18 novembre 2019

J. R. Ward
The Savior

Serie Black Dagger Brotherhood 17

Trama
Piatkus | pag. 470
€ 10,30
In the venerable history of the Black Dagger Brotherhood, only one male has ever been expelled - but Murhder's insanity gave the Brothers no choice. Haunted by visions of a female he could not save, he nonetheless returns to Caldwell on a mission to right the wrong that ruined him. However, he is not prepared for what he must face in his quest for redemption. Dr. Sarah Watkins, researcher at a biomedical firm, is struggling with the loss of her fiance. When the FBI starts asking about his death, she questions what really happened and soon learns the terrible truth: her firm is conducting inhumane experiments in secret and the man she thought she knew and loved was involved in the torture. As Murhder and Sarah's destinies become irrevocably entwined, desire ignites between them. But can they forge a future that spans the divide separating the two species? And as a new foe emerges in the war against the vampires, will Murhder return to his Brothers... or resume his lonely existence forevermore?
Destiny is not a straightaway. It's cluttered with corners and all of them are dark. We make the turns we do...and find ourselves where we are.
Commento
Forse - lo dico sottovoce - ho preso il turbo e sono riuscita a far partire lo sprint finale prima della fine dell'anno. Forse, sottolineo forse, ho qualche chance di terminare con successo la mia challenge annuale su Goodreads di soli 50 libri. Ho tutta l'intenzione di barare alla grande e di leggere solo romanzi veloci, di autrici che so piacermi, storie che sono sicure (o almeno penso che lo siano) e con le quali mi sento a mio agio. Quindi ecco che la Ward entra subito e di prepotenza nel mio piano malefico, come una spinta energica utile a dare il ritmo. Dalla Ward non mi aspettavo niente di diverso, ho iniziato The Savior e ho messo da parte tutto il resto, persino i drama. Ho letto giusto i primi capitoli con un briciolo di distacco ma poi lo stile mi ha presa come sempre e ho finito il romanzo nei tempi che di solito impiego per un libro della Ward.
Sarò sincera, la smania assurda che mi prendeva alle sue uscite ormai non la provo più. Questo non vuol dire che abbia perso passione per la serie, o che abbia visto scemare il mio entusiasmo per l'autrice, semplicemente sono diventata più paziente e ho imparato a non caricare di troppe aspettative delle storie e dei personaggi che, con ogni probabilità, prenderanno una strada diversa da quella che avrei voluto. Ho imparato la lezione, con la Ward è meglio non costruirsi castelli in aria e fidarsi completamente delle sue decisioni in merito, così ho fatto e così ho capito che non tutti i Brothers sono fatti per essere speciali, che alcuni lo sono stati e lo saranno più di altri e che non importa quanto ci si provi, a volte il romanzo esce bello ma non bellissimo.
Il caso di The Savior è un esempio perfetto di questo effetto: è un bel romanzo, lo si legge in un soffio, lo stile della Ward è sempre identico, c'è una storia d'amore e succedono cose di diversa natura che portano avanti la macro trama. Il problema è che The Savior è una storia di mezzo, non si sbilancia troppo, non osa, non esagera, gioca le sue carte in modo sicuro e senza rischi e divide il suo spazio tra una storyline e l'altra, tra un personaggio e l'altro, senza rendersi conto che rimanendo sul terreno solido non riesce a sostenere il confronto con altri romanzi della serie.
La parte romance dedicata alla coppia principale di Sarah e Murdher è tradizionale quanto può esserlo una coppia della Ward, ma non ha quasi nulla delle coppie originali, non ha quel pizzico di angst, non c'è contrasto, non c'è pericolo, l'instalove creato dal mating bond è un instalove piatto, scialbo, non si prova nessuna scossa, nessun brivido, non tanto da parte di Murdher perché già si sa che i maschi sono così, quanto da parte di Sarah che, essendo umana, dovrebbe almeno avere qualche problema ad accettare un legame come questo. Insomma, la coppia non è stata veramente emozionante, le scene di sesso sono state poche, poco descrittive, e personalmente poco sensuali, frettolose non solo per l'impressione generale ma proprio per il momento narrativo nel quale sono inserite. La mia impressione generale è che la Ward non provasse grande slancio per questi due insieme, mentre presi singoli è un altro discorso.
Messo agli atti che la coppia protagonista non mi ha colpita più di tanto, devo invece dare un voto alto a quella secondaria, Xhex e John, che hanno saputo fornire la giusta dose di angst e di pericolo e il cui lieto fine è stato mille volte più emozionante rispetto a quello di Sarah e Murdher.
Ora scendo nel dettaglio, e parto con Sarah. Ammetto che ho fatto fatica a capire in che modo la Ward avrebbe fatto finire Sarah nel mondo dei vampiri, la sua introduzione è estremamente dettagliata, si presenta in modo preciso con un'identità narrativa molto forte. Presa da sola, quindi è un personaggio che emana razionalità, forza, ha un grosso potenziale che svanisce quasi subito appena Murdher compare davanti ai suoi occhi. Purtroppo ho rivisto in Sarah alcune caratteristiche di Jane e devo dire che questa duplicazione dell'eroina umana di formazione medico/scientifica non ha avuto la stessa incisività.
Murdher è il classico caso di occasione mancata. Per anni il suo nome veniva sussurrato tipo quello di Voldemort, la sua fama di pazzo scatenato era una leggenda passata da vampiro a vampiro, una specie di caso da enciclopedia del quale ormai in pochi conoscono la verità. Io da Murdher mi aspettavo tanto, forse troppo, era l'unica cosa che desideravo da questo romanzo: un vampiro pazzo. Invece così non è, Murdher è tante cose ma non pazzo, forse la sua follia ha avuto momenti peggiori e ora si è presa una pausa, forse la concezione di pazzia vampiresca è diversa da quella umana, non lo so, quello che so è che Murdher è un vampiro triste che vive da solo, isolato dal mondo, incapace di vedere un ordine nella sua mente, disilluso dalla freddezza della Confraternita, sofferente per il loro abbandono e per la poca fiducia che gli hanno accordato. Murdher è un personaggio che mette in cattiva luce tutti i Brothers, li vedi attraverso i suoi occhi e pensi che stronzi, ma ancora una volta della sua follia non c'è traccia. Murdher è un coccolone, è affezionato ai Brothers, gli manca tutto della sua vita passata e ora che ha trovato la sua compagna in Sarah sente ancora di più il suo isolamento. Il ritorno alla vita di questo personaggio avviene attraverso Sarah ed è una soluzione troppo semplicistica che toglie qualsiasi fascino al suo essere poco equilibrato, al punto che passa il messaggio che l'amore cura ogni cosa e io avrei preferito vedere un'evoluzione più sofferta e complessa.
La parte del romanzo che più mi ha coinvolta è stata quella legata a John. Al di là del fatto che il suo personaggio è stato, secondo me, uno dei più belli, ho apprezzato che la Ward lo abbia messo di fronte ad un momento critico della sua vita: il ritorno di Murdher e il suo rapporto con Xhex, con tutto quello che ne deriva, la continua delusione nel vedersi escluso dalla BDB, la strana ferita procurata dall'Ombra, insomma John ha un bel po' di carne sul fuoco e affronta tutto esattamente nel modo che ci si aspetta. John, anche se muto, anche se pacato nei modi, sa essere un personaggio potente, sa tirare fuori emozioni forti solo tramite le sue azioni e in questo la Ward ha fatto un ottimo lavoro, è con lui che tira fuori i jolly che avrebbe dovuto dare a Murdher.
Per quanto riguarda il cattivo, Throe, mi sembra evidente che per la Ward sia sempre stato un intermezzo di dubbia utilità, una caricatura che fallisce qualsiasi cosa progetti di fare, e infatti in questo romanzo il suo ruolo nello schema più generale viene chiarito senza possibilità di fraintendimento. Throe è un cretino, si è impelagato in un casino più grande di lui e il risultato è un qualcosa che mi ha fatto rizzare i peli sulle braccia. Tremo al pensiero di quello che verrà, prevedo l'arrivo di una versione più subdola e pericolosa della guerra con l'Omega.
Non penso ci sia altro da dire, a parte quello che ho già scritto l'unica aggiunta che posso fare è sottolineare come a romanzo finito non abbia sentito quella voglia di avere subito il seguito che mi accompagnava sempre dopo un libro della Ward. Da un lato non mi dispiace, così soffro meno per l'attesa, ma dall'altro un po' mi dispiace perché è indice di quanto questi ultimi romanzi abbiano perso slancio e di come l'autrice abbia messo il piedino nell'intermezzo dei romanzi ok, quelli che leggi e apprezzi ma che non ti rimangono dentro. Vediamo come andrà con questa nuova minaccia all'orizzonte.

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