22 gennaio 2012

Thomas Hardy
Tess dei d'Urberville

Titolo originale Tess of the D'Urbervilles

Trama 
Mondadori | ebook
Semplice come una ballata popolare, la storia di Tess dei d'Uberville è in realtà percorsa da una vena di rara potenza tragica. Dopo essere stata sedotta da Alec d'Uberville, Tess sposa il figlio di un pastore, Angel Clare, ma quando, la notte stessa delle nozze, gli rivela la propria colpa, questi la abbandona. Sola, provata da stenti e disgrazie, la donna è allora costretta ad accettare nuovamente la protezione di Alec.
Allorché Angel, pentito della durezza usata nei confronti della propria sposa, la cerca in vista di una riconciliazione, Tess, terrorizzata all'idea di non riuscire ad allontanarlo dalla sua vita, uccide Alec. Sullo sfondo degli struggenti paesaggi del Dorset, il romanzo sembra riassumere in sé i temi fondamentali della narrativa di Thomas Hardy: la tragica incoscienza di molti suoi personaggi, il loro fatalismo di fronte agli eventi, il senso incombente della catastrofe, la presenza magica della natura. 

Commento
Ah! Ce l'ho fatta! Sono fiera di me stessa!
Non solo mi sono imposta la lettura di questo classico, ma l'ho finito e mi è pure piaciuto! A dispetto del fatto che, in base all'opinione comune, quella di Tess è una storia decisamente deprimente, raccontata con il tono tipico dei romanzieri di fine ottocento, a me non ha pesato. Non ci sono stati momenti in cui avrei pensato di chiudere il libro e tanti saluti, in cui l'abbandono è l'unica via di fuga dal baratro della noia e del pessimismo.
Seppure sia una storia triste, non lascia mai questo sentimento attaccato al lettore. La tristezza non esce dalla pagina, anche se si fa sentire abbastanza da coinvolgere nella lettura.
L'anno scorso ho avuto modo di guardare lo sceneggiato della BBC e da allora mi era rimasta la voglia di scoprire Tess e le sue sfighe anche attraverso la versione originale di Hardy. Ci ho messo un pò (più di un mese) perché non volevo obbligarmi a leggerlo anche quando non ne sentivo il bisogno; con le doverose pause/intervallo in cui leggevo altro, ho apprezzato il romanzo e l'ho finito con un grandissimo senso di soddisfazione. Tess è in tutto e per tutto una creatura tragica, ma dall'animo puro. In tutte le sue sfighe e per tutta la durata del libro non perde mai la sua aura angelica (che, stranamente, non la rende irreale e antipatica), cosa che me l'ha fatta vedere sempre con un occhio amichevole. Quasi non ci si crede a quello che ha subito per tutta la - brevissima - vita, e la fine giunge fredda, inaspettata, e ingiusta. Non si può non pensare 'nooooooooooo' durante la lettura dell'ultima pagina anche se, sinceramente, non poteva finire altrimenti (era quasi scontato). Tanto mi è piaciuta Tess, tanto poco ho apprezzato Angel, un omuncolo che si vanta di essere di mentalità aperta, ma che di fronte alla realtà non sa fare altro che accusare e puntare il dito. E' proprio colpa sua, secondo me, se Tess passa le difficoltà che incontra dal matrimonio in poi. Di sicuro lei attrae la nuvoletta stile Fantozzi, ma Angel le dà il colpo di grazia, per poi tornare umile e pieno di rimorso per mettere tutto a posto. Insomma, è un romanzo che va letto solo se non si è impressionabili alle peripezie altrui: se sfortuna, morte, povertà e sofferenza vi toccano solo in parte allora leggetelo, ma se invece vi lasciate abbattere dalle storie negative allora stategli alla larga! Unica differenza (che mi ricordi) tra il romanzo e il drama marca BBC è Alec d'Urberville: nello sceneggiato è di un affascinante da non credere, nel romanzo vorresti dargli fuoco (dopo averlo evirato con un cavatappi).

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