26 febbraio 2018

Jacqueline Carey
Naamah's Curse

Trilogia di Naamah 2

Trama

Grand Central Pub
pag. 689 | € 7,37
Moirin is alone, and far from the land of her birth, with nothing but a few resources of her own to draw upon, and few friends she can call upon, in what is about to become a nation of enemies. She has her natural ability with a bow, for survival, and a facility for languages - and then there are the gifts of her gods - a small ability for foretelling, for concealment, and to coax plants to grow. Alongside them all she has the gift of Naamah - the gift of desire. Yet these are small advantages against the challenges she will face - betrayal, treachery and indoctrination - and some of them may not prove to be advantages at all. There is a long, difficult journey ahead of her, in her search for Bao, the young Ch'in warrior who carries a piece of her soul as well as her heart, and harder decisions to make. Whether she can forgive a deliberate betrayal; whether she will fight against all odds for her love; and whether, when all believe her dead and her life and her religion hang in the balance, Moirin can sacrifice her beliefs, or will hold true to her goddess even in death...

Commento
E' stata dura. Ragazzi, cribbio se è stata dura.
Ora un po' capisco perché Nord ha mollato il colpo dopo il primo romanzo della serie. Devi proprio amarla, per continuare a leggerla, o devi essere come me, una disperata ancora alla ricerca di una nuova Phedre o di un nuovo Imriel. Invece no.
Avendo letto il primo titolo in italiano e non conoscendo il livello di difficoltà dell'inglese della Carey, ho deciso di affrontare Naamah's Curse subito stile via il dente via il dolore, e approfittare della memoria fresca fresca dei fatti e dei personaggi per riuscire ad inserirmi nella lettura con il minor numero di scossoni possibile. Sicuramente è stata una scelta saggia, perché l'inglese della Carey non è semplice, non è quello basic a cui sono abituata, e quindi le prime cento pagine le ho lette con una concentrazione che mi ha riportato indietro ai tempi dell'università. Fatta l'abitudine allo stile e al lessico, ho preso un ritmo discreto di circa venti o trenta pagine al giorno - su quasi 700 è un ritmo da lumaca, per me - e poi mi sono bloccata per l'influenza. Ho avuto uno stop di una settimana e poi mi sono messa d'impegno per finirlo perché ormai lo avevo in ballo da troppo tempo e stavo cominciando ad annoiarmi.
Sì, sì, la sfiga ha giocato una parte importante e sono d'accordo, ma c'è una cosa che è completamente imputabile alla Carey: la serie è lenta.
In quasi 700 pagine di romanzo ci sono tre blocchi, tutte e tre interessanti, ma nemmeno uno coinvolgente. Ci potete credere? Perché io ho fatto fatica a farmene una ragione.
Moirin parte da Ch'in alla ricerca di Bao verso i territori Tatar, e lo fa completamente sola. Ci mette una vita a lasciare la principessa (dopo la trombata di rito, aggiungerei) e passa metà del tempo a struggersi per Bao e il resto del tempo a struggersi per chi è rimasto a Ch'in e in Terre d'Ange. La situazione migliora notevolmente quando, finalmente, Moirin raggiunge un accampamento Tatar e passa l'inverno con loro mentre ottiene informazioni su Bao. Quando finalmente lo trova, la situazione sfugge di mano perché lui nel frattempo ha sposato la figlia del capo tribù e Moirin viene tradita e ceduta come schiava a dei delegati di Vralia.
Bao e Moirin vengono nuovamente separati e inizia il secondo blocco della storia, quello che è stato di una noia mortale. In Vralia Moirin arriva in catene, una specie di catene magiche che sopprimono i suoi poteri e le impediscono di sentire Bao. Lì diventa una prigioniera speciale, perché i capi religiosi la vogliono usare come esempio per iniziare la conversione forzata dei territori di Terre d'Ange. In pratica la Carey ha trasposto la cristianità più bigotta, chiusa e ignorante negli abitanti di Vralia, con tanto di punizioni corporali, umiliazione della persona, confessioni forzate e letture continue delle scritture come forma di rieducazione. Questa parte non mi è piaciuta principalmente perché è lunga, e Moirin punta tutto - come sempre - sul sedurre la gente e liberarsi a suon di sesso. Funziona in parte, ovviamente scappa da Vralia con al seguito il solito giovanotto che le piace e la adora e con cui fa sesso, e continua il piano per cercare Bao. La situazione si sblocca solo perché Moirin torna tra i Tatar e da lì si sposta nuovamente verso il Bodhistan dove si ferma nuovamente alla corte di un'altra regina e dove riesce ad ottenere aiuto per raggiungere Bao, che nel frattempo è finito in un regno oscuro tra le montagne, assoggettato al potere del diamante nero e della regina oscura di cui ho ovviamente dimenticato subito il nome.
Se non fosse stato per la continua presenza a volte nemmeno sotto intesa del sesso, e ci fosse stata una quantità più elevata di azione e pericoli, allora questo blocco finale sarebbe stato il mio preferito. Le premesse per dare una scossa al romanzo e chiuderlo per bene c'erano tutte, ma ovviamente sono rimaste incastrate nella melassa del dono di Naamah e di quanto Moirin attizzi l'ormone di tutti e voglia fare sesso con tutti. Insomma, alla lunga questo suo continuo innamorarsi di una regina e il suo diventare compagna/amante/ancella è uno schema che si è ripetuto fin troppo e che è diventato noioso, non necessario e che mi ha fatto venire il nervoso per il continuo martellare di quanto Moirin preferisca le donne. Lo abbiamo capito, non c'è bisogno che faccia sesso con tutte, non me ne frega niente, non ho iniziato la serie per leggere di scene di sesso lesbo.
Comunque, sebbene il terzo momento narrativo sia il più interessante, è sviluppato in modo che le risoluzioni siano veloci, semplici, e che i personaggi non debbano faticare più di tanto per sconfiggere il cattivo.
Sono lontani anni luce i momenti meravigliosamente struggenti delle prime due trilogie, dove i personaggi hanno penato e sopportato e combinato di tutto per ottenere un risultato, qui è tutto facile, le strade sono tutte spianate (perché il dono di Naamah le apre le porte, oltre che le gambe delle regine) non ci sono veri conflitti e i cattivi vengono liquidati con poco sforzo.
Arrivare alla fine delle 689 pagine e sentire che il romanzo poteva benissimo essere sviluppato in metà spazio lascia l'amaro in bocca, soprattutto se penso che la Carey ha creato un universo splendido, ricco di spunti, e ha saputo dare vita a personaggi complessi e meravigliosi, mentre qui c'è Moirin che non è cambiata di una virgola, rimane sempre la stessa e compie gli stessi gesti indipendentemente dal luogo e dalle circostanze, e l'aspetto sessuale del dono di Naamah è un macigno che vizia tutta la storia. Non si può ridurre tutto al sesso, Moirin si rapporta solo tramite eccitazione sessuale, e lo spaccia come piacere in senso ampio quando in realtà si fa solo le donne belle, e sottolineo belle, e Bao perché evidentemente la Carey voleva ripetere lo schema fortunato di Phedre e Joscelin, prendendo però una cantonata colossale perché Moirin non è Phedre e Bao - per quanto mi piaccia - non è per niente Joscelin.
Insomma, dal punto di vista dei contenuti sono enormemente delusa, e il voto è bilanciato solo dallo stile della narrazione che è preciso ed elegante, anche se lento per colpa della trama.
Siccome nel finale si lascia intendere quale sarà la prossima destinazione della coppia, Terre d'Ange once again, ho deciso che per ora prendo una pausa dalla serie. Iniziare l'ultimo romanzo con questa delusione appiccicata addosso non farebbe altro che mettermi di cattivo umore e mi forzerebbe la mano nel dare un voto negativo. Siccome poi si parla di oltre 600 pagine di romanzo, quindi una lettura lunga e impegnativa, preferisco tentare di cancellare i sentimenti negativi che questo romanzo mi ha suscitato e partire da zero, nella speranza che il finale della trilogia sia nettamente superiore ai due romanzi precedenti. Certo che le probabilità sono basse. Vedremo.

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