7 giugno 2022

Wharton
L'età dell'innocenza

Titolo originale The Age of Innocence

Trama
Feltrinelli | pag. 378 | € 10,00
L’età dell’innocenza è un mirabile affresco della borghesia newyorchese di fine Ottocento, contro il cui ottuso moralismo Edith Wharton si scaglia coraggiosamente difendendo l’autenticità di un amore sincero. La storia sentimentale tra Newland Archer, brillante avvocato dell’aristocrazia cittadina, e la contessa Ellen Olenska, cui inflessibili convenzioni impediscono di divorziare dal marito, è lo specchio di una società che l’autrice conosce e contesta profondamente. Una società ipocrita e perbenista, in cui pregiudizi atavici, tradizionalismi ormai svuotati di significato, princìpi ingiusti e falsamente morali impongono precise regole comportamentali, che cozzano contro il desiderio di affermazione del singolo. Contro tutto questo lotta con ammirevole tenacia la protagonista del romanzo, che tenta di difendere fino alla fine il suo amore e la sua libertà di scelta, cui si oppone la consapevolezza, che porterà Archer alla rinuncia finale, dei suoi doveri sociali.
Noi siamo vicini l'uno all'altra solo se rimaniamo lontani l'uno dall'altra. Solo in questo caso possiamo essere noi stessi. Altrimenti, siamo soltanto Newland Archer, marito della cugina di Ellen Olenska, e Ellen Olenska, cugina della moglie di Newland Archer, i quali stanno cercando di essere felici dietro le spalle delle persone che hanno fiducia in loro.
Commento
Ogni tanto rispetto il mio proposito di leggere più classici e ne ripesco uno da smaltire dal buio del mobile. Avendo L'età dell'innocenza da veramente tanti anni (la mia edizione non è nemmeno più in commercio), mi sono sentita quasi obbligata a leggerlo, un po' perché la Wharton mi era piaciuta in precedenza e volevo una conferma, un po' perché l'edizione N&C con il frame del film è orribile e volevo liberarmene (infatti ho usato un'edizione recente e decorosa per il post).
Ora che l'ho finito, dopo lunghe settimane, posso dargli un voto più che dignitoso ma non appassionato, perché lo stile è meraviglioso, ma la storia non mi ha presa come quella de La casa della gioia.
Ho un ricordo molto vago e fumoso del film L'età dell'innocenza, conoscevo già la storia e mi ricordo alcune scene, ma dal film al romanzo non so dire se ci sono state modifiche. Non so se avrò voglia di vederlo, anche se è su Netflix e anche se il cast è stellare, perché una volta letto il romanzo penso di aver ricevuto tutto il possibile da questa storia.
Tanto per cominciare confermo che la Wharton è un'autrice estremamente brava, con uno stile gradevole e allo stesso tempo diretto, senza giri di parole ti illustra un mondo patinato e te lo smonta senza ricorrere a termini o periodi crudeli. E' molto brava perché la descrizione, dettagliata ma scorrevole, si associa alla perfezione ai suoi ragionamenti e alla verità che vuole far trasparire, con il risultato che il romanzo si legge senza grandi sforzi (anche se lentamente) e non lascia buchi, insoddisfazione o confusione.
La trama è abbastanza semplice: giovane della buona società newyorkese si fidanza, salvo poi innamorarsi perdutamente della cugina di lei e rimanere schiacciato dalle convenzioni e dall'organo vivente della Famiglia, rinunciando all'amore e vivendo una vita soddisfacente, forse felice, ma non appagante.
Newland Archer è figlio di una società che partorisce con lo stampino giovani rampolli da far sposare ad altrettante giovani ragazze, tutti in serie, tutti conformati a convenzioni sociali e comportamenti approvati dalle altre famiglie. Non c'è margine di elasticità, per esprimere le proprie opinioni e le proprie preferenze e, in generale, tutti sono perfettamente e felicemente integrati in questo sistema. A volte capita, però, che nella serrata sequenza di incontri, feste, momenti della vita scanditi con rigore estremo, ci sia un microscopico spazio perché la mente di una persona si attivi e si risvegli, in un certo senso. Archer si risveglia dal torpore e si riscuote dalla nebbia cerebrale quando, un po' come un fulmine a ciel sereno, arriva in visita la cugina scandalosa della fidanzata, Madam Olenska. La Famiglia Welland, con tutte le sue ramificazioni, all'inizio accetta in grembo la pecorella smarrita, la protegge da eventuali scandali e maldicenze, e cerca in ogni modo di costringerla ad adattarsi al loro schema, ma il risultato è stranamente disastroso. Ellen Olenska è stata cresciuta in Europa da una donna anticonformista e svampita, ed è stata mandata in sposa giovanissima a questo conte russo ricchissimo e dissoluto dal quale la poverina è scappata. Ellen è un esemplare esotico di un altro mondo, le sue eccentricità, la sua libertà di incontrare persone, visitare luoghi, tutto fuori dal sistema della società americana, viene accettato un po' a malavoglia perché ha un carattere dolce, gentile e ragionevole.
Archer si innamora perdutamente di lei perché è diversa, perché ha il coraggio di avere opinioni sue, di desiderare il meglio per sé anche se questo significa venir giudicata per essere scappata dal marito. Ellen è coraggiosa e molto forte, ma non lo da a vedere. Ma sopra ogni cosa capisce i meccanismi della sua famiglia, mentre Archer ci arriverà solo alla fine: la Famiglia ha capito che lui ha un debole per lei, e mette in atto un programma che li separerà per sempre, sempre fingendo che nulla sia successo, nulla possa cambiare. Perché le cose non cambiano mai, in quella società e la Famiglia ha potere di felicità e tristezza su chi viene inglobato nella sua orbita.
Onestamente, i protagonisti non mi hanno colpita granché, nessuno dei tre riesce veramente a liberarsi delle pastoie della società: Archer perché, anche se ci prova e lo desidera, viene bloccato dalla Famiglia, Ellen perché sa benissimo di essere un'intrusa tra una coppia e nella sua stessa famiglia, e May che lotta per mantenere il suo ruolo senza darne a vedere neanche una ruga. Nessuno dei tre ha il vero e assoluto coraggio di prendere in mano le redini della propria vita, ma dei tre è Ellen quella che compirà la scelta radicale di andarsene, perfettamente in linea con la sua condotta precedente.
Non c'è lieto fine, ovviamente, Archer rimane con May e costruiscono una famiglia. Ci viene fatto capire che lui si è rassegnato ad apprezzare un matrimonio offuscato dal ricordo dell'amore e, persino quando ha la possibilità di riallacciare quei fili e vivere gli ultimi anni come aveva sempre desiderato, ecco che scatta la trappola delle convenzioni sociali e con 'sono all'antica' si condanna da solo a chiudere la vita soddisfatto ma non appagato.
Non c'è molto altro da dire, questo è un romanzo molto bello ma non ha fatto radici nella mia testa, ed è forse per quello che ci ho messo così tanto a finirlo. Tenete conto, però, che questo romanzo ha vinto il Pulitzer, quindi è sicuramente uno di quei titoli che rimangono altissimi nella classifica dei classici da leggere e vale la pena leggerlo, a prescindere dal voto finale.

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