Titolo originale The Song of Achilles
Trama
Sonzogno pag. 382 | € 19,00 |
Aveva davvero pensato che non lo avrei riconosciuto? Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo; lo riconoscerei anche se fossi cieco, dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra. Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo.
Commento
Non so perché, ma per questo commento sento una certa ansia da prestazione. Forse è colpa della fama del romanzo e dei suoi voti altissimi, o delle recensioni appassionate, lunghe e articolate, in ogni caso mi trovo in una posizione difficile perché, per quanto mi sia piaciuto, questo romanzo non mi ha colpita al cuore. Mi sento in difetto, come se il mancato colpo di fulmine fosse colpa mia, anche se razionalmente so che la lettura è soggettiva e che le proprie reazioni variano sempre e comunque. Non dico di avere qualcosa che non va, solo che mi sento strana rispetto al fiume di amore che si trova sulla scia di questo romanzo. Io sono tiepida, molto convinta del voto e sicuramente soddisfatta della lettura, ma non pienamente presa.
Per chi è a digiuno completo di storia e miti dell'antica Grecia, La canzone di Achille può quasi essere un'introduzione graduale e gentile ad alcuni dei suoi personaggi più famosi: Achille e Patroclo, ovviamente, ma anche Odisseo, Ettore, Aiace e altri. Insomma, non stiamo parlando di un libro scolastico, nemmeno di un'enciclopedia, e sicuramente parte della storia è adattata ai fini del romanzo, eppure le basi ci sono e non risultano essere dei mattoni noiosi che stroncano la lettura ancor prima che inizi. Questo per dire che se c'è qualcuno che rimane lontano dal libro solo per paura di una trama da lezione di storia non c'è alcun pericolo, perché il nucleo assoluto del romanzo sono i personaggi, due in particolare.
Non so se esistano persone che non conoscono la storia di Achille e Patroclo, ma anche con un parziale digiuno avranno sicuramente sentito parlare della loro ambigua relazione, in alcuni casi buttata brutalmente nella fossa dell'omosessualità spinta - e morbosa, quella messa proprio in cattiva luce -, in altri casi associata ad un'amicizia molto profonda, ma in ogni caso la loro unione è leggendaria. Qui l'autrice ha scelto di percorrere la strada della storia d'amore, dando vita ad una relazione chiaramente omosessuale ma non per questo esplicita nella sua fisicità o volgare nel suo sviluppo. Questo perché la Miller ha coperto un arco temporale molto ampio, dalla loro infanzia all'età adulta, dandosi la possibilità di raccontare il nascere dell'amicizia giovanile tra i due e di entrare poi nel dettaglio quando i sentimenti dei ragazzi cambiano, fino al culmine della loro relazione in età adulta durante la guerra di Troia.
Secondo la mia sensibilità, questo romanzo ha sì una base romantica ma è principalmente la storia di Patroclo e di come i suoi sentimenti si sono evoluti nel momento in cui Achille entra nella sua vita. L'aspetto puramente fisico della loro relazione è quasi inesistente, quei pochi baci non sono assolutamente una presenza ingombrante, mentre i sentimenti la fanno da padrone sia quando sono di amicizia, sia quando sono di amore. Per me il romanzo funziona proprio perché il punto di vista narrativo è di Patroclo, il che è abbastanza inusuale essendo sempre messo in ombra dalla fama di Achille. Il suo personaggio non è quasi mai preso senza la presenza di Achille, come se prima di lui Patroclo non fosse esistito, e mi è piaciuto scoprire i dettagli della sua infanzia, la sua paura di essere sempre inferiore alle aspettative, di deludere, di non avere niente di speciale. Altrettanto interessante è stato leggere il suo punto di vista durante la guerra di Troia, vedere come da ragazzino chiuso e impacciato è diventato un adulto con una morale ben definita e con un ruolo preciso, non solo compagno di Achille ma - secondo la Miller - un consigliere fidato, capace di curare i feriti e dare conforto, amicizia e affetto.
Se da una parte Patroclo è la star del romanzo, ed è un personaggio che mi è piaciuto parecchio, dall'altra c'è Achille. Incontriamo l'eroe quando è un ragazzino e lo vediamo attraverso gli occhi di Patroclo. All'inizio è innocente, fiducioso, prende la sua natura divina come un dato di fatto e non ci ricama sopra. Achille non ha una natura maligna o vanitosa, essere figlio di Teti non lo colloca su un piedistallo, ma accetta la sua diversità come un destino prestabilito, qualcosa che ha accettato fin da subito e che non potrà mai evitare. Questo Achille ha un buon carattere, si fa amare con molta facilità ed è facile capire come Patroclo si sia innamorato di lui: bellissimo, gentile, intelligente, è il pacchetto completo. Purtroppo, però, seguendo parte della storia originale la solida logica di Achille si perde per strada lasciando spazio ad una sua versione meno gradevole.
Il perché del mio poco amore per il romanzo è presto detto: la seconda parte della storia, in particolare la guerra di Troia, è nettamente inferiore alla prima. Tanto per cominciare quello che dovrebbe essere il culmine della loro storia non regge il confronto con la più che descritta parte iniziale della loro gioventù, e per quanto sia comunque commovente e stilisticamente ben scritta lascia una sensazione di inadeguatezza. Considerando la cura che la Miller ha messo nel narrare l'infanzia e la giovane età mi aspettavo altrettanta precisione, forse anche la stessa quantità di pagine, invece la guerra - e gli anni - scorre via veloce, quasi indolore, finché ci si schianta contro il finale e si rimane un po' rintronati per il colpo.
Dal punto di vista tecnico non c'è niente che io possa dire, il romanzo è scritto meravigliosamente, la Miller ha una prosa fluida, ricercata ed elegante e riesce a far emozionare profondamente il lettore. La mia copia, presa dalla biblioteca, è piena zeppa di sottolineature a far capire quanto di questo romanzo sia evocativo e poetico. Dal mio punto di vista, però, per quanto la forma sia bella e la storia comunque appassionante, manca qualcosa che la renda indimenticabile. Si apre benissimo, prosegue anche meglio, ma sul più bello - proprio quando sono pronta a cavarmi gli occhi per la disperazione - si raffredda e smorza l'entusiasmo. Nonostante questa diminuzione di coinvolgimento nella lettura, la storia è bellissima, intensa, appassionante, cruda, drammatica, alcuni brani riescono a farti veramente male e lasciano uno strascico pesante nel cuore. E' per questo che il romanzo si merita tutto l'entusiasmo che ha raccolto e dovrebbe essere letto a prescindere dai gusti personali e dagli orientamenti sessuali. Certe storie, nella loro epicità, trascendono qualsiasi convenzione e superano qualsiasi limite.
2 commenti:
Sono d'accordo, bellissima la prima parte, quando il rapporto tra Achille e Patroclo si fa via via sempre più forte, però nella parte della guerra di Troia tutto quel pathos si perde un po'. Pace. Il pov azzeccatissimo.
@Silvia
Io aspettavo proprio la parte su Troia, per questo ci sono rimasta male.
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