Trama
Newton & Compton ebook | € 3,99 |
Lui odia le scemenze, è vegano e innamorato della natura. Lei odia le rane, ha paura degli animali e quando si mette in testa una cosa non c’è verso di farle cambiare idea. Victoria è una scrittrice di successo in crisi creativa.
Il suo agente, per aiutarla a superare l’impasse, la spedisce da Chicago in una tranquilla fattoria nel Vermont, dove il silenzio è l’unica cosa che non manca. Nath è di una bellezza selvaggia, ma burbero e scostante fino alla maleducazione. Ha deciso di rinunciare a un lavoro prestigioso per dedicarsi alla vecchia fattoria del padre, anche se è sempre più schiacciato dai debiti. Perciò la sorella Susan gli propone di affittare una stanza a una ragazza di città con il blocco dello scrittore che, assicura, non gli darà alcun fastidio. E invece i guai, sotto forma di un viso pieno di lentiggini e inappropriati tacchi alti, stanno per arrivare…
Il suo agente, per aiutarla a superare l’impasse, la spedisce da Chicago in una tranquilla fattoria nel Vermont, dove il silenzio è l’unica cosa che non manca. Nath è di una bellezza selvaggia, ma burbero e scostante fino alla maleducazione. Ha deciso di rinunciare a un lavoro prestigioso per dedicarsi alla vecchia fattoria del padre, anche se è sempre più schiacciato dai debiti. Perciò la sorella Susan gli propone di affittare una stanza a una ragazza di città con il blocco dello scrittore che, assicura, non gli darà alcun fastidio. E invece i guai, sotto forma di un viso pieno di lentiggini e inappropriati tacchi alti, stanno per arrivare…
Commento
Faccio una piccola premessa.
In questi giorni, mentre leggevo Tutta la pioggia del cielo, ho accusato sintomi premestruali potentissimi nonostante il ciclo non si vedesse all'orizzonte, uno tra tutti un'apatia tremenda che mi ha fatto allontanare dalla lettura per due giorni consecutivi e che mi ha risucchiato qualsiasi energia e voglia di fare. Purtroppo, quando sono in questo stato di non so cosa fare, voglio fare qualcosa ma non so cosa tendo ad innervosirmi in fretta, a isolarmi e ad avere un livello di tolleranza bassissima.
Insomma, divento una stronza asociale acida.
Forse è la stanchezza che mi sta facendo raggiungere il mio limite di sopportazione annuale, forse è veramente il ciclo che se ne frega della pillola e ha deciso di giocarmi un brutto scherzo, forse è il caldo, forse è uno stato di ansia perenne che non mi spiego, insomma, non credo di essere stata nello stato mentale migliore per leggere una storia d'amore. Solo a leggere queste due parole mi sale il nervoso.
E poi, lo ammetto, di Angela Contini avrei letto con più entusiasmo i due paranormali autopubblicati ma tant'è, questo passa il convento, e a dispetto del voto per questo romanzo sono ancora decisa a farlo.
Chiusa premessa.
Tutta la pioggia del cielo è un romance da manuale, uno di quelli che rispondono in tutto e per tutto allo schema di romance d'oltreoceano con tanto di lieto fine che cola melassa e ti manda in dialisi.
Non c'è assolutamente niente di sbagliato in questo romanzo, niente di niente. La trama, i personaggi, i dialoghi, lo stile, tutto è coerente e ben fatto, ma per me è troppo. Troppo. E' come se ti venisse voglia di mangiare un dolce e ti ritrovassi costretta a buttare giù due etti di torta zuccherosa piena di meringhe, panna montata, crema, e zuccheri sintetici e colorati. La nausea istantanea.
Questo, naturalmente, non significa che il prodotto di per sé sia brutto, ma solo che avrei dovuto prenderlo a piccole dosi, smorzarne il romanticismo alternandolo con qualche altro romanzo di un genere opposto, evitare - in sostanza - di causarmi un'overdose di amoreh che mi ha portata ad abbassare il voto per un romanzo che ne merita di più.
Per me è andata così: l'inizio è andato bene, tutto perfetto, divertente, coinvolgente, poi man mano che la storia procede e niente mi sorprende, tranne il livello di amore e cuori e zucchero, l'entusiasmo comincia a scemare fino ad arrivare alla completa apatia verso il finale che - manco a dirlo - mi da il colpo di grazia e mi uccide per la presenza ingombrante di amore sbrilluccicoso e romantico.
Ripeto, sono io ad essere in uno stato chimico scombinato, sono io che ho tolleranza zero per un tipo di romanticismo stucchevole ed esagerato, sono io che vorrei meno storie da manuale e più trame sporche e imperfette.
L'unica ragione per cui sto scrivendo queste cose è esattamente questa: ho sbagliato a leggere questo romanzo quando ero chiaramente in uno stato anti amore.
Ma se ci penso con un po' di calma e di sangue raffreddato dall'aria condizionata, c'è poco di cui posso lamentarmi. E' vero, il romanticismo è tanto e forse un po' prevedibile, ma piace così no? piace avere una storia che sia sicura proprio perché prevedibile nel suo svolgimento.
Oltre a questo strato di glassa, c'è una trama che è piacevole, rilassante, due personaggi che potrebbero dire molto di più e un contorno affascinante come il Vermont.
Nath è un eroe di quelli che piacciono a me: ruvido, per niente urbano, per niente educato, un protagonista maschile a cui piace giocare sul suo territorio e non fa niente per mettersi in buona luce. E' così e basta e se non ti sta bene ti arrangi. Mentre Victoria è una ragazza di città piena di fisime, ossessionata dalla pulizia, ansiosa e travolta da una routine che le ha tolto tutto il piacere del suo lavoro. I due sono opposti, sono talmente diversi che insieme creano dialoghi scoppiettanti e divertenti, scene che hanno tutto il potenziale per divertire, commuovere o farti arrabbiare, ed è così che va per la maggior parte del romanzo, finché interviene il solito manuale del romance perfetto che rinchiude Nath e Victoria nello schema di comportamento che mi è venuto a noia, se penso a tutte le volte che l'ho letto.
Ed è un gran peccato perché, se moderiamo i toni, abbassiamo gli zuccheri e manteniamo il brio della prima parte, di sicuro non mi sarei trovata alla fine con gli occhi semi chiusi e una voglia matta di buttarmi su un romanzo pieno di sangue e squartamenti.
Senza contare che leggere del fresco Vermont mentre qui si lotta con i 35 gradi di morte e calore è stata una vera tortura. Bellissimo eh, evocativo e magico, ma una vera tortura. Mi è venuta un'insana voglia di prendere il primo aereo e tanti saluti a tutti.
Che dire sullo stile di Angela. A parte qualche frase veramente ma veramente troppo da manuale e troppo forzatamente romantica, il resto va bene. I dialoghi mi sono piaciuti, così come la narrazione che è veloce e senza strafalcioni galattici. Cioè, si vede che scrive con cognizione di causa e non butta le parole su un foglio tanto per passatempo, ed è questo che conta alla fine della fiera: anche se la storia può non avermi convinta al 100% lo stile dell'autrice ha sicuramente saputo smorzare il mio fastidio e darmi quella carica di cui sentivo il bisogno per arrivare alla fine. Non sempre il contenuto e la forma si equivalgono, oppure non sempre rispondono alle preferenze dei lettori, ma è giusto così. Il mio misero giudizio vale per me e basta, gli altri avranno il loro e, del resto, per ora ho sentito solo pareri più che positivi per questo romanzo.
Ultima cosa, ed è la cosa che mi ha fatto veramente abbassare il livello di apprezzamento del romanzo. Io non sopporto quando si inserisce una storia nella storia, un romanzo nel romanzo, perché mi sembra spazio rubato, spazio sprecato e perché ogni santa volta quella storia non mi piace. Anche qui, quello che è il romanzo scritto da Victoria, i capitoli di Sofia e James, mi hanno fatto roteare gli occhi per la noia. La noia totale. Ma, hey, anche questa è solo una mia preferenza.
Cosa devo fare? Mi sembra evidente che ora l'unica possibilità sia leggere gli altri titoli di Angela Contini e farmi una dose di qualcosa di forte che annulli questo tremendo effetto ciclo che mi perseguita ormai da giorni. Giuro che sto cominciando a darmi sui nervi.
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