Trama
Newton & Compton pag. 287 | € 9,90 |
Ashley Morgan ha ventiquattro anni, una grande passione per i libri e pensa che il suo futuro sia già scritto: prenderà il posto del padre nella direzione dell’azienda dolciaria di famiglia. E invece, il padre decide di mettere a capo di tutto Jamie Standley, che lavora al suo fianco da molti anni e ne è diventato il braccio destro. Ashley si sente tradita e decide di chiudere i rapporti con il papà. Tre anni dopo, il signor Morgan muore lasciando una cospicua eredità. Alla lettura del testamento un’altra sorpresa attende Ashley: Jamie continuerà ad amministrare la Morgan&Hall, mentre a lei spetterà il conto in banca e una piccola quota di minoranza. Ma solo a una condizione: che per un anno i due beneficiari lavorino insieme e risiedano sotto lo stesso tetto… Ashley ancora una volta si sente ingannata e truffata. Jamie è un impostore e lei gliela farà pagare. Ma la convivenza forzata qualche volta può rivelarsi assolutamente imprevedibile.
Commento
Vincitore del premio Il mio esordio di Newton & Compton, ha una media di 3.54 su Goodreads.
Con tutta la buona volontà, la pazienza, la comprensione e il rispetto, per me è un no. Ma è un no che può tranquillamente trasformarsi in un sì, se in un prossimo futuro la Iezzi aggiusterà il tiro.
Mettiamo subito sulla piazza ciò che non mi è piaciuto: la protagonista e la ripetitività.
La protagonista è Ashley, una donna che ha subito un torto dal padre e che ha alimentato il suo risentimento per anni e, alla morte del padre, lo ha semplicemente spostato su un'altra persona. Mentre all'inizio del romanzo il suo comportamento è comprensibile e coerente con la trama, man mano che la storia procede e Ashley rimane fossilizzata sull'atteggiamento scontroso e acido, la poca comprensione che avevo si è trasformata in fastidio. Ashley è immatura, egoista, egocentrica, e il più delle volte incapace di argomentare con logica e razionalità i suoi pensieri e le sue reazioni. Ha ragione lei, lei è la vittima, gli altri sono stupidi e cattivi.
Secondo elemento no. La staticità e la ripetitività della storia. Il setting è poverissimo: la maggior parte delle scene si svolgono in casa di Ashley. A parte l'inizio, l'unica parte che si distingue, il resto suona più o meno così: Ashley e Jaime a casa di lei, lui relegato alla sua stanza, lei che lo tratta a male parole, lo caccia o fa capricci per la minima scemata, litigato. Ancora e ancora, fino all'improvviso e incomprensibile innamoramento finale.
E qui, per forza di cose, mi sorge il dubbio su Jaime. Quello che dovrebbe passare per il protagonista maschile è un'ombra. Schiacciato in un angolo, privato di parola, di libertà di azione e, sì, anche di intelligenza nell'esatto momento in cui le dice ti amo (perché, poi, è innamorato di una così non mi è chiaro), è una specie di burattino che non reagisce, si accontenta delle assurde regole di Ashley, e non ha una vera identità. Non lo vediamo lavorare, non lo vediamo nel suo ambiente, non lo vediamo avere una sua indipendenza, niente.
Lo so, sono stata dura, ma se si scrive d'amore i due elementi chiave sui quali poggia la storia sono i protagonisti e se questi non sono all'altezza crolla tutto, ed è un peccato perché l'idea di base della storia è molto carina, lo stile della Iezzi è scorrevole e adatto a raccontare una storia d'amore. Purtroppo non basta scrivere bene, se quello che scrivi non prende.
Se - e sottolineo se - dovessi avere per le mani un altro romanzo di Angela Iezzi vorrei che fosse una storia d'amore con una protagonista adulta, nel corpo e nella mente, con un eroe presente e veramente attivo nella trama e una struttura movimentata, con cambi di sfondo e colpi di scena.
Bastava pochissimo perché Gli effetti speciali dell'amore fosse una lettura piacevole e scorrevole. Certo, scorrevole lo è ma piacevole mica tanto, almeno per me.
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