31 ottobre 2022

Thomas Gilbert
Le figlie di Salem

Titolo originale Les Filles de Salem: Comment nous avons condamné nos enfants

Trama

Un tuffo emozionante nel mondo angusto e opprimente della colonia di Salem, nel New England del XVII secolo: Abigail ha quattordici anni ed è una delle vittime dell'oscurantismo, del fanatismo religioso e dell'ignoranza che corrodono la vita della comunità. Tutto inizia quando un ragazzo le regala un piccolo asino di legno...

Commento

Dopo un po' di tempo sono ritornata al prestito bibliotecario, ottenendo delle piccole gioie sia in termini di scelta che di accessibilità.
Al primo giro non pensavo di portare a casa molto, puntavo più che altro a vedere quali novità fossero rientrate dal periodo estivo e quali graphic novels fossero disponibili. In pieno mood autunnale e assolutamente perfetto per questa settimana di Halloween, ho scelto e letto in pochissimo tempo Le Figlie di Salem, un bel libro che si presenta subito benissimo con una copertina molto suggestiva e un titolo altrettanto interessante.
Ora, di solito è molto difficile che un tratto non mi piaccia per niente, in genere apprezzo la diversità e la personalità nei disegni e qui non è da meno: il tratto è molto piacevole e si adatta con facilità ai diversi momenti narrativi dando enfasi quando serve e arrivando quasi ad una rappresentazione grottesca e caricaturale della cattiveria e del male.
Se proprio devo trovare una sbavatura allora scelto di piazzarla nella trama, perché sebbene il titolo la dica lunga e non ci si aspetta niente di diverso, avrei preferito un discostamento anche lieve dalla storia già scontata.
La graphic novel ruota attorno ad un personaggio femminile, Abigail, che cresce in principio un po' sconcertata e ferita dalle costrizioni imposte alle donne, ma poi ci fa pace e si adegua alla vita in un villaggio così piccolo. I suoi problemi iniziano nel momento in cui diventa sessualmente desiderabile, quando esce dalle linee infantili ed entra in quelle più adulte e femminili. All'improvviso non è più innocente, ma già sporca, già piena di colpe, già materiale da essere concupito e insultato dalla massa nera del villaggio. Abigail, però, nonostante i vincoli e gli obblighi, non perde la sua individualità e scopre nel diverso - in questo caso un nativo americano - una fonte di gioia e di crescita, un'occasione per ampliare le sue limitate conoscenze e trarne felicità.
La religione, come si può immaginare, gioca un ruolo determinante nello svolgersi degli eventi e soprattutto il ruolo del reverendo, disegnato come un gigante emaciato e orribile, trasforma ogni parola e ogni azione in una possibile scusa per ottenere il controllo assoluto del villaggio. Alla fine tutto dipende dal potere esercitare controllo e potere su delle persone, e ogni scusa per ottenerli è accettabile, inclusa quella di inventarsi un maligno e una caccia alle streghe che - a sua volta - diventa l'entità che esercita potere su tutti andando completamente fuori controllo.
Il processo alle streghe di Salem diventa una sfilata di ingiustizie, un proclama di quanto l'ignoranza e la paura possano essere pericolose e di come la religione, se in mano alle persone sbagliate, possa diventare strumento di oppressione e dolore. Tutti fatti già noti, purtroppo anche in tempi moderni.
Quando ho preso in mano questa graphic novel la bibliotecaria si è esaltata spiegandomi quanto fosse bella e quanto le fosse piaciuta. Io sono d'accordo sul fatto che sia un libro molto bello sia esteticamente che nei contenuti, ma non mi sono innamorata forse perché fatico a farmi veramente coinvolgere dalle graphic novel. Magari un giorno ne troverò una che mi farà piangere come una fontana, vedremo.

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