Trama
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Una telefonata ha distrutto il matrimonio perfetto di Elena. Una sola frase è bastata perché l’amore per il marito si trasformasse in una ferita infetta, un peso insostenibile che la trascina a fondo.
L’unica soluzione sembra prendere un aereo e partire, mettere centinaia di chilometri tra se stessa e una realtà che non è in grado di sopportare, alla ricerca di una pace che sembra inesorabilmente perduta. Il destino, però, ha in serbo qualcosa di diverso. Elena approda in una terra ricoperta di ghiaccio e incontra un uomo che in quel gelo ha nascosto la propria anima, per non dimenticare, per espiare…
Gli occhi di ghiaccio di Mikhail la scrutano, la inchiodano, la spogliano di ogni maschera. Tuttavia, quel ghiaccio brucia più del fuoco e, quando la neve si scioglie, la vita è pronta a germogliare.
Non so cosa hai fatto, so solo che da quella prima sera, qualcosa di temi ha toccato. Mi hai scaldato e il ghiaccio che sentivo dentro ha iniziato a sciogliersi. Però fa male Elena, come un arto quando riprende a circolare il sangue. Fa male, ma è un buon segno, perché significa che è ancora vivo. Che io sono ancora vivo.
Commento
In questo nuovo mondo di self-publishing, dove il romance è diventato più un terreno di caccia al lettore che un genere da raccontare, io tendo a girare alla larga. Non rispondendo bene alle scadenze, soprattutto quando viene richiesta una visibilità che questo blog non può offrire, tendo a non accettare richieste dagli autori; generalmente le uniche eccezioni che faccio sono per le persone che conosco perché so che posso decidere in autonomia se proseguire o abbandonare la lettura senza rischiare rappresaglie. Sono prevenuta? Forse, ma per me leggere è un piacere e non intendo in nessun modo trasformarlo in una sequenza di richieste e di recensioni che non voglio fare, solo perché il trend è questo. Risulterò impopolare, me ne farò una ragione.
Ultimamente, poi, se si vuole leggere romance nella sua definizione più classica bisogna sudare sette camicie perché è diventato difficile trovarne uno che risponda - e si accontenti di farlo - ai capisaldi del genere. La mia impressione è che dire di scrivere romance sia una scusa per buttarsi verso trame che aspirano a sconvolgere e a brillare per una fantomatica originalità, mischiando una serie di elementi che di romantico a volte non hanno nulla, o che camuffano la loro estrema lontananza con un genere che è - per definizione - semplice. Anche per me, ormai, le uniche sicurezze sono pochi nomi e tra le italiane che mi piacciono conto la Rocca, la Premoli e pochissime altre. Forse ancora non è ben chiara questa cosa, ma lasciate che lo dica senza mezzi termini: se volete distinguervi non serve pasticciare con la trama o inquinare il genere, concentratevi sullo stile, sulla ricchezza delle descrizioni, sui sentimenti che la storia può trasmettere, perché chi legge romance vuole questo, prima di tutto.
Vi chiederete a cosa serva questa pappardella, ebbene è solo un antefatto per farvi capire il mio voto e assicurarvi che, nonostante io conosca Alice, non le ho regalato il voto. Molte penseranno che è una bugia, siamo nello stesso staff del New Adult Italia e quindi per forza non avrei mai stroncato il suo romanzo d'esordio. A queste persone, se ci saranno, dico solo leggetelo e poi ditemi.
A rafforzare la mia posizione dico anche questo: ero molto indecisa, all'inizio, e a tratti ho persino pensato che non fosse il mio genere di storia. Poi ci ho ragionato su, e sono arrivata alla conclusione che pure io, nel mio piccolo, sono stata contaminata dalle tendenze letterarie degli ultimi anni, quasi perdendo sensibilità a mano a mano che le storie diventavano sempre più estreme, esplicite, contorte e drammatiche. Quello che anni fa sarebbe stato un romance con i fiocchi, ora potrebbe essere giudicato come scialbo, inconsistente, noioso. Ed è questo il rischio di A Second Life, che i lettori abituati a tutt'altro romance non riescano a fare uno sforzo e apprezzare la semplicità persino quando è così precisa, pulita, ordinata e coerente.
Io per prima ci stavo cascando - e ad Alice questo non l'ho detto, lo scopre con questa recensione - pensando che la storia non mi stesse toccando in nessun modo, aspettando la classica mazzata, la classica carognata che serve a emozionare o a scuotere chi è ormai assuefatto al genere. Siccome mi stavo innervosendo con me stessa mi sono imposta una pausa di un paio di giorni per pensare a cosa ha rappresentato per me il romance nel corso degli anni e, quando ho ripreso in mano il romanzo, sono tornata ai miei primi romance, quando mi salivano le lacrime agli occhi senza che la storia prendesse strade assurde.
Per me questo è l'elemento più importante di A Second Life, quello nostalgico che mi ha fatto riscoprire un romance vecchio stile, quello privo di contorsioni pseudo letterarie, libero dalla ricerca ossessiva dell'estremo, quello che vuole emozionare con la sua semplicità perché il suo potere è nel modo in cui la storia viene scritta, quello che esalta la normalità, la quotidianità e che fa sentire speciali tutti, senza che si debba aspirare a vivere relazioni fuori dal comune.
E qui entriamo nel vivo della storia. Ambientato in una Bielorussia contemporanea, A Second Life si apre con due elementi drammatici che hanno fatto parte - il primo - o che potrebbero far parte - il secondo - della nostra vita, direttamente o indirettamente: il disastro nucleare della centrale di Cernobyl e la fine di un matrimonio. Io, degli eventi di Cernobyl, ho solo dei ricordi fumosi di mia madre che mi cacciava in gola a forza vitamine e pilloloni di olio di fegato di merluzzo, ma ormai non ne parla più nessuno. In questo romanzo la Bielorussia, in particolare il paesello povero dove Elena va a fare volontariato, è uno sfondo estremamente originale dal quale emergono personaggi estremamente interessanti e vari e che fornisce senza sforzo un elemento drammatico che non ha bisogno di essere modificato: è già tutto lì, basta solo dare libero sfogo alla propria immaginazione. Ed essendo questo un romance, è evidente che il personaggio maschile non poteva che essere un uomo figlio della sua terra che, in modo simpaticamente sfacciato, risponde ai cliché dell'immagine del russo tutto d'un pezzo, freddo, algido, dai colori chiarissimi e slavati, un personaggio artico dal cuore caldo. Misha è il dottore che cura i bimbi dell'associazione ed è una vittima indiretta del disastro di Cernobyl. Si porta dietro la solitudine di aver perso l'intera famiglia, il senso di colpa del sopravvissuto, e l'isolamento di chi dedica la propria vita ad un fine più alto nel totale spregio del proprio benessere e della propria felicità.
Per sciogliere lo strato di permafrost di Misha ci voleva una controparte discreta e femminile, un piccolo distributore automatico di positività. Ma dove Misha è parzialmente prevedibile, Elena è tutto tranne quello che ci si aspetta. Da mesi Elena lotta contro l'apatia e la depressione per la fine del suo matrimonio e, per uscire dall'immobilità, decide di dedicare alcuni mesi al volontariato nella piccola associazione in Bielorussia. A primo impatto, Elena è una donna piuttosto comune: è bella senza essere bellissima, solo apparentemente è arrendevole e dimostra di possedere una spiccata forza di volontà: nel momento in cui decide di ricominciare a vivere ce la mette tutta, ma ogni tanto ricade nello sconforto. Ripeto, con lei è facile immedesimarsi.
Di speciale ha il suo essere dolce, aperta, le riesce naturale spargere affetto e si lascia prendere dagli eventi in una sorta di ritorno alla vita. La sua spontaneità è contagiosa, così che tutte le persone che le stanno intorno assorbono parte di questo entusiasmo e lo riflettono a loro volta: i bambini del centro e Misha sono delle spugne, girano attorno a Elena neanche fosse un dispenser di vita e poco alla volta la storia vira verso uno sviluppo e una risoluzione che sono tutti per Misha e Elena.
L'aspetto romantico non è sfacciato, non c'è niente insta-love e non ci sono torride scene di sesso improvvise, o limonate nel sotto scala con palpate estreme. No, qui c'è un percorso da prendere e da rispettare, ci sono delle fasi che non si possono saltare e che servono per arrivare alla fine senza che questa stoni o galleggi isolata dal resto della storia. Misha deve imparare da capo a lasciarsi andare ai sentimenti, deve imparare a dosare l'affetto, arrivare a fare pace con il suo passato e darsi l'opportunità di vivere nel presente e nel futuro; mentre Elena deve prima di tutto trovare in sé la forza e la voglia di riprendere il controllo della sua vita, chiudere con il ricordo del marito e affrontare le nuove possibilità scrollandosi di dosso senso di colpa e paure.
Il finale, da manualissimo, è la giusta chiusura per una storia che ha dato tutto nelle prime parti, creando una routine vivida e dando espressione al nascere di sentimenti complessi, e che perde un filo di energia nel rush finale: del resto, sappiamo benissimo cosa succederà e non ci sono ulteriori colpi di scena da digerire, quello che desideriamo accada arriva puntuale con tanto di lacrimuccia e la soddisfazione generale è alta. Non ci sono questioni irrisolte, non ci sono incognite dimenticate per strada e, soprattutto, alla fine i punti più importanti si uniscono formando un quadretto perfetto.
Ora, anche se ho scritto un sacco, due parole sullo stile sono d'obbligo. Partendo dal presupposto che A Second Life è un esordio e che Alice si è presa il suo tempo per scriverlo, il risultato è ottimo: le frasi non sono frettolose, l'impressione che tutto sia stato pensato, ripensato e poi rigirato è forte, eppure mai per un secondo pensi che noia, mai che pensi che avresti preferito un altro termine, più parole o meno descrizioni. Sia chiaro, difetti e debolezze ci sono, non è certo un romanzo perfetto, ma considerando che è il primo e che non c'è nessun professionista dietro che ci ha lavorato sopra con lo scalpello sorprende vedere che non c'è un solo errore di battitura, niente, zero, nisba e che la struttura sia solida, i personaggi teneri e intensi, e la storia d'amore sia sempre al centro dell'attenzione.
Insomma, alla fine della fiera, direi che Alice si è meritata tutte le ottime recensioni e che se dovesse decidere di scrivere altro io la leggerò di sicuro, e se a voi è venuta voglia di provare A Second Life costa solo 0,99 centesimi, e se lo volete in cartaceo c'è pure quello. Io, fossi in voi, un bel viaggetto in un romance bielorusso me lo farei.
3 commenti:
"non c'è niente insta-love e non ci sono torride scene di sesso improvvise, o limonate nel sotto scala con palpate estreme."
Ti amo! X°°°D
Battute a parte, hai colto tutto, ma dico tutto, di questa storia. La semplicità, il voler raccontare una storia d'amore normale, credibile, un po' "vecchia scuola". Sono contentissima che hai notato tutto questo. ♥
E hai espresso anche la mia paura peggiore: "pensando che la storia non mi stesse toccando in nessun modo, aspettando la classica mazzata, la classica carognata che serve a emozionare o a scuotere chi è ormai assuefatto al genere." Eh, lo sapevo che c'era questo rischio. E ci sarà sicuramente qualcuno che a quei primi capitoli si è fermato e ha archiviato il romanzo. GRAZIE per aver continuato.
Questa recensione me la stampo e la incornicio.
Grazie socia! ♥
sono normale? mi leggo le recensioni dopo aver letto il libro! ma DOVEVO assolutamente sapere cosa ne pensava la mitica Mira Phora. evvai, anche stavolta la pensiamo allo stesso modo, solo che io non riesco a spiegarmi così bene.
@Alice
Ti faccio molto volentieri da santino :)
@Paoleletta
anche io leggo le recensioni dopo aver letto un romanzo, sia mai che mi rovinino la lettura!
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