19 marzo 2018

Amy Harmon
Il segreto di Eva

Titolo originale From sand and ash

Trama
Newton & Compton
ebook | € 0,99
1943. La Germania occupa gran parte dell’Italia e le deportazioni degli ebrei aumentano di giorno in giorno. Fin da bambini Eva Rosselli e Angelo Bianco sono cresciuti come una famiglia, divisi solo dalla religione. Con il passare degli anni si sono innamorati, ma per Angelo è arrivata la vocazione e, nonostante i suoi profondi sentimenti per Eva, ha preso i voti.
Adesso, più di dieci anni dopo, Angelo è un prete cattolico ed Eva è una donna ebrea che rischia la deportazione. Con la minaccia della Gestapo in avvicinamento, Angelo nasconde Eva tra le mura di un convento, dove Eva scopre di essere solo una dei tanti ebrei protetti dalla Chiesa. Ma la ragazza non riesce proprio a stare nascosta, in attesa della liberazione, mentre Angelo rischia la vita per salvarla. Con il mondo in guerra e le persone ridotte allo stremo, Angelo ed Eva affrontano sfida dopo sfida, scelta dopo scelta, fino a che il destino e la fortuna non decideranno di incontrarsi, lasciandoli stremati davanti alla decisione più difficile di tutte.

Commento
Sarò brutalmente onesta, volevo regalare tre pallini, ma man mano che scrivevo la recensione mi saliva il travaso di bile e ho deciso di sbandierare il voto che mi è sorto spontaneo.
Per buona parte della lettura ero convinta che avrei chiuso su un bel tre diplomatico, ero dispiaciuta di non dare di più ma tutto sommato non ci ho perso il sonno. Poi il tracollo finale, unito alla noia dilagante mi hanno innervosita. Dal tre diplomatico sono passata ad un due e mezzo senza nemmeno sentirmi in colpa, perché alla fine non basta la bravura a scrivere della Harmon se scrive una storia banale.
Per un'autrice come la Harmon, che naviga tra i quattro e i cinque pallini, cadere in picchiata è una brutta cosa. Il trauma di non averla più tra le autrici sicure mi ha fatto ridimensionare parecchio la sua posizione nella mia lista (un po' come per la Hoover). Per carità, non tutti i romanzi possono piacerci e non gliene faccio certo una colpa, ma credo che in questo caso la Harmon abbia puntato troppo in alto e il tonfo sia stato bello potente.
Parto con una premessa: normalmente giro alla larga dai romance ambientati in momenti storici impegnativi come questo scelto dalla Harmon, primo perché mi sembra che nessuno sappia gestire l'ambientazione e secondo perché il romanticismo stucchevole del romance infilato in un contesto del genere per me diventa grottesco. O scrivi romance, e diluisci tutto, o scrivi storico e lasci perdere l'amore. A meno che tu sia Paullina Simons.
Detto questo è chiaro che affrontare un libro del genere è stato rischioso, infatti ho tentato di rimanere neutrale ma gli elementi che non mi piacciono si sono impilati uno alla volta fino a nascondere completamente quello che c'è da salvare (che è poco, in ogni caso).
Inizio con la banalità dei nomi. Angelo Bianco è un prete. Angelo, come gli angeli, bianco per la purezza. Lei si chiama Batsheva ma tutti la chiamano Eva e, come mi ha fatto notare Silvia, è la tentatrice. Got it? Ecco queste cose mi fanno cadere le braccia. Gli americani non sanno inventarsi nomi italiani che non siano uno stereotipo, cadono nella banalità più assoluta e la Harmon ha pure giocato con i significati religiosi. Non so se l'ha fatto volutamente o se è stato un caso, per me è comunque un no.
Proseguo con i ruoli. Lui è un prete. Un prete che è innamorato di una donna. Non sono per niente fan di romanzi con protagonisti religiosi, meno che meno un romance. Figurarsi di uno alla Uccelli di Rovo. Per me è no, assolutamente no. Lei è la solita femmina ribelle indipendente ed energica che può dire e fare quello che vuole tanto tutti la amano (tranne me), anche se è completamente fuori contesto sociale e storico. Bellissima, bravissima, fortunatissima, praticamente svolazza nel periodo più merdoso di tutta la storia italiana e se la cava con qualche ammaccatura, e vorrei sottolineare che è ebrea.
Quindi, appurato che i nomi dei personaggi mi hanno fatto roteare gli occhi come una pallina del flipper e che i ruoli scelti e sviluppati dalla Harmon mi hanno raffreddata fino al midollo, passiamo al resto.
Se tu autrice scegli di trattare un momento storico come l'occupazione nazista, la persecuzione degli ebrei e tutto quello che comporta non ti puoi limitare a fare un elenco di eventi, non è mica un manuale di storia. Se scrivi un romanzo e lo infarcisci di tanti - troppi - eventi senza descriverne veramente nessuno (scusate ma il pezzo delle Fosse Ardeatine mi ha lasciata senza parole) il risultato è che il lettore non ne rimane toccato per niente anzi, forse la quantità e la superficialità lo anestetizzano e lo costringono ad un'attesa piatta (perché tanto stabilisci un ritmo preciso se scarichi così tanto contenuto) che non emoziona nemmeno quando tocchi momenti veramente pesanti.
Forse per me è questo il vero difetto: la Harmon ha esagerato. Se invece di abbracciare un arco temporale così lungo, con così tanti micro eventi importanti, spostando i personaggi da Firenze a Roma e poi nel Nord Europa, si fosse concentrata in un breve momento e in un unico luogo, avendo così tempo e spazio per intrecciare per bene la storia e il lato romantico, forse sarebbe riuscita a coinvolgere di più. Per quanto mi riguarda, mi sono annoiata. Se avessi voluto leggere un elenco di eventi mi sarei presa un manuale, anche solo uno schema riassuntivo, invece ho dovuto resistere per intere pagine di cui non ho capito il senso: aggiungere drammaticità? Ma ce n'era bisogno? Per come la vedo io bastava un solo momento, ben scritto, ben argomentato e con i dettagli precisi, per rendere speciale la storia.
Così arrivo all'ultimo punto, ed è il romance. Ora, se sei immersa (o impantanata) nel sussidiario scolastico e nel frattempo tenti di sviluppare una storia d'amore e non ci riesci, fatti due domande. La storia tra Angelo e Eva è di una noia allarmante. Non c'è sentimento, le scene sono abbozzate e poco coinvolgenti e spesso la Harmon cade nel melenso, nello stucchevole, in una rappresentazione dell'amore patinata e superficiale, un po' da manuale per una storia ambientata durante il periodo nazista. Devo per forza dire due parole sul finale perché mi ha fatto salire la glicemia.
Non bastava tutto quello che ho letto, la pazienza che mi ci è voluta per arrivare alla fine, mi sono dovuta sciroppare il ricongiungimento miracoloso coronato dalla nascita del bambinello il giorno di Natale. Che scivolone orrendo, che chiusura patetica, che tristezza. Dalla Harmon non mi aspettavo certe banalità e, onestamente, non riesco a condividere tutti i pareri entusiasti che questo romanzo ha raccolto. Per me è un no enorme, nonostante stilisticamente non abbia nulla da dire.
Perché se vogliamo considerare solo l'elemento tecnico, la Harmon sa scrivere, lo fa bene ma il problema non è lo stile quanto il contenuto. Per me un romanzo del genere non può essere salvato né dalla bravura tecnica dell'autrice, né dalla media dei voti alti che le ho dato in tutti i suoi romanzi.
Questo non mi è piaciuto, l'ho trovato privo di un'identità precisa, sbrigativo, banale e troppo attaccato ad una visione miracolosa, spirituale e romantica della vita.
Faccio fatica ad immaginare che certe parole possano essere dette mentre ti bombardano la casa o ti mandano nel carcere della Gestapo. Però pare che la Harmon possa.
Io non sono d'accordo.

4 commenti:

A ha detto...

Oddio Mira che bella recensione!! Non ho letto il libro, ma mi fido di tutto quello che hai scritto tu perchè condivido i tuoi pensieri al 100%, dalla Simons, ai nomi terrificanti, ai ruoli dei personaggi e infine anche alla parte storica non approfondita. Peccato perchè ho amato alcuni libri della Harmon ed era una specie di garanzia per me!

Ariel ha detto...

Ciao, peccato che il libro non ti sia piaciuto, a me ispira molto e sono tentata di leggerlo ma dalle tue parole non sembra tutta questa bellezza...

SilviaLeggiamo ha detto...

>> O scrivi romance, e diluisci tutto, o scrivi storico e lasci perdere l'amore. A meno che tu sia Paullina Simons.

parole sante.

Estelle ha detto...

Bella recensione. Arrivata al 30%, per ora la condivido in pieno