Titolo originale The Book of Fires
Trama
Trama
Leggereditore ebook | € 7,99 |
Londra 1752.
Fra i vicoli umidi di pioggia si aggira la giovane Agnes Trussell, in tasca una manciata di monete rubate, nel grembo un bambino che non vuole. Ma una porta si apre nel buio e Agnes si ritrova ad accettare un impiego come apprendista in un laboratorio di fuochi d’artificio. Mentre impara a muoversi in un mondo fatto di polveri esplosive, tentativi e gesti prudenti, la ragazza conquista lentamente la fiducia dell’enigmatico e scorbutico John Blacklock e si unisce alla sua missione: quella di creare i fuochi più spettacolari che occhio umano abbia mai visto. I mesi scorrono e per Agnes diverrà sempre più difficile custodire il suo segreto. Possibile che nessuno abbia intuito qualcosa? E cosa si nasconde dietro gli sguardi ambigui di Mrs Blight, la governante che segue ogni sua mossa? Il tempo scorre, e i segreti di Agnes non rimarranno tali per sempre... la rovina sembra inevitabile... Jane Borodale ha la capacità di far emergere la complessità dei rapporti umani come solo le sorelle Brontë sono riuscite a fare. Il suo ritratto della Londra dell’epoca è indimenticabile, dalle strade sudicie dei bassifondi, agli interni polverosi di una casa dove nulla è ciò che sembra. Un romanzo dalle atmosfere suggestive che affascinerà coloro che hanno amato i romanzi di Tracy Chevalier, Geraldine Brooks e Michel Faber.
Il 3 e mezzo sta diventando uno dei miei voti preferiti. Non troppo alto ma nemmeno troppo basso, il voto perfetto per esprimere il gradimento al punto giusto. In questo caso, poi, ero indecisa sul livello di apprezzamento e di soddisfazione post lettura che il romanzo mi aveva lasciato.
Quanto mi poteva piacere una storia associata a Jane Eyre? Partendo dal presupposto che nessun romanzo con la stessa struttura sarà mai come quello della Bronte, le scelte erano due: o mi piaceva in modo discreto, anonimo, oppure non mi piaceva per niente. Per fortuna, invece, la storia si è discostata dal paragone brontiano per prendere una strada ben definita. Perché, parliamoci chiaro, qua una storia d'amore non c'è: né quella tra domestica e padrone, né una storia d'amore come tante altre. Il libro narra la storia di una giovane donna, Agnes, delle sue sfortune e delle sue azioni. Niente passioni travolgenti, tresche con il datore di lavoro, niente sentimenti in piazza e scene d'amore. La Borodale ha deciso, secondo me con un certo coraggio, di non abbellire né semplificare una trama che è stata evidentemente pensata e strutturata per essere così come si legge.
Quanto mi poteva piacere una storia associata a Jane Eyre? Partendo dal presupposto che nessun romanzo con la stessa struttura sarà mai come quello della Bronte, le scelte erano due: o mi piaceva in modo discreto, anonimo, oppure non mi piaceva per niente. Per fortuna, invece, la storia si è discostata dal paragone brontiano per prendere una strada ben definita. Perché, parliamoci chiaro, qua una storia d'amore non c'è: né quella tra domestica e padrone, né una storia d'amore come tante altre. Il libro narra la storia di una giovane donna, Agnes, delle sue sfortune e delle sue azioni. Niente passioni travolgenti, tresche con il datore di lavoro, niente sentimenti in piazza e scene d'amore. La Borodale ha deciso, secondo me con un certo coraggio, di non abbellire né semplificare una trama che è stata evidentemente pensata e strutturata per essere così come si legge.
Agnes, una ragazzina della campagna inglese, è figlia di una famiglia povera. Come molte sventurate prima di lei, si ritrova in una situazione sgradevole: in un momento di stupidità tipico della gioventù accetta le attenzioni del bullo del paese e, in men che non si dica, si ritrova incinta. Terrorizzata per la sua situazione, Agnes decide di non dire nulla, come se il silenzio potesse cancellare il suo errore. Non vuole dirlo alla famiglia ma allo stesso tempo non riesce a gestire il peso del segreto, così continua la sua vita in campagna tra malessere e tristezza che sconfina nella depressione fino al giorno in cui le si presenta sulla strada la soluzione perfetta. Agnes riesce ad entrare in possesso di una somma considerevole di denaro e nella sua mente si forma un piano che non ha il coraggio di dirsi: partire, andare lontano, e portare con sé la gravidanza. Così Agnes parte alla volta di Londra, la grande città dove conta di perdersi, diventando un nessuno. Non tiene conto, però, che la città è totalmente diversa dalla vita di campagna: l'unica persona gentile con lei è una prostituta che cerca di farla entrare nel giro e in men che non si dica si ritrova sola, fradicia, stanca e persa nei meandri delle viuzze sudicie di Londra.
E' il destino, a questo punto, che la fa camminare verso un vicolo deserto dove l'unica cosa che cattura la sua attenzione è il cartello 'cercasi domestica'. La porta viene aperta da John Blacklock, l'uomo dei fuochi, il vero uomo del libro dei fuochi. E' lui l'anima buona attorno al quale Agnes gravita, è lui che le da un posto dove lavorare e vivere ed è sempre lui che, alla fine, le fa un dono grandissimo forse dettato dall'amore - non lo sapremo mai - forse dettato dall'affetto o dalla semplice bontà d'animo. Il signor Blacklock vede in lei qualcosa del suo passato, qualcosa che non vuole riconoscere ma che comunque influenza le sue azioni. Agnes entra nella sua vita come semplice domestica per diventare, poi, assistente ed infine pupilla del maestro. Una trasformazione, la sua, delicata e magica, una vera scalata alla conoscenza fatta di sguardi rubati e di segreti tramandati. Come ho già detto, tra loro non nasce una storia d'amore nel senso classico del termine. Non ci sono baci rubati o cose simili, la loro è un'unione molto sottile, fatta di condivisione e di comprensione silenziosa. Se all'inizio John intravede in lei qualcosa della moglie morta, smette subito di confondere le due persone e trova in Agnes una mente simile alla sua, brillante e aperta alle possibilità della scienza. John, probabilmente, si affeziona ad Agnes ma il limite tra amore fraterno e quello passionale è così indefinito che non si capisce se lui l'abbia mai varcato, nemmeno alla fine. Di Agnes sappiamo che lo venerava, che aveva un bisogno fisico di vederlo lavorare, di sapere che la sua mente era attiva e che semplicemente nel mondo c'era John Blacklock. La sua esistenza era il faro nella notte, nella disperazione di Agnes. Man mano che i mesi passano e la gravidanza procede, la sua situazione è sempre più difficile perché sa che, prima o poi, dovrà rinunciare a Blacklock e ai suoi magici fuochi. Agnes non riesce nemmeno a pensare al futuro, così nega l'evidenza, fa finta che il bambino non esista e che la sua sia una vita normale, mentre attorno a sé tutti si rendono conto della sua situazione. Forse John stesso lo sapeva ma aveva preferito non farne parola e semplicemente agire e, alla fine, fare quello che ha fatto.
Gli scambi tra i due sono impersonali, a volte molto freddi a volte pensi quasi che arrivi il bacio, ma stranamente profondi: si danno del lei, ma parlano alle loro anime. Ho adorato questo modo di narrare la storia, le descrizioni crude, che ti sbattono in faccia la vita di città e soprattutto il personaggio di Agnes che è egoista, nel suo negare l'esistenza del bambino, e forse anche crudele ma molto umano, reale e toccante. Un unico, singolo aspetto mi ha tramortita, intristica ma, stranamente, non ne avrei fatto a meno: John nella parte finale. E' un colpo che non vedi arrivare e che, alla fine, fa davvero male: è un fatto necessario per lo svolgimento della trama, per arrivare alla fine e tirare un sospiro di sollievo. Ma, forse, non è abbastanza. Certi personaggi non dovrebbero essere un ricordo, dovrebbero continuare a respirare e a vivere nella storia. Allo stesso modo, la storia è perfetta così com'è, e non cambierei una virgola. Penso che questa sia una recensione più da 4 che da 3, perché la storia mi è piaciuta molto, mi ha toccata e mi ha lasciato un bel ricordo, però credo anche che si sarebbe potuto fare di più, calcare la mano sui sentimenti e aumentare la resa emotiva, sia in positivo che in negativo. Per cui rimango della mia opinione. E' un romanzo che può non piacere, perché richiede attenzione per entrare nel ritmo - lentino - della narrazione, ma una volta che si prende la cadenza della storia i personaggi entrano dentro e la storia non è poi così noiosa come sembra. Lo consiglio, molto, a chi vuole qualcosa di diverso dal classico romance pseudo brontiano. Non tocca gli inarrivabili livelli di Jane Eyre ma, nella sua particolarità, riesce a superare il paragone pur non uscendone vincitore.
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