Serie Cronache dei Vampiri 10
Titolo originale Blackwood Farm
Titolo originale Blackwood Farm
Trama
TEA | pag. 626 | € 10,00 |
Benvenuti a Blackwood Farm: svettanti colonne bianche, saloni senza fine, giardini inondati di sole e l'oscura, densa striscia di una palude maledetta... È il mondo di Quinn Blackwood, eccentrico e affascinante giovane tormentato, sin dagli anni dell'infanzia, da un inquietante doppio, Goblin, uno spirito che solo lui può vedere, e che nasconde risvolti ben più inquietanti di un compagno di giochi immaginario. Finché una notte, mentre Quinn, ossessionato dalla storia di un vecchio antenato ritiratosi su una misteriosa isola al centro della palude, vaga fra quelle acque limacciose illuminate dalla pallida luce della luna, ha un incontro drammatico che porrà presto fine alla sua vita terrena, segnando l'inizio della sua esistenza come vampiro. E da quando, suo malgrado, riceve il Dono del Sangue, perdendo ogni cosa in cambio di un'indesiderata immortalità, Goblin assume su di lui uncontrollo terrificante... In una disperata corsa avanti e indietro nel tempo, dagli anni in cui era bambino al presente di New Orleans, dall'antica Atene alla Napoli del XIX secolo, Quinn si mette alla ricerca del vampiro Lestat, l'unico che, forse, potrebbe liberarlo dallo spettro che sembra volerlo risucchiare nella nera palude e nei suoi terribili segreti...
Dopo Marius mi aspettavo un altro romanzo/mattone, nel puro stile Rice contemporanea (quella iper cristiana).
Invece no, thank God! Sebbene l'inizio sia lento e in alcuni momenti addirittura pesante, la Rice ha saputo riprendere la scrittura del passato arricchendo in modo incredibile una storia che - se ci si ragiona un po' - ha poco a che fare con le vere cronache dei vampiri.
Superato lo scoglio iniziale si entra nella lussureggiante Louisiana della Rice, fatta di ville antiche, vegetazione selvaggia, umidità, riso e fagioli e famiglie dall'albero genealogico chilometrico. Prendiamo l'atmosfera delle storie delle streghe Mayfair e cambiamo il cognome in Blackwood. Cambiamo il nome dello spirito Lasher (ah, Lasher, quanto mi manchi) in Goblin, prendiamo un protagonista fuori da ogni classificazione sociale e chiamiamolo Tarquinn. E giusto perché siamo ingordi, facciamolo diventare un vampiro...e ciliegina sulla torta, incontriamo un'altra volta il nostro Lestat.
Quante cose, in questo romanzo, ma quanto è brava la Rice a scrivere e mischiare elementi, trame, storie e fantasmi come se fossero mangrovie che crescono intrecciate strette.
Solo lei sa ricreare a parole immagini, suoni e odori come se fossero reali. C'è poco da fare, la Rice mi piace tanto!
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