dire - è umana e tenera.
Unico appunto personalissimo che ho espresso a Virginia e che lei non ha per niente condiviso è stata la mia necessità di un livello di angst molto più estremo di quello presente nella storia. Per come sono fatta io, questo romanzo avrebbe potuto regalarmi dei picchi di sofferenza idilliaci, delle scene di dolore e struggimento divini e fantastici, invece quello che è il punto di rottura lascia solo un lieve rossore e niente tagli o ematomi. A me piace soffrire, e questo romanzo ha un livello di angst troppo basso per me o comunque troppo basso rispetto alle mie previsioni. Poi, per carità, il finale è comunque preciso e perfetto e non ho veramente nulla da dire, ma se solo avessi potuto piangerci sopra avrei potuto fargli un altarino.
Non perdo la speranza, visto che è il primo titolo di una serie di cinque romanzi chissà mai che la mia voglia di sofferenza verrà soddisfatta più avanti. Per ora, sbrodolo senza pudore alcuno.
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