Serie Trilogia di Kushiel 2
Titolo originale Kushiel's Chosen
Trama
Terre D'Ange: un regno fondato dagli angeli e popolato da individui in cui una bellezza mirabile si accompagna a un'incondizionata libertà fisica e mentale. Un unico precetto guida infatti le Tredici Case che lo dominano: "Ama a tuo piacimento". Abbandonata in tenera età, Phèdre è nata con una piccola macchia scarlatta nell'occhio sinistro: il Dardo di Kushiel, il marchio che contraddistingue le "anguissette", coloro che possono mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrizione. Un marchio che non è sfuggito al nobile Anafiel Delaunay, che ha pagato il prezzo di servaggio per la giovanissima Phèdre e poi l'ha accolta presso di sé per insegnarle l'arte di osservare, ricordare e riflettere, e farla diventare così un'abilissima spia.
Oh beh, ci posso provare. Ma con un tomo di 700 e passa pagine (ma forse è meglio dire meno di 800) l'impegno richiesto per un commento serio sarebbe veramente troppo, per cui mi limito a dire cosa ne penso senza pavoneggiarmi.
Il primo romanzo della trilogia, lo dico senza vergogna, l'ho letto in tantissimo tempo...forse mesi, ma non perché non mi fosse piaciuto, ma perché il trauma dell'affrontare un romanzo del genere è stato forte ed io, non abituata ad un fantasy di dimensioni ciclopiche, mi sono incagliata nei meandri della storia e dei personaggi. Alla fine l'ho adorato, ma ho comunque sofferto. Con il secondo romanzo ci ho messo 10 giorni, e la cosa mi ha stupida non poco. In realtà il trauma c'è stato ancora, anche se questa volta ero preparata. La marea di personaggi che mi sono stati sbattuti in faccia nel giro di poco meno di 100 pagine mi ha tramortita, ma mi sono ripresa in fretta perché dovevo assolutamente continuare a leggere. Phédre...cara la mia Phédre, anguisette a cui piace il gioco estremo, e Josceline...aaaah *sospiro* Josceline, il cassiliano tutto d'un pezzo innamorato folle. Non so resistere a Josceline XD. Magistrale come sempre la costruzione della storia. Si parte dal punto finale del primo romanzo: Melisande, la malefica stronza, è scappata e Phédre viene incaricata dalla regina di scoprire dove si nasconde. Una cosa bisogna dirla: la Carey ha una mente malvagia. Intesse trame ed intrighi che io non capisco neanche a ragionarci sopra (sarò tarda, che ci posso fare) e tutti i nomi si intrecciano tra di loro creando tantissime possibilità di tradimenti e di alleanze che alla fine mi viene male alle palle degli occhi. Questo è un aspetto che mi lascia sempre l'amaro in bocca: non riesco a seguire il filo dell'intrigo, e la Carey lo tesse così spesso e stretto che per forza di cose molte sfaccettature si perdono. Ma la storia scorre così fluida, così ben oleata, che - anche se non capisci - ti ritrovi a leggere e a leggere (con i crampi alle dita per tenere aperto quel mostruoso libro dalle dimensioni innominabili) finché ogni tanto anche tu pensi 'ahaaaaaaaah, ecco che ora capisco'. Insomma, è un fantasy molto particolare, molto elegante e ricercato, ma non per questo pretenzioso. Pur essendo estremamente originale è anche molto semplice, per cui o piace oppure no; non c'è molta scelta. E' anche vero che una trilogia del genere si deve gustare per assorbire meglio la trama e i personaggi. Non ci si può non innamorare di Josceline, Ti-Philippe o anche Kazan, e Phédre ha un forte ascendente e una voce in cui ci si immedesima senza problemi. L'unica cosa che mi fa storcere il naso è Melisande, che porca miseria, prenderei a ceffoni ogni volta che compare, e ovviamente il suo rapporto con Phédre non è decisamente di mio gusto. Ora lascerò passare del tempo prima di prendere in mano il volume conclusivo, perché la generosissima dose di questo secondo romanzo è stata condensata in un periodo breve, per cui ora devo smaltirne gli effetti (sospirando pensando a Josceline).
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