29 maggio 2017

Alice Basso
Non ditelo allo scrittore

Serie Vani 3

Trama
Garzanti
ebook | € 9,99
Questa volta, il compito affidato a Vani dal direttore della sua casa editrice è una vera e propria sfida: deve scovare un suo simile, un altro ghostwriter che si cela dietro uno dei più importanti romanzi della letteratura italiana. Solo lei può farlo uscire dall’ombra. Ma per renderlo un comunicatore perfetto, lei che ama solo la compagnia dei suoi libri e veste sempre di nero, ha bisogno del fascino ammaliatore di Riccardo. Lo scrittore che le ha spezzato il cuore, ora è pronto a tutto per riconquistarla. Intanto il commissario Berganza è sicuro che Vani sia l’unica a poter scoprire come un boss agli arresti domiciliari riesca comunque a guidare i suoi traffici. Ma non è l’unico motivo per cui desidera averla vicino. E quando la vita del commissario è in pericolo, Vani rischia tutto per salvarlo.
A me piacciono poche persone, è un dato di fatto. Quando hanno distribuito tolleranza e stima verso il prossimo sono arrivata tardi perché c'era coda allo sportello del cinismo.
Commento
La Sarca Bibbia (capito? Sarca - sacra...) è tornata.
Potrei aprire a caso uno dei tre romanzi di questa serie, scegliere una frase con il ditino e riuscire comunque a trovare un qualcosa che rispecchi al 1000% la mia piccola anima oscura. Per chi, come me, la mattina si sveglia e vede la fiducia verso l'umanità svanire nello scarico del lavello, poter leggere un romanzo che non solo nutre con nuovi spunti, ma addirittura asseconda il rifiuto di interagire con il prossimo in chiave leggera, ironica, quasi comica, è come avere l'esonero all'ora di educazione fisica per l'anno scolastico. Praticamente puoi guardarti allo specchio e gioire del tuo essere asociale senza sentirti in colpa.
Il sogno della mia vita è starmene nella mia tana a farmi gli affari miei senza rotture di coglioni di alcun genere.
Ecco, questo è il Sarca-pensiero che rispecchia la mia filosofia di vita. 
Ora, con il presupposto che se la Basso scrive io aspiro e colleziono nel mio personale manuale di sopravvivenza, è chiaro che aspetto un nuovo romanzo di questa serie con una disperazione che è pari solo all'esaltazione mistica con la quale lo divoro una volta che ce l'ho tra le mani. La felicità che mi ha gonfiato a spugna il cuoricino è stata troppa, perché - e giuro non me lo aspettavo - in Non ditelo allo scrittore la Basso ci regala LA gioia che levateve tutti per quanto sia piccina e breve ha mandato in corto circuito i miei neuroni. Porca miseria non posso dire niente, solo che sbrodolo tantissimo.
La lettura di questo romanzo è stata terapeutica, mi ha proprio rimessa in sesto in un periodo in cui stavo sprofondando sempre più nell'universo dell'acidità cattiva, quella che alla lunga mi porta a scrivere recensioni assurde. Vani mi salva sempre, posso contare su di lei per tornare normale. Più o meno.
In questo romanzo Vani è alle prese con ben due casi che le portano dei bei grattacapi: quello editoriale, scaricato da Enrico come una patata ustionante, è di scovare un ghostwriter e convincerlo a uscire allo scoperto; quello legato al suo ruolo di collaboratrice con la polizia è di riuscire a capire come fa un mega super delinquente agli arresti domiciliari a passare informazioni e comunicazioni all'esterno. Essendo Vani, Vani è chiaro che le sue energie e il suo entusiasmo sono tutte per il caso di Berganza, ma sarà proprio lo scontrarsi con un suo simile a prendere il monopolio della storia.
Come ghostwriter, Sarca sa bene che gli scrittori sono soggetti particolari, e che spesso dietro a dei romanzi magnifici si nascondono persone tutt'altro che piacevoli. Così non le risulta particolarmente strano che dietro al bestseller più osannato degli ultimi anni ci sia un omino brutto, sciatto, composto principalmente da disprezzo per l'umanità e incapacità di filtrare i suoi pensieri in parti uguali, una bomba pronta ad esplodere che potrebbe affossare la casa editrice e sabotare senza possibilità di redenzione il suo primo romanzo e pure i prossimi. Il compito di Vani, che lei definisce una gran rottura di coglioni, è quello di insegnare al signor Marotta come non essere se stesso, a frenarsi prima di vomitare veleno sulle persone, filtrare i suoi pensieri per renderli socialmente accettabili. In pratica deve plasmare un essere che è fin troppo simile a lei e trasformarlo in un autore in grado di parlare al pubblico. Il compito, chiaramente, è più difficile del previsto, tanto che il suo capo la costringe a collaborare con Riccardo.
Apro parentesi, Riccardo, non mi piacevi prima, e ora mi piaci anche meno. Chiusa parentesi.
Messa di fronte ad un soggetto che è fin troppo simile a lei, Vani si trova a riconsiderare alcuni aspetti della sua vita e della sua personalità. Senza stravolgere se stessa, senza sentirsi in colpa per com'è fatta, Vani raggiunge una decisione dopo un lunghissimo e faticosissimo ragionamento.
Perché sarà anche una che capisce, ma in questo caso non capisce proprio una cippa.
Anzi, mi verrebbe da dire you know nothing, Vani Sarca.
Ma c'è della tenerezza nel suo mettersi in discussione - nei limiti del Sarca-possibile, chiaramente - e c'è anche un terrore sotterraneo che la Vani che tanto amiamo rischi di omologarsi con ciò che viene ritenuto normale. Per carità! Vani accetta di rivedere solo una piccola parte della sua esistenza, qualcosa che è in là, nel futuro e sul quale può agire adesso, nel presente. Per noi, però, questa immersione nel sistema sarcatico è fatta anche da capitoli sull'adolescenza di Vani, una ragazza di diciassette anni alle prese con le relazioni, la famiglia, la scuola, dai quali spuntano fuori soggetti che a distanza di anni le ritornano alla mente, come il professore di inglese, e che le hanno lasciato non solo ottimi ricordi ma anche strumenti per capire se stessa e gli altri.
Senza contare che pure io sono stata un pipistrello tra i banchi di scuola, quindi ho sentito un'affinità speciale con baby Sarca.
Il secondo caso, se così si può definire, è più una lotta continua con Berganza. Lei che vuole partecipare a tutti i costi - ormai ci ha preso gusto con questa storia di avere a che fare con i delinquenti - e lui che vuole tenerla al sicuro da un caso che ha tutte le carte in regola per finire male. Ora, appena il coro degli aawwww si chiude, sappiate che questo Berganza in versione protettiva mi ha turbata un pochino. Non ero preparata a certe uscite e, come Vani, sono rimasta lì come un pesce lesso senza riuscire a fare due più due. Poi il quattro è arrivato come un treno in corsa e ho capito. E ho gioito.
Naturalmente Vani riesce a dare il suo contributo anche quando Berganza le tarpa le ali e la caccia nell'angolo. Con i suoi ragionamenti contorti e i collegamenti assurdi alle cose più strane, la logica di Vani arriva dove la professionalità e la preparazione di Berganza non possono, e la soluzione è talmente strana e talmente astrusa che è chiaro che solo Vani sarebbe riuscita a trovarla.
In realtà in questo romanzo il caso non è presente come nei romanzi precedenti, qui c'è più di Vani come essere umano che come testa che sputa ragionamenti e intuizioni, e un pochino si sente la mancanza di un mistero che invade la narrazione, ma se si rinuncia ad avere tanto di poco per avere invece tanto di Vani con la ciliegina sulla torta io dico ben venga!, anche perché il finale è una di quelle cose che ti infondono di felicità come se ci fossero i puttini che cantano attorno alla tua testa e la luce del Paradiso che ti illumina bruciandoti le retine.
Io, niente, questa donna la vorrei avere come vocina interiore tascabile che si attiva ogni volta che ho bisogno di ritrovare il buon umore, quando mi sento in colpa perché odio il mondo, quando il bisogno fisiologico di un romanzo diverso mi prende e mi rovina fino a che non lo trovo. E' brava, è divertente, è originale, ed è chiaramante Team Berganza, io la voglio come Presidente del Consiglio.

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