Trama
Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.
3 foglioline, e che non se ne pali più. Per farsi leggere, si fa leggere - e pure bene - ma la storia...la storia sa di già letta, di già scritta, oltretutto già scritta dallo stesso autore. Per quanto Zafon sia bravissimo nello scrivere con uno stile fluido, terra terra ma di grande effetto, non è una cima in quanto a originalità. Con L'ombra del vento ha sfondato, con Il gioco dell'angelo ha cercato di sfondare la porta già sfondata. Insomma, poteva sicuramente gestire meglio tutta la questione del 'principale', che alla fine della fiera si capisce cos'è (o forse no?) e soprattutto quello pseudo happy-ending mi sa che non lo voleva nessuno: faceva prima a far schiattare tutti ed ero sicuramente più soddisfatta.
Ci sono aspetti negativi in questo romanzo, come la debolezza nella trama (già detto), la lunghezza (marò...infinito), e la ripetitività degli schemi; ma sicuramente ci sono tanti aspetti positivi, che rendono la storia meritevole di una lettura. Zafon sa scrivere in un modo semplice, ma di grande effetto. Ci sono tantissimi brani che ho segnato perché sono una verità assoluta (per me), non perché siano belli stilisticamente, ma perché lo sono di contenuto. Purtroppo questa tendenza alla citazione si perde man mano che aumentano le pagine, però uno si concentra più sullo svolgimento degli eventi che sulla frase singola, per cui non me ne sono resa conto se non alla fine, quando ho dovuto tirare le somme e decidere se mi era piaciuto o no. E' una lettura che si fa con piacere, che sa divertire come dare spunti di riflessione, intriga e fa quasi sognare...è un romanzo ben riuscito, se non fosse per il fatto che rimane all'ombra de L'ombra del vento (pardon il gioco di parole). Speriamo che Zafon si sappia reinventare nelle trame, altrimenti si fossilizza e tanti saluti.
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