7 febbraio 2022

Camille Monceaux
La maschera di No

Serie Le cronache dell’acero e del ciliegio 1
Titolo originale Le masque de Nô

Trama
L'Ippocampo
pag. 416 | € 15,90
Le cronache dell’acero e del ciliegio formano una tetralogia ambientata nel Giappone del XVII secolo. Seguiamo due eroi, Ichirō, giovane samurai dal favoloso destino, e la misteriosa Hiinahime, una sconosciuta che si nasconde dietro una maschera nō. Nei primi due volumi l’io narrante è Ichirō, negli altri due toccherà all’eroina Hiinahime raccontare la vicenda. Il primo tomo, intitolato La maschera nō, ripercorre la vita di Ichirō dall’infanzia all’adolescenza. Abbandonato, Ichirō viene cresciuto come un figlio da un ignoto samurai che gli insegna la via della spada. Il ragazzo vivrà un’esistenza solitaria tra le montagne, nel cuore di una natura selvaggia e al ritmo delle stagioni, tra momenti di beatitudine e spensieratezza e un apprendistato che richiede costanza e coraggio. Ma in una tragica notte, la vita di Ichirō viene sconvolta dall’attacco di loschi samurai. Il destino lo porterà allora a Edo (l’antica Tokyo), dove inizierà a esibirsi nei teatri kabuki; lì stringerà le prime amicizie e incontrerà Hiinahime, la sconosciuta con la maschera Nō. Il secondo tomo della tetralogia, La spada dei Sanada, sarà pubblicato ad ottobre.

Commento
Sono molto combattuta. Da un lato vorrei dare un voto basso perché mygod mi sono annoiata, ma dall'altro sono oggettivamente costretta ad alzarlo perché è innegabile che questo sia un libro pensato, curato e che dietro ci sia un progetto che merita di essere riconosciuto. I tre pallini sono un compromesso tra le due cose, più di così non potevo dare.
Intanto sono costretta ad ammettere che ho letto questo romanzo principalmente per due motivi: era in biblioteca e lo avevo aggiunto nella mia wishlist un po' al volo senza curarmene. Siccome ormai sto pescando a caso senza nemmeno leggere le trame, ho fatto un double check ed è finito nella mia pila.
Ammetto anche che, una volta in mio possesso, mi si è accesa una lampadina: chissà per quale motivo, ero convinta che Le Cronache fosse una graphic novel, invece mi sono trovata per le mani un bel mattoncino ingombrante con zero tavole. Va bè, è ovvio che uno se ne fa una ragione e in ogni caso lo avrei letto, ma è veramente spesso e non è che fossi così ansiosa di iniziarlo.
In ogni caso, una volta nella pila o lo lasciavo lì fino a scadenza o lo leggevo. La seconda opzione mi è sembrata la migliore ma, purtroppo, non ho ricevuto un'esperienza di goduriosa sorpresa letteraria.
La storia ha un pregio che può anche essere un difetto: è lenta. Con lenta non intendo che lo stile è noioso, tutto il contrario, ma se alla lentezza si accoppia una trama in cui succede poco o niente il risultato finale non può essere un colpo di fulmine, a meno che non sia proprio quello che cerchi.
Il romanzo inizia quando il protagonista, un bimbo in fasce, viene trovato in mezzo alla foresta da un samurai ritirato a vita solitaria. Il piccolino è stato abbandonato con un ciondolo di foglia d'acero al collo e nessuno conosce la sua storia. Lo seguiamo durante i primi anni della sua vita, con il samurai e la vecchia governante come unici punti di riferimento, isolato dal mondo non solo fisicamente ma anche culturalmente. Il bimbo conosce del mondo solo quello che gli viene insegnato e non ha altri riferimenti: il punto di rottura è quando il passato del samurai entra in conflitto con il loro piccolo nucleo familiare il piccolo Ichiro si ritrova solo, senza un soldo, senza aver mai visto un villaggio, spaventato dalle persone e dal mondo.
A questo punto ci troviamo a metà romanzo e ancora non è successo molto. L'autrice si spende moltissimo nell'entrare nel dettaglio più minuzioso della routine quotidiana di Ichiro e non ha nessun interesse a movimentare le cose perché, a tutti gli effetti, questo romanzo è solo l'apertura di un arco narrativo più lungo. Ma io, che questo non lo so, seguo la lettura aspettandomi sempre una svolta che non arriva e il livello di attenzione cala. Quando finalmente la storia si sposta su un altro piano ecco che ricompare lo stesso modus operandi: l'adolescenza di Ichiro è il secondo blocco, quello più lungo e quello che lo vede passare attraverso anni di fame e sofferenza, un orfano che vive per strada cercando di sopravvivere al clima e alla violenza. C'è un bel momento di speranza quando Ichiro trova finalmente degli amici e successivamente una casa, ma a questo punto entra in scena un altro elemento che devia il filo narrativo e verso il quale io non provo grande trasporto: il teatro. Sì, ok, c'è il collegamento con il titolo e con un personaggio chiave per la storia, ma onestamente a me non è mai interessato e non è scattata la scintilla. Questa misteriosa figura di ragazza che si nasconde dietro la maschera ha il vago sapore di interesse amoroso ma è talmente staccata dal resto della storia che sembra una parentesi inserita, al momento, con l'unica ragione di far scattare il fattore primo amore. Se tanto mi da tanto, è chiaro che questo romanzo si è preso il difficile compito di dare al lettore una conoscenza quasi intima del personaggio, perché raccontare della quotidianità e dilungandosi così tanto sui dettagli che, a volte, non servono, deve per forza avere un senso. Non accetto il contrario. Mi viene anche il dubbio che l'autrice abbia tentato di simulare lo stile nipponico, io non sono un'esperta e ho letto pochi autori giapponesi, ma il poco che ho letto mi è parso volutamente lento, volutamente banale, con la differenza che sotto c'è sempre un nucleo poetico che qua non ho trovato.
Ho terminato il romanzo perché arrivata a metà e mollare non avrebbe avuto senso, ho impiegato 3 settimane del mio tempo perché volevo comunque finirlo e avere un'opinione precisa su cosa fare. Non proseguirò la serie, il primo romanzo ha sicuramente presa su alcuni palati ma non sul mio, anche se il Giappone ha sempre il suo fascino, credo che lo stile dell'autrice non faccia per me.
Chiudo dicendo che il romanzo in sé non ha difetti strutturali, è veramente ben curato sia dentro che fuori, sia nella sostanza che nella forma, ma non ha avuto presa e non mi ha appassionata. Sono perplessa anche di fronte alla categoria in cui viene inserito: per me questo non può essere un libro per ragazzi solo perché il protagonista è un bambino, è un romanzo troppo lungo e lento e ci saranno pochissimi ragazzini che proveranno interesse, ma ad un certo punto sarà l'editore a farsi due conti. Io, siccome sono una vecchia acida e povera, ho brutalmente approfittato della biblioteca così non mi rodo il fegato per un romanzo acquistato che non mi è piaciuto e risparmio pure sullo spazio.

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