17 giugno 2019

Sarah J. Maas
A Court of Mist and Ruin

Serie A Court of Thorns and Roses 3

Trama
Bloomsbury
pag. 720 | € 8,00
Feyre has returned to the Spring Court, determined to gather information on Tamlin’s maneuverings and the invading king threatening to bring Prythian to its knees. But to do so she must play a deadly game of deceit-and one slip may spell doom not only for Feyre, but for her world as well. As war bears down upon them all, Feyre must decide who to trust amongst the dazzling and lethal High Lords-and hunt for allies in unexpected places.

Only you can decide what breaks you, Cursebreaker. Only you.





Commento
***spoiler***
Non so se il mio voto è dovuto alla reale qualità del romanzo o alla mia felicità per essermi immersa nella lettura con trasporto. Considerando che, al posto di guardare drama, tiravo fuori il libro e leggevo ho tutto il diritto di premiare la Maas con un voto alto. Ho tirato fuori anche il mio old self acido e ipercritico e in ACOWAR (-WAR, nel senso di war ah! avete capito?) ho trovato poco di cui lamentarmi e tanto da apprezzare.
Lascio un suggerimento che si può decidere di accettare o meno: non fate come me, non fate passare ben due anni tra il secondo libro e il terzo ma leggeteli uno dietro l'altro. Il primo funziona un po' come un romanzo a se stante, ma gli altri due sono strettamente collegati e se lasciate passare troppo tempo poi ricordarsi di tutto e di tutti è un rogna pazzesca.
Partendo dal finale del secondo romanzo, faccio un piccolo riassuntino. Nesta e Elaine sono diventate Fae, Hybern sta raccogliendo le forze per scatenare la guerra, Rhys & co. si arrabattano per presentare un fronte compatto.
Considerando la lunghezza del romanzo e la quantità enorme di eventi che lo compongono, mi risulta molto difficile raccontarne il contenuto anche perché, onestamente, starei qua tutta la notte e non ne ho voglia. Farò una recensione con qualche spoiler, ma sarà principalmente sulle mie impressioni.
Inizio dicendo che ACOWAR ha un grosso pregio: ha saputo colmare un desiderio di guerra suscitato dall'ultima stagione di GOT e per niente soddisfatto. Questo romanzo ha come fulcro centrale della storia la guerra tra Hybern e le Corti e la Maas non ci è passata sopra leggerina e timida, ma ci si è soffermata più volte, dedicando un bel pezzo di romanzo ai fronti di battaglia, alle battaglie stesse, e ha saputo crearne un'ultima enorme, difficile, piena di colpi di scena e di svolte che hanno reso impossibile staccarsi dalla lettura.
Chiaro è che non stiamo parlando di una descrizione epica di una battaglia fantasy come solo alcuni maestri del genere sanno fare ma, secondo la mia modestissima opinione, la Maas si è difesa molto bene evitando del tutto di dare per scontata la vittoria dei 'buoni' o la salvezza di tutti i personaggi principali. In questo è stata furba, perché leggere di una guerra e sentire che i protagonisti - no matter what - si salveranno e vinceranno toglie potenza alla narrazione.
Altro enorme punto a favore per il voto alto è la quasi totale assenza di romanticismo stucchevole e adolescenziale. Laddove ACOTAR e ACOMAF sono stati rispettivamente un romanzo retelling con instalove e un fantasy con una storia d'amore principalmente finalizzata al fan service e piena infarcita di romanticismo, ACOWAR ha i suoi momenti da diabete ma sono meno numerosi e sono infilati in un contesto narrativo serrato che soffoca parecchio lo zucchero che Rhys e Feyre sbrodolano sulle pagine. A me questa coppia non dispiace, ma come per ogni parte romantica perdo interesse nella quotidianità anche perché, soprattutto con questo romanzo, ero più orientata verso lo sviluppo degli eventi. Per fortuna non ho mai pensato che le poche scene che i due hanno avuto fossero causa di insofferenza, e ho apprezzato l'adeguarsi del romanticismo alla difficoltà della situazione: momenti rubati, scene di sesso poco dettagliate e molto ridotte, questo è quello che la Maas ha dato alle estimatrici del genere. Ma, se da una parte ha tolto, dall'altra ha dato parecchio a chi - come me - era interessato ad altro.
Ad esempio Feyre è uscita dal guscio di ragazzina traumatizzata ed è diventata una predatrice. Mi è piaciuto tantissimo il suo lato crudele e autoritario e il modo in cui la sua freddezza ha schiacciato definitivamente il sentimentalismo. La vendetta, premeditata e razionale, il non lasciarsi ammorbidire anche di fronte ad azioni eroiche, il fatto che lei non abbia dimenticato il passato ma lo abbia usato per piastrellare la sua nuova esistenza. Feyre qui è decisamente degna del titolo che si è presa, lo sfrutta e lo porta con logica, così che il vederla affiancata a Rhys come sua pari non è un'immagine ridicola.
Oltre a Feyre altri personaggi emergono dalla narrazione e si spostano in avanti. Da secondari diventano comprimari, in certi momenti sono protagonisti assoluti e partecipano in modo attivo allo sviluppo della trama.
Questo romanzo non sarebbe quello che è senza Amren, o Nesta, o Elaine, non avrebbe la stessa esplosiva violenza senza Cassian e Azriel, insomma tutti quei personaggi che per i primi due romanzi ci sono sembrati interessanti ma niente di più qui esplodono in tutta la loro intensità.
Parto con i personaggi femminili. Mor, sempre presente e immutata, in ACOWAR permette a una piccola crepa di formarsi nella sua corazza. Di lei scopriamo un lato fragile, ancora traumatizzato, e una personalità che risponde sia alla violenza - del resto è la Morrigan - sia alla sicurezza del gruppo. Mor è una solida spalla che finalmente chiarisce il suo atteggiamento verso Azriel e si salva - perché la Maas l'ha salvata - dall'essere semplicemente illogica o crudele.
Poi abbiamo le due sorelle, Elaine una versione pallida e smunta di sé stessa che ancora si strugge per la sua umanità perduta. Si fa fatica a capire la sua utilità, perché è l'anello debole della catena, ma la Maas ha saputo darle un percorso lento, faticoso ma credibile ed è lei che regala uno dei colpi di scena migliori del romanzo. Nesta è il suo opposto. La sua trasformazione in Fae ha accentuato un carattere duro, rigido e spesso irragionevolmente chiuso, ma ha anche aggiunto qualcosa in lei che tutti sentono essere come una bomba in procinto di esplodere. Nesta è un personaggio che o si ama o si odia, proprio per il suo modo di fare o si sceglie di darle il beneficio del dubbio e lasciarsi stuzzicare dal suo potenziale inespresso, oppure ci si lascia accecare dalla sua antipatia. Ammetto che è difficile scaldarsi nei suoi confronti, ma ho particolarmente apprezzato la sua complessità e penso che sarà uno di quei personaggi tosti che diventeranno un pezzo cardine della serie.
Amren, per chiudere, per buona parte del romanzo è sempre la solita, forse un filo più presente dal momento che prende Nesta sotto la sua ala e si prende in carico il suo addestramento, ma è solo con l'avvicinarsi della fine che diventa una pedina decisiva nella guerra. Lo ammetto, mi si sono inumiditi gli occhi, ma poi si sono asciugati in fretta a causa dell'eccessivo buonismo della Maas.
Passo ora ai personaggi maschili. Di Rhys non ho molto da dire, è un ottimo personaggio che ha già avuto una chiusura nel suo percorso e che qui trova spazio per essere il vero High Lord della Corte della Notte. Il suo potere, la sua influenza, il peso che la sua sola presenza ha nelle battaglie o nelle trattative qui sono cristalline, non c'è possibilità di confonderlo o di dimenticare chi e cosa è. Certo, è pur sempre innamorato di Feyre quindi il romanticismo in lui c'è, ma ha un bordo affilato e non perde mai di vista il panorama catastrofico che si trova davanti. Ho particolarmente apprezzato la sua trasformazione durante le battaglie, ho trovato che fosse un ultimo elemento a suo favore.
Cassiel e Azriel di solito andavano di pari passo, ma in questo romanzo, pur funzionando ancora come una squadra, hanno dimostrato di possedere una spiccata individualità. Cassiel è il comandante di Rhys e finalmente sfoggia al massimo le sue capacità: è un guerriero forte, comanda le armate con autorità e razionalità, i suoi poteri sono scatenati alla loro massima potenza e fino alla fine svolge un compito determinante nella vittoria delle battaglie. In ACOWAR, però, come Mor, dimostra di avere un lato umano, di possedere in sé dei sentimenti delicati e di soffrire in modo evidente quando questi non trovano una risoluzione. Mi ha sorpresa vedere come si è avvicinato a Nesta, ma mi ha conquistata il loro continuo pizzicarsi, la brutalità delle loro risposte che - ovviamente - nascondono qualcosa di più.
E' Azriel, però, il mio preferito dei due. Nonostante sia ancora il più silenzioso e misterioso, finalmente riusciamo a vedere uno scorcio dei suoi poteri e a sentire il peso della sua presenza nel gioco di potere. Le sue ombre, il suo essere ovunque senza essere visto, la sua abilità di scoprire segreti e di spiare in questo romanzo sono di vitale importanza. Se non ci fosse stato lui metà degli eventi sarebbero andati malissimo, invece la sua incrollabile costanza e il suo buttarsi nella mischia senza guardarsi indietro sono stati determinanti. Senza di lui, ad esempio, Feyre non avrebbe potuto salvare Elaine e uscirne indenne. Come per Cassian anche Azriel lascia intravedere un lato inedito di sé: il suo struggimento per Mor raggiunge un'intensità mai vista, ma allo stesso tempo non si nega una gentilezza e una delicatezza insospettabili grazie ad Elaine. Non so cosa ci sarà in futuro per lui, spero tanto e spero sia bello.
Ci sono due sorprese: Lucien e Jurian. Lucien è un personaggio che viene strattonato da un fronte all'altro. E' legato alla Corte di Tamlin ma ne ha visto chiaramente gli errori e gli orrori, segue Feyre ma fatica ad accettare la Corte di Rhys, non è parte di nessuna delle due, la sua Corte di origine è ancora un posto pericoloso e non ha deciso a chi credere. Lucien è perennemente in conflitto, tenta di fare quello che sente sia giusto, tenta di appianare i torti e le liti, ma ne rimane completamente schiacciato. Sceglie, infine, un angolo di mondo dove altri personaggi sono come lui, ad esempio Jurian. Jurian è una carta inaspettata ed è un personaggio che si ribalta completamente: da nemico assoluto, pazzo e imprevedibile, ad alleato prezioso e unico.
Cosa non mi è piaciuto del romanzo, ancora una volta, è Tamlin. O meglio, come la Maas ha gestito Tamlin. Non ha ancora deciso se è cattivo al 100%, se è un buono che continua a sbagliare, se è una vittima, uno stupido, insomma prima gli fa combinare delle cagate pazzesche e poi ritira la mano e lo dipinge come un buono. Lo usa a seconda di quello che le serve, gli fa cambiare modi e toni senza una motivazione, in pratica lo maltratta e per quanto lui abbia combinato delle robe grosse forse è arrivato il momento di decidere una volta per tutte da che parte farlo stare.
Altra cosa che ho gradito poco sono state le resurrezioni: Amren, che si è sacrificata e ha detto chiaramente di voler passare oltre, spunta fuori dal calderone quando Rhys - o l'anima di Rhys - le tende la mano. Rhys, mi chiedo a cosa servisse farlo morire e farlo resuscitare con così tanta fretta e facilità. Un pizzico di drammone lacrimevole? Avrei fatto a meno, piuttosto lascialo agonizzante, ma farlo schiattare per avere quel momento di WTF quando si sa benissimo che la Maas non lo finirebbe mai mi è sembrata una trovata ridicola.
A parte questo, direi che come esperienza ACOWAR è stato molto piacevole. Mi è piaciuto molto, l'ho letto con gusto e con un ritmo bello serrato, però ho accusato parecchio la dimensione microscopica del font, altrimenti sarei andata anche più spedita.
Ora, memore del mio errore, ho subito preso in mano il mini romanzo e lo sto finendo, per evitare di aspettare altri due anni e ricordarmi meno di niente. 

Nessun commento: