25 febbraio 2019

J.R. Ward
Prisoner of Night


Serie Black Dagger Brotherhood 16.5

Trama

Gallery Books
ebook | € 1,99
When Ahmare’s brother is abducted, there is nothing she won’t do to get him back safely. She is unprepared, however, for the lengths she will have to go to save his life. Paired with a dangerous but enticing prisoner, she embarks on an odyssey into another world. Duran, betrayed by his father, imprisoned in a dungeon for decades, has survived only because of his thirst for vengeance. He has been biding his time to escape and is shocked to find an unlikely and temporary freedom in the form of a determined young female. Battling against deadly forces and facing unforeseen peril, the pair are in a race to save Ahmare’s brother. As time runs out, and the unthinkable looms, even true love may not be enough to carry them through.

“Just do it,'' she prompted him. Then she rolled her eyes. ''God, you've turned me intro a Nike commercial.”

Commento
La situazione al momento è drammatica: sto fissando lo schermo del pc cercando di capire cos'è successo, come mai questo racconto breve è stato un macigno da finire e quali sono stati gli scogli che ho faticato a superare.
Inserito nella serie portante della BDB, Prisoner of Night mi ha ricordato quei vecchi romance paranormali che andavano circa dieci anni fa, quelli dove la coerenza non esisteva e l'insta-love era talmente pronunciato da farmi esplodere il cervello. Non che ci sia nulla di male, del resto qua la Ward aveva poco spazio, però per me è stato il primo grande scoglio: la credibilità. Per quanto una storia di vampiri sia chiaramente un'opera di fantasia, se è inserita nel contesto reale (umano) e le reazioni dei protagonisti sono per il 90% uguale alle nostre, beh come minimo mi aspetto una verosimiglianza con ciò che la lettrice potrebbe provare. La storia di questo racconto inizia, si svolge e termina nel giro di tre giorni. Tre, non me lo sono inventato io eh, lo ripetono più volte persino i protagonisti. E va bene che sono vampiri, va bene che vivono esperienze estreme, ma anche così tre giorni sono veramente pochi per far sì che la lettrice metabolizzi gli eventi senza sbuffare.
Ahmare è una civile rimasta orfana dopo i raid dei lesser e costretta suo malgrado a ripulire il casino di un fratello che ha saputo solo cacciarsi nei guai. Infatti questo soggetto - di cui ho già dimenticato il nome - è riuscito a far incazzare una sorta di boss locale che ha tenuto in pugno per anni un territorio passando inosservato persino alla BDB. Questo boss, come da manuale, sequestra il giovanotto e lo tiene prigioniero nelle sue segrete. Sì, siamo nel 2018 (2019?) e sì questo vive in una fortificazione medievale con segrete, ponti levatoi, zero riscaldamento. Un cliché ambulante, quindi.
Ahmare, ovviamente, convinta di avere in pugno la situazione grazie ad un corso di autodifesa, prende e va dal Boss per salvare il fratello ottenendo però un accordo che non le è granché favorevole. In cambio della liberazione del fratello, Ahamare dovrà recuperare per questo boss un oggetto di valore che gli è stato rubato. Siccome il soggetto è un vampiro vecchio e bavoso ma molto furbo, pensa di metterla in difficoltà obbligandola a portarsi dietro quello che lui definisce l'arma.
Questa arma altro non è che Duran, un vampiro tenuto prigioniero per 20 anni nella segreta più segreta e blindata del castello. Sì, perché Duran, nonostante la prigionia, la denutrizione e le torture è ancora nel pieno vigore della forma fisica, è un pericolo da tenere in catene.
Qualcuno sente l'odore del riciclo? Vi ricorda un membro della BDB? Personalmente credo che la Ward non avesse bisogno di riutilizzare un modello di eroe già usato - e daddio aggiungo - dandoci l'impressione di non avere grande fantasia quando sappiamo che non è così. Duran è una pallida e lontanissima copia di Zsadist, e ovviamente non è all'altezza del suo ricordo.
Comunque, giusto perché la Ward si deve spicciare, appena Duran snasa Ahmare parte il bond automatico e il rolleyes da parte mia. Va bene capisco che è stata costretta ed è funzionale alla trama (oltre a velocizzare la nascita della relazione), ma che entrambi siano così rimbambiti da non capirlo è imbarazzante.
Quindi Ahmare si porta dietro Duran che conosce l'ubicazione di questo oggetto da recuperare.
A questo punto inizia il disagio. Tra fughe rocambolesche in mezzo alla foresta, accoppiamenti poco probabili e ancora meno emozionanti dove lui sembra, ancora una volta, la pallida copia di Z, sentimenti di amore che nascono nel giro di poche ore, i due arrivano in questo luogo. Duran a questo punto prende in mano la situazione: si scoprono le sue origini familiari e come è finito schiavo del boss e il disagio già forte diventa intollerabile. Figlio di un capo di una setta religiosa (di vampiri, anche questa setta passata inosservata dalla BDB) Duran è stato sempre stato in una sorta di schiavitù con la madre, fino a quando è stato venduto (o regalato non ricordo) al boss. I due, ormai piccioncini che si struggono, si infiltrano nella base della setta per scoprire che non c'è più nessuno tranne il padre di Duran, ridotto a un mostro assetato di sangue che vive nei sotterranei. Ahmare riesce a prendere l'oggetto ma rimane ferita dopo uno scontro con questo vecchio rimbambito e Duran decide di tornare indietro (nonostante stia crollando tutto) per recuperare le ossa della madre.
Qui parte il drammone esistenziale di Ahmare: Duran è morto, oddio come soffro, non lo dimenticherò mai, lo amo, ecc...anche se l'ha conosciuto il giorno prima. Però siccome si sente super cazzuta vuole vendicarsi, così decide di andare dal boss, recuperare il fratello e ammazzare tutti.
Il finale più o meno va così: entrata epica, fregata in corsa, salvata dall'entrata provvidenziale di Duran redivivo, tutti si salvano, happy ending, addio.
L'epilogo è di uno stucchevole che preferisco far finta di niente, tanto non aggiunge nulla alla trama.
La vera domanda è come ho fatto a resistere nonostante la storia non mi stesse prendendo per niente. Come ho fatto a scollarmi dal tablet e portare stoicamente a termine un racconto bruttino anche se tecnicamente eccellente, me lo sto chiedendo ancora. Il contenuto questa volta non è stato per niente degno del nome della Ward, l'ho trovato banale, stucchevole, troppo ristretto sulle tempistiche, con troppa carne al fuoco e poca costruzione dei personaggi. Se penso che la Ward è tornata in carreggiata e sta sfornando romanzi molto belli, questo racconto è così old school che puzza di muffa.
Non mi è piaciuto, si capisce, e pure lo stile della Ward si è perso nella fretta: non c'è quasi nulla dei suoi modi di dire che la rendono immediatamente riconoscibile anche se, per carità, è scritto sicuramente bene.
E' la prima volta che sono così dura con la Ward, di solito riesco sempre a trovare qualcosa da salvare o a vederne i lati positivi, ma qui sento che si è impantanata in uno schema vecchio, banale e in una trama appesantita da tantissimi elementi che non hanno trovato uno sviluppo degno della loro complessità. Per quanto l'idea e la forma siano buone, il contenuto viene spietatamente bocciato.

Nessun commento: