6 settembre 2018

Laini Taylor
La città di sabbia

Serie Daughter of Smoke and Bone 2
Titolo originale Days of Blood & Starlight

Trama
Fazi | pag. 462 | € 14,50
Oltre i confini della Terra, in un luogo effimero e invisibile, due giovani creature, un guerriero serafino e una chimera si sono incontrati e tra di loro è nato un amore impossibile. Le loro due razze infatti, nemiche da secoli, sono in guerra, e tentano di distruggersi a vicenda in una spirale di vendette e sacrifici. I due ragazzi però hanno un sogno, portare la pace e la serenità tra i loro due popoli e vivere il loro amore senza l’ombra del pericolo e della segretezza. Ma il destino non sarà misericordioso per questi due amanti sfortunati, che verranno scoperti e condannati a morte.
Akiva riuscirà a fuggire e mettersi in salvo, mentre Karou verrà giustiziata, ma grazie al suo padre adottivo, un resuscitatore, la sua anima verrà trasmigrata in un corpo umano. Ma Karou non potrà per sempre nascondersi dalla sua vera identità e quando scoprirà tutto sul suo passato sarà anche il momento di ritrovare Akiva e continuare ciò che avevano iniziato insieme. Riusciranno a costruire un dialogo di pace tra i due nemici e scongiurare un conflitto che potrebbe distruggere le loro vite e il loro mondo?
Tanto tempo a un angelo e un diavolo strinsero fra le mani un osso del desiderio.
E il suo schianto spaccò il mondo in due.
Commento
Sono un po' in difficoltà, sono sicura del voto ma non so come articolare questo commento. Probabilmente è colpa del mio stato mentale attuale - sono stanca morta, ho bisogno di ferie - ma all'inizio pensavo che il romanzo non mi stava prendendo quanto il primo della serie. Ci ho messo un pochino ad ingranare, ma una volta preso il ritmo vero mi sono ingarbugliata tra le pieghe della trama con gli occhi a cuore pieni di lacrime.
Ora, partiamo dal presupposto che mi piace quando un autore è senza pietà e stermina i personaggi. In generale apprezzo anche il coraggio di far fuori personaggi secondari importanti. Qui ho pianto. Gente ho versato un fiume di lacrime per l'angst, la depressione, la separazione, la sofferenza e la morteh. Non dirò chi muore, però dirò che mi si è spezzato il cuore perché a me quel personaggio piaceva.
Forse è stato proprio quando ho finito il libro che ho realizzato quanto mi era piaciuto, quanto fosse diverso e più maturo rispetto a La Chimera di Praga.
Scommetto che come me, la maggior parte dei lettori pensava che la Taylor avesse in serbo una reunion tra Akiva e Karou degna del più romantico YA fantasy, con tanto di rocambolesche avventure.
Ebbene, no. In tutto il romanzo Karou procede sulla sua strada e Akiva non ne fa parte, e quel briciolo di idillio romantico viene brutalmente e costantemente sbriciolato dalla spietata - ma devo dire intelligente - costruzione del romanzo.
Karou, consapevole del ruolo di Akiva durante l'attacco finale a Loramendi, ha deciso che forse gli altri avevano ragione e lei torto, che gli angeli sono davvero malvagi e che non c'è speranza di vivere in pace, a dispetto del grandioso progetto che aveva immaginato con Akiva.
Ora che gli angeli hanno sconfitto quasi definitivamente le chimere, Karou decide di credere ciecamente ai fatti e di allontanare Akiva. D'ora in poi sarà dalla parte delle chimere, dalla parte della resistenza, e farà di tutto per aiutare i suoi simili a sconfiggere il nemico.
Il ruolo di Karou, però, è particolarmente complicato. Il gruppo di chimere rimaste, incluse Thiago, non si fidano di lei. La tengono all'oscuro dei loro piani, la isolano, la ignorano quando non la disprezzano apertamente, e la illudono di essere parte del gruppo e non un ostaggio. Del resto Karou si è volutamente messa in questa situazione, ha accettato il ruolo che le è stato imposto da Thiago e soffrirne non serve a niente: la sua vita ormai è molto diversa da quella di prima, molto diversa da quella che sperava di vivere dopo aver ritrovato Akiva e i suoi ricordi come Madrigal.
Dall'altra parte c'è Akiva. Dopo essere stato rifiutato da Karou e segregato al ruolo di nemico, non sa più cosa fare. Non vuole ricadere nella furia cieca e continuare a uccidere le chimere ma allo stesso tempo, non avendo più uno scopo e senza Karou, sa di non poter disertare e abbandonare i suoi fratelli. Ormai Akiva non è più l'angelo soldato spietato, ma non è nemmeno l'angelo pieno di amore e di speranza. Non ha posto, non ha scopo, non sa più cosa fare di se stesso, Akiva è in un continuo stato di prostrazione emotiva che si traduce in una serie elegante e dignitosa di meditazioni e malinconia. Akiva non è una lagna, non piagnucola senza motivo, ha una dignità nella sua sofferenza che lo astrae dal resto del mondo. Gira come una stella, nessuno sa cosa e dove va, semina piccoli indizi e tenta di modificare le sorti pur rimanendo nell'ombra: se non può avere Karou e il loro sogno, allora si accontenta di migliorare la sua situazione.
Ad affiancare Akiva, con sorpresa, Hazael e Liraz, entrambi personaggi che all'inizio avevo liquidato come due fastidi si sono rivelati fedeli, profondi, commoventi e a modo loro determinanti nello sviluppo del romanzo. Senza di loro Akiva avrebbe perso l'ultimo sostegno prima del tracollo, ed è grazie al loro aiuto che riesce a rimettersi in sesto e a portare a termine l'obiettivo che si era prefissato.
Dal punto di vista della trama, il romanzo è pieno zeppo di colpi di scena che proprio non si potevano prevedere. Da quello legato a Thiago, a quello legato a Jael, insomma ci sono moltissimi elementi che hanno arricchito la narrazione rendendola appassionante e serrata, impossibile da mettere giù.
In particolare ho trovato affascinante che l'inserimento di punti di vista extra di personaggi non rilevanti all'inizio mi fosse di peso per poi diventare interessante ed emozionante: Ziri, Zuzana, l'angelo che fa una brutta fine, addirittura Festival - personaggio che fa un guizzo di comparsa ma sento già che ci regalerà tante gioie.
Insomma, se è possibile La città di sabbia è ancora più ricco, emozionante e articolato di La chimera di Praga, è meno spensierato, c'è talmente tanta guerra che non si sa più da che parte girarsi senza vedere morti ammazzati, eppure è struggente perché i personaggi non sono piatti, non sono cliché e non si limitano a due reazioni in croce: il lettore entra in confidenza con loro, impara a conoscerli e ad amarli e alla fine si ha un bisogno fisico di proseguire con la lettura.
A questo punto dalla Taylor mi aspetto di tutto, sono pronta a qualsiasi forma di trauma, di colpo di scena, di plot twist e alla guerra assoluta e apocalittica.

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